CAPITOLO 4
Face Off
⟪RING RING, RING RING⟫
<<Mh…>>
Se avesse dovuto scrivere una lista dei suoni più fastidiosi al mondo, sicuramente il suono della sua sveglia sarebbe stato in cima ad essa e quel dannato frastuono segnava l’inizio di un’altra pesante giornata per Jimin.
Il ragazzo si girò nel suo letto a due piazze un paio di volte, arrotolandosi tra le lenzuola, non avendo ancora le forze necessarie per spegnere quell’aggeggio progettato, senza dubbio, da un essere perfido.
Quella mattina avrebbe preferito volentieri dormire ancora un po’. La sera precedente, a lavoro, era stata abbastanza intensa e faticosa e come succedeva da una settimana a questa parte, la notte aveva dormito poco.
La sua agenda però era, come al solito, fitta di impegni e appuntamenti e se voleva riuscire a portare a termine tutto per tempo, non avrebbe dovuto perdere un solo minuto in più in quel letto tanto morbido e tanto comodo.
Si era concesso una doccia veloce per potersi godere un po’ di più la sua colazione.
Qualcuno gli aveva fatto già trovare un vassoio di Hoddeok* sulla tavola apparecchiata.
“Non ho sentito entrare nessuno”. Pensò fra sè, ma in fondo, non se ne stupì più di tanto.
Non era la prima volta che quel qualcuno si intrufolasse nella sua camera senza chiedere il permesso e gli facesse trovare la colazione pronta, qualche volta un mazzo di fiori, altre volte dei regali per poi sgattaiolare via senza farsi vedere.
Si sedette a tavola e lesse il bigliettino posto accanto al piatto vuoto, e non ci fu alcuna reazione nel leggere quelle dolci parole a lui dedicate.
Capovolse il biglietto con l’inchiostro rivolto sul tavolo e lo spinse lontano dal suo posto. Con l’aiuto delle posate prese un paio di Hoddeok e li sistemò nel piatto per poi guarnirli con dello yogurt e della granella di nocciole.
Buoni, ma non avrebbero mai battuto il sapore inconfondibile dei pancake che gli preparava… Yoongi.
Yoongi.
Ancora non riusciva a crederci di averlo rivisto dopo quanto? 5 anni? No, 6. Ne erano passati 6.
Il loro incontro era stato così breve che Jimin, nei giorni successivi, si era chiesto se davvero non se lo fosse solo immaginato.
Dopo tutto questo tempo, si era rassegnato all’idea di non rivedere più i suoi occhi e di ascoltare la sua voce.
Non aveva avuto molto modo di pensare troppo a quella sera perchè, nell’ultima settimana, non aveva avuto un attimo di pace. Aveva dovuto fare degli extra a lavoro e a malapena aveva avuto il tempo di consumare i suoi pasti.
Solo la notte, il ricordo di quei capelli verde menta gli sfiorava la mente, almeno fino a quando non si addormentava stremato.
<<Cazzo, sono in ritardo!!>> addentò velocemente mezzo Hoddeok e si alzò da tavola in fretta e furia e scelse, altrettanto rapidamente, una tuta da indossare.
Optò per un pantalone blu acetato, perchè sapeva che quella mattina avrebbe dovuto sudare molto.
Nell’ultimo mese aveva aumentato le giornate in palestra da 3 a 5 perchè gli era stato fatto notare che avesse preso qualche chilo di troppo che andava assolutamente eliminato se voleva conservare il suo lavoro.
E Jimin voleva assolutamente tenerselo stretto, non perchè fosse il lavoro dei suoi sogni e nè perchè la paga fosse buona, ma perchè ne aveva bisogno.
Gli era stato offerto anche un lavoro più dignitoso e remunerativo, con il quale non avrebbe avuto più pensieri e preoccupazioni per il resto della sua vita, ma lo aveva rifiutato.
Non aveva alcuna intenzione di allontanarsi dal Dynamite.
