La tanto temuta lite tra i genitori che Alex aveva preventivato venerdì sera non si verificò e il fine settimana trascorse sereno. Scarlett era tornata dopo l'incomprensione con il padre e la buona impressione che le aveva fatto si consolidò quando scoprì che era cresciuta con cinque gatti salvati dalla strada.
Domenica pomeriggio George aveva trasformato l'unico tavolo dell'appartamento in una scrivania costringendo Thomas e la fidanzata a trasferirsi in camera. Non sapendo ancora come rapportarsi con la coppia, Alex era rimasta in cucina con il padre e la sua gatta fiacca.
Fin dalla mattina Kitty si era spostata con indolenza tra le varie stanze concedendosi delle lunghe soste per riposare e scoraggiando ogni mossa di avvicinamento. Le iniziative per rallegrarla avevano dato tutte esito negativo nonostante la sua padrona avesse costruito per lei alcuni dei suoi giochi preferiti.
Quando la zia e il suo esercito di bambini invasero casa, Alex stava assemblando una pallina di alluminio per la quale la gatta, sdraiata sul pavimento accanto al frigorifero, non alzò neanche la testa.
Anche Charlie non ebbe maggiore fortuna nello sviare l'attenzione del fratello dal suo computer.
"Sarà così per tutta la sera?" sbottò dopo l'ennesima replica automatica. "Io parlo e tu giochi?"
"No, Charlie." "Non starai qui tutta la sera."
"Hai sentito quello che ti ho detto di Elliott?"
"Se rispondo di no dopo mi lascerai in pace?"
"E' importante."
George abbassò lo schermo del portatile e si appoggiò allo schienale della sedia. "Quindici secondi, Charlotte."
"Elliott ti chiederà l'indirizzo di Babbo Natale perché deve spedire le letterine per i regali."
"A metà novembre?"
"Ne parla già a gennaio." "Di solito è Thomas che organizza una sorpresa ma gli ho spiegato che quest'anno te ne occuperai tu."
"Per quale ragione Thomas si presta a queste pagliacciate?"
Charlie lo guardò malissimo. "Lui vuole bene ai tuoi nipoti."
(segue)