****
"Dovresti abbracciarmi più spesso" gli dico sotterrando la testa nel suo petto.
"Invece tu dovresti ridere più spesso, sei più carina quando lo fai."
****
Come sempre mi sveglio sudata e con i battiti cardiaci accelerati. Mi porto la mano sulla fronte e mi asciugo il sudore.
Quei ricordi mi danno la caccia.
Asciugo le poche lacrime che scendono dal mio viso e mi guardo in torno.
Una sensazione di delusione si forma sul mio viso alla mancanza di Mike nel letto ma subito dopo ne sono grata.
Se mi avesse sentita o vista in questo momento, avrebbe voluto spiegazioni e io non sono ancora pronta.
Mi alzo dal letto e scendo al piano inferiore, in casa non c'è nessuno e questo mi ferisce ancor di più non per gli altri, mi ha invitata Mike è adesso lui non c'è, mi sento presa in giro onestamente.
Non riesco a capire il suo cambiamento. Fino ad una settimana fa mi odiava, faceva di tutto pur di allontanarmi da tutti e adesso non facciamo altro che ritrovarci insieme.
Non so questa cosa come interpretarla.
Da una parte sono felice, magari ha cambiato idea su di me e adesso possiamo provare ad andare d'accordo ma l'altra parte è seriamente preoccupata. A cosa è dovuto questo suo cambiamento?. C'è qualcosa sotto.? È dovuto a quella maledetta frase, la sera in piscina.?
Nego con la testa e caccio i diversi pensieri che mi vengono.
Ha questa brutta mania di offendermi. Da quando ho conosciuto Katy e di conseguenza lui e gli altri, Mike non ha fatto altro che offendermi e farmi soffrire.
Finendo poi chiamandomi troia.
Questi suoi sbalzi mi fanno impazzire.
Decido così di andarmi a fare una doccia e liberarmi da questi pensieri.
Perché non è in casa?. Dove sarà ora, mentre io sono in camera sua?.
Mentre l'acqua scivola sul mio corpo, quelle domande si moltiplicano.
Dovrei tranquillizzarmi ma in realtà sono tutto tranneché tranquilla.
Indosso l'asciugamano che precedentemente avevo preso da un cassetto ed esco, sul momento di rivestirmi, mi stupisco di vederlo sdraiato sul letto.
Ha gli occhi chiusi e non fa altro che sbuffare.
Prima che me ne possa pentire mi avvicino lentamente e mi siedo al suo lato.
Apre di poco gli occhi e sorride. Mille emozioni si espandono alla vista del suo sorriso.
È sempre bello, continuo a pensare.
"Pensavo fossi andata via" sussurra calmo.
Nego solamente.
"C'è qualcosa che non va?" chiede in seguito.
Porta una mano sul mio ginocchio e fa dei massaggi circolari. Mi guarda attentamente in attesa della mia risposta.
"Dove sei stato?. Non c'eri quando mi sono svegliata, potevi farlo tu.. così sarei andata via prima." Dico e toglio la sua mano dal mio ginocchio e mi alzo dal letto.
"Non volevo" dice solamente.
Mi squadra tutta e un rossore si espande sulle mie guance al ricordo di essere davanti a lui in quelle condizioni.
Mi indica con il viso i vestiti che ieri sera mi aveva prestato e mi ricaccio dentro il bagno. Mi rimetto i suoi abiti e mi faccio una coda alta.
Quando esco dal bagno l'unica cosa che dice è di scendere in cucina. Così lo seguo ed entrambi ci sediamo attorno al tavolo.
Prende un respiro e incomincia a parlare.
"Non sono andato via per piacere mio, se potevo farlo sarei rimasto con te ma avevo da fare."
"E cosa?"
"Charlotte, dovevo andare a lavorare. Non potevo non andare solo perché c'era una ragazzina nel mio letto."
La durezza con cui lo dice mi fa perdere un battito.