<<Accidenti, e adesso la giacca dov’è?>> Jimin stava collezionando minuti di ritardo all’appuntamento con il suo personal trainer e già immaginava che ne avrebbe pagato il prezzo dovendo faticare il doppio, o forse il triplo, in quelle due ore di allenamento.
Si guardò intorno alla ricerca della giacca blu abbinata al pantalone, ma poi gli tornò in mente di averla messa nella cesta dei panni sporchi e quindi era inutilizzabile.
<<Aish, fanculo!>>
Alla fine, prese dall’armadio una felpa oversize color grigio antracite -che poco si abbinava coi suoi pantaloni- afferrò poi il suo borsone da palestra, la tessera magnetica della sua stanza e uscì per dirigersi in palestra più veloce del vento.
<<Buongiorno signorino Park!>> lo salutò la donna alla receptionist, che come tutte le mattine, non mancava di fargli avere il suo saluto, e ci rimase un po’ male quando, stavolta il rosa non l’aveva degnata di risposta.
L’aveva visto correre come un razzo e coi ciuffi rosa spettinati.
A momenti inciampava coi lacci delle scarpe ancora slacciati.
Rosè non l’aveva mai visto così trasandato.
Da quando viveva lì al Dynamite, chiunque lo invidiava per il suo aspetto sempre impeccabile e alla moda.
Uomini e donne sbavavano ogni volta che se lo ritrovavano di fronte.
Era un modello di ispirazione per molti, la stessa Rosè, qualche volta gli chiedeva consigli per migliorare il suo look, anche se, secondo Jimin, non ne aveva assolutamente bisogno perchè la trovava una ragazza molto semplice e carina, specialmente se portava solo un filo di trucco sul viso.
Era la prima volta che la ignorava in quel modo. Lui era uno dei pochi in quel posto che le parlava con rispetto e la trattava da essere umano.
<<Spero di non essermi sbagliata anche sul tuo conto, Park Jimin>> disse bisbigliando.
Non poteva di certo sapere che il rosa stava tentando una disperata corsa contro il tempo per evitare che il suo istruttore lo caricasse di serie di esercizi extra che lo avrebbero fatto stramazzare al suolo, come era successo in passato già un paio di volte solo perchè aveva dimenticato di portare il suo asciugamano personale con il quale ripulirsi dal sudore.
Wonho sapeva essere terribile quando voleva.
[...]
<<Park, 50 squat di fila, adesso!>>
Come volevasi dimostrare non c’era stato alcun tipo di clemenza nei suoi confronti da parte del suo personal trainer.
Dopo 5 serie da 20 affondi, 3 minuti di plank twist e 5 minuti continui di salto con la corda, Wonho gli stava per dare il colpo di grazia quando mancava ancora un'ora alla fine del suo allenamento.
Era certo che sarebbe collassato sul pavimento senza arrivare a farne neanche la metà di quelli richiesti, ma non ci pensò minimamente di lamentarsi o contestare le sue decisioni o sarebbe stato peggio.
Dopotutto, quanto più si fosse impegnato, prima sarebbe tornato in forma e avrebbe potuto soddisfare gli occhi dei clienti del Dynamite.
"È bene che tu abbia un fisico tonico e più snodato possibile, ai clienti piace e ti farà guadagnare un sacco di punti a favore"
Questo gli veniva continuamente ripetuto da quando aveva messo piede in quel posto più di 4 anni fa.
I primi tempi aveva lavorato principalmente a rendere il corpo “flessibile” e “snodato” come gli era stato suggerito. Per sua fortuna, gli anni di danza alla Just Dance Academy gli erano tornati utili, dandogli già un grande vantaggio.
Il lungo periodo di fermo però, lo avevano irrigidito un po’ troppo e quindi dovette allenarsi sodo per superare le aspettative richieste.
Qualche volta, si ritrovava a pensare al periodo in cui frequentava la sua scuola di danza. Ogni tanto ripensava ai suoi vecchi compagni, si chiedeva che fine avessero fatto.
