Il luna park d'inverno!
Cosa c'era di più bello del luna park d'inverno? Arrivava sempre, immancabilmente, nel settimo giorno del dodicesimo mese, e l'accademia forniva a tutti i suoi studenti un biglietto gratuito per visitarlo. Quella scuola per ricconi aveva certamente i suoi vantaggi, altrimenti Seam non si sarebbe potuta permettere di divertirsi lì così alla leggera, anche se a dire il vero in quel momento aveva un po' più soldi del normale...
Claude aveva deciso di pagarla in anticipo, una scelta della quale Seam non conosceva le ragioni, ma non per questo si sarebbe lamentata, non quando grazie a quello aveva finalmente potuto portare il ratto dal veterinario, e comprargli il necessario per ospitarlo in casa.
«Come sta Rametto?» domandò Emrys.
Emrys Delearth
«Spaparanzato principescamente sulla sua nuova amaca per ratti!», rispose Seam, gonfiando il petto con aria fiera.
Rametto era stato il nome scelto per il ratto. La prima opzione di Seam era stata in realtà "Ramo grasso", perché il ratto in questione si era dimostrato piuttosto cicciotto per essere un ratto di strada, tuttavia Emrys aveva stroncato quell'idea non appena Seam gliel'aveva proposta, dicendole senza giri di parole che nessun animale meritava un nome simile.
Seam aveva dunque optato per "Rametto".
«Si perderà questa gita, allora, ma dopotutto aveva già sopportato abbastanza freddo», commentò Emrys, che le aveva quasi suggerito di portare Rametto al Luna Park.
«Giovane signor Delearth, credo che un ratto portato in giro come animale domestico avrebbe causato non poca... perplessità e scompiglio in chi lo avesse visto, specialmente in un luna park», fece notare Eric, che li stava accompagnando.
«Credo che i bambini ne sarebbero stati incuriositi», disse Emrys. «Mentre i miei colleghi della cerchia d'oro ne sarebbero stati inorriditi, e non posso negare che avrei trovato la scena buffissima!»
«Non ci tengo a creare scompiglio, già oggi sembro abbastanza fuori posto qui», scherzò Seam, ridendo.
Be', non era del tutto falso. Era vero che c'erano diverse famiglie con bambini, ma quel primo sabato era anche il giorno che praticamente tutti gli studenti della Scuola Prima Alba sceglievano per andare a divertirsi al luna park, che aveva attrazioni che piacevano anche a persone adulte: una di queste era la magnifica ruota panoramica, unica costruzione fissa che rimaneva chiusa per tutto il resto dell'anno.
Dal momento in cui erano entrati nel luna park avevano già salutato diversi compagni di corso e di scuola, che però li avevano lasciati rapidamente in pace, sia a causa del gentile distacco di Emrys (che non invitava alla compagnia), sia probabilmente a causa di Seam.
Solo che, un momento dopo che ebbero finito di parlare, arrivò una persona che non sembrava intenzionata a lasciarsi scoraggiare né da Emrys, né da Seam.
«Emrys! »
Primrose Elwing
La voce squillante di Primrose, ben chiara nonostante il brusio delle persone attorno e quello dei giochi, li fece voltare tutti e tre.
Primrose li aveva raggiunti di buona lena, portando in mano due grosse tazze da asporto. Quel giorno la ragazza aveva un vaporosissimo cappotto bianco; Seam pensò che, se anche Primrose fosse caduta, sicuramente il cappotto avrebbe attutito qualunque tipo di impatto.
E Primrose in effetti parve rischiare di cadere proprio quando fu davanti a loro, lo sguardo che sfrecciò rapidamente da Emrys, a Seam, e infine a Eric. Le sue guance si tinsero di rosso, forse per la corsa e il freddo.
«Emrys! Quindi è per portare lei al luna park che ti sei rifiutato di venire con noi?», accusò Primrose, tornando a lanciare uno sguardo penetrante al cugino.
«Esatto», rispose Emrys, senza batter ciglio. «Vi sareste sicuramente opposti se avessi voluto portarla, e non mi andava che la trattaste male».
Primrose sembrava scandalizzata, e gonfiò le guance in modo piuttosto infantile.
«Chi sarebbe "voi"?» domandò invece Seam, sporgendosi per controllare che l'imponente cappotto di Primrose non avesse coperto eventuali altre figure dietro di lei.
«Il signor Claude e il signor Howl», rispose Primrose, raddrizzandosi.
«Oh!» gli occhi di Seam si illuminarono, e Emrys si voltò appena verso di lei per quel tono improvvisamente entusiasta. «E dove sono?»
Le spalle di Primrose ricaddero per un momento.
«Ecco, io ero... ero andata a prendere loro la cioccolata calda, ma poi mi sono persa e non riesco più a ritrovarli», ammise Primrose, la piccola bocca atteggiata in un broncio triste. «Le cioccolate si stanno raffreddando! Questo è terribile!!!»
