" I'm falling again "
-Falling-
.Harry Styles.
Mi guardai continuamente intorno per cercare di scorgere una via di fuga, ma senza trovarla.
Ancora una volta mi trovai nello stesso piccolo vicolo cieco per tentare di scappare da quelli che una volta erano i miei amici, e che ora sono diventati la causa dei miei lividi e spesso delle mie lacrime.
Iniziai a correre per cercare di uscire dal piccolo vicolo, ma sfortunatamente la mia resistenza nel campo sportivo non era molto alta e venni fermata da quelle grandi braccia che ormai conoscevo come il palmo della mia mano, e che non mi lasciavano un giorno libera.
Le lacrime minacciavano di uscire, ma le rimandai indietro perchè sapevo che niente avrebbe potuto salvarmi da quello che sarebbe avvenuto dopo.
Ripresi il fiato che mi mancava appena in tempo prima che qualcuno mi tappasse la bocca tenendomi ferma per impedirmi di scappare.
"Ferma!" esclamò quella persona che tanto conosco, togliendomi la mano dalla bocca ma sempre tenendomi ferma.
"Beau, non credi che sia ora di finirla con questa storia?" chiesi cercando di farlo ragionare, cosa inutile poichè arrivarono i suoi amici, che oramai sono diventati i miei ex amici.
"Beau, non farti influenzare da una stupida ragazza" disse una seconda voce avvicinandosi all'amico.
"Giusto, quella stupida ragazza che fino a due anni fa era la vostra migliore amica, colei che ergeva un muro alto e forte, così forte che nessuno riusciva a scalfire a cui avevano accesso solo i suoi migliori amici, nonchè coloro che si sono rivoltati al momento del bisogno?"
Il suo viso, delimitato da tratti ben definiti, non diede segno di interesse a ciò che avevo appena detto. "Aiden, hai portato quello che ti avevo chiesto?" chiese Beau, dandomi la conferma che le mie parole non l'avevano hanno scalfito minimamente, avvicinandomi ancora di più a Aiden.
Una terza persona parlò, rivelandosi essere Aron "si, e ne abbiamo portata una in più" disse per poi mostrarmi due paia di corde che conosco molto bene.
"La seconda corda a cosa serve?" continuai.
"Se nel caso non dovessi comportarti bene, la useremo per farti ancora più male"rispose Aiden con un ghigno sul viso.
Si avvicinarono tutti e tre, tentando di intimidirmi, ma ormai per me era tutto normale.
Sono 2 anni che continua questa storia, ormai ne sono abituata. Tutto questo nacque quando i miei amici scoprirono che Zack, ex migliore amico di tutti noi, era immischiato in butti giri. Un giorno mi chiese di partecipare ad una gara: mi disse che era tutto normale e che se avessimo vinto saremmo stati i più popolari della scuola. Non ero del tutto convinta, ma mi disse che se l'avessi fatto con lui sarebbe stata l'ultima volta e che non avrebbe più frequentato quei giri, se ne sarebbe andato: in effetti così è stato, dopo quella sera riuscì a scappare dopo aver guadagnato molti soldi e di lui non seppi più nulla. A me andò peggio: riuscì a scappare e a nascondere l'accaduto, ma un giorno Aiden scoprì tutto e lo riferì agli altri. Non potevano permettersi di infangare il loro nome, così mi ricattarono, dicendo che se fossi andata in giro a raccontare ciò che loro sapevano me l'avrebbero fatta pagare. In un certo senso, sto pagando ancora oggi, e questa situazione ne è la dimostrazione: un cerchio da cui non riesco ad uscire, una situazione più grande di me che non so più come controllare e la sera mi resta solo che sperare che l'indomani si decidano di smetterla, che non è colpa mia e che se dovessero continuare finirebbero in guai più grandi di loro.
"Vi prego non fatemi male" dissi accasciandomi a terra.
Aron sorrise, si piegò sulle ginocchia e mollò un sonoro schiaffo sulla mia guancia destra.