Non gli mancava la danza, in fondo, era stata una sua scelta quella di rinunciare al sogno di diventare un ballerino, nonostante la danza fosse l’unica cosa che gli appartenesse per davvero, che era in grado di dargli conforto quando ne aveva bisogno e adrenalina quando voleva spingersi oltre i suoi limiti.
Ma di quelle sensazioni ora, ne era rimasto ormai solo un vago ricordo.
Ballava ancora, in un certo senso, faceva parte del suo lavoro, ma non provava più le emozioni di un tempo, anzi, non poteva affatto permettersi che queste potessero in qualche maniera sopraffarlo e diventare un ostacolo durante le sue esibizioni.
Eppure, quella mattina sembrava più difficile del solito riuscire a tenerle a bada.
L’aver rivisto Yoongi a quella cena aveva sicuramente alterato il suo equilibrio, rischiando di scombinare tutto quanto.
Aveva passato mesi a pregare per il suo ritorno fino a che il suo cuore non si era arreso, rassegnandosi all’idea che non sarebbe più tornato.
Oh quanto si sbagliava..
°
°
°
<<Credo di non averti mai visto vestito così elegante!>>
<<Che diavolo ci fai tu qui? Sto per uscire!>>
Il maggiore provò ad impedire all’altro di entrare in casa sua, ma Jungkook aveva tutta l’aria di fargli perdere tempo prezioso per prepararsi alla sua serata.
<<Lo so, sono qui per questo. Non penserai davvero che ti mandi in questa missione suicida da solo, vero?>>
<<Dimmi che stai scherzando, ti prego>>
<<Ho la faccia di uno che scherza?>> domandò a sua volta il corvino puntandosi il dito contro.
Ovviamente no.
Le volte che Yoongi l’aveva visto scherzare su qualcosa non riempivano neanche le dita di una mano.
<<Aish, sei vestito persino più elegante di me!>> gli fece notare il rapper.
<<Posto chic, ricordi?>>
Non c’era da stupirsi, in effetti. Jungkook era sempre stato un tipo che si era preso cura del proprio corpo e del proprio aspetto, persino i suoi tatuaggi sul braccio e il suo piercing al sopracciglio costituivano “l’abito perfetto” addosso a lui, ed era un fatto del tutto normale tanto che, spesso, durante le loro uscite nella movida newyorkese, era quello che attirava di più gli sguardi della gente per la sua indiscutibile bellezza e per il suo ammaliante carisma.
I primi tempi, trovava un po’ fastidioso essere inseguiti da sciami di ragazze nei locali che non facevano che flirtare con lui, ignorando la sua presenza.
Non che a Yoongi dispiacesse.
Nessuna di quelle ragazze americane avrebbe mai potuto suscitare il suo interesse, e sfortunatamente per loro, neppure quello di Jungkook che comunque non disdegnava i loro apprezzamenti.
Diceva sempre che aveva lavorato duramente per ottenere quel fisico scolpito e muscoloso come il suo e meritava di essere ammirato e apprezzato dalla gente.
Yoongi invece, non aveva mai badato molto al suo aspetto.
Gli unici cambiamenti che aveva riportato al suo look erano dovuti alla necessità di non farsi riconoscere, ma poi in fin dei conti, esibendosi sempre con il volto incappucciato, non era una cosa che contava così tanto.
Non si era mai considerato particolarmente bello, ma quella sera ci teneva ad apparire al meglio e il corvino, con quel suo completo elegante e la sua camicia maculata, stava decisamente rovinando i suoi piani.
<<Allora, ti sbrighi o no?>> lo incitò il più giovane.
Il menta deglutì a vuoto constatando effettivamente quanto fosse tardi. Si diresse verso i ganci del portachiavi appeso all’ingresso per prendere le chiavi della sua auto -concessa temporaneamente sempre dall’agenzia per la durata della sua permanenza a Seoul- e si avviò verso l’uscita sentendo già l’ansia impadronirsi di lui.
<<Oh no, guido io o rischieremo di avere un incidente per via della tua agitazione. Da’ qua!>> il corvino allungò la mano per farsi passare le chiavi della sua auto e Yoongi le cedette senza ribattere.