«Provvederemo a ritrovarli al più presto, e possiamo sempre acquistare nuova cioccolata calda», intervenne Eric, con grande praticità. «Voi desiderate della cioccolata calda?»
Seam sbatté le palpebre, realizzando che si stava rivolgendo anche a lei.
«Oh... sarebbe fantastica con questo freddo» convenne in effetti, allungando una mano per stringerla a Emrys, con fare interrogativo, quando questo non rispose subito a sua volta.
«Una cioccolata potrebbe scaldarci», concordò infine anche Emrys, spostandosi verso Seam e suscitando l'occhiata interrogativa del suo maggiordomo.
«Ha molto freddo, signorino?» domandò infatti quest'ultimo, con evidente preoccupazione.
«Affatto. Hai scaricato la mappa del parco, giusto Eric? Dovresti guidarci a destinazione, vai pure avanti con Primrose» disse Emrys.
Eric obbedì prontamente, e Seam si ritrovò a dare il braccio ad Emrys.
«Mi dispiace, non volevi unirti a loro?» gli sussurrò Seam, sporgendosi per parlare al suo orecchio.
«Se per te non è un problema, per me non è un problema», rispose piuttosto tranquillamente Emrys. Seam gettò un'occhiata al suo viso, e in effetti la sua espressione era talmente placida da sembrare del tutto indifferente alla questione.
«Per me non è un problema. Ultimamente credo di essermi abituata ad avere a che fare con Claude», disse Seam.
«So che hai conosciuto anche il suo "vassallo", Howl», commentò Emrys, con voce davvero molto, molto casuale.
Seam sussultò, voltandosi di scatto verso di lui: «Come lo sai?!»
«Sono venuti a trovarmi la sera scorsa, ed è capitato che ti nominassero», rispose Emrys, sempre nello stesso tono. «Howl è un tipo interessante, sembra essere cresciuto molto in questi sei anni».
«Davvero?» domandò Seam, tutta interessata. «Com'era prima?»
«Molto timido» disse Emrys. «Era un ragazzino magrolino, allampanato, già un'intera testa più alto di me. Ora è diventato ancora più alto, se ho ben calcolato... Tendeva a parlare solo quando era necessario, con un tono sempre delicato, quasi avesse paura ad aprire troppo la bocca. Ed era davvero molto, molto educato. Lui e Claude erano inseparabili».
«Sì, adesso è diventato molto più alto. Io gli arrivo al petto» rispose piano Seam.
Emrys le strinse appena di più il braccio: «Siamo bassi» disse. «Senza rancore».
«Siamo bassi» concordò Seam.
«Ad ogni modo, so che hai conosciuto Howl ma non so ancora come. E dire che credo sia una storia interessante... dal momento che lui sembrava ricordarsi così bene di te», disse Emrys.
«è... è una cosa lunga da raccontare», balbettò Seam.
«Stasera, allora», gli occhi di Emrys si socchiusero mentre sorrideva.
«Cos'avete da confabulare?» domandò Primrose, che si etra intromessa affiancandosi di nuovo ad Emrys.
«Non guidavi davanti con Eric, tu?» sbuffò Seam.
«Ho un cattivo senso dell'orientamento, non riesco a leggere le mappe», borbottò in risposta Primrose, le guance che si arrossavano ulteriormente mentre gettava un'occhiata colpevole alla schiena di Eric. Be', di certo non gli era stata utilissima, ma almeno aveva avuto il coraggio di ammetterlo. «Emrys, perché hai preferito uscire con lei che con noi?» attaccò ancora la ragazza.
«Perché è la mia migliore amica e volevo passare del tempo con lei», rispose tranquillamente Emrys.
«Ma come migliore amica?!» Primrose stralunò. «Non puoi! E poi stai uscendo con una persona di un ceto troppo più basso, questo è sbagliato!»
«Davvero è sbagliato?» il sorriso di Emrys trasudava ironia.
Primrose spostò il peso da un piede all'altro, a disagio.
«Smettetela di battibeccare, non sentite che buon odore che c'è qui?» li interruppe Seam, annusando l'aria carica del profumo di cioccolata.
«Siamo arrivati al Luna's Chocolate» comunicò Eric poco dopo, indicando il grazioso banco che recava lo stesso logo con la luna infilzata da una cannuccia che era stampato anche sulle tazze trasportate da Primrose. «Sarebbe più comodo se voi mi aspettaste qui mentre io mi reco a cercare i due giovani signori. Da solo mi muoverò più rapidamente tra la folla».
«Ti aspetteremo qui», assentì Emrys, dando così al proprio maggiordomo il permesso di allontanarsi.
Seam notò che Primrose stava cercando di soffiare via una ciocca di capelli dalla propria faccia.
«Vuoi che regga io una delle due cioccolate?» domandò Seam. «Deve essere scomodo per te così».
