Destini Intrecciati

By annyyears_

3.4K 181 192

Alessia torna a Napoli con una nuova determinazione, ma un incontro inaspettato la porterà a confrontarsi con... More

Premessa
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Epilogo

Capitolo 12

151 11 12
By annyyears_

Quella mattina la web designer si trovava a casa dei De Laurentiis, parlando con Jacqueline e sua sorella Valentina. Stavano discutendo animatamente delle ultime novità, quando Aurelio si unì a loro.

«Buongiorno a tutte! Di cosa si discute qui?» chiese il presidente del club azzurro, con un sorriso.
«Oh, nulla di che, papà. Stiamo solo decidendo dove andare a fare shopping oggi», rispose Valentina.
«Abbiamo invitato anche Alessia, dato che tra pochi giorni è il suo compleanno e avevamo pensato di regalarci un momento tutte insieme, ma ha un impegno di lavoro», aggiunse Jacqueline.

Aurelio guardò Alessia con un'espressione indagatrice.

«Ah sì? Sempre così impegnata, Ale. Va tutto bene?»

La ragazza sorrise nervosamente.

«Sì, sì, tutto bene. Solo un periodo un po' pieno.»
«Mhmm,» disse lui, accennando a un sorriso. «Bene, ragazze, vi lascio ai vostri piani di shopping. Alessia, posso parlarti un momento?»

Jacqueline e Valentina si alzarono per andare via, salutando entrambi.

«Divertitevi!» esclamò la napoletana, mentre le guardava uscire.

Una volta soli, il presidente si avvicinò a lei.

«Ale, sembri strana ultimamente. C'è qualcosa che ti preoccupa?» le domandò con un tono serio.
«No, davvero, papi. Tra due settimane dovrò partire per Milano, è richiesta la mia presenza in azienda. È solo il lavoro», ribadì, cercando di sembrare convincente.

Aurelio la guardò negli occhi, cercando di leggere oltre le sue parole.

«Non fare finta di niente. So che non è solo il lavoro», insistette. «C'entra per caso Giovanni?»

Il cuore di Alessia saltò un battito.

Il panico. Il sudore freddo.

«C-come? G-Giovanni?» fece, e Aurelio annuì. «No, cosa te lo fa pensare?» continuò.
«Basta fingere, io so tutto», ribatté suo padre.

La partenopea sbiancò, il cuore si fermò e capì di essere spacciata.

Ma come aveva fatto a capirlo proprio non se lo spiegava! Erano sempre stati attenti ad occhi indiscreti, non si incontravano mai in posti affollati o in posti in cui sapevano di poter trovare qualcuno che conoscevano. Addirittura si vedevano sempre ad orari improponibili proprio per evitare di essere beccati.

Possibile che qualche volta erano stati imprudenti? Ma quando?!

«Come? Come fai a saperlo? Non è possibile!» esclamò, confusa come non mai.
«Ho visto Giovanni uscire dal bagno dopo che eri entrata tu alla festa che organizzai a luglio. L'ho fermato e gli ho chiesto cosa ci facesse lì. Mi ha detto che anni fa siete stati insieme, ma non ha voluto entrare nei dettagli, solo che aveva commesso uno sbaglio imperdonabile. Non ho voluto indagare più di tanto perché sapevo che non mi avresti detto nulla, ti conosco e ti saresti solo arrabbiata. Ma in questi giorni sei strana ed era per me doveroso chiederti cosa ti stia succedendo, e poi non potevo più nasconderti questo segreto», spiegò.

Se Alessia avesse potuto, si sarebbe messa a ballare la conga e la macarena per la contentezza.

Si tranquillizzò, realizzando che, fortunatamente, Aurelio non sapeva nulla di quanto fosse successo recentemente.

In circostanze diverse, si sarebbe arrabbiata per questo, ma la felicità di non essere stata beccata era troppa che ci passò sopra.

«Ah, sì, c'è stata una storia, è vero ma è acqua passata. Non hai bisogno di indagare nulla. Ora siamo solo amici, ci rispettiamo. Sono fidanzata con Mathìas e va tutto bene, davvero.»

Il presidente annuì lentamente, come se stesse valutando le sue parole.

«Va bene, se lo dici tu. Spero solo che tu sia felice.»
«Tranquillo papi, va davvero tutto alla grande», gli disse con un sorriso rassicurante.

•••

Più tardi, Alessia si recò allo stadio per seguire la partita del Napoli e sostenere il suo fidanzato durante il match.

