NORA
“Come hai fatto a convincerla?”
“Ti ho già detto di non preoccuparti di questo. Ecco siamo arrivati” mi dice mettendo il freno a mano.
Io, lui e Justin scendiamo dalla macchina ed entriamo in casa. A causa del buio mi aggrappo alla manica di Justin che mi accarezza dolcemente la cute.
Appena la luce si accende vedo Luke guardarci rigido e come per istinto mi stacco da mio fratello e avanzo verso il salotto.
Osservo i quadri minimal che decorano le pareti grigie del salotto e l’arredamento scarno tipico di chi usa poco la propria casa e la mette in affitto.
Con la coda dell’occhio vedo l’angolo cucina nascosto dietro a un muro, mentre sulla destra, nel buio, c’è il corridoio che porta alle camere.
“Complimenti Luke, è una bella casa.”
“Sono contento che ti piaccia. Vieni ti mostro la tua camera.”
Mi spiega che questa casa ha due bagni e tre camere, una matrimoniale e due singole che, a parer mio, sono molto piccole ma confortevoli. Il salotto è abbastanza grande con un tavolo rotondo con 4 sedie e infine c’è la cucina con un’isola centrale.
Poco dopo, mi lascia sola sulla porta del bagno per lavarmi e mettermi il pigiama.
Decido di indossare la biancheria intima con i disegni, quella che Luke ha insistito di portare.
Quando le avevo viste in esposizione mi erano piaciute fin da subito e senza pensarci troppo le avevo messe nel carrello.
Per quanto sia stupido come pensiero, quando indosso quelle mutandine, mi sento un po’ bambina, come se fossi tornata indietro nel tempo.
Sorrido al pensiero.
Una calma mi pervade nelle ossa dopo tanto tempo. Non credevo che la presenza di una persona come mamma mi facesse così tanto ammalare. Perché quando condividiamo lo stesso tetto, non mi accorgo di quanto mi fa soffrire e a lungo andare, comincio a normalizzare i suoi comportamenti.
💗
Dopo una decina di minuti raggiungo la zona giorno della casa per salutare gli altri ma mi ritrovo solo Luke che beve da una tazza.
“Dov’è mio fratello?” domando a bassa voce. Luke si volta verso di me e mi indica la sedia di fronte a lui. Mi affretto a prendere posto e ad incrociare le gambe sotto il tavolo con un modo un po’ impacciato che lo fa sorridere.
“Aveva sonno ed è andato a letto” mi risponde, mentre continuo ad osservare la sua tazza fumante con invidia.
Ci godiamo per qualche istante il silenzio mentre i nostri sguardi s’incatenano l’un con l’altro, restii a dividersi.
Appoggio il gomito destro sul tavolo e il mio viso viene sorretto dal palmo, per permettere ai miei occhi di osservarlo meglio.
Lui deglutisce a fatica e poi per primo distoglie lo sguardo, come fosse irrequieto.
Oddio, forse l’ho messo in soggezione. O magari si è sentito a disagio per causa mia.
I miei pensieri vengono interrotti dalla sua proposta che per uno strano motivo mi mette allegria e quasi… eccitazione.
“Ti va un po’ di latte?” mi domanda con una voce calda e profonda.
Quando assume questo tono non capisco neanche come mi chiamo.
Ritorno a guardarlo negli occhi e per la prima volta non mi sono mai sembrati così tanto azzurri.
“Bevo solo…”
“Latte d’avena” conclude al posto mio con un sorriso dolce che mostra i suoi denti bianchi. Mi perdo nei suoi occhi e nelle sue labbra, che quasi non mi accorgo che si è alzato dalla sedia.
“L’ho preso apposta, così quando verrai a trovarmi potrai sempre bere… una tazza di latte” dice con una breve pausa alla fine, come se si dovesse ricordare di dire la cosa giusta al momento giusto.
“Ma il latte scade in fretta” dico con ovvietà.
“Allora vuol dire che rimarrai qualche giorno qui da me finchè non finisce.”
Si allontana da me ed entra nella cucina. Noto che prende un brick e lo posa sui fornelli e poi lo accende. Versa poco dopo del latte e poi fa per prendere una cosa da una mensola, ma poi cambia idea e s’inginocchia davanti a un mobile in basso.
Distolgo lo sguardo e aspetto il suo arrivo.
Dopo poco lo vedo tornare con una tazza gialla e marrone con dentro un cucchiaino. Lo ringrazio e poi la porto alle labbra. Il sapore è come lo ricordo ma c’è qualcosa di agrodolce che migliora il sapore, forse miele.
Lui mi osserva con attenzione. Stranamente i suoi sguardi non mi infastidiscono, ma tendo a smorzare la tensione abbassando lo sguardo ed è lì che noto il disegno sulla tazza.
C’è una rappresentazione della ‘Bella e la Bestia’ mentre ballano l’iconico valzer.
Ecco perché prima notavo i colori giallo e marrone.
“Ti piace?” chiede con voce mite. Alzo lo sguardo e gli sorrido con gli occhi.
“Molto. Come mai avevi una tazza della ‘Bella e la Bestia’?”
Mi sorride grato per questa domanda, abbassando lo sguardo per poi riportarlo su di me.
“So che è la tua principessa preferita e volevo farti… un regalo.”
“Un regalo? Per cosa?”
“Non c’è un motivo specifico” conclude.
Annuisco quasi d’istinto. Sto per qualche secondo in silenzio, assaporando l’aroma del miele nel latte, estraniandomi dall’ambiente che mi circonda. Fu lui a riportarmi con i piedi per terra.