«Potrei anche buttarle, ormai saranno già tiepide», si lamentò Primrose, pur tendendone una a Seam. «E al signor Claude la cioccolata calda piace proprio bollente!».
Seam prese la cioccolata, tenendo il bicchiere con entrambe le mani. In effetti non era caldissimo, ma c'era anche da dire che quel materiale isolante impediva a troppo del calore di riversarsi all'esterno.
Primrose, nel frattempo, non spostò solo la ciocca di capelli ribelli dal proprio viso, ma si mise anche a risistemarsi i capelli come poteva.
«Be', se deve essere buttata posso berla io?» domandò quindi Seam, scuotendo appena la tazza.
«Fai come vuoi. Andranno sicuramente ricomprate tanto», le rispose Primrose, con un piccolo lamento.
«Allora è mia!» rise Seam, per poi rompere il sigillo sul coperchio e bere un bel sorso. Era ancora piuttosto calda, ma in effetti non più bollente. «Umh... ma, Primrose, tu non hai preso la cioccolata calda?» domandò Seam, rendendosi conto che non c'era nessuna terza tazza per lei.
«No, sciocca. Sono allergica alla cioccolata», sbuffò Primrose.
«Oh», Seam si lasciò sfuggire un'esclamazione sorpresa, «scusami, non ne avevo idea», il banchino dietro di loro continuava a emanare un profumo sempre più buono, e Seam si disse che forse era normale che Primrose fosse sempre un po' acida se non poteva mangiare la cioccolata.
«Mi fa riempire di bolle», sbuffò Primrose, con aria in effetti un po' triste, anche se poi scosse con decisione la testa, «certamente non posso andare in giro piena di bolle! Che figura ci farei?»
«Ci sono altri stand qui, potremmo prenderti un tè caldo o, non so, quello che vuoi», propose Seam.
Primrose le lanciò un'occhiata strana, prima di socchiudere gli occhi con chiaro sospetto: «A che gioco stai giocando a fingerti gentile? Aaron ti ha ordinato di avvelenarmi il drink? O forse di avvelenare quello di Claude?!» iniziò ad agitarsi.
«Aaron non avvelena le persone», si intromise Emrys, imbronciandosi immediatamente.
«Infatti! Ma che razza di idea hai di lui?! E comunque non litigo se non c'è una ragione per farlo», sbuffò Seam.
Primrose rispose allo sbuffo sbuffando a sua volta: «Come no, ma se fai di tutto per farci infuriare? Specialmente nei confronti di Claude! Sei fortunata che lui sia così buon...»
«Hai deciso chi ti accompagnerà al ballo, Primrose?» la interruppe Emrys, in quello che era un plateale tentativo di cambiare discorso. Seam apprezzò, anche se quel nuovo argomento le ricordò come lei non avesse ancora affatto un partner per il ballo dei Delearth.
Primrose gonfiò di nuovo il petto con aria orgogliosa: «La mia famiglia ha preso accordi con quella degli Elpyre proprio stamattina. Andrò con il loro secondogenito».
Dall'espressione di Emrys Seam comprese che Primrose aveva trovato un partner di tutto rispetto... da quello e dal ricordare che, avendo il nome "Pyre", gli Elpyre dovevano essere adottivi di una delle cinque antiche famiglie: i Delpyre.
«E tu Emrys? Hai per caso...?» Primrose abbassò di colpo la voce, come se si trattasse di un segreto che la teneva sulle spine.
«No», rispose invece fermamente, a voce ben più alta, Emrys, «il mio ballo si svolgerà come al solito».
Dopo qualche altro minuto di chiacchiere sull'imminente compleanno di Emrys, e sul ballo che tutti attendevano, Seam colse un barlume della testa biondo chiaro di Eric, che si avvicinava facendosi largo tra famigliole e studenti.
Dietro di lui avanzavano fianco a fianco i due che era andato a cercare.
«Credo che... ecco, Eric è tornato», disse Seam, inciampando appena nelle proprie parole.
Tutti si voltarono, Primrose di scatto e Emrys più lentamente, ma Seam non era certa che stessero provando quel che lei sentiva.
Dove prima c'era stato solo il caldo odore della cioccolata, ora si insinuava un altro profumo, più fresco e gentile: l'odore del glicine, che preannunciò il sorriso pieno di tepore che Howl le regalò poco dopo, non appena la vide.
«Buongiorno», li salutò semplicemente Claude, con aria più neutra, un sorriso comunque presente sul suo viso ma quel genere di sorriso che non arrivava agli occhi.
«Buongiorno. Eric ci aveva detto che c'eri anche tu, Seam. Non mi aspettavo di vederti qui, ma è una piacevole coincidenza», disse Howl, suscitando lo sconcerto di Primrose, che parve sgonfiarsi come un palloncino bucato.
