Devo andare il più lontano possibile da qui, l'atmosfera, l'aria... tutto mi soffoca.
Credo sia giunto il momento di parlare con mio padre.
Mi smaterializzo a palazzo e quando finalmente le colonne di marmo fanno capolino di fronte a me, mi accascio al suolo; non mi abituerò a questi torturanti viaggi.
Qualche servitore accorre in mio aiuto, ma io ricuso con un debole cenno della mano, così, vestita ancora come una scolaretta, salgo a passo deciso la scalinata principale, e più avanzo, più il mio portamento, il mio essere diventa imperioso. Svolto a destra e finalmente mi trovo davanti alla porta dell'inaccessibile camera di mio padre.
Nonostante abbia cercato di congelare le mie emozioni, almeno per quest'occasione, la rabbia e la frustrazione iniziano ad impadronirsi ancora di me.
Devo mantenere il controllo.
La prima volta che busso alla sua porta sono quasi calma, ma la quarta, la quinta e perfino la sesta... quanto vorrei buttarla giù a calci. Mio padre mi apre e appena incontra il mio sguardo alza il suo al cielo. — Abigail? — domanda. Che pregio, riconosce la sua unica figlia! — Cosa vuoi — sospira, lasciandomi entrare e chiudendo la porta alle mie spalle. Si accascia sul suo divano in pelle e chiude gli occhi, come se fosse già stremato dalla mia sola presenza.
— Che ignobile, meschino gesto il tuo... destinarmi a qualcuno, oltre contro la mia volontà, persino alle mie spalle! Come hai potuto promettermi in sposa a... Thomas, padre!
— Come la metti giù pesante — bofonchia. Sgrano gli occhi: cosa sta dicendo? — Poi mi sembrava di farti anche un piacere, siete fidanzati, no?
— No, padre! — sbotto, fuori di me. — Ma stai scherzando? Io non sono innamorata di lui!
— Eh, capita nella vita, a volte ottieni quello che vuoi, altre volte...
— Padre! — ringhio. — Ho deciso, padre. Non mi sposerò. Ho solo diciotto anni!
— Proprio per tale motivo dovresti sposarti. Non puoi governare da sola un regno così giovane, un unico monarca, per di più acerbo, è instabile, perciò hai bisogno di un Re che sia il tuo scudo, il tuo appoggio e soprattutto il padre degli eredi al trono, e non c'è persona più adatta del rampollo della casata più nobile dopo la nostra. Io sono stato incoronato Re molto dopo i diciotto anni, per questo ho potuto decidere da solo con chi sposarmi. Sei solo una bambina, Abigail, non hai idea di cosa sia l'amore, quindi tanto vale sposarti con qualcuno che ritengo sia adatto a te — conclude.
Per un momento resto senza parole; le sue argomentazioni sono valide, molto più valide delle mie. Eppure sento che, se lo facessi, sarei infelice per sempre.
— Forse hai ragione, padre, forse non so cosa sia l'amore. Io però non posso sposarmi con lui, perché sono innamorata di qualcun altro.
— Ah sì? E chi, sentiamo — mi incita con finto interesse.
— Io... non lo so — confesso. — Non prendermi come una pazza, padre.
— Tu lo sai benissimo — mormora. — Semplicemente non lo vuoi ammettere; quindi ti riformulerò questa domanda: perché hai scelto il diamante? — chiede, facendomi trasalire.
— Non lo so.
— Bene, benissimo. Quindi, se non hai delle argomentazioni valide da espormi, direi che questa conversazione si è appena conclusa. Ti sposerai in data prestabilita, Abigail, e questo è tutto. — taglia corto.
— Padre, è una cosa crudele... — continuo. Spilli pungono i miei occhi, ormai umidi; vorrei scoppiare in singhiozzi. Non mi degna di una risposta, perciò mi volto, dandogli spalle. — Per la neve, padre. L'ho scelto perché amo la neve.