Era davvero teso. Non aveva idea cosa avrebbe trovato una volta giunto in quel posto. Le parole di Jungkook non erano state affatto incoraggianti e il fatto che non avesse voluto lasciarlo andare da solo, non fece che agitarlo ancor di più.
[...]
Erano arrivati davanti all’ingresso del Dynamite dopo una ventina di minuti di macchina e adesso Yoongi stava aspettando che il corvino finisse di fumare la sua sigaretta, mentre sentiva il cuore martellargli nel petto.
Finalmente avrebbe rivisto Jimin, ma non era sicuro che anche a lui avrebbe fatto piacere rincontrarlo.
<<Fammi fare un tiro>> domandò senza curarsi minimamente della reazione dell’altro, nonostante sapesse quanto fosse contrario all’idea che compromettesse l’uso dei suoi polmoni e di conseguenza anche la sua carriera.
Il menta gli strappò comunque di mano la sigaretta e fece un lungo tiro finendo col tossire ripetutamente.
Non era più abituato a fumare.
<<Dio, sei davvero messo male. È solo un ragazzo!>>
È solo un ragazzo.
No, lui non era solo un ragazzo. Era Park Jimin, il suo piccolo Jiminie.
<<Forza, entriamo dentro!>> suggerì il menta tagliando corto e Jungkook lanciò per terra il mozzicone della sigaretta seguendo il maggiore all’interno del locale.
Vennero accolti da un enorme vampata di calore. C’erano così tante luci ad illuminare quel posto da renderlo quasi surreale. Erano un mix di luce calda e fredda, rossa, viola e gialla, il connubio perfetto per renderlo accogliente e ipnotico agli occhi dei suoi clienti.
A Yoongi ricordava tanto un certo posto, solo un po’ più sfarzoso e sontuoso, che definirlo “chic” era decisamente troppo riduttivo.
<<Wow, ma a chi appartiene questo posto?>>
<<Immagino a qualcuno che non sa cosa farne dei suoi soldi!>> commentò il corvino mentre si guardava intorno per adocchiare il loro tavolo.
Fu una ricerca piuttosto semplice, dal momento che il loro ritardo, aveva fatto sì che gli altri tavoli venissero già occupati, lasciando liberi solo pochi posti.
<<Dovrebbe essere quello laggiù il nostro tavolo>>
Yoongi guardò nella direzione indicata dalla mano di Jungkook e si sorprese nel vedere che il loro tavolo fosse il più appartato rispetto agli altri, quasi nascosto.
Forse Jungkook non voleva che li vedessero.
Lo seguì evitando di fare domande e si sedettero. Le sedie avevano una forma tondeggiante ed elegante, dotate di un morbido cuscino rosso sia sullo schienale che sulla seduta.
La musica era solo un lieve sottofondo in quel momento, una sorta di riscaldamento, probabilmente allo spettacolo imminente.
Gli occhi del menta si posarono sul palchetto posto di fronte ai tavoli.
Vi era una breve scalinata a precederlo, illuminata da numerosi luci gialle e soffuse che ne illuminavano il passaggio, dando l’idea di essere tanti piccoli diamanti incastonati.
Anche il bordo del palchetto aveva una larga fascia illuminata da quelli che sembravano veri cristalli che si riflettevano e brillavano grazie alle luci colorate del locale.
Un palo al centro di esso.
Era evidente che il proprietario di quel posto non aveva badato a spese. Persino la hostess che li aveva accolti all’ingresso indossava un abito che avrebbe potuto accecare la gente, talmente era brillante.
“Come aveva fatto Jimin ad arrivare in un posto simile? E cosa faceva lui esattamente qui dentro?”
Non dovette passare molto tempo perchè le sue domande trovassero una risposta.
Ben presto tutte le luci del Dynamite si abbassarono e un boato di fischi e urla di eccitazione riecheggiarono per tutta la sala mentre gli occhi dei clienti erano rivolti su quel palco.