«Sì, davvero una coincidenza inaspettata», Claude aveva l'aria di voler tagliare corto. «Primrose, le nostre bevande? »
«Ah! Signor Claude, stavamo aspettando voi per ricomprarle», squittì Primrose. «Purtroppo in questo tempo si sono un po' raffreddate, temo!».
«Per me non c'è nessun problema, non mi piace scottarmi la lingua. E poi non sarebbe corretto gettarle via, no?» fece notare Howl, con un sorriso che spinse Primrose ad avvicinarsi a lui e consegnargli dunque la cioccolata. Solo in quel momento la ragazza parve rendersi conto di non avere con sé l'altra tazza, e si voltò immediatamente verso Seam.
«Suppongo dunque che quella sia la mia», Claude aggrottò appena le sopracciglia, seguendo lo sguardo di Primrose e notando la tazza tra le mani di Seam. Le si avvicinò, torreggiando su di lei, tendendo la mano.
«Sì, ma...» cominciò Seam.
«Niente "ma". Howl ha ragione», replicò Claude, togliendole la cioccolata dalle mani prima che potesse finire di parlare e ne bevve subito un sorso.
Primrose era sbiancata, e stava facendo "no" con la testa a Seam a una tale velocità che la ragazza temette che la testa stesse per staccarglisi. Tuttavia era troppo tardi e Seam era troppo concentrata su Claude per cogliere il messaggio.
«Ti stavo per dire che ci ho già bevuto io!» esclamò Seam, incrociando le braccia al petto.
Claude si bloccò di colpo, la tazza ancora appoggiata alle labbra. Tutto il gruppo era adesso talmente immobile da sembrare essere stato congelato dal tempo invernale.
Solo dopo lunghi, lunghissimi, momenti Claude allontanò la tazza dal viso, osservandola con aria indecifrabile.
«Ha importanza?» disse poi, gettando una rapida occhiata a Seam, prima di guardare da qualunque altra parte tranne che verso di lei.
«Se non è un problema per te, figurati se lo è per me», scrollò le spalle Seam, liberando le braccia dalla posizione incrociata, un mezzo sorriso sul viso. Certo, un pochino rimpiangeva la cioccolata perduta...
Primrose si appoggiò ad Emrys, come se quello scambio l'avesse privata di tutte le proprie energie. Emrys rimase impassibile, e Howl sorrideva come se nulla fosse accaduto. Eric tornò in fretta al fianco di Emrys.
«Bene... cosa gradireste avere?» domandò allora Claude, tirando fuori il portafoglio e accennando al banco Luna's Chocolate.
«Ah, wow! Ci offri la cioccolata?» domandò Seam, allegramente. «Io vorrei la cioccolata al latte, con sopra la panna!»
Emrys ordinò una cioccolata al caramello salato, ed Eric prese una cioccolata calda fondente, alla quale non aggiunse neppure un grammo di zucchero, per poi allontanarsi di qualche metro con Primrose che era andata prendersi invece un tè. «Potrebbe perdersi di nuovo» disse ad Emrys, con la rassicurazione che sarebbe tornato subito.
Si allontanarono dunque tutti con una bevanda a testa.
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Il gruppo improvvisato rimase unito, nonostante nessuno avesse concordato la cosa; Howl si affiancò a lei ed Emrys, e anche Claude si avvicinò a loro.
«Di che stavate parlando di bello mentre non c'eravamo? Parlavate di noi?» attaccò conversazione Howl.
«No, no. Stavamo parlando del ballo a casa di Emrys», rispose Seam.
Non fu difficile notare come lo sguardo di Howl si fosse scurito per un attimo, prima di tornare imperscrutabile: «Capisco. Hai già trovato un cavaliere o una dama per il ballo?».
«Oh, emh...» Seam rise, girandosi tra le mani la tazza con aria un po' imbarazzata. «No, non ancora».
Claude e Howl si scambiarono un'occhiata.
«Che c'è?» domandò Seam, avendolo notato.
«Nulla... solo che il ballo è vicino. Ma sono certo che molti vorrebbero invitarti», disse Howl, un po' troppo lentamente per apparire del tutto naturale.
Lo sguardo di Seam esitò su di lui.
Se doveva essere onesta, con chi altro avrebbe desiderato andare al ballo se non con lui?
Ma non era sciocca.
Se lui non ricordava le altre vite passate insieme, era come se si conoscessero solo da pochi giorni, e per di più lui era un vassallo di Claude. Era molto improbabile che accettasse il suo invito a un eventuale ballo...e Seam, da parte sua, teneva troppo a lui per voler risultare pressante.
Sulle montagne russe faceva troppo freddo, così aveva annunciato Eric adducendo alla salute di Emrys il motivo di tale preoccupazione, così il gruppo scelse delle più tranquille tazze rotanti, che si muovevano da sole, come sospese su una pozza d'acqua piena di luci. La cupola che copriva il gioco riproduceva il cielo stellato, con pianeti di vari colori, probabilmente inventati. Era tutto piuttosto magico.