"Una ragazzina nel tuo letto?. Ma credi davvero che mi abbasserei a tanto?" gli dico ridendo.
"Lo sappiamo entrambi che ogni volta che ti tocco tremi e sappiamo entrambi che se mi avvicinassi e ti toccassi in questo momento te lo lasceresti fare" dice.
Adesso quello che ride è lui. Il mio cervello non riesce a credere davvero alle sue parole.
Crede davvero che io lo desideri?.
"Solo non sono io a volerlo" dice poco dopo.
Il mio corpo si immobilizza per dei secondi e le mie mani iniziano a tremare.
Non succede tutto quello che ha detto, solo perché lui non vuole?.
Mi alzo dalla sedia e senza che me ne accorgo mi avvicino a lui e gli tiro uno schiaffo.
Subito mi ferma i polsi ma ormai l'ho fatto.
Non avrei dovuto arrivare alle mani ma il fatto che creda che la dia al primo che passa mi fa imbestialire.
"Come ti sei permessa" ringhia a bassa voce, facendomi sbattere le spalle all'altezza del frigorifero.
Entrambi i nostri respiri sono pesanti. Quando alzo lo sguardo, noto il rossore sulla sua guancia estendersi. I suoi occhi si sono scuriti in meno di cinque secondi.
"Come cazzo ti sei permessa a tirarmi uno schiaffo, come hai potuto" mi lascia i polsi e come la prima volta dà un pugno alla porta.
È talmente infuriato che credo romperà la porta a due.
Voglio fermarlo ma cosa devo fare ho rovinato tutto. Non dovevo reagire così.
"Non puoi sempre dire che io abbia bisogno del tuo tocco" urlo.
Ma come si permette di chiamarmi ragazzina e credere che io voglia essere toccata da lui e il bello dice di essere lui a non volerlo.
Lui non vuole toccare me.
Non gli piaggio fisicamente è questo il problema?. Non gli piace il mio corpo?.
Io non voglio fare niente ma il fatto di non essere neanche minimamente desiderata da un ragazzo, fa male, troppo.
"Sei tu che non fai altro che ferirmi, dalla prima volta che mi hai visto non hai fatto altro che mettermi i bastoni fra le ruote. Come faccio a fare finta di niente. Stamattina credevo che eri andato via per andare da un altra rqgazza" urlo ormai fuori di me "per questo ero ferita. Non ricordavo che andassi a lavoro e ora te ne esci con la scusa che sono una ragazzina bisognosa del tuo tocco."
Faccio qualche respiro per calmarmi e afferro un bicchiere d'acqua.
In tutto questo lui è rimasto di spalle, immobile. Non so cosa stia pensando ma non mi importa. Quando siamo insieme non facciamo altro che litigare.
Si gira di scatto e mi guarda, si passa una mano nel viso, sicuramente dovuto allo stress e si accende una sigaretta. Nessuno dice niente.
Si sentono solo i suoi respiri pesanti e i tiri dovuti alla sigaretta.
"Vado via" dico qualche istante dopo appoggiandomi al livello della cucina con le braccia incrociate.
"No" risponde immediatamente.
"Voglio sapere dov'è finita la ragazzina sempre timida e imbarazzata" dice ridacchiando "hai tirato adesso le unghia?"
"Non essere cosi cattivo con me."
"La cattiveria è a base di tutto cazzo. Dici di essere buona e poi mi tiri uno schiaffo...vuoi uscirne e dire che era per autodifesa?. Non ti avevo neanche sfiorato."
"Mi hai graffiato con le parole."
"Non fare la vittima adesso, se non ti importa di me non ti dovevano neppure toccare."
"Non mi importa di te."
"Lo spero perché per me sei come le altre."
Il suo tono duro mi fa rabbrividire, il modo in cui i suoi muscoli si tendono è impressionante e le vene sembrano voler uscire dalle sue braccia.
In tutto questo lui ride. È arrabbiato ma ride cos'ha che non va questo ragazzo?.
