Angel With A Shotgun ||MATES||

By whydntwelover

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Francesca. Una ragazza difficile e complicata. Nessuno la capisce, neanche le persone che dovrebbero starle p... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7

Capitolo 2

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By whydntwelover

Appena varcai la soglia dell'aula i ragazzi iniziarono a parlottare tra di loro, probabilmente per il fatto che il professore si era distratto dalla classe.
'Ragazzi, questa è la vostra nuova compagna di classe. La signorina Francesca Greco.' Mi voltai verso la classe che ridacchiava e parlottava senza considerarmi.
'Aah, un'altra troietta?' Mi girai e vidi un ragazzo dai capelli marrone chiaro squadrarmi completamente.
'E sentiamo, cosa ti fa pensare che lo sia?' Mi difese una ragazza dai capelli neri. Non volevo essere coinvolta in un litigio, soprattutto se io ne ero la causa. Un altro ragazzo dai capelli neri si intromise.
'Per caso non siete sorelle? Sembrate nate dalla stessa cagna' tutta la classe scoppiò in una sonora risata mentre gli amici del ragazzo, tra cui il moro, si complimentavano con lui. Io guardai la ragazza dai capelli neri, abbassò lo sguardo, dal ragazzo. Sembrava un brutto colpo per lei.
Perfetto, sono in classe con dei deficienti che mi prendono in giro, ottimo inizio.
Il professore zittì la classe e disse rivolgendosi al ragazzo dai capelli neri.
'Burci, la smetta. Si prenderà una nota, e siamo solo al primo giorno. Non immagino cosa farà in seguito' poi disse rivolto a me che ero ancora in piedi vicino alla cattedra.
'Prego Greco, si sieda dove desideri'
Mi guardai intorno e l'unico posto vuoto era proprio vicino alla ragazza dai capelli neri che mi aveva difeso poco fa. Ed era anche in terza fila. Decisi di sedermi accanto a lei per cercare di farci amicizia, mi sembrava una ragazza a posto. Quando mi sedetti la guardai, aveva gli occhi neri come la notte. Mi sorrise e io ricambiai.

Per le seguenti tre ore di lezione non ci parlammo. Al suono della campanella che annunciava l'intervallo feci un respiro di sollievo, non ce la facevo già più. Tirai fuori il cellulare dallo zaino, ma non feci in tempo ad accenderlo.
'Hei, io mi chiamo Carlotta, come mai non ti ho mai visto qui?' Mi disse sorridendo.
'Mi sono trasferita da Napoli qualche settimana fa'
'Ho sempre sognato di andare a Napoli, com'è?'
'Bhe.. è una bella città..'
'Ah, volevo scusarmi da parte di Sascha, non sa quando fermarsi a volte' disse indicando il ragazzo dai capelli neri.
'Non devi scusarti' dissi abbassando lo sguardo. Mi aveva fatto male sentir parlare cosi di mia madre, mi mancava ma non volevo mostrarmi debole, se no mi avrebbero considerato un bersaglio facile.
'Poi non dovevi metterti nei casini per me'
'Oh guarda, quei cinque coglioni non danno tregua a nessuno, è giusto che debbano finirla'
Guardai il gruppetto degli ultimi banchi. C'erano il moro di prima e una rossa che si limonavano. Mentre questo presunto 'Sascha' stava parlando con una mora e di fianco c'era un ragazzo che guardava il telefono. Notai che Carlotta lo stava guardando ma non appena i loro sguardi si incrociarono, lei distolse il suo. Mi sembrava triste, mentre il ragazzo sbuffava e riprendeva a parlare coi suoi amici. Mi girai incuriosita verso Carlotta. Lei guardandomi scosse la testa, capì che non voleva parlarne.
'Ma questo Sascha, perché fa cosi? Insomma non gli ho fatto niente'
'Non lo sa nessuno, anche a casa fa cosi. Chi lo capisce è un genio'
'A casa?' Dissi perplessa.
'Si, lui..' non riuscì a finire la frase che la campanella suonò e il prof di filosofia entrò in classe.
'Ti spiego dopo' mi sussurrò Carlotta e io annuì di risposta.

Le altre due ore passarono in fretta e al suono della campanella poteva dirsi concluso il primo giorno di 5° liceo. Presi le mie cose e uscì dall'aula seguita da Carlotta.
'Allora, cosa dovevi dirmi?' Le chiesi una volta uscite dalla classe. Stava per rispondermi quando qualcuno mi prese un braccio e mi trascinò via da li. Riuscì a vedere che era il moro di stamattina e mi stava riportando in classe. Una volta dentro mi lasciò e chiuse la porta. Mi girai e dietro di me vidi gli altri quattro del gruppetto, la rossa andò vicino al moro che era rimasto davanti alla porta, il quale le cinse le spalle con un braccio.
'Cosa volete?' Dissi guardando Sascha e i suoi amici, sbuffando. Non volevo mostrarmi debole ai loro occhi, anche se ammetto che avevo un pò paura.
'Vogliamo spiegarti alcune cose di come va questa scuola' iniziò il ragazzo con gli occhiali.
'Fatemi capire, qui le regole le dettate voi?'
'Esattamente' si intromise Sascha seduto sulla cattedra con gli altri intorno, in piedi.
'Prima di tutto non devi mancarci di rispetto'
'Altrimenti cosa mi fate?' Li provocai.
La mora si avvicinò a me e mi diede un sonoro schiaffo che mi fece cadere per terra. La guancia mi bruciava in un modo assurdo ma mi girai comunque verso di loro per guardarli in faccia.
'Grazie Camilla, per adesso basta' la mora indietreggiò mentre Sascha si avvicinò al mio viso.
'Non provocarmi'
Io lo guardai dritto negli occhi. Ci guardammo per qualche secondo poi abbassò lo sguardo e si alzò.
'Lasciatela andare' disse e i suoi "schiavi" ubbidirono prendendomi e sbattendomi fuori dalla porta. Non caddi per terra però, ma addosso ad un ragazzo con gli occhiali che mi guardò preoccupato. Poi disse, rivolto agli altri 'Sascha, lasciala stare e cerca di ragionare' lui lo guardò in cagnesco e gli urlò 'Non intrometterti Stefano!'
Il ragazzo mi aiutò ad alzarmi, sussurrai un "grazie" e subito sentì la voce di Carlotta venirmi vicino.
'Oh Francesca, cos'è successo? Prima ti stavo parlando e poi non ti ho visto più, mi sono preoccupata'
'Non è successo niente, davvero. Ora voglio andare a casa, grazie comunque' raccolsi velocemente le mie cose e uscì dall'Istituto, ormai vuoto. Nel giardino riconobbi Giuseppe di fianco alla sua macchina. Gli corsi incontro e lo abbracciai, ormai in lacrime.
'Ehi Fra, cosa succede?' Mi prese il viso tra le mani e mi asciugò le lacrime.
'Doveva essere un anno perfetto, vero Giuseppe?' Dissi tra i singhiozzi. Lui non rispose e mi strinse a se.
Già, doveva essere un anno perfetto.

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