«Non ci stiamo tutti in una tazzina» aveva fatto prontamente notare Eric. «Posso aspettare qui».
«Ma... ma...» Primrose aveva fatto per ribattere, per poi arrossire e chiudere la bocca sotto lo sguardo indagatore di Claude.
Emrys comunque si era opposto al fatto che Eric non andasse con loro, e così fu deciso che si sarebbero divisi in due gruppetti di tre Seam si era ritrovata proprio con Emrys e... con Claude.
Le tazze giravano lentamente, isolate dalle altre grazie a un coperchio a bolla che si era chiuso sopra di loro alla partenza. Potevano vedere, ma non erano disturbati dai bisbigli altrui.
«Suppongo che questa fosse un'attività pensata più che altro per le coppie», Emrys mosse la testa, come cercando qualcosa che comunque non poteva sentire o vedere. Si incupì, e la loro tazza piombò nel silenzio.
Seam voleva onestamente dirgli qualcosa, ma non poteva consolarlo a caso davanti a Claude, quindi si accontentò di dare una piccola pacca rassicurante sul braccio dell'amico, che doveva star pensando ad Aaron.
«Uff... qui fa più caldo», disse Seam, tanto per dire qualcosa, dato che nessuno dei due ai suoi lati sembrava propenso a spezzare il silenzio. «Iniziavo a non sentirmi più le mani!» si sgranchì le dita, portando le mani davanti a sé.
Claude la guardò e le sue sopracciglia si aggrottarono nuovamente.
«Non hai i guanti neanche oggi», notò.
«Rametto li ha rosicchiati. Rametto è il mio ratto domestico», spiegò Seam, con un mezzo sorriso.
Curiosamente, Claude ricambiò il suo sorriso.
A Seam sembrò di non averlo mai visto prima; era un bel sorriso, quello! Non uno di quelli super falsi e meccanici che esibiva di solito, e non sembrava nemmeno un sorriso da presa in giro. Stava sorridendo sul serio!
«Che hai da fissarmi?» le chiese Claude, il sorriso che scivolava via.
«Non sorridi così spesso, non in quel modo», disse Seam, con piena onestà. «Ti piacciono i ratti, per caso?»
«Non mi piacciono i ratti», Claude fece una piccola smorfia, anche se le sue orecchie avevano assunto una sfumatura un po' rossa. «E quella non mi sembra una buona ragione per fissarmi. E, soprattutto, è una cosa strana da dire, quindi non dirla. E smettila di andare in giro senza guanti, hai le mani tutte screpolate», nel dire quest'ultima cosa si mise a frugare nella propria borsa, e presto ne tirò fuori un piccolo tubetto.
Mentre Seam lo fissava con curiosità, Claude tolse i propri guanti e poi il tappo del tubetto e si versò una piccola quantità di crema sulla mano.
«Dammi», ordinò, allungando le mani verso le sue e aspettando.
Seam era praticamente come circondata da punti interrogativi, quindi, vedendo che non accennava a muoversi, Claude perse la pazienza e le afferrò direttamente le mani.
Claude carezzò le mani di Seam con attenzione, spargendo la crema su di esse.
«Sono tutte e rosse screpolate», commentò in un borbottio.
Un profumo gradevole si sparse, la crema aveva un vago odore di fiori, ma non c'era solo quello: così vicino, Seam poteva sentire anche il profumo di peonia di Claude. Il tocco del ragazzo era deciso, ma delicato, e Seam non trovò la forza di ritrarsi anche se per un attimo ne aveva avuto l'istinto. Le spalle di Seam si rilassarono, mentre lo lasciava fare.
«Fatto», disse alla fine Claude, tenendo ancora un attimo le sue mani. Lo sguardo di Seam si incontrò con quello di lui.
«Almeno qualcuno qui ha avuto uno scambio romantico», arrivò il commento divertito di Emrys.
Sia Claude che Seam sussultarono e Claude ritrasse di colpo le mani, le orecchie e le guance rosse, probabilmente per la rabbia, anche se persino Seam sentì il viso un po' più caldo del normale.
«Emh... grazie», disse a Claude.
Claude annuì, rifiutandosi però di parlarle o guardarla ulteriormente fino a quando il giro non fu finito.
«Vieni con me», borbottò allora.
Seam prese Emrys per mano, trascinandoselo dietro mentre seguiva Claude, che andrò invece dritto verso Howl.
«Howl, perché non le dai i guanti? Li hai ancora con te, no?» disse Claude.
Howl lo fissò con aria sorpresa: «Ah, ma certo. Scusa Seam, avrei dovuto darteli prima, ma stavo scioccamente cercando il momento giusto... Hai preso molto freddo?»