Scappo via e salgo sopra chiudendomi in bagno.
Davvero sono arrivata al punto di farmi sentire inutile e indesiderata. Perché non sono restata a casa?.
Dopo penso mezz'ora sento dei passi avvicinarsi e sento la sua indecisione dallo strato della porta.
"Stai bene?" chiede mentre bussa alla porta.
Verrebbe a me di ridere adesso.
Lo ignoro e per distrarmi guardo il soffitto. Wow che lampadario..
"Non peso le parole che dico, lo dovresti aver capito" sussurra mentre si allontana dalla porta.
"Frase fatta" sussurro sicura che non mi senta e incrocio le braccia.
"Non è vero, sono solo sincero."
Mi stupisco quando non sembra innervosirsi dalla mia frase, anzi sembra spiegarsi.
Sbuffo non sapendo che fare è di nuovo per distrarmi fisso le mie gambe. Le odio, sono così grosse e poi sembrano mollicce, per non parlare della mia pancia, sembra che stia esplodendo. Le mie unghia tutte smangiucchiate sembrano rovinare per fino la forma della mia mano.
Che cavolo vorrei piangere.
"Perché non parli più? dice velocemente. "Charlotte stai bene.?"
No. "Si"
"Adesso esci."
"No."
"Ti ricordi quando al parco ti ho parlato delle mie sorelle.? Non prendo il loro argomento perché soffro e mi dispiace averti fatto ricordare dei tuoi vecchi tempi dicendoti alcune parole."
Sento il pentimento in ogni sua sillaba, mi sento impotente, mi sento così stanca di tutto questo.
"Ti faccio soffrire involontariamente, credimi. Non potrei mai farlo di proposito."
Lunghissimi attimi dopo apro la porta.
È seduto sul letto e sembra nervoso, quando viene verso la mia direzione subito mi preoccupo perché non ho la minima idea di che cosa voglia farmi ma tiro un sospiro di sollievo.
Si avvicina sempre di più e si butta a terra proprio sotto il cornicione della porta, a qualche centimetro da me.
"Ho dei problemi da risolvere e mi dispiace riversarli su di te, sono stressato."
Le sue mani finisco sul suo viso e comincia a stropicciarsi.
Si accoccola di più alla porta e in questo momento sembra solo un bimbo bisognoso di affetto.
Sospiro e mi avvicino.
Tocco delicatamente il suo ciuffo e lui sospira. Piano piano entrambi ci iniziamo a rilassare e l'atmosfera si cambia.
"Me lo meritavo lo schiaffo" sussurra solamente.
Mi si stringe lo stomaco a sentire la sua voce così bassa. Non riesco a capire come fa a passare da essere calmo e tranquillo ad uno stronzo patentato e ritornare bambino minuti dopo.
Si sente in colpa, per questo fa così?.
"No, ho esagerato non dovevo" dico "nulla si risolve alzando le mani" continuo.
"Lo diceva anche mia madre."
Io non conosco la sua vita. Io non so nulla su di lui e questa cosa un po' mi turba.
Anche se la coscienza mi dice che entrambi non sappiamo niente l'uno dell' altro.
Chissà che donna sarà sua madre.
"Mi dispiace" sussurro staccandomi da lui e senza il suo consenso scendo in cucina e apro il freezer.
Controllo e quando trovo una busta di ghiaccio sorrido.
Ritorno da lui e poggio la busta sulla sua guancia arrossata.
"Fa male?" chiedo.
Non credo che un ragazzo come lui possa farsi abbattere da uno schiaffo e più probabile non gli sia piaciuto il gesto.
Mi sono stupita da sola, non è da me.
È poi lui sembra indistruttibile con quell'aria da duro che viene anche difficile credere che abbia questo lato così dolce.
Nega con la testa. "Per niente"
Solo poco dopo quando continua a parlare, perdo un battito.
"...mi ha fatto male la tua espressione."