“Di solito, si ringrazia” dichiara con un tono severo. Mi blocco un attimo per il suo cambiamento di umore, ma poi gli sorrido inclinando appena la testa di lato.
“Grazie Luke.”
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Ci spostiamo sul divano e mi propone di guardare diversi film, ma nego tutto perché voglio qualcosa di leggero e divertente, di certo non un film d’azione come mi ha proposto lui.
“Ti va di vedere…” ma poi mi blocco perché ho paura che possa ridermi in faccia e non prendermi sul serio. Lui nota subito il mio cambiamento di umore e inizia ad accarezzarmi la mano.
“Dimmi pure. Non ti preoccupare, non ti potrei mai prendere in giro” mi rassicura benevolo.
Come ha fatto a capire subito il problema che avevo? Per lui è bastato un solo mio sguardo per fargli capire che qualcosa non andava. Adoro sempre di più il modo in cui mi fa sentire.
“Vuoi vedere ‘Alla ricerca di Nemo’?” mormoro con uno sguardo basso. Lui mi sorride io sorrido di rimando. Dicono che il sorriso sia contagioso e chiunque lo dica, io gli credo.
“Ma certo, è un bellissimo film.”
Ci sistemiamo meglio sul divano, prendendo delle coperte e dei cuscini per stare ancora più comodi, poi prende il telecomando e fa partire il film.
Io come riflesso mi accoccolo su me stessa portando le ginocchia al petto e le braccia attorno alle mie spalle.
“Hai freddo?”
“N-no” balbetto.
Lui come risposta si avvicina ancora di più a me e mi stringe le spalle tra le sue braccia.
Io, come un riflesso, mi irrigidisco e questo lui sembra capirlo perché inizia ad accarezzarmi la spalla lentamente in modo quasi impercettibile.
All’inizio continuo ad essere rigida ma poi, grazie anche alla stanchezza, mi appoggio a lui facendomi guidare dalle sue braccia forti e dalle sue mani calde.
“Scusa” bisbiglio. La stessa mano che mi accarezzava la spalla ora la sposta sulla mia mandibola guidandola verso il suo petto.
Questo gesto lo prendo come invito a rifugiarmi ancora di più, fino a quasi scomparire nel suo torace.
“Per cosa?” mi domanda cortese.
E ora come glielo dico? “Io… vedi io non… ho paura di… non so…” balbetto cominciando ad agitarmi.
Lui mi stringe ancora di più per farmi capire la sua presenza e mi mormora paroline dolci.
“Va tutto bene. Esprimiti a modo tuo. Sappi che qualunque cosa dirai non ti giudicherò.”
Prendo un respiro, o forse due. “Non sono abituata a dare abbracci e neppure a riceverli.”
Luke continua ad accarezzarmi come se volesse cullarmi e il bello è che glielo avrei lasciato fare sempre, perché è la sensazione migliore del mondo.
“C’è sempre una prima volta per tutto, Nora” dice a bassa voce. “Ma se ti senti a disagio o non ti piace…”
“No, mi piace” lo interrompo prima che interrompa il nostro abbraccio. “Se non ti da fastidio vorrei… si ecco, vorrei restare ancora un po’ così.”
Appoggia le labbra sulla mia fronte e lo sento sorridere sulla pelle. Essere così vicina a lui tanto da mischiare i profumi e i respiri, mi fa andare fuori di testa.
“Non mi dispiace affatto abbracciarti Nora, non avere mai paranoie su di noi.”
Su di noi, ha detto. Suona davvero bene. Io e lui. Wow.
La sua mano raggiunge la mia pancia, precisamente sull’ombelico ed inizia ad accarezzarmi dolcemente formando dei cerchi invisibili sopra la maglietta del pigiama.
Mi irrigidisco un po’ a causa delle mie paranoie.
Passa qualche minuto in cui entrambi stiamo in silenzio a vedere il film con una maggiore attenzione di prima, fino a quando sento i miei occhi appesantirsi sempre di più.
“Qui, qualcuno ha sonno” mi dice come se si rivolgesse a una bambina piccola. Io per tutta risposta lo assecondo, annuendo contro al suo petto.
“Vuoi andare al letto o…” ma scuoto la testa prima ancora che terminasse la frase. Stare tra le braccia calde è la sensazione migliore che avessi mai provato.
Non mi sento sbagliata, né in imbarazzo perché è come se in quel momento lui si stesse prendendo cura di me.
L’idea di lui che si prende cura di me come se fossi un bene prezioso… accidenti appena prende piede nella mia testa mi fa venire le farfalle nello stomaco dalla contentezza.
Prima che mi addormento, però, lo sento issarmi in braccio e alzarsi in piedi per cullarmi con dolcezza, poi prende la mia testa delicatamente per appoggiarla nell’incavo del suo collo.
Percepisco la sua pelle essere percorsa dai brividi a causa dei miei respiri profondi dovuti al movimento del suo corpo che mi culla secondo dopo secondo.
Le voci del film si affievoliscono sempre di più e dopo poco, mi abbandono per qualche ora tra le braccia di Morfeo.
💗💗
Questo è il primo capitolo completamente dedicato a loro, infatti mi è piaciuto molto scriverlo.
Luke è un po' insicuro su come porsi con Nora, ma è certo su ciò che prova per lei.
Questo momento è molto intimo e prima che ce ne siano altri, ci saranno dei capitoli intermedi per spiegare meglio i rapporti con i personaggi.
Non ho dei giorni fissi in cui pubblico, dipende molto dai miei impegni e dalle mille revisioni che faccio, a causa delle mie paranoie.
Spero di pubblicare fra qualche giorno.