Sotto lo sguardo sempre più allibito di Primrose, che forse si stava chiedendo in che dimensione alternativa fosse finita, Howl tirò fuori una graziosa scatolina dalla propria borsa, consegnandola a Seam.
«Un regalo per te!» annunciò Howl.
Seam aprì il pacchetto, trovandoci dentro proprio dei guanti, dei bei guanti arancioni che le fecero mancare un battito del cuore. Non erano tanto i guanti in sé per sé, seppur così belli, ma era stato il regalo che Howl le aveva fatto dal nulla ad emozionarla.
«Grazie!» esclamò, con un sorriso abbagliante rivolto a Howl, muovendosi istintivamente per abbracciarlo.
Si accorse solo in ritardo di come quella cosa potesse sembrare strana, troppo affettuosa verso qualcuno della cerchia dorata, troppo per qualcuno conosciuto da così poco tempo, eppure Howl aprì le braccia come se se lo fosse aspettato, come se conoscesse i suoi abbracci da sempre, e in un attimo Seam si ritrovò avvolta dal suo calore.
Fu un abbraccio lungo, pieno del profumo del glicine.
«Mi piace vederti così felice», le sussurrò Howl, il respiro che le solleticava un orecchio. «Ma sappi che parte della tua felicità è merito di Claude. È stato lui pensare di comprare questi guanti».
Seam si staccò lentamente dall'abbraccio, stavolta con il viso rosso. Cosa? Cosa? Prima la crema poi i guanti...? Chi aveva tirato a Claude un colpo in testa?
Claude aveva evidentemente sentito, perché aveva l'aria di qualcuno a cui fosse stato fatto inghiottire un limone. «Howl ha pensato a te, io ho solo fornito l'oggetto», disse, apparendo più arrabbiato di come l'avesse visto in parecchio tempo.
Seam scosse la testa, e la sensazione strana che aveva addosso scivolò via mentre Howl la liberava dal proprio abbraccio.
«Interessante», sentì Emrys dire, mentre tornava da lui.
«Eh?» Seam era ancora un po' arruffata.
«Sei molto felice di quel regalo», affermò Emrys.
«Ecco... sì...» Seam strinse a sé i guanti e poi, finalmente, li indossò.
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Dopo una sosta per mangiare qualcosa, e la casa degli specchi, fu il turno della casa del terrore.
«Dopo questa io dovrò tornare a casa» aveva annunciato Claude.
Quell'attrazione sì che prometteva di essere divertente! Un bel percorso pieno di attori che spuntavano dal nulla per terrorizzarli, e ai quali Seam prese subito a rispondere ringhiando a sua volta, facendo "BUH!" e ridendo divertita.
Durante un urlo particolarmente acuto di Primrose, Emrys trasse Seam un po' indietro.
«Posso toglierti per qualche minuto dal tuo passatempo per parlare con te?» domandò piano Emrys.
«Qui?», Seam si guardò attorno nel caos di luci rossi e finte urla strazianti.
«... forse hai ragione, non è il caso. È che mi sembra sempre di non trovare un momento, in questi giorni», Emrys sospirò.
«Va tutto bene?» Howl si era avvicinato a loro, mettendo una mano sulla spalla di Seam, che si volse di scatto. «Scusami, ti ho spaventato? Mi sembravi silenziosa, temevo che di colpo avessi iniziato a spaventarti».
«Signorino, voi state bene?» Eric si sporse verso Emrys, che alzò il viso per ritrarsi un istante dopo.
«Sì», disse, piano.
Emrys aveva ragione, sembrava che li interrompessero facilmente quel giorno.
«Posso scortarvi? C'è molto rumore qui, se desiderate uscire...» suggerì Eric.
«Sto bene», dopo un attimo di esitazione, Emrys prese spontaneamente il suo braccio. «Ma continua con me».
Eric liberò il braccio, per metterglielo attorno alla vita e guidarlo più saldamente, totalmente focalizzato sulla sua missione: «Faccia attenzione».
«Anche io ho paura!» Primrose si accodò a loro, mettendosi alla sinistra di Eric, che stavolta parve incerto su cosa fare.
Seam notò chiaramente Emrys irrigidirsi, e gli sembrò che a quel punto tentasse di divincolarsi dalla presa del suo maggiordomo, come se avesse cambiato idea. Eric tuttavia non lo mollò.
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«Direi che quest'uscita improvvisata è stata un successo privo di incidenti», proclamò Seam, una volta che lei ed Emrys furono a casa, al caldo e con tanti bei cuscini morbidi a portata di mano.
«Invece degli incidenti ci sono stati dei regali», Emrys sorrise.
Finalmente da soli. Seam stiracchiò le gambe, gettandogli ogni tanto delle occhiate.
«Hai tolto i guanti?» la prese un po' in giro Emrys, dato che Seam li aveva tenuti anche in casa.
«Sì», sbuffò Seam, ma senza reale irritazione.