Anche Jungkook sembrava abbastanza concentrato a quello che stava per accadere e ogni tanto riusciva a scorgere le occhiate che gli lanciava come per controllare che stesse bene.
Yoongi era sempre più confuso dall’intera situazione e non capiva cosa tutto quello avesse a che fare con Jimin, ma poi..
La musica* partì e un faro puntò diretto alla tenda rossa in cima alla scalinata.
Qualcosa si mosse dietro di essa e improvvisamente comparve lo stacco di una gamba e un tacco oro che si inchiodò per terra il cui suono rimbombò per tutta la sala.
I fischi degli uomini si intensificarono ancor di più e cominciarono a sentirsi già i primi commenti rivolti a un soggetto maschile.
“Quindi quella gamba era di un ragazzo?” pensò tra sé.
Aveva una pelle molto liscia e indossava un reggicalze nero, velato e al piede portava una scarpa dal tacco troppo alto perchè un ragazzo potesse sopportarlo, forse sarebbe stato impossibile anche per una donna camminare su un altezza simile.
La tenda rossa lentamente si aprì sempre di più, scoprendo mano a mano il corpo di quella giovane creatura e alle note della canzone si aggiunse una voce.
Era dolce, soave, come quella di usignolo.. o meglio ancora, di un angelo.
<<No, non può essere..>> disse sotto voce ritrovando in quel timbro qualcosa di familiare.
Jungkook alternava lo sguardo tra lui e il palco senza ancora esprimersi.
Finalmente la tenda si aprì del tutto e Yoongi sentì il respiro venirgli meno quando si ritrovò di fronte la figura di Jimin.
Stentava a credere che fosse davvero lui con addosso quel costume così striminzito, e audace da lasciare ben poco all’immaginazione.
Perse un battito alla vista di quei reggicalze a rete che erano legati al corsetto nero in pizzo che gli fasciava la vita, e quel boa rosso, ricoperto di piume, che lo avvolgeva come se fosse l’essere più delicato al mondo.
Ma il suo sguardo, aveva ben poco di dolce e delicato.
Un'abbondante quantità di trucco gli ricopriva la faccia, quasi da farlo sembrare un’altra persona.
Eppure, quel rossetto rosso sulle labbra, quella linea di eyeliner che gli allungava la forma degli occhi, gli stavano divinamente bene.
Si muoveva con padronanza su quel palco, come se ne conoscesse ogni singolo centimetro. Il suo sguardo era ammaliante, accattivante, da vero predatore.
Yoongi non gli aveva mai visto uno sguardo simile prima di quel momento.
Jimin era ben consapevole degli effetti che avrebbe ottenuto dalla folla già completamente in estasi al solo guardarlo percorrere i gradini che lo separavano dal centro del palchetto.
Faceva ondeggiare il suo intero corpo a ritmo di musica, tenendo viva su di sé l'attenzione di chi lo guardava, come una mantide religiosa che non lascia scampo alle sue “vittime”.
Petali rossi calarono giù dall’alto e sfiorarono il corpo sinuoso del rosa rendendo il tutto più sublime e dannatamente eccitante.
Jimin si avvicinò poi verso il palo, posto quasi ai piedi del palco, e con abile maestria si arrampicò su esso, cominciando a volteggiare come se fosse la cosa più semplice del mondo; come se non avesse mai fatto altro per tutta la vita.
Eleganza e sensualità, controllo e sinuosità dei movimenti, erano la formula esplosiva e vincente, ma quando Jimin, una volta sceso dal palo, passò a sfilarsi il reggicalze, prima a una gamba e poi all’altra, era stato il delirio.
Un boato di urla e fischi si espanse nell’intera sala e Jimin quasi si impettì, soddisfatto della reazione ottenuta.
Aveva tutti quegli uomini in pugno, incluso Yoongi.
Yoongi era rimasto totalmente ammaliato dalla vista del giovane.
Ricordava quanto Jimin sapesse essere sensuale e aggraziato, ma quelle movenze avevano una carica talmente erotica che dovevano essere considerate illegali in tutti i paesi del mondo e non si stupì che tutti quegli uomini fossero stregati da lui.