Il suo posto in tribuna era accanto a quello di Clarissa, come spesso accadeva. Scambiavano qualche chiacchiera leggera ogni tanto, soprattutto durante l'intervallo del primo tempo.

«Ale! Che piacere vederti», la salutò Clarissa, avvicinandosi di più a lei.

Carolina era tra le sue braccia e Azzurra la strinse in un abbraccio appena la vide.

Quella bambina si era realmente affezionata a lei, e anche Alessia si era legata ad Azzurra in qualche modo. Era davvero uguale a Giovanni, e poi era la principessa del suo papà, e guai a chi glielo toccava. Lo venerava e questo stava a dimostrare solo quanto il capitano del Napoli fosse un ottimo papà, ma lei ne era già a conoscenza.

«Clarissa! Come va?» le rispose con un sorriso.
«Bene, grazie. Le bambine sono sempre un turbine di energia, ma va tutto bene. E tu?»

Osservava la sua ex migliore amica sorridere e parlare delle sue bambine, e il peso della situazione si faceva sentire ancora di più. Si chiese come Clarissa avrebbe potuto reagire se avesse saputo la verità. Il senso di colpa era un tormento costante, ma allo stesso tempo, Alessia non riusciva a smettere di pensare a Giovanni e vederlo. Era una lotta interna tra il desiderio e la moralità, tra l'amore e il dovere. Nonostante il passato e le cicatrici che ne derivavano, la partenopea si trovava intrappolata in un circolo vizioso di emozioni contrastanti, incapace di trovare una via d'uscita.

«Abbastanza bene. Molto lavoro, ma è normale», spiegò.
«Immagino. Ogni volta sei sempre così impegnata. E Mathìas come sta?»

Impegnata anche con tuo marito, ovvero il suo ex fidanzato, ovvero colui che lei hai sottratto anni fa.

Era il karma?

«Sta bene. È un periodo intenso per tutti, ma ci sosteniamo a vicenda», affermò.

Clarissa annuì.

«È bello sentirlo. Spero che riusciate a trovare del tempo per voi stessi nonostante tutto.»

La napoletana avvertì un nodo allo stomaco. Ogni parola che usciva dalle labbra di Clarissa la colpiva come un pugno in pieno stomaco, ricordandole il tradimento che aveva subito anni prima.

Il tempo era passato, il dolore non si era del tutto attenuato, ma lo aveva messo da parte. Inoltre, anche se lo aveva fatto prima lei portandoglielo via, provava comunque un senso di colpa schiacciante nel fare quello che faceva. In qualche modo, stava ripetendo lo stesso errore.

Alessia annuì.

«Sì, ci proviamo. Anche voi, cercate di non farvi travolgere troppo.»

Le due donne risero insieme, godendosi quel momento di normalità fittizia.

A fine partita, la napoletana si avvicinò al campo per salutare Mathìas.

Giovanni, che stava parlando con alcuni compagni di squadra, la notò e le si avvicinò.

«Ciao An- cioè Alessia», le disse, con un sorriso che tradiva una leggera tensione.
«Ciao Giovanni,» gli rispose, con una calma apparente.

Era tutto sudato, eppure era splendente e più bello di sempre. Non c'era un solo uomo che fosse più bello di lui, nemmeno uno. Si prendeva sempre la scena, o almeno per lei era così. Per i suoi occhi non esistevano altri, esistevano solo quei capelli ricci, quegli occhi castani e quelle labbra tutte da baciare e per cui andava matta.

«Bella partita, vero?» Giovanni la riportò al presente.
«Oh sisi, davvero emozionante», confermò annuendo animatamente.

Da lontano vide il suo fidanzato che si stava avvicinando con passo svelto e un sorriso splendente e gioioso.

«Ciao amore!» esclamò Mathìas, dandole un bacio. «Ti sei divertita?»

Giovanni roteò gli occhi, infastidito, ma non era nella posizione di dire assolutamente nulla. Doveva soffrire e tacere.

«Sì, molto», gli rispose Alessia.

Giovanni annuì verso il numero 17.

«Ottima partita, Mathìas. Ci vediamo dopo.»
«Grazie, Gio. A dopo», gli sorrise, mentre il capitano si allontanò.

Non si scambiarono alcuno sguardo, perché tanto si sarebbero scambiati altri mille sguardi quella sera stessa.

•••
Era un nuovo giorno, e non un giorno qualsiasi: era il compleanno di Alessia. Compiva 29 anni.