Quello era il segnale. Si avvicinarono anche Aiden e Beau che si unirono al loro amico. Non soffrii, ero abituata e ormai avevo le scuse pronte al mio rincasare: "sono caduta a educazione fisica, sai quanto sono maldestra" o più semplicemente " sono nervosa e mi sfogo su me stessa". Perchè è cosi che sono: solitaria e confidente solo di me stessa, mi piace ascoltare gli altri ma non lascio che sappiano tanto di me, tengo i miei pensieri per me stessa ma col passare del tempo iniziano a pesare, e quando ci penso tutto il controllo che ho avuto su di essi cede, lasciando spazio al dolore.
Continuarono così per almeno 10 minuti, finchè Beau non ebbe il buon senso di decidere che potesse bastare per oggi.
Aiden parlò "bene, Mason, a domani"disse slegandomi i polsi mentre Aron e Beau si iniziarono ad allontanare.
Mi alzai ma attesi che se ne andassero per ritornare a casa, non volevo che cambiassero idea. Approfittai di quei minuti per risistemarmi e per preparare mentalmente ciò che avrei detto al ritorno a casa. Mentre camminavo mi guardai i polsi: c'erano gli stessi segni che avevo ormai quasi sempre, dei lividi violacei, dovuti alle corde.
Dopo circa 20 minuti di camminata rientrai in casa, consapevole che nell'altra stanza c'era il mio fratellino Matt, di soli dieci anni che è del tutto ignaro di questa situazione.
Probabilmente sentì lo sbattere di una porta perchè poco dopo me lo ritrovai avvinghiato alla vita, goffamente visto la sua scarsa altezza, caratteristica della famiglia visto che neanche io sono molto alta per la mia età.
" Selene" disse iniziando a saltare da una parte all'altra.
"Hey Matt, anche tu mi sei mancato" dissi sorridendo e abbassandomi per poterlo abbracciare più facilmente. Non notando la presenza di nostra madre gli chiesi: "dov'è la mamma?"
"È tornata poco fa da lavoro, ora è in cucina" disse, indicando con un segno la cucina che si trovava alla sua destra.
Lo salutai allora con un bacio sulla guancia, raggiunsi la cucina e trovai mia mamma Karen a cucinare del pollo arrosto.
"Selene, tesoro come stai?"
"Come ogni giorno" dissi avvicinandomi a lei.
"Cosa hai fatto oggi di interessante? Sei rincasata più tardi rispetto al tuo solito"mi chiese. Oh mamma, se solo sapessi.
"La professoressa Clarke ci ha assegnato un compito da consegnare tra due settimane la cui traccia è stata estrapolata dall'esame di Stato" esposi senza dilungarmi troppo, dato che l'unica cosa che desidero al momento è andare in camera mia e immergermi nei miei pensieri.
Il tema della traccia era "Tradimenti. L'imprevedibilità nelle relazioni umane" un tema che, per ironia della sorte, mi sta molto a cuore. Insomma, intendiamoci: chi nella vita non è stato tradito almeno una volta? Ovviamente non intendo il tradimento amoroso, quello secondo me si trova in secondo piano, soprattutto quando l'amore viene sperimentato in età relativamente precoce, ma d'altro canto è molto importante quando parliamo di tradimento coniugale. Il tradimento secondo me più importante e allo stesso momento più grave è il tradimento della fiducia: la fiducia è un concetto che non si deve mai perdere di vista, dato che ogni relazione che instauriamo quotidianamente si basa su di essa. Se non c'è la fiducia, come possiamo pretendere che ogni tipo di relazione regga? Da bambini si è soliti dire "saremo per sempre migliori amiche" , ma a conti fatti non finisce quasi mai così, perchè l'adolescenza a volte può essere una brutta bestia, dato che spesso e malvolentieri ci si perde di vista con l'inizio delle scuole superiori e addirittura delle scuole medie.