* * *
— Un caffè amaro, per favore. E, — aggiungo, arrotolando dietro l'orecchio qualche ciocca di capelli, — ci metta un po' di alcolico. Ma non uno troppo forte — La cameriera – l'unica in questo posto e a questo orario indecente — annuisce sconcertata e si ritira dietro il bancone.
Sbuffo e lascio scivolare lo sguardo sul ripiano del tavolino, lì dove sto torturando le mie povere dita. Normalmente non mi piace bere, tantomeno così presto, ma ora non posso farne a meno.
Osservo l'orologio affisso alla parete di fronte a me che segna le cinque e mezza di mattina. Ieri sera, infatti, dopo aver concluso la fallimentare discussione con mio padre sono ritornata sulla Terra, mi sono chiusa a chiave nella mia camera e ho assaporato con lacrime disperate la cruda realtà. Il resto della notte ho semplicemente fissato il soffitto spoglio senza chiudere occhio. Stavo per impazzire.
La cameriera arriva con qualche passo incerto, porgendomi la bevanda calda. — Ne è sicura, non credo sia molto salutare...
— Non si preoccupi — taglio corto. — Cosa ci ha messo dentro?
— Della semplice vodka — bisbiglia, andandosene riluttante.
Prendo la tazzina, e trangugio il contenuto tutto d'un sorso. Gli alcolici umani sono patetici. Lascio qualche spicciolo alla cameriera ed esco dal locale di corsa, con la mente annebbiata.
— Io non posso sposarmi con lui, perché sono innamorata di qualcun altro.
Che constatazione idiota... capisco perché mio padre si sia innervosito ulteriormente. Come faccio a non sapere nemmeno di chi sono innamorata?
Quanto sono ridicola. Io lo so benissimo.
No, non è vero, io non posso essermi innamorata... di lui. È così ingiusto.
Eppure, pensandoci, io ho scelto il diamante per un motivo preciso, perché volevo che un pezzo di lui mi rimanesse sempre accanto, anche quando non era fisicamente presente.
Mio Dio, forse il caffè non era così leggero come pensavo.
Mi guardo intorno, rendendomi conto che mancano quasi tre ore all'inizio della scuola, e io non so né cosa fare, né dove andare. Inizio perciò ad avviarmi verso la scuola semplicemente per passare il tempo. Noto una panchina proprio di fronte all'edificio, e subito dopo essermi seduta sento la stanchezza avvolgermi.
L'ultima cosa che sento prima che mi addormenti è il cinguettio degli uccelli.
* * *
Socchiudo lo sguardo e una nauseante luce mi ferisce gli occhi, abituati all'oscurità. Alzo il busto e un profondo mal di testa mi martella le meningi.
— Ma buongiorno Abigail — squilla una voce femminile. Ruoto il busto, lasciando entrare nella mia visuale la ragazza dai voluminosi capelli neri che, divertita, mi fissa inclinando il viso.
— Iris... che cavolo ci faccio qui? Oh, già... — mormoro, con la bocca impastata dal sonno. Immediatamente ciò che è successo questa mattina mi ritorna alla mente. — Che tristezza, ora mi metto anche a dormire per strada...
— Non mi sembra così grave, a me è capitato molte volte di dormire per strada, per dei motivi... oh, non credo ti interessino. — Alza le spalle.
— Va bene, grazie — bisbiglio. — Che ore sono?
— Più o meno le otto, molti ragazzi stanno già entrando in classe, ti consiglio di fare lo stesso.
Annuisco. — Ma... non ho la divisa! — Solo adesso mi rendo conto di portare un paio di jeans e una maglietta spiegazzata.
— Non ti preoccupare, non ci farà caso nessuno, ora però andiamo. — afferma. Annuisco ancora e quando mi alzo impiego tutta la mia forza di volontà per non cedere ai capogiri.
— Non è consigliabile bere alcol alle cinque di mattina, lo sapevi? — domanda con finto stupore.
— Già... sono un po' un'idiota — farfuglio, mentre lei abbozza un sorriso.