Si svegliò con una cascata di auguri che le riempirono il cuore di gioia. Alcuni giocatori del Napoli le avevano scritto messaggi affettuosi, la sua famiglia l'aveva chiamata per cantarle "Buon Compleanno" al telefono, e Mathìas, il suo fidanzato, le aveva preparato una colazione speciale. Perfino Clarissa le aveva fatto gli auguri, un gesto che Alessia apprezzò nonostante il loro passato complicato.

Il rapporto tra loro era diventato civile; Alessia aveva deciso di lasciare il passato alle spalle, appunto, anche se il senso di colpa la tormentava ancora. Tuttavia, Giovanni non si era ancora fatto sentire, e questo pensiero le rimase in testa per tutta la mattinata.

Nonostante fosse il suo compleanno, la web designer era al lavoro e la giornata era particolarmente intensa. Verso mezzogiorno, mentre cercava di concentrarsi su una pila di documenti, sentì bussare al citofono. Con grande sorpresa, si ritrovò davanti i De Laurentiis, che erano venuti a trovarla con palloncini, striscioni e dolci.

Si trattennero per tutta la giornata, e non le permisero più di lavorare, perché volevano che prendesse un giorno di pausa, soprattutto in quell'occasione speciale. Infondo se lo meritava, no?

Anche se, c'era da dire che spesso le questioni lavorative non erano sempre vere questioni lavorative, ma riguardavano le notti passionali con Giovanni Di Lorenzo. Ma per gli altri era solo lavoro; lavoro intenso anche di notte.

Se avesse potuto scegliere, avrebbe preferito quel bellissimo lavoro intenso di notte, lo avrebbe fatto anche gratis.

In serata si tenne una cena per il suo compleanno e anche Mathìas si unì ai festeggiamenti. Le conversazioni durante la cena fu vivace e piena di risate.

«Ale, davvero non potevamo mancare oggi!» esclamò Jacqueline. «Sei parte della famiglia, lo sai.»

Aurelio annuì, sorridendo.

«Esatto, e poi era troppo tempo che non ci facevamo una bella cena tutti insieme.»
«E a proposito di cena, questo dolce lo abbiamo preso nella tua pasticceria preferita!» aggiunse Valentina.

Mancavano solo i suoi due fratelli acquisiti.

La ragazza si sentì contornata di amore e di affetto. Non poteva scegliere persone migliori, e il suo papà e la sua mamma erano sicuro felici di saperla in buone mani.

Suo padre Gianmaria era consapevole di quello che faceva, e sapeva benissimo a chi la stava affidando. Non avrebbe mai lasciato sua figlia nelle mani di qualche irresponsabile.

Mathìas, seduto accanto ad Alessia, le strinse la mano.

«Spero che tu abbia trascorso una giornata fantastica finora.»

Alessia sorrise, guardando tutti i volti attorno a lei.

«Grazie a tutti, davvero. Questo è il miglior compleanno che potessi desiderare.»

La serata continuò tranquilla, in famiglia, tra risate e ricordi.

«Jacqueline, ti ricordi quella volta che hai cercato di cucinare la pasta e l'hai bruciata?» ricordò Aurelio ridendo.
«Oh, smettila! Non era colpa mia! Il timer non ha suonato!» esclamò Jacqueline con un sorriso.
«Sì, certo, la colpa è sempre degli elettrodomestici», ribatté Valentina.
«E tu, Vale? Quella volta che hai messo il detersivo nel frullatore al posto dello zucchero?» aggiunse Alessia.
«Non è stato così terribile. Solo un po'... spumoso», ribatté Valentina, facendo ridere tutti.
«Ale, ti è mai capitato qualcosa di così assurdo in cucina?» le chiese Aurelio.
«Beh, una volta ho scambiato il sale per lo zucchero mentre facevo una torta. Non è stato un grande successo, ma per il resto sono un'ottima cuoca!» replicò con un sorriso.
«Mathìas, tu cucini mai?» chiese Valentina, curiosa.
«Solo quando sono disperato», rispose l'uruguaiano. «Una volta ho cercato di fare una frittata e ho finito per farla saltare sul soffitto.»
«Oh mio Dio, cosa hai fatto poi?» gli domandò Jacqueline, ridendo.
«Ho chiamato mia madre ed ho capito che cucinare non era proprio la mia specialità.»
«E avete mai provato a fare qualcosa insieme?» chiese Aurelio, guardando i due fidanzati.
«Una volta abbiamo provato a fare una pizza», spiegò la festeggiata. «Non avevamo proprio gli ingredienti giusti, infatti è uscita fuori più come una piadina, ma era comunque buona.»
«E per fortuna non c'era detersivo nel frullatore» aggiunse il terzino, facendo ridere i presenti.
«Direi che dobbiamo organizzare una cena dove tutti cuciniamo qualcosa. Chi sarà il più disastroso vince un premio!» propose Valentina con entusiasmo.
«Mi sembra una grande idea. Ma io porto il vino, non cucino!» concluse Aurelio ridendo.
«E io porterò i dolci, ma li comprerò già fatti!» esclamò Alessia con un sorriso.
«Perfetto, allora è deciso! Sarà una serata divertente!» affermò Jacqueline.