Emrys sospirò: «Finalmente possiamo parlare un po'. Ti va di raccontarmi come hai conosciuto Howl, i cui guanti sembrano starti tanto a cuore?»
Seam mosse ancora un po' le gambe, stavolta con chiaro nervosismo.
Emrys. Emrys meritava la verità, ma c'erano cose che forse gli sarebbero state incomprensibili.
Cominciamo con il rispondere a quello, senza andare troppo indietro nel tempo, pensò.
«Howl si ricorda così bene di me perché... perché quando l'ho visto l'ho abbracciato», Seam alzò lo sguardo verso Emrys, ma lui non poteva vederla. Si spostò quindi sul suo cuscino, dandogli l'idea di un cambiamento, di essersi avvicinata, sottolineando così l'importanza delle sue parole. Prese coraggio: «E poi sono scoppiata a piangere».
Emrys rimase in silenzio, ma era chiaro come il suo fosse un silenzio stupito.
«Perché sei scoppiata a piangere?» le domandò quindi.
«Ah... Hai presente l'impressione di ritrovare qualcuno che ti è mancato tantissimo, ma che non ricordavi affatto? Come se... come se ti mancasse un pezzo, da qualche parte, ma poi eccolo lì, davanti a te», disse cautamente Seam.
Esprimere quel tipo di concetti non era semplice, sembrava tutta una grossa frase fatta, e lei sentiva molto più di quello. Tutto era molto più di quello.
L'espressione di Emrys divenne pensosa mentre soppesava le parole della ragazza.
«Io ho...», inziò Emrys, ma la sua voce sfumò. I suoi occhi di quel pallido azzurro non lasciavano filtrare le sue emozioni. «È questo che hai provato con lui?» domandò, invece di rispondere.
«Sì. Ho sentito il suo profumo di glicini, e quell'odore ha riempito tutti gli spazi del mio petto, e mi è sembrato di stare per soffocare. Quella che ho provato era una mancanza, e al contempo una felicità talmente grande...» Seam si portò una mano al petto. «Devo essergli sembrata folle, forse sembro folle anche a te, ma vorrei inseguire questo sentimento. Voglio continuare a tenere vicino questa sensazione che avevo perduto».
Ancora una volta Emrys rimase immerso in un silenzio pensoso, l'espressione difficile da leggere.
«È strano», mormorò Emrys, dopo un po'.
«Cosa è strano?» domandò Seam.
«Non mi sei mai sembrata il tipo di persona che si innamora così profondamente al primo sguardo», disse Emrys. «Non mi hai mai parlato di nessuno in quel... senso. Però mi sembri molto certa di quello che hai sentito, e io stesso non saprei spiegarlo in nessun altro modo».
«Già...» Seam abbassò lo sguardo.
«Glicini... a me non è sembrato sentire il profumo che descrivi. Mi domando se il fatto che tu invece lo senta significhi qualcosa di speciale, come un'affinità biologica o... ». Emrys esitò, cosa che fece di nuovo alzare la testa a Seam.
«O...? O cosa?»
Il cuore di Seam prese a battere più forte. Se Emrys avesse ipotizzato qualcosa di più assurdo, qualcosa di più paranormale, quella sarebbe potuta essere una buona occasione per Seam per accennare all'amico del fatto che esistessero le vite passate.
Come sarebbe bello poterlo dire a Emrys? Lui è intelligente, potrebbe aiutarmi, e così forse la percentuale di successo potrebbe crescere ancora. Potremmo salvare Howl insieme!
«A volte sento anche io il profumo di alcune persone, così forte da farmi pensare che abbiano fiori freschi nascosti sotto i vestiti», ammise Emrys, sottovoce, e poi, in un sussurro ancora più tenue, aggiunse. «Non credo che sia una cosa normale».
I pensieri pieni di speranza di Seam acquisirono nuova forza, ma furono interrotti da un deciso bussare alla porta.
«Entra pure Eric», lo invitò Emrys, afflosciandosi sui cuscini.
Eric entrò nella stanza, impeccabile come sempre nel suo completo bianco e nero da maggiordomo. Dopo aver eseguito un piccolo inchino di saluto per loro, iniziò a disporre una tisana calda e dei biscotti sul tavolino.
Gli occhi ciechi di Emrys sembrarono in qualche modo seguire i movimenti del suo maggiordomo. Forse stava basandosi sui leggeri tintinnii che i piattini e i cucchiaini emettevano.
«Eric ha un buon profumo, per te?» domando Emrys con leggerezza, mentre il giovane maggiordomo gli metteva davanti la tazza della tisana.
Seam attese che Eric fosse più vicino. L'uomo si stava comportando come se neppure gli stesse ascoltando.
«Sì... suppongo. Non lo so, non mi sembra che abbia un profumo particolare, a parte quello di pulito!»
«Davvero?» Emrys sembrò sorpreso da quell'affermazione, mentre girava il cucchiaino nella tazza della tisana.
