<< eccoti qui finalmente, non mi degni neanche di una chiamata per farmi sapere che stavi bene. Dovresti vergognarti >> urla Lori mentre mi apre la porta di casa. Ed ecco che parte l'interrogatorio.
<< ma sapevi che stavo con Marco >> mi dirigo nella mia stanza senza fare caso al suo modo di guardarmi.
<< lo so, ma sei stata con lui praticamente due giorni di fila. E io devo anche andare al lavoro, ma voglio sentire cosa avete fatto. Anche questi vestiti, ovviamente non sono tuoi e perché mai ti stai cambiando adesso? >>
<< sono di Marco e so che ti devo raccontare qualcosa ma dobbiamo andare da una parte >>
<< ma io voglio saperlo. Queste mutande, sono poco femminili >> la sua voce sfuma mentre io tolgo i pantaloni e mi blocca per le spalle con un sorriso furbo che le incurva le labbra.
<< dillo che hai fatto sesso con Marco, voglio sentirtelo dire, dillo. Forza >> mi sprona e inizia a scuotermi. Ma perché la mia vita sentimentale deve essere di dominio suo? È colpa sua se mia madre ha scoperto di Luca.
<< non ho fatto sesso con Marco >> dico ridendo, ma lei non mi lascia comunque andare.
<< certo che lo hai fatto. Ti si legge in faccia. Ci stai pensando anche adesso >>
<< ok, sì, abbiamo fatto l'amore. Un paio di volte e abbiamo fatto la doccia insieme, senza altri fini, ma comunque una doccia..bollente >> mi viene da ridere per il modo frettoloso in cui sto cercando di riassumere il tutto.
<< guarda che puoi dire sesso, non è una parola che si usa nei porno. Se due persone si amano e scopano è sempre amore. A volte sei così irritante >>
<< e tu sei così volgare a volte >>
<< ma stai zitta. C'è altro che devo sapere vero? >>
<< sì. Marco mi aspetta giù e io devo vestirmi >>
<< puoi fare due cose contemporaneamente >> si dirige nel mio armadio e inizia a trafficare spero per aiutarmi a prepararmi.
<< gli ho detto che lo amo >> e vengo colpita da una maglia. Bel modo di aiutarmi.
<< non avevo trovato un modo per dirlo, ma sono partita con un discorso inerente e gliel'ho detto