Poi la conversazione cambiò, e da cene disastrose si passò a parlare del Napoli.

«Mathìas, come pensi che sia stata la partita dell'altro giorno?» chiese il presidente del club azzurro.
«Una sofferenza! Non lo nego, ma alcuni miei compagni sembrava stessero giocando con i piedi legati, mi sono sentito mortificato», rispose scuotendo la testa.
«Giovanni non è più lo stesso», aggiunse Jacqueline. «Non capisco cosa gli stia succedendo.»

Poteva mai non uscire l'argomento Giovanni in sua presenza? Ovviamente no.

La napoletana fece finta di nulla, e cercò di non commentare e intervenire fino a quando le fu possibile farlo.

Tra l'altro il capitano non si era fatto ancora sentire, gli auguri non le erano arrivati, e questa cosa le faceva un po' male.

Poteva mai dimenticarsi del suo compleanno? Avendo anche il numero di maglia, scelto apposta per quello, non poteva essersene dimenticato. Eppure quegli auguri non c'erano ancora stati.

«Magari ha solo bisogno di una vacanza», scherzò Valentina. «O forse di un corso di aggiornamento», continuò.
«E tu, Alessia, che ne pensi?» le chiese Aurelio.

Se lo aspettava? Sì, se lo aspettava.

La domanda di suo padre non era stata casuale. I sospetti dell'altro giorno non erano del tutto risolti; Aurelio non era stupido, e lo conosceva davvero bene per sapere con certezza che quella domanda non fu per niente banale, o appunto, come detto precedentemente, casuale.

«Penso che tutti abbiano dei momenti difficili. Magari ha solo bisogno di un po' di tempo», la riposta fu semplice e non aggiunse altro.
«O magari ha bisogno di un buon massaggio. Io mi offro volontario, ma per riceverlo!» esclamò l'uruguaiano, ridendo.
«Ti piacerebbe, eh?» aggiunse la festeggiata, scherzando.
«Assolutamente», rispose Mathìas con un sorriso malizioso.

Aurelio fece finta di tossire, e fece sobbalzare i due che nel frattempo si erano isolati per pochi secondi. Il calciatore ritornò tra i presenti, e le sue guance si tinsero di rosso, imbarazzato fino al midollo poiché aveva flirtato con la figlia del suo capo.

Il vino che aveva bevuto quella sera stava facendo effetto, non c'erano dubbi.

«Vale, hai visto l'ultimo film di cui parlavamo l'altro giorno?» esordì Jacqueline cambiando argomento.
«Sì, l'ho visto. E devo dire che è stato una delusione totale. Non capisco tutto quel clamore», rispose Valentina.
«Davvero? Pensavo fosse fantastico», replicò il presidente sorpreso.
«Oh, Aurelio, tu hai gusti strani. Ti piacevano i film di supereroi degli anni '80», asserì Jacqueline.
«Quei film erano dei classici! Hanno un posto speciale nel mio cuore», si difese Aurelio.
«Mathìas, tu che film guardi di solito?» gli domando Valentina.
«Un po' di tutto. Ma devo ammettere che ho una debolezza per i documentari sulla natura», confessò il numero 17 del Napoli.
«Davvero? Non me lo avevi mai detto e soprattutto non lo avrei mai detto io!» esclamò Alessia sorpresa.
«Sì, mi rilassano. È bello vedere qualcosa di più grande e meraviglioso del nostro mondo» disse con un sorriso.
«Dovremmo fare una maratona di documentari un giorno», propose Jacqueline.
«Ottima idea! E magari possiamo anche imparare qualcosa di nuovo», aggiunse Aurelio.
«Imparare qualcosa di nuovo? In famiglia De Laurentiis? Impossibile!» rispose Valentina ridacchiando.
«Ehi, parla per te! Io imparo qualcosa di nuovo ogni giorno», ribatté il presidente scherzando.
«Come cosa, per esempio?» chiese Alessia curiosa.
«Che non dovresti mai sottovalutare il potere di una buona pizza.»
«E con questa perla di saggezza, direi che possiamo brindare», concluse Mathìas.
«Assolutamente», concordò la partenopea alzando il bicchiere. «Alla famiglia, agli amici e alla buona pizza!»
«Alla famiglia, agli amici e alla buona pizza!» ripeterono tutti in coro, ridendo e brindando insieme.

