Il giorno dopo, Artemide venne a trovarmi.
Mi aggiornò un po' sui fatti che giravano sull'Olimpo (dato che ero praticamente costretto in camera da quella peste del mio alloro), anche se lasciò da parte i pettegolezzi; lei non è tipa da pettegolezzi. Io si.
-Sai, papà su sta facendo due domande sulla tua improvvisa assenza.- mi disse molto seriamente.
-E te pareva- sospirai. -Che gli frulla in quella testa vuota?-
-E piantala di parlare così di nostro padre!- ribattè, con un ombra di sorriso sul viso.
-Comunque, stava pensando di venire qui a controllare. Pensa tu stia male.-
-Ah, ma per favore, si è dimenticato che sono il dio della guarigione? Malato io? Ma va!-
Strano a volte come il mio stesso padre si dimenticasse di me.
Insomma, non sono così facile da dimenticare, no?
Ecco, no.
Arty si acciambellò sulla poltrona come un gatto.
-Fratello, ti consiglio vivamente di non farti beccare da papà con la ragazza...-
-Dafne.- la corressi io.
-Dafne, in camera. Sai cosa potrebbe fare a te... e a lei.- concluse.
Rabbrividii.
-Lo so benissimo. E so benissimo anche che non posso venir meno ai miei doveri di dio. Devo... trovare una sistemazione. Devo separarmi da lei.-
Per quanto quella frase mi intristisse, l'avevo detta.
E, nel momento in cui la dissi, mi resi conto che era vera, terribilmente vera.
Era uno di quei momenti in cui mi veniva voglia di mettere "Hello" di Adele e deprimermi come se non ci fosse niente di bello al mondo.
Mi lasciai cadere pesantemente sul divano, sconsolato. La mia adorabile <Non ditele che l'ho detto> sorellina mi studiò per un secondo, poi mi venne accanto e mi diede delle leggere pacche di conforto sul braccio.
Un po' troppo forti, per i miei gusti, ma stetti zitto, perché mia sorella che mi coccola è un evento che succede qualcosa come una volta ogni cinquemila anni o giù di lì.
Insomma, qualcosa da segnare sul calendario.
-Lei ti piace, no?- mormorò, con un sorriso leggero appena accennato.
Annuii.
-Penso di si, Artemide.- sussurrai.
Mi lasciai sfuggire un sospiro un po' rassegnato e ripresi il mio piccolo e breve discorso.
-No, non lo penso e basta. Ne sono sicuro. Come sono sicuro di essere dannatamente figo. Dafne mi piace. E non solo perché è bella. Ma... Non so, è anche il suo carattere. Hai visto com'è, no? È curiosa e indisponente. E questo mi attrae. Lei è affascinante senza rendersene conto.-
La mia fab sister mi guardò.
-Ti ha detto se vuole entrare nelle Cacciatrici?-
-Non ha più accennato all'argomento.-
-Beh, ti dirò la mia.
Dafne mi sta simpatica, non lo nego. Sarebbe perfetta tra le mie Cacciatrici. Vedi anche tu com'è sveglia, come afferra tutto al volo. È veloce in entrambi i sensi, sia di mente che di corpo. Questa cosa me la ricordo da millenni; anche tu dovresti ricordarti che era una mia protetta. Non una Cacciatrice, ma una mia protetta.
Ma... Apollo, fratellino, se lei accettasse, so che priverei te di qualcosa che brami. Qualcosa che per te sta guadagnando importanza, qualcosa che sta diventando il tuo punto fisso, la tua... stella Polare. E mi dispiacerebbe molto, capisci?
Per te, poi, sarebbe come perderla un'altra volta.
Perché poi, me lo sento, che lei per te non sarà solo una cotta.
Sarà molto di più.-
Mi sentii rincuorato, in un certo senso.
Ho una sorella fantastica.
-Quindi... ritirerai la tua offerta?-
-CERTO CHE NO. La scelta è sua, sta a lei decidere.-
Fece uno strano sorriso, e mi appoggiò il gomito sulla spalla.