Superato lo “shock” iniziale, il rapper cominciò a chiedersi “perchè Jimin fosse arrivato a fare quello?”
Jimin amava la danza e ambiva ad esibirsi di fronte a un vasto pubblico, ma Yoongi non credeva che potesse essere interessato anche a questo genere di spettacoli.
Si stava letteralmente spogliando davanti a tutti.
Era confuso. Più guardava Jimin “sedurre” la folla, più le cose non tornavano e aveva iniziato a provare un certo fastidio nel sentire i fischi e gli “ululati” degli uomini che sbavavano alla vista delle sue curve scoperte da fare invidia a quelle di una donna.
Jimin concluse la sua performance splendidamente, acclamato da tutti i clienti del Dynamite.
Non sembrava per nulla affaticato e il suo aspetto era rimasto magnificamente intatto e composto. Si godeva con soddisfazione tutti gli applausi che riceveva dal pubblico che sapeva fosse lì esclusivamente per lui.
In realtà, anche se non dava a vederlo, il giovane dai capelli rosa non si sentiva pienamente soddisfatto della sua esibizione, perchè non era riuscito, come suo solito, a sgomberare la mente dai pensieri approfittando di quei pochi minuti che erano come una boccata di ossigeno per lui.
Sparì poco dopo dietro il tendone dal quale era sbucato fuori, -dopo aver raccolto alcuni mazzi di fiori e banconote che gli erano state lanciate sul palco- e rientrò nel suo camerino personale dichiarando conclusa la sua serata.
Gli occhi di Yoongi invece, erano ancora fissi al centro del palco e con la mente ripercorreva le movenze del rosa di pochi minuti prima.
Jungkook finse il colpo di tosse per attirare la sua attenzione.
<<Si fa chiamare Black Swan e sembra sia la star di questo posto. Vengono anche da fuori città per vederlo esibirsi>> cominciò a dire il corvino, rilasciando poche informazioni alla volta.
<<N-non è possibile>> Yoongi non riusciva a venire fuori dal suo stato confusionale.
<<Stai bene?>> domandò.
<<Devo parlare con lui. Ora>>
<<Aish, credevo che dopo ciò che hai visto, avessi cambiato idea e avessi rinunciato all’idea di voler avere a che fare con uno come lui>>
<<E questo cosa significa?>>
<<Significa che quello -il corvino fece segno con la mano verso il palco ormai vuoto- ti rovinerà la vita! Hai visto che cosa fa per vivere?>>
<<È proprio per questo che ho bisogno di parlare con lui. Io.. io non posso crederci. J-Jimin non farebbe mai queste cose>>
Era ancora sotto shock. Cercava in ogni modo di convincersi che quell’angelo sexy e seducente che volteggiava sul palco attorno a un palo non era il suo Jimin, ma solo qualcuno che gli somigliava.
<<Eppure, è quello che ha fatto proprio davanti ai tuoi occhi!>>
Per sua sfortuna, aveva un manager spietato e un amico dalla lingua altrettanto velenosa che non gli lasciava alcun dubbio sul fatto di essersi sbagliato.
Yoongi si alzò dalla sedia, spingendo il tavolino in avanti, dato che iniziava a sentire una lieve ma insopportabile sensazione di claustrofobia.
<<Ehi, dove vai?>>
<<Non pensare di fermarmi questa volta, non ti ascolterò, Jungkook!>>
Il corvino lo rincorse immediatamente bloccandolo per un braccio.
<<Pensi che sia davvero così facile parlare con lui? Mi sono già informato e se vuoi passare del tempo con quel ragazzo devi richiedere un appuntamento e soprattutto, devi sborsare fior di quattrini!>>
<<Ma di che parli?>>
<<Non lo hai ancora capito, Min?>>
<<Jimin non é solo uno stripper, ma è anche un escort!>>
°
°
°
La parte che Jimin preferiva di più era quando finalmente poteva spogliarsi di quegli abiti provocanti e quei tacchi che tutte le volte gli massacravano i piedi.