Finalmente giunse il momento dei regali.

Mathìas le regalò un elegante bracciale in argento, sapendo quanto lei amasse questo metallo più dell'oro.

Alessia lo abbracciò, commossa.

«È bellissimo, grazie mille, tesoro.»

Aurelio, insieme alla sua famiglia, le donò un vestito di alta moda con una borsa abbinata della stessa marca.

«Speriamo che ti piaccia», disse Aurelio, «abbiamo pensato che ti stesse benissimo.»
«È stupendo! Grazie, davvero», rispose lei, ammirando il regalo.

Quando i festeggiamenti terminarono, vista l'ora tarda, tutti salutarono la napoletana. Mathìas, però, insistette per rimanere ancora un po'. Ma la web designer, da quando ormai andava a letto con Giovanni, per il senso di colpa non riusciva più a stare in intimità con il fidanzato, dunque, si inventò un'emicrania.

«Scusami, amore, ma credo di avere un'emicrania. Ho bisogno di riposare.»

L'uruguaiano, preoccupato, le carezzò il viso.

«Non preoccuparti, tesoro. Riposati. Ci vediamo domani.»

Non appena Mathìas andò via, dopo averle dato un casto bacio sulle labbra, Alessia ricevette una chiamata: era Giovanni.

Il sorriso sulle sue labbra era maestoso.

«Sono fuori. Aprimi», disse con voce frettolosa dall'altro capo del telefono.

Alessia lo fece entrare immediatamente, e Giovanni si addentrò velocemente in casa.

Si baciarono con passione, e si abbracciarono calorosamente appena il capitano mise piede in casa.

«Sono venuto appena ho potuto. Ho un regalo per te», le sussurrò.

Alessia, sorpresa ed emozionata, vide Giovanni estrarre un cofanetto quadrato. Lo aprì con mani tremanti e vide un anello con un diamante Swarovski.

Non era reale! Tutto quello non sembrava affatto reale.

«Questo anello volevo dartelo anni fa, quando stavamo insieme e stavo pensando di sposarti. L'ho conservato per tutto questo tempo. Finalmente adesso posso dartelo, con la promessa che vivremo una vita insieme. Non saremo amanti per sempre.»

Alessia, con le lacrime agli occhi, abbracciò Giovanni ringraziandolo. Sapeva che la strada davanti a loro sarebbe stata difficile, ma in quel momento, tutto sembrava possibile.

«Allora, com'è andato il tuo compleanno? Tutto bene? Ti sei divertita?» le chiese curioso.
«Sì, è stato davvero bello. Anche se, devo ammettere, mi sentivo un po' in colpa per Mathìas che come al solito è stato dolcissimo», confessò Alessia abbassando lo sguardo.
«Non pensare a quello adesso. Oggi è stato il tuo giorno, meritavi di essere felice», disse Giovanni, sollevandole il mento per guardarla negli occhi.
«Hai ragione. Però, tu sai quanto sia difficile», gli rispose sospirando.
«Lo so, ma insieme possiamo superare tutto.»
«Gio... sei sempre così ottimista», replicò la napoletana con un sorriso triste.
«Devo esserlo, per noi», le spiegò dolcemente.
«E quindi, cos'hai in mente adesso?» chiese Alessia, cercando di cambiare argomento.
«Ho in mente di portarti in camera da letto e continuare questa serata speciale», affermò Giovanni con un sorrisetto malizioso.
«Oh, davvero? Hai dei piani particolari?» gli disse, alzando un sopracciglio.
«Forse. Ma dovrai scoprirlo da sola.»

Giovanni, la prese per mano e la condusse verso la camera da letto.

«Sei sempre così misterioso.»
«E tu mi ami per questo», rispose il capitano con un sorriso affettuoso.
«Non posso negarlo», asserì lei, stringendogli la mano.
«Andiamo, Anna mia. Questa notte è solo per noi», le disse, aprendo la porta della camera da letto.
«Non vedo l'ora!» esclamò Alessia con un sorriso, seguendolo all'interno della stanza.

