Sul suo volto appare un sorriso sorpreso. "Sì, perché? Mi segui, per caso?".
Ok, ok, ok.
Il ragazzo che ascolto ogni sera in radio, che sceglie le canzoni perfette per il mio stato d'animo è davanti a me ed è lo stesso con cui ho fatto una figuraccia di dimensioni catastrofiche.
Quando gli ho rivolto la parola, non pensavo lui seriamente! Insomma, mi aspettavo un "no" e la conversazione finiva lì. E invece adesso qui davanti a lui che lo fisso come una creatina, cercando un modo per rispondergli decentemente.
Maledetta fermata dell'autobus.
Mi sistemo i capelli dietro l'orecchio, sperando che non noti troppo il mio disagio. "Sì, ascolto spesso la vostra radio e mi sembrava di aver sentito la tua voce, da qualche parte".
Lui sorride, ridendo appena. "Beh, diciamo che quando sono in radio mi impegno a parlare meglio di quando sono al telefono con mia madre, ma... apprezzo che tu mi abbia riconosciuto".
Anche io rido. La maledirei, la madre, per avergli donato un sorriso così bello. "Ho orecchio" rispondo, stringendomi nelle spalle.
Annuisce, senza abbandonare il sorriso sulle labbra. "Ah, sì? Suoni uno strumento?".
"No, no" rispondo, senza smettere di ridere. "Ma ascolto molto la musica quindi mi sono abituata a concentrarmi sui suoni".
Mi fa un gesto di approvazione. Restiamo per qualche secondo in silenzio. "Prendi spesso questa fermata". La sua non è una domanda ma una constatazione che mi sorprende, attivando qualcosa nel mio stomaco.
"Sì, è la più vicina alla mia scuola e a quanto pare hanno chiuso la metro che prendevo di solito, quindi... Vada per l'autobus. In ogni caso non mi importa più un granché. Ormai frequento l'ultimo anno".
Si stringe nelle spalle con una risata di scherno. "Sì, immagino... A quale scuola vai?".
Perché tutte queste domande?! "Al liceo quello vicino allo stadio". E perché io rispondo?!
Dall'espressione sembra che nella sua testa si sia accesa una lampadina. "Ah, sì, ho capito! Che bello il liceo, goditelo fino all'ultimo".
Questa volta sono io a ridere di scherno. "Mi dicono tutti così, ma io non vedo l'ora che arrivi l'estate, così da poter fare gli esami di fine anno e andarmene per sempre". Mi sorprendo che io abbia detto così tanto di me ad uno sconosciuto
"Sì, anche io la pensavo come te, ma adesso come adesso tornerei volentieri indietro... Bello il quinto, comunque. È l'anno in cui cominci a fare tutte quelle cose che non farai mai, solo perché è l'ultimo anno. Mi ricordo che una volta, con un mio amico abbiamo allagato i bagni. Ma non ci hanno mai accusati. Bei tempi" mi racconta, con un sorriso amaro.
Mi rendo conto che effettivamente quello che dice è vero. Comincio a provare immediatamente simpatia per lui. "Vale fare un'interrogazione dopo che sei andato a letto alle quattro e ti sei alzato alle sette?".
Scoppia a ridere, annuendo. "Eccome, a me è capitato più di una volta".
Prima che io abbia il tempo di rispondere, l'autobus si ferma davanti a noi e ci avviciniamo al mezzo. Lo guardo per far salire prima lui ma con un gesto teatrale mi indica la porta dell'autobus. "Va' pure te per prima. Dovessi cascare di nuovo, ti riprenderò".
Scoppio a ridere, imbarazzata. Sì, se l'è ricordato. Che bella la vita. Salgo, impegnandomi a non cadere un'altra volta e scelgo il solito posto vicino al finestrino.
Lui mi segue, sedendosi davanti a me, con aria disinvolta. "Sei riuscita a non cadere, le mie congratulazioni".
Mi acciglio leggermente. "Ti ricordo che non mi conosci abbastanza da poterti permettere di prendermi in giro. Per quanto tu ne possa sapere, potrei anche offendermi".
Scoppia a ridere. "Mi dispiace enormemente, non mi permetterò mai più, di certo il mio intento non era quello di offendervi, signorina...?".
Rido e sento le guance riscaldarsi. "Melanie, per gli amici Mel".
"Piacere di conoscerti, Mel. Io sono James" dice, sempre con aria beffarda porgendomi la mano. Dopo averla guardata per un attimo la stringo, sorridendo. Poi mi guarda in viso, con curiosità. "Aspetta... hai anche mandato un sms alla nostra radio, vero? Mi ricordo il tuo nome e non so perché lo ricollego alla radio".
Ok. Ok. Ok.
Rimango a bocca aperta a fissarlo per qualche secondo.
Come diavolo ha fatto a ricordarsi dell'sms?