Prendo un respiro profondo e mi avvio in classe, seguita da Iris. Quando mi siedo al mio posto Alya sgrana gli occhi all'inverosimile. — Cavolo, Abigail... — mormora. — Cavolo, Abigail!
— Cosa c'è? — biascico. — Oh, per la divisa... lo so, però... non ho dormito niente questa notte... — bisbiglio, faticando persino a seguire il filo dei miei stessi pensieri.
Sarà la terza volta che Derek sospira nel giro di due secondi.
— Fammi fare due conti: vestiti della sera prima, chiaramente hai passato la notte in bianco... confessa, chi è il fortunato?
Il mio vicino di banco volta il viso verso la finestra mentre io resto a bocca aperta. — Cosa?! Nessuno, Alya! — sbotto.
— Oh, su Ab, con me puoi parlarne! — insiste. Lascia scivolare un paio di volte lo sguardo su Derek e, vedendo che la fisso imbambolata, alza persino le sopracciglia. Ah, ho capito... vuole semplicemente che lo faccia ingelosire. Che scema. — Non ti devi vergognare di queste cose, sono la tua migliore amica!
Scuoto la testa e lei alza gli occhi al cielo. Appoggio la testa sul banco e mi rivolgo a Derek: — Ricordami di non bere mai più alle cinque di mattina — mormoro.
Derek si apre in un sorriso liberatorio. — Ah sì, tu che bevi? Ma non eri una brava ragazza? — domanda divertito. — E dimmi, qual è il motivo di ridursi a bere a quell'ora?
Perdo il mio lieve sorriso e stringo alle labbra per non cedere alle lacrime. Come se avessi ancora la forza di piangere. — Io s-sono costretta a sposarmi — sussurro. — Mio padre è stato irremovibile e... questa situazione fa schifo!
— Già, beh anche io, quindi rilassati, siamo entrambi in questa situazione di merda — sospira.
— No Derek, tu sei già andato a letto con lei diverse volte, io... sarò costretta... — mormoro. Sia Alya che Derek sussultano. — Già... che vi aspettavate, che giocassimo a carte? Se ci sposassimo, l'erede al trono dovrà essere suo figlio.
Thomas entra in classe con un sorriso ingenuo stampato in faccia, come se tutta la felicità esistente fosse racchiusa in lui.
Derek si alza con uno scatto e, in un secondo, è di fronte a lui a tirargli un pugno in pieno viso con tutta la cattiveria che possiede in corpo.
— Ma sei pazzo? — grida il povero malcapitato. — Perché l'hai fatto?!
— Perché mi stai sul cazzo. — commenta atono, ritornando al suo posto come se nulla fosse. Si pulisce il sangue sulle nocche come se lo disgustasse.
— Derek! Ma che...
— Scusa, scatto d'ira. — sospira, scompigliandosi i capelli.
— Chiedigli scusa! — sbotto. — Gli avrai rotto il naso!
— Meglio, così avrà una scusa per rifarselo decente.
— Ascoltami mio caro Re, ora tu andrai lì e gli chiederai scusa, non puoi spaccare la faccia ad una persona solo perché non ti sta simpatica!
— Invece posso, posso e l'ho fatto — mugugna.
— Derek...
— È il mio nome.
— Io vado da lui — dichiaro. Mi alzo ma non riesco nemmeno ad avanzare di un passo poiché una stretta gelata e decisa mi avvolge il polso.
Derek alza gli occhi al cielo. — Scusa — urla, non spostando il suo sguardo da me. — Ma guarda come mi hai ridotto, chiedere scusa ad un mago... la mia dignità se ne sta andando a puttane.
Mi risiedo con uno sbuffo. — Grazie — mormoro, — ma ora passiamo alle cose serie: perché cavolo l'hai fatto?
— Non lo so.
— Tu lo sai benissimo, semplicemente non lo vuoi ammettere. — ripeto le esatte parole di mio padre, che non ho mai trovato più veritiere di adesso.