Il cuore della ragazza batteva forte, e intanto chiuse la porta dietro di sé: adesso esistevano solo loro due.

La stanza era illuminata solo dalla luce soffusa che proveniva dal giardino. La luce biancastra danzava sulle pareti, creando un'atmosfera intima e travolgente.

Alessia si voltò verso Giovanni, il respiro leggermente affannato. Lui la guardò con una dolcezza e un'intensità senza eguali.

«Ancora buon compleanno, vita mia», sussurrò il capitano, avvicinandosi ancora di più a lei, prendendole delicatamente il viso tra le mani.

Le loro labbra si sfiorarono, e successivamente si unirono in un profondo bacio che era un misto di nostalgia, passione e desiderio. Colto dall'eccitazione, Giovanni schiacciò la napoletana tra lui e il muro, nel frattempo che lei avvertì una scarica di emozioni travolgerla, rispondendo al bacio con la stessa voluttuosità.

Nel mentre, il terzino destro iniziò a slacciare lentamente il vestito di Alessia, le sue dita sfioravano la sua pelle, e questo la faceva tremare dal desiderio, già troppo grande per lui. Il vestito scivolò dalle sue spalle, cadendo silenziosamente a terra. Il calciatore si staccò un momento per guardarla, i suoi occhi pieni di ammirazione e bramosia.

«Sei bellissima», le disse con voce rauca.

La web designer arrossì leggermente, ma i suoi occhi erano fissi nei suoi.

Iniziò a togliere la camicia di Giovanni, bottone per bottone, le sue mani si muovevano con sicurezza ma anche con una leggera esitazione. Quando finalmente rimasero entrambi in biancheria intima, il capitano del Napoli la prese in braccio e la portò verso il letto, delicatamente.

Si adagiarono tra le lenzuola, le mani che esploravano i corpi l'uno dell'altro con una familiarità ormai ritrovata. Ogni tocco ed ogni bacio erano carichi di significato, un linguaggio segreto che avevano già condiviso anni prima. La passione tra di loro era palpabile, ma c'era anche una piccola tenerezza che parlava di anni di emozioni represse e sentimenti mai tirati fuori, e dunque non detti.

«Sei mia ed io sono tuo, nonostante tutto», asserì il calciatore sfiorandole dolcemente il naso.

Alessia annuì, le sue mani che accarezzavano il viso di lui.

«Lo so, è così. E ti voglio, adesso.»

Le loro labbra s'incontrarono di nuovo, e questa volta il bacio era ancora più profondo, più urgente. I loro corpi si unirono, una volta liberati da quei tessuti di troppo, in un'armonia perfetta, muovendosi insieme con una fluidità che sembrava naturale. Ogni movimento esprimeva amore e voglia di non lasciarsi più andare, perché solo tra quelle lenzuola erano loro stessi, con le loro verità. Ogni gemito era un segno della loro connessione mai del tutto spenta.

La notte trascorse in un vortice di emozioni e sensazioni, con Alessia e Giovanni che si perdevano l'uno nell'altro. Quando finalmente si addormentarono, esausti, ma felici, la napoletana avvertì un senso di completezza, e così anche lui con lei.

Non si può separare ciò che l'amore ha unito in passato e che il destino ha fatto ritrovare.





Angolo autrice:

Eccomi tornata con il capitolo 12 guys!
Come state? Avete trascorso una buona settimana? Spero di sì. Ma soprattutto: vi sono mancata?

Beh che dire, io lascio totalmente a voi i commenti di questa dodicesima parte. Aspetto solo voi che mi siete mancati davvero tanto!

Un abbraccio e a presto,
Anna.

Continue Reading

You'll Also Like

5.5K 190 43
Mattias soulè, giovane calciatore argentino, si è appena trasferito a Roma per giocare nella squadra di de rossi , li conosce già dei compagni ovvero...
94.3K 3K 50
Esmeralda Ancelotti è una ragazza di 19 anni che nella vita ha raggiunto i suoi obiettivi diventando modella a Milano. Lei però, non riesce a scorda...
177K 7.2K 56
Sandra ragazza semplice ma dai grandi sogni, riesce finalmente a trovare l'amore, a trovare qualcuno che possa capire il suo carattere così chiuso ed...
53.8K 1.5K 36
«E invece no. Non odio te, odio quando fai quelle battutine del cavolo, perché fanno ridere. Odio quando mi rispondi male, perché sai tenermi testa e...