Che gli Dei del cielo mi aiutino. "B-beh" borbotto, ancora non del tutto conscia che stia succedendo davvero. "Sì, credo. Stavo andando in discoteca con degli amici e in macchina stavamo ascoltando..." Te. Stavamo ascoltando te "... la vostra radio e abbiamo pensato di mandarvi un messaggio. Il tuo... discorso sulla notte che va vissuta ci aveva ispirato molto." Ecco fatto, l'ho detto. Adesso mi scambierà per una fangirl di tredici anni -che non è poi così lontano dalla realtà-.
Sgrana gli occhi, schiudendo le sue labbra in un sorriso. "Davvero? Sono contento che io riesca ad ispirare qualcuno con quello che dico. Mi fa piacere".
Mi stringo nelle spalle, troppo timida per aggiungere altro. Per fortuna ricomincia lui, distraendomi. Mel, non andare in ebollizione. "Devo ammettere che la prima volta che ti ho vista qui ti ho scambiato per una bambina, quindi mi è venuto spontaneo fare una battuta".
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo. "Sì, tranquillo, mi scambiano sempre per una bambina. Per me andare nei parchi divertimento è una noia mortale. Non mi fanno salire da nessuna parte". Lui scoppia a ridere.
"Sì, dev'essere dura la vita lì giù" nota, divertito.
"Scusa, cos'ho appena detto sul fatto che non mi conosci abbastanza?". Lui fa finta di chiudersi le labbra con una zip immaginaria e mi fa ridere. "E tu come ma prendi questo autobus? Hai lo studio radio qui vicino?".
Scuote la testa, guardando per un attimo fuori dal finestrino, indicandomi una palazzina. "No, la mia Accademia, studio fotografia... e la notte lavoro come speaker" spiega, alzando le spalle.
Annuisco, interessata. "Bello, fotografia...come mai? Se posso chiedere".
Si acciglia, assumendo un'espressione seria. "Mi dispiace, ragioni personali".
"Oh". L'ha detto con tanta serietà da farmici rimanere male.
Poi scoppia a ridere. "No, scherzo. Non lo so, in realtà, mi è sempre piaciuta la fotografia. Penso che sia per conservare meglio i ricordi. Certe volte rimango ore e ore a guardare le fotografie, rivivendo il momento in cui le ho scattate".
Sorrido, accavallando le gambe una sopra all'altra. "Sì, capita anche a me. Poi mi rendo conto che ho praticamente perso un pomeriggio della mia vita in... nulla".
Ridiamo insieme. "Sì, è vero" concorda lui. "Tu cosa vuoi fare dopo scuola?".
Mi stringo nelle spalle. Poi, entrambi, notiamo che il signore seduto a fianco a me sta seguendo la conversazione, spostando gli occhi da me e lui. Al nostro sguardo, si mette a fissare un punto indefinito dell'autobus. Io e James ci guardiamo e ridiamo silenziosamente. "Comunque: cosa voglio fare dopo?" ricomincio. "In realtà mi piacerebbe andare in un istituto di moda, ma non so come la prenderebbero i miei".
Le sue sopracciglia si avvicinano creando una fossetta nel mezzo. "Genitori severi?".
Rido: severi i miei, buona questa. "No, al contrario. Sono dei veri hippie, ma... ci tengono tanto che io prenda l'attività di famiglia, perciò...".
Lui annuisce, comprensivo. "Sono sicuro che lo accetteranno".
Sorrido. "Lo spero".
L'autobus si ferma e lui si alza. "È la mia fermata. È stato un piacere conoscerti, Mel".
Sorrido, educatamente. "Anche per me".
Mi regala un ultimo sorriso e scende dall'autobus, sistemandosi la tracolla sulla spalla e indossando gli occhiali da sole, neri, come il suo giubbotto di pelle. Lo guardo dal finestrino finché non sparisce... poi sospiro.
Mamma mia. Che cosa strana. Devo ammettere che non me lo aspettavo così amichevole. Le prime volte che l'ho visto alla fermata mi sembrava un ragazzo di quelli che se la tirano da morire e che pensano di avere il mondo in una mano, però adesso che ci ho parlato devo dire che non è male... Non è affatto male, a dirla tutta. Per non parlare degli occhi e del sorriso, fanno a gara. E si è perfino ricordato del mio sms! È troppo per una volta sola. Inutile dire che ormai la mia opinione su di lui è decisamente positiva. Ok, basta, prima che i miei pensieri diventino qualcosa di sbagliato. In fondo è solo un tipo che ho un incontrato sull'autobus... per ora. Se prende sempre questo autobus potremmo...
Ok, no.
Mel.
No.
Pensa ad Agatha, lei non approverebbe. O forse sì? Mah, in ogni caso è meglio restare fuori da queste questioni. Non è mai prudente provare interesse per le persone che incontri sull'autobus. No, proprio no.
Torno a casa con la testa tra le nuvole, leggera.
Dannazione.
È inevitabile, vero?