Si era “dato” completamente al suo pubblico stasera, anche se avrebbe potuto fare di meglio.
Amava però il modo in cui gli uomini lo acclamavano e amava ancor di più essere l’oggetto del desiderio di qualcuno, come se potesse avere il controllo su ciascuno di quei babbei.
Gli dolevano tutti i muscoli, ancora provato dall’intenso allentamento della mattina, ma ne era valsa la pena, solo per poter sentire tutte quelle urla e gli applausi che erano tutti rivolti a lui, la star del Dynamite.
C’era stato un momento, durante la sua esibizione, in cui il suo corpo era stato pervaso da un brivido e una strana e inspiegabile sensazione allo stomaco che non capiva da cosa dipendesse e pur di non lasciarsi sopraffare, si era sforzato a dare il massimo di sé. Forse aveva osato un po’ troppo, azzardando movimenti non previsti nella coreografia, ma in fondo, era lui stesso a decidere le sue coreografie, nessuno si sarebbe accorto se avesse deciso di cambiare qualcosa all’ultimo momento.
L’importante era soddisfare i clienti.. sempre.
Aveva cominciato a rimuovere il trucco dal viso quando il suo cellulare cominciò a vibrare. Controllò il nome sul display, ma sapeva già chi fosse.
Solo una persona possedeva il numero di quel telefono.
[Sei stato sublime!]
<<Grazie! Ho cercato di dare il massimo>>
[Lo so e sei sempre perfetto!]
Jimin sorrise, nascondendo una punta di soddisfazione a quelle parole.
[Ti aspetto da me più tardi?]
<<Che ne dici di domani? Come puoi immaginare, sono piuttosto stanco>>
[D’accordo, proverò a resistere fino a domani. Buonanotte Jimin]
<<Notte>>
Chiuse la chiamata e ripose il telefono sul ripiano della specchiera e si soffermò a guardare il suo riflesso.
All’improvviso, tutta la sua gioia e la sua vitalità si spensero di colpo. Si mise le mani tra le sue ciocche rosa e sospirò dalla stanchezza, fin quando il suo telefono, l’altro, non suonò di nuovo.
<<Si?>>
[Ne hai due per questa sera]
<<Cosa? Due?>> sgranò gli occhi il rosa.
[Mi aspetto il massimo da te, come sempre]
<<O-ok>> mise giù emettendo un lungo sospiro.
Se sperava di andare a letto presto quella sera, si sbagliava di grosso.
Aveva ancora da lavorare.
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Foto del Dynamite e del palco dove avvengono le esibizioni, realizzata con intelligenza artificiale..
* Gli Hoddeok sono dolci coreani sono molto simili ai pancakes e hanno un ripieno a base di sciroppo di zucchero di canna, miele, granella di nocciola e cannella.
* La canzone dell’esibizione di Jimin è Face Off.
Angolo autrice
Oggi doppio aggiornamento di "Alive", questo perché i prossimi giorni saranno particolarmente intensi per me. Giovedì prossimo partirò per Milano per il concerto degli Straykids, quindi probabilmente riuscirò a pubblicare il quinto capitolo mercoledì e poi dovrete avere pazienza per qualche giorno.
Ma la cosa più importante alla quale tengo tantissimo avverrà alle 17:00 di domani perché, alcune di voi già lo sanno, ma verrà rilasciata in anteprima la canzone che io e le altre ragazze dell'Anpan Team abbiamo scritto e composto per i BTS.
È un progetto nel quale abbiamo messo tutto il nostro cuore e il nostro impegno e vi saremmo grate se poteste sostenerci semplicemente ascoltando la canzone che troverete sul nostro canale YouTube ANPAN TEAM ITALIA!
Il nostro obiettivo è far arrivare il messaggio ai ragazzi che gli Army Italiani sono con loro e li sostengono sempre.
Speriamo di portecela fare! 💪
***STARGATE*** is coming
Zanzi