Lui aggrotta la fronte, per poi liberarsi in un sorriso sincero.
Ed è in questo momento, che capisco di essere veramente persa. Accidenti.
* * *
— Puoi anche dire al tuo lunatico fidanzatino di non spaccarmi la faccia se la vita gli va male! — sbotta Thomas, mentre percorriamo i corridoi della scuola.
Mi mordicchio l'interno della guancia sinistra per scaricare la tensione. — Mi dispiace così tanto, Tommy — bisbiglio. — Alya, scusa anche a te.
All'improvviso lei arresta la sua camminata, appoggiando le mani ai fianchi. — Scusa di che? — sbotta. — Accidenti, sì che hai fatto centro! Sei riuscita a fargli fare una vera scenata di gelosia! — strilla fuori di sé.
— Ehi, ti devo forse ricordare che mi ha spaccato la faccia? — Thomas la fissa sconcertato.
— Eh, capita...
Le nostre risate si spengono quando socchiudo la porta della classe di Cathrin, poiché all'istante il suono dei suoi singhiozzi ci avvolge.
— Oh Cat, che ti succede? — sussurra Alya, accorrendo verso di lei e stringendole le spalle.
— D-Derek mi ha lasciato! — farfuglia, scoppiando a piangere.
Copro la bocca con la mano per evitare di aprirmi in un sorriso. La mia cattiveria non può aver raggiunto un livello tale da rallegrarmi delle sue disgrazie, sarebbe crudele e meschino, eppure... perché non riesco a soffocare questa misera gioia?
— Mi dispiace... — sussurro, avanzando di qualche passo nella sua direzione. — Perché?
— Io... io non lo so — bisbiglia. — Ragazze, girano voci che lui abbia perso la testa per una ragazza... qui a scuola! Se è vero, sarà una più troia di Giselle — ringhia tra i denti.
Alya mi guarda immediatamente aprendosi in una smorfia che non riesco a decifrare, mentre io alzo le spalle. Perché Derek avrebbe dovuto lasciarla? Il suo piano stava andando a gonfie vele.
No, è impossibile che sia così sciocco da aver semplicemente lasciato perdere... Derek non è uno sprovveduto, e so che ogni sua azione è finalizzata a uno scopo preciso.
— R-Ragazze, io vorrei riconquistarlo, farei qualsiasi cosa pur di tornare con lui! — Ma certo, era così ovvio. È sempre stato questo il suo piano, fin dall'inizio: continuare questo tira e molla, sfinirla, in modo che lei sia totalmente succube della sua volontà così tanto che sarà lei stessa ad andare da lui. Senza muovere un dito.
È davvero crudele, ma pensandoci è proprio da Derek.
— Non devi — inizio. Questa è la mia unica occasione per interrompere il circolo vizioso creato da Derek. La mia unica chance di vittoria. — Non hai un po' di orgoglio, Cathrin? Dopo quello che ti ha fatto se ti chiedesse di ritornare con lui, mandalo al diavolo — affermo. Quanto è penosa... stracciare la sua dignità, strisciare ai suoi piedi per del miserabile sesso... o forse per una stilla di amore fasullo.
— Ma io lo amo!
— No, non è vero. Tu non l'hai mai amato e tuttora non lo ami, lo conosci troppo poco. Amare a volte è meraviglioso, ma l'amore... l'amore affonda le proprie radici nella distruzione. Cadere nel vuoto e dimenticarsi dello schianto a terra per provare anche solo per un istante l'ebbrezza della felicità, che atroce condanna. La tua rovina è già scritta nello stesso istante in cui sfiori l'aria per la prima volta, e presto affonderai con essa. — concludo il mio soliloquio e noto che Cathrin mi fissa spaesata. — Scusa! Certe volte inizio a parlare a vanvera...
— Abigail, di chi ti sei innamorata? — m'interrompe.