"Pensi di iscriverti a quel corso di scrittura che ti ha proposto la professoressa?" mi interruppe mia madre. Le sono grata, perchè non ho per nulla voglia di pensare a questo compito. La signora Clarke ci disse 'scrivete quando siete ispirati, perchè i migliori testi sono quelli scritti quando la mente è vuota e non stressata da qualcosa che al momento non potete risolvere' : al momento non sono ispirata, e per mia sfortuna non sono una ragazza che ha molta inventiva. Solitamente quando facciamo i compiti in classe di italiano le spiegazioni ai voti sono sempre quelle: 'hai sviluppato bene la traccia, peccato per la lunghezza che non è abbastanza per poter prendere voti più alti' ma alla fine la mia vita è questa: sono sempre un passo indietro a tutto e tutti, e nonostante mi sforzi di eccellere un po' di più, non sempre il risultato che ottengo è quello che mi soddisfa.
"Credo di si, mi aiuterà a migliorare nella scrittura, penso." Non voglio dirle che mi piacerebbe molto partecipare per sfogarmi.
"Penso che andrò in camera a fare i compiti, se hai bisogno chiamami, altrimenti scenderò per cena" mi dileguo così, salendo le scale che portano al secondo piano.
La nostra non è una casa grandissima, bensì il necessario per viverci in tre: siamo io, mia madre e mio fratello Matt. Mia madre è diventata tale in età relativamente giovane, a ventitrè anni, appena completati gli studi per diventare psicologa presso l'università di Birkbeck. All'epoca ebbe il suo primo figlio, mio fratello maggiore Caleb, che attualmente ha ventidue anni, che si è trasferito a Manhattan due anni fa in seguito ad una proposta lavorativa molto esaustiva e alla sua 'voglia di cambiare aria' , cito sue testuali parole. Dopo cinque anni ebbe me, dopo una serie di complicazioni durante la gravidanza, tra cui minaccia d'aborto, nacqui. All'inizio fu tutto complicato, il giorno era pieno di visite e mia madre doveva badare anche a mio fratello, però le cose andarono poi migliorando. Dieci anni fa nacque Matt, per lei la cosa più bella che le sia mai successa nella sua vita, da subito diventato il suo preferito. Mio padre era il capo della Polizia più importante della città, ma purtroppo morì quattro anni fa in servizio durante una sparatoria. Interpretò la nascita e l'infanzia di Matt come collegamento a nostro padre, e questo in un certo senso l'aiutò ancora di più a superare la perdita. La casa in cui abitiamo si trova nel quartiere di Inslington, nella zona centro nord di Londra. L'arredamento della casa è tipico inglese, molto spaziosa e ben decorata. Si sviluppa su due piani: abbiamo un salotto spazioso dotato di caminetto e una libreria in cui sono contenuti tutti i libri e gli attestati di psicologia che ha ottenuto mia mamma nel corso degli anni. La cucina è dotata di un grande piano di lavoro e una spaziosa isola. Al piano superiore si trova subito la stanza di nostra madre e a seguire la mia, al cui interno è presente un letto a una piazza e mezzo, una cabina armadio, una scrivania e relativa sedia dove solitamente faccio i compiti, una libreria che occupa una grande parte della parete in cui sono riposti i libri che custodisco gelosamente e infine una tv appesa al muro accanto a una finestra. In fondo al corridoio si trovano il bagno, la stanza di mio fratello Matt che un tempo era quella di Caleb e lo studio in cui mia mamma alcuni giorni lavora.
Appena entro nella mia stanza chiudo la porta e collego la musica allo stereo che c'è accanto alla tv. Faccio partire la canzone "Falling" di Harry Styles e mi stendo sul letto, ascoltando le parole e lasciando che esse mi colpiscano come una ventata d'aria in pieno inverno.
MY SPACE:
Ciao amici,
ho deciso di riprendere a scrivere questa storia, perchè era da un po' di tempo che volevo scrivere e non volevo iniziarne una nuova, dato che a questa ero e sono particolarmente affezionata.
Perciò eccomi qua, a scrivere una storia in cui sto mettendo molte cose e pensieri miei personali, perchè alla fine è cosi che deve essere una storia.
Spero mi seguiate di nuovo.
Buon weekend e a presto,
Greta.