Cerco di riprendermi il più in fretta possibile,anche se non è facile.
Non è la prima volta che Ethan si comporta in modo simile,ma questa volta è completamente diverso.
Era davvero intenzionato a baciarmi e non per tenere in piedi una recita o per prendermi in giro.
Vuole baciarmi e lo voglio anch'io.
Non posso credere di stare ammettendo una cosa del genere,ma non posso farci niente.
Quando l'ho visto guardarmi in quel modo e avvicinarsi a me senza ripensamenti,il mio cuore stava per scoppiare.
Devo riemergere dai miei pensieri dato che Anne mi sta guardando con un espressione divertita,forse si è accorta.
"Terra chiama Jennifer!"mi dice agitando la mano davanti ai miei occhi.
"Scusa...sono stanca..."dico arrossendo.
"Si,certo! Jennifer non sono nata ieri...che cosa è successo prima con Ethan?"mi chiede prendendomi per mano e tirandomi verso il tavolo della cucina dove ha preparato due tazze di cappuccino.
"La domanda che dovresti fare è che cosa stava per succedere,cara 'non sono nata ieri'"le rispondo ridendo alla sua espressione entusiasta.
"Oh mio dio! Jennifer! Sei seria?". Non mi ricordavo quanto Anne si lasci trasportare.
"Non so cosa succederà adesso Anne"commento io con meno entusiasmo.
"Dimmi di te e di Clark invece!".
"Non c'è niente di concreto...a parte ieri sera..."mi inizia a raccontare senza riuscire a non sorridere.
"Avanti! Raccontami tutto...io non ero molto presente"la incito sedendomi più vicina a lei.
"Non so cosa pensare...cioè,lui è fantastico;è gentile,simpatico e bellissimo,davvero,ma non so se sia interessato a me"mi dice alzando le spalle.
"Ma che dici! Non vedi come ti guarda?".
Gli occhi di Clark non sono mai stati così azzurri di come lo sono quando guarda Anne.
"Ieri ci siamo baciati...ed è stato davveto fantastico,era come se fosse...magico,non lo so...forse sono solo una ragazzina romantica...quando mi ha accompagnato a casa mi ha detto che è stato benissimo con me e appena stavo per entrare in casa lui mi ha avvicinato a sé e senza indugiare troppo mi ha baciato...sembrava un film,ti giuro"ride mentre io le sorrido felice.
Sono contenta di vederla così radiosa e credo che possa realmente funzionare tra loro due,se hanno il coraggio di provare.
"Sono sicura che Clark abbia provato la stessa cosa"le dico stringendole la mano.
"Allora? Il ballo?"mi chiede illuminandosi all'istante.
"A quanto pare ci andrò con Ethan...chi l'avrebbe mai pensato".
"Io credo che sarà la tua occasione"mi dice mentre ci mettiamo sul divano e accendo la televisione.
"Per cosa?".
"Per capire se quello che provi è reale oppure no"mi spiega.
Probabilmente ha ragione,anche se credo di averlo già capito.
"Tu lo chiederai a Clark?".
"Se non lo fa lui...Dobbiamo andare a prendere i vestiti...mancano solo due giorni al ballo! Finalmente poi ci saranno le vacanze!"esclama facendomi sentire come una bambina.
"Cosa farai a Natale?"mi chiede.
"Dovevo passarlo da Brian...ma sai com'è"le rispondo facendo spallucce.
Non ho più il groppo alla gola quando parlo di lui.
"Potresti venire da me...i miei vanno a fare la solita crociera e io non ho voglia di andare dall'altra parte del paese per mangiare cinese con una vecchia zia che nemmemo si ricorda il mio nome...Potremmo passarlo tutti insieme,anche Ethan e Clark!"inizia a progettare piena di idee.
"Sarebbe bello credo..."rispondo dubbiosa però dell'entusiasmo di Ethan alla proposta.
Mi ricordo che ogni anno verso natale lui diventava più cupo del solito.
Non so il motivo ma penso che ci sia qualcosa nelle feste che lo renda più triste e suscettibile.
"Jennifer! Il cellulare!"mi richiama Anne.
Mi ero di nuovo persa nei miei pensieri.
"Scusa..."sussurro prendendo il mio cellulare dal tavolo. Il numero è sconosciuto.
"Pronto?".
"Signorina Ashton?".
La voce è di un uomo,anziano che non ho mai sentito prima.
"Si...chi parla?".
"Sono il direttore del carcere di Thomps,mi rincresce informarla che vostro padre è stato gravemente ferito...ora si trova all'ospedale della nostra contea...".
Mi parla in modo neutro,nessuna emozione nella sua voce gracchiante al di là della cornetta.
Sento la nausea bloccarmisi in gola;la vista mi si annebbia e devo tenermi alla pietra dura del tavolo per non cadere.
"Che cosa...?".
"Mi dispiace molto,può venire a trovarlo all'ospedale e dirgli addio".
"Come? Che vuol dire?".
"Non ce la farà signorina Ashton"mi ripete,ma non riesco a crederci.
Può davvero star succedendo tutto ciò?
Può la mia vita subire così tanti colpi fino a quando non riuscirò più a rialzarmi?
"Jennifer? Cosa succede?"mi chiede Anne quando termino la telefonata senza aspettare che l'uomo finisca di dirmi le condizioni di mio padre.
"Jenn..."sussurra Anne portandomi sul divano.
"Mio padre...sta morendo"dico con un filo di voce prima di iniziare a ridere istericamente. Non riesco a fermarmi anche se so che non è possibile ridere in una situazione del genere. "Jenn...smettila mi fai paura"dice Anne prendendomi il viso tra le sue mani.
"Hey...mi dispiace tanto Jenn...parlami!"continua a parlarmi dolcemente.
Ma io quasi non la sento.
Ora le risate cedono il posto al pianto.
Non riesco a fermarmi.
"Portami da lui"parlo finalmente dopo non so quanto tempo che passo a piangere tra le braccia di Anne.
"Sei sicur...".
"Portami da lui,Anne!"alzo la voce mentre indosso il mio cappotto e esco subito dalla casa.
"Lanciami le chiavi di casa che chiudo,Jenn!".
Quando Anne mi raggiunge nella sua macchina chiudo gli occhi e rimango in silenzio per tutto il viaggio.
La mia mente vaga nell'oscurità in questo momento.
Non so a cosa pensare.
Perché mi sta succedendo tutto questo? Che cosa ho fatto per meritarmi tanto dolore?
Odio la mia vita.
Non riesco a capire come possa essere concepibile.
Anne parcheggia e quasi non mi accorgo che siamo già arrivate. Non conosco questo ospedale,non sono mai stata in questa parte dello stato.
"Jennifer sei sicura?"mi chiede Anne fermandomi prima che io possa uscire.
Annuisco seccamente,apro la portiera e scendo.
Non posso fermarmi a pensare o a rilfettere perché sono sicura che mi perderei e non tornerei più a galla.
Entro nell'ospedale con Anne che mi segue a ruota.
"Devo trovare un vostro paziente;è stato ricoverato questa mattina...è un detenuto..."mi sforzo di restare calma mentre chiedo informazioni a una infermiera.
"Venga con me..."mi dice facendomi un piccolo sorriso dopo aver controllato nel computer la presenza di mio padre.
Il modo in cui mi aveva parlato mi fa capire che la situazione è critica,a dir poco.
Sento le lacrime scendermi sulle guance quando Anne mi stringe la mano per farmi forza. L'infermiera si ferma davanti a una stanza con davanti due poliziotti. Per un uomo in fin di vita?
"È la figlia..."dice semplicemente la donna prima di farmi passare. Appena entro nella stanza vedo mio padre nel letto con una mano ammanettata e i vestiti pieni di sangue.
"Jenn..."sussurra quando mi avvicino a lui. Guardo la dottoressa che sta compilando qualcosa sulla cartella.
"Ha perso troppo sangue e la ferita è profonda...il vero problema è il veleno che è ormai in circolo...l'arma era avvelenata...non possiamo fare niente...gli restano giusto pochi minuti prima che la sostanza raggiunga il cuore..."mi dice e ricomincio a piangere.
"Dobbiamo fare veloce allora,piccola..."mi dice prendendomi la mano.
"Non ho ucciso io Freddy...era mio amico...per quanto odiassi quello che aveva fatto non lo avrei mai ucciso...sono certo che centri Wesley e...Kara...lei è dentro a tutto...Freddy e me...devi stare attenta Jennifer...tu devi andartene...scappare oppure quel mostro prenderà anche te...è lui a comandare tutto e tutti,anche..."mi dice tra i lamenti per il dolore.
"Papà...io...mi dispiace per quello che ti ho detto...".
"No! Sono io qui il colpevole...e mi merito tutto questo per non essere riuscito a superare le mie debolezze e le mie paure...rovinando solo la tua vita e quella di tua madre e di Kara...ma l'odio mi ha legato le mani...è colpa mia se ora è così piena di rabbia...promettimi che starai attenta,non farti tirare dentro,neanche da Ethan,lui non...non è giusto per te"mi dice prima di iniziare a inspirare velocemente e a fatica. "Papà! No!"grido cercando di avvicinarmi a lui ma due braccia mi afferrano e mi trattengono mentre sento il suono del monitor cardiaco accelerare. "No! Fate qualcosa! ".
Linea piatta.
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Mi manca il respiro. L'aria non entra nei polmoni e credo di non riuscire più a sopportare il bruciore che sento al petto.
Sono ferma davanti alla porta chiusa e non riesco a muovermi. È morto. Mio padre.
Non mi rimane più nessuno della mia famiglia.
Per quanto incasinata,avevo sempre avuto una famiglia.
La morte di mia madre aveva segnato la fine del mio rapporto con mio padre ma per quanto fosse arrabbiato e pieno di odio,io gli volevo bene.
Ora anche lui non c'è più.
Forse ho fatto qualcosa e non merito una vita normale e felice.
Sento la voce di Anne parla con qualcuno al telefono,anche lei deve aver pianto.
Probabilmente l'ho spaventata quando non le ho parlato per tutto il viaggio.
"Jenn..."mi chiama avvicinandomisi lentamente. Finalmente il mio corpo reagisce e la raggiungo e mi butto fra le sue braccia.
Quel semplice gesto mi fa sentire un po meglio.
Sento che dopo tutto,non sono sola.
"Mi dispiace così tanto,Jenny"continua a sussurrarmi lei mentre mi accarezza la schiena.
"Non ce la faccio,Anne..."riesco a dire quando mi fa sedere sulle poltroncine fuori alla sala d'aspetto.
"Io...non so cosa dire"mi dice Anne mettendo la sua mano sulla mia. Nemmeno io saprei cosa dirmi.
Ho paura a pensare a chi potrebbe essere stato.
Sento un'altra stretta al cuore quando penso a Freddy.
Se non è stato mio padre,chi? Odio aver sospettato di lui,ma non ho potuto farne a meno.
Mio padre ha detto che Kara è coinvolta.
Ho bisogno di sapere se è vero. Sono quasi due ore che siamo sedute sulle sedie del corridoio "Vado a sentire se hanno qualcosa da comunicarti quelli del penitenziario"mi dice Anne quando riprendo a respirare tranquillamente,smetto un poco di piangere.
"Aspettami qua,ok?".
Annuisco ma prima di lasciarla andare la abbraccio di nuovo. "Grazie,Anne".
"Sei tu la mia famiglia,Jennifer".
E lei è la mia.
Mi sorride e si dirige verso gli uffici.
Mi risiedo ma non riesco a stare tranquilla.
Mi sento come se mi fossi appena svegliata da uno svenimento e le mie gambe e le braccia sono ancora formicolanti.
Mentre aspetto Anne decido di andare a prendermi qualcosa da mangiare.
È quasi ora di cena e non ho molta fame;riesco a mala pena a pensare di mangiare ma devo se non voglio sentirmi male stanotte.
Sicuramente non dormirò. Davanti ai miei occhi vedo solo gli occhi di mio padre.
Metto i soldi nella macchinetta e aspetto.
Il pacchetto si incastra e non riesco a farlo scendere.
"Dai!"urlo tirando un pugno contro il vetro e un altro ancora. Senza accorgermene mi ritrovo a urlare contro la stupida macchinetta rotta.
"Jennifer!".
La sua voce mi raggiunge e mi blocco immediatamente.
L'aria entra finalmente nei miei polmoni rischiarandomi la vista. Basta la sua voce a farmi sentire più viva.
Mi giro e lo vedo corrermi incontro. Corro verso di lui e le sue braccia mi circondano stringendomi.
"Sono qui...sono qui Jenn"mi sussurra fra i capelli.
"È morto,Ethan...è morto anche lui"dico tra le lacrime.
Mi stringe più forte a lui e riesco a sentire il suo respiro accelerato.
"Come facevi a sapere che ero qui?"gli chiedo allontanandolo un po' da me,tanto per guardarlo negli occhi.
Ha i capelli arruffati e le guance arrossate per il freddo.
"Anne mi ha chiamato"mi spiega spostandomi una ciocca di capelli che ho sul viso.
Sapeva che avevo bisogno di lui. Sono così grata di avere Anne come amica.
E che Ethan sia entrato nella mia vita.
"Cosa è successo,Jennifer?"mi chiede lui con la voce più roca del solito facendomi sedere sulla sedia più vicina.
"Non c'è più...qualcuno lo ha ferito con qualcosa di avvelenato...non hanno potuto fare nulla"gli dico non sapendo nemmeno io cosa sia successo di preciso.
In questo momento riesco solo a concentrarmi sulle sue mani che stringono la mia trasmettendomi tutto il suo calore.
Io mi sento un ghiacciolo,sono ancora con la felpa di Ethan e un paio di leggins.
Mi sembra di star ibernando.
"Sei congelata,Ashton"mi sussurra portando le mia mani verso la sua bocca per soffiarci sopra e scaldarle.
I suoi occhi non lasciano i miei. Per un attimo mi dimentico di dove sono e del perché,e subito mi sento in colpa per pensare a Ethan e non a mio padre.
Lui si accorge che ho distolto lo sguardo e si alza in piedi. "Andiamo a cercare Anne"mi dice tirandomi a se senza lasciare la mia mano.
Lo seguo tra i vari parenti e amici che stanno seduti o in piedi nella sala d'attesa.
Sperano di poter rivedere i loro cari,per tornare alla loro vita di tutti i giorni.
Lo spero anch'io per loro.
"Eccovi!"esclama Anne quando ci vede arrivare al centro ricoveri.
"Hanno detto che l'ufficio legale ti farà avere il testamento di tuo padre e anche una somma per l'assicurazione alla vita del carcere"mi dice Anne mentre Ethan ci guida nel parcheggio.
Mi sento male a quelle parole. Come dovrei sentirmi?
Felice che il penitenziario voglia risarcirmi per la mia perdita? Credono che i soldi rimpiazzino mio padre?
Ricomincio a sentire quel bruciore di prima.
Le lacrime scivolano ancora sulle mie guance.
"Jennifer viene con me"dice secco Ethan a Anne mentre mi fa segno di entrare in macchina. "Ethan...mi raccomando" sento dirgli Anne con un tono di voce più bassa.
"Voglio solo che sia al sicuro...hai fatto bene a chiamarmi"gli risponde lui.
"Spero che sia davvero così".
Ethan entra nella macchina e mette in moto.
Tengo lo sguardo fuori dal finestrino e mi rilasso quando sento la musica partire.
Non so come affrontare una conversazione in questo momento.
"Sono qui per te Jennifer e non vado da nessuna parte...sappilo"mi dice semplicemente prima di alzare il volume e lasciarmi piangere da sola contro il vetro.
Ogni volta che sto con lui sento un pezzo del muro che ho costruito intorno al mio cuore cadere e infrangersi.
Ora però sento un vuoto nel mio petto.
Ho appena perso mio padre.
Non ho più genitori o una famiglia da cui andare per le feste,per raccontare cosa ho fatto a scuola,nessun genitore che mi sgridi perché ho fatto tardi la sera;una madre con cui parlare del ragazzo che mi piace o un padre che mi accompagni all'altare un giorno.
La tristezza è ormai l'unica emozione che sento come immancabile sottofondo della mia vita.
Eppure le parole che questo ragazzo mi ha appena detto mi fanno sentire quello che da tanto non provavo. Speranza.
La speranza che questo vuoto che sento e che mi sta divorando viva possa essere in qualche modo colmato.
Mi accorgo che Ethan sta percorrendo una strada che non ho mai visto.
"Dove stiamo andando?"interrompo il mio silenzio per chiedergli.
I suoi occhi sono più limpidi del solito e le luci della strada illuminano il suo profilo in un modo talmente surreale che sembra un sogno.
"Ti porto via dai problemi,almeno per un po' "mi risponde.
Mi fido di lui e gli credo.
Spero che possa veramente fare questo miracolo.