Lo realizzo con un gusto amaro in bocca: sono innamorata di Derek, è inutile continuare a negarlo, e questo mi confonde. Cosa dovrei fare? Il Re dei noxious è il mio acerrimo nemico, mentre Derek... l'antitesi delle mie emozioni rinchiusa in una singola persona.
Quale sentimento dovrebbe prevalere in me, l'odio o l'amore?
— E lui ti ricambia? — insiste.
— Che? No, in effetti non lo sa nemmeno, e deve rimanere così, altrimenti sarebbe a dir poco imbarazzante — mormoro. Alzo lo sguardo e vedo Alya che mi guarda con un'espressione esasperata sul volto.
— Lui non ti ricambia?! — ripete. — Ma fammi il piacere, deficiente — sbotta.
— Ma è un ragazzo della scuola? Forse lo conosco — avanza ancora Cathrin.
— No, non lo conosci! — mi affretto a dire.
— Peccato, vorrei proprio vedere chi ti ha rubato il cuore!
— Oh, anche io.
Un brivido mi percorre la schiena. No, non posso essere così... incredibilmente sfortunata.
Mi volto e vorrei tanto che si aprisse una voragine nel pavimento che mi inghiottisse. Derek è appoggiato allo stipite della porta a le braccia conserte, trattenendo un sorriso soddisfatto.
— Fammi capire, tu sei onnipresente?! — sbotto. — Che cosa hai sentito... precisamente?
— Della tua sdolcinata confessione d'amore, intendi? Oh, niente di interessante, mi sono addormentato praticamente all'inizio. — afferma semplicemente. Piega una gamba e fa peso sul muro, sollevando il busto.
— Sei uno stronzo! — ringhio.
— Ehi Der... — Eric fa capolino nella stanza con il fiato corto per la corsa. Posa il suo sguardo su di me e rotea gli occhi. — Ma perché sei sempre in mezzo alle palle? — sbuffa stizzito.
— Io? Siete voi che spuntate sempre nei momenti peggiori!
— Oh, ancora lui Ab?! — scatta Alya in direzione di Eric, alzandosi dalla sedia. — Sapevo che i noxious fossero dei rompicoglioni, ma non così tanto!
— Ma sta' zitta strega, siediti e va' a giocare con le Barbie — ribatte secco. — Che maleducata, ti incoroneremo miss finezza dell'anno. — commenta con finta enfasi.
— Come vuoi, allora io con tutta l'educazione e la gentilezza di questo mondo, ti mando dritto a fanculo!
— La volete piantare? — m'intrometto. — Scusate — Mi rivolgo ai noxious, — ma stiamo tenendo una conversazione privata, quindi sciò!
— Sciò? — ripete Derek, alzando un sopracciglio. — Ma per chi ci hai preso? Per delle mosche?
— Beh, entrambi siete fastidiosi, quindi non vedo quale sia il probl...
— Abigail... — inizia Cathrin, e al suono della sua voce tutti ci blocchiamo. — Ti sei innamorata di lui? — Indica Eric.
Alzo le sopracciglia, spiazzata, mentre lui scoppia a ridere.
— Ti volevo chiedere di venire con me al ballo — prorompe Derek con un'infinita sicurezza, in direzione della ragazza.
Le sue guance ora sono colorate di un rosso vivo. — Oh, davvero? Lo vorrei così tanto, Derek!
Cosa, davvero? Il mio discorso... erano tutte parole al vento?
Cercando di ignorare la delusione, constato che questa situazione volgerà persino in peggio. Nonostante tutti i miei sforzi, nonostante tutte le mie fatiche lui è sempre un passo avanti a me, e questo mi manda in bestia.
— Non puoi farlo! — sbottaAlya in direzione di Derek, picchiando il pugno chiuso sul palmo aperto dell'altramano. Volge il suo sguardo verso di me e sembra quasi dispiaciuto. — Scusa Ab, forsefarò una grande cazzata, ma devo — Prende un respiro profondo. — Non puoi farlo...perché Abigail è innamorata di te!