«Perdonatemi l'intrusione», Eric era intervenuto, interrompendoli. I suoi occhi grigi come le nuvole autunnali erano fissi sul suo padrone. «Se intendete che il mio profumo vi è sgradito provvederò immediatamente a cambiarlo».
«Oh, no, non è questo», rispose Seam, visto che Emrys sembrava deciso a rimanere in silenzio. La ragazza prese l'occasione per buttare lì un indizio di ciò che realmente pensava: «Stavamo parlando dei profumi delle persone, dell'affinità biologica, del fatto che forse c'è più di quella, magari è perché le persone si conoscono da molto, molto tempo... o c'è un legame del destino... Tu che ne pensi Eric? Non sarebbe interessante se ci fosse in effetti un legame antico tra le persone legate dal destino?»
«Io penso che il signorino Emrys dovrebbe ridarmi la sua tisana, perché ho scordato di aggiungerci una goccia di essenza di vaniglia» rispose Eric.
Seam sospirò, mentre Emrys restituiva la sua tazza ad Eric. Il maggiordomo si voltò, dando loro la schiena, mentre armeggiava per correggere il suo errore.
«Destino... legami del tempo...» un piccolo sorriso sollevò l'angolo sinistro della bocca di Emrys, ma il suo calore non gli arrivava agli occhi. «Sembrano le storie romantiche che piacciono tanto alla mia famiglia. Chissà, magari sono nato nei Delearth perché...».
Eric restituì la tisana a Emrys, che la prese e bevve un sorso, chiudendo gli occhi.
«... perché anche io sono destinato a crederci».
«Signorino, vi sentite bene?» domandò dopo un paio di minuti Eric, avvicinandosi a Emrys che teneva ancora gli occhi chiusi.
«Mmh...» Emrys mugugno qualcosa e poggiò la tazza quasi vuota sul tavolo. La porcellana si scontrò con il legno in un tremante tintinnio.
«Emrys?!» stavolta anche Seam fece per alzarsi, allarmata.
Eric però fu più veloce di lei, e posò una mano sulla fronte di Emrys, che riaprì pigramente gli occhi al suo tocco.
«Non avete la febbre. Credo sia il caso che riposiate, signorino Emrys, dovete essere molto stanco», disse il maggiordomo.
Emrys fu messo a letto e Seam si infilò a sua volta sotto le coperte. Dormivano spesso insieme, dopotutto il letto era enorme e loro erano amici. Una volta che furono soli la preoccupazione di Seam si riversò fuori, e tese una mano per dare una piccola scossa alla spalla dell'amico, ma lui non si mosse.
Non l'aveva mai visto così debole.
«Emrys? Ehi, Emrys... sei sicuro di stare bene? Sei solo stanco?»
«Fresia», mormorò Emrys, con voce impastata dal sonno.
«Cosa?»
«Eric sa così tanto di fresia. Così... soffocante...» il viso di Emrys si corrucciò, lottava con un sonno che la stava già avendo vinta. «La mia testa fa male, tanto male...»
Cadde nel sonno, e anche se Seam provò a ridestarlo lui non si mosse.
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«Che cos'ha?» Seam lo chiese non appena atterrata nel buio. «Che cos'ha Emrys? »
Gold sembrò sospirare: «Desideri sempre conoscere troppe storie».
«Quello non era semplice sonno, non me la bevo!», Seam si mordicchiò un'unghia, avanzando verso di lui.
«Non è qualcosa sul quale tu abbia voce in capitolo. Fino ad ora è stato sempre bene, non è così? Dovrebbe bastarti questo», mormorò Gold.
«Qual è il prezzo per avere altre informazioni?» domandò Seam.
«Non uno che io possa farti pagare» rispose Gold, per poi rifiutarsi di rispondere a qualsiasi altra domanda. Le disse solo: «Ma non ti consiglio di parlare con Emrys di cose che potrebbe ritenere... anomale».
«Dormi anche tu, ora», le disse Gold alla fine, la voce un vento tiepido, soave. «Hai passato molto tempo al freddo. Quei guanti sono molto caldi, almeno, ma anche il resto del tuo corpo deve essere protetto e riposato...»
Seam scivolò finalmente nel sonno.
Bonus pic di Claude al Luna Park:
Claude Deltower
Note autrice: Questo credo sarà l'ultimo capitolo insolitamente lungo, in qualche modo segna un piccolo spunto di svolta, anche se forse non sembra. Comunque, finalmente ho iniziato a sperimentare inserendo delle immagini nella storia! Che dite, vi piacciono? Se darete un'occhiata al nuovissimo prologo ne troverete un'altra, integrata inoltre da una piccola ulteriore sorpresa: la musica di Gold, la creatura dei sogni. 👻✨
Spero che il capitolo e queste nuove integrazioni visive vi siano piaciute! Fatemi sapere se continuare così e cosa ne pensate. 💜