-Sono quasi certa che rifiuterà. Quasi, bada bene.-
Scoppiai a ridere come un deficiente.
-Ma si, speriamo, dai!-
Anche lei alla fine cominciò a ridere.
E tra una risata e l'altra, riuscì a dire:
-Da quant'è che non parlavamo seriamente?-
Perché ridere come due bambini di tre anni era parlare seriamente.
Ma okay.
Io ribattei con un:
-Da quant'è che non parlavamo senza prenderci a parolacce?-
La mia risata finì con un sorriso enormerrimo (??).
-Grazie, sis.-
-Oh, ma va là. Queste cose si fanno per i propri fratelli, no?- disse, tirandomi un "amichevole" <e doloroso> pugno sul braccio.
Me ne uscii con un "AHIA" poco cordiale, mentre mia sorella tornava improvvisamente seria, al suo solito.
-Apollo, il toccante discorso che ho fatto non esclude il fatto che se la tocchi in modo inappropriato o anche solo vengo a sapere che le hai fatto qualcosa, ti vengo a staccare le dita a morsi. e ti ricordo che senza dita non potrai più suonare niente. E ricordati anche che vivere una vita immortale senza dita non è bello. Chiaro il concetto? Perfetto!- annunciò, l'ultima frase con una specie di euforia inquietante.
-Ho afferrato. - dissi, vagamente nauseato. -Non la toccherò nemmeno con due dita, sis, promesso.-
Rimaneva il fatto che usavo Daf come un orsetto di peluche gigante ogni notte, ma quelli erano ancora dettagli.
-Aaah, bravo il mio Apollo. Vuoi un biscottino, eh? Eh?- esclamò scompigliandomi abbondantemente i capelli, pur sapendo quanto lo odiassi e quanto ci mettessi di mattina per fargli assumere la posa perfetta.
Evitate quegli sguardi, quella di pettinarsi è un arte.
Sbuffai divertito, allontanandole la mano. Lei scosse la testa borbottando qualcosa che poteva essere "Ma non mi fai mai fare niente". Poi alzò lo sguardo oltre me, verso la porta alle nostre spalle.
-BUONGIORNO DAFNE- gridò allegra.
A me prese un coccolone, ma okay.
-Miss Alloro. Era finita l'acqua calda?- la salutai io, girandomi verso di lei.
Lei era in jeans e maglietta, con i capelli umidi a sgocciolarle su una spalla. Si lasciò cadere sulla poltrona in precedenza occupata da mia sorella, e ci squadrò per qualche secondo, per poi sorridere.
-Buongiorno!- disse allegra. -Divina Artemide, vogliate scusarmi, ma non ho ancora preso una decisione.- fece una pausa.
Mia sorella la guardò come faceva mamma Leto con noi quando le chiedevamo i biscotti con il cioccolato al nettare.
Una cosa molto alla: prima-mettiti-a-posto-la-stanza-e-poi-ne-riparliamo.
-Tranquilla, hai ancora quanto?, più o meno due settimane, puoi avvisarmi quando vuoi.- fece.
Dafne annuì. Poi si rivolse a me.
-Biondino, però, piantala di usarmi come cuscino. Anche se quando ti alzi ho freddo...- riflettè, quasi da sola. Poi sorrise amabilmente.
Mia sorella mi guardò come se mi volesse uccidere.
Io diventai color porpora.
Poi, nell'arco di trenta secondi spinsi Arty fuori, la salutai e mi richiusi la porta alle spalle prima che potesse dire mezza parole.
Mi rivolsi a Dafne.
-Evita.- sillabai.
Lei evitò qualcosa.
Si, il mio sguardo.
Che mi fece pensare che forse aveva sentito qualcosa di troppo.
||Nota autrice:
YEY SONO TORNATA
E SONO SENZA VOCE
Ma immagino non vogliate essere continuamente informati sulla mia salute, quindi...
Vado a leggere.
ZAOH
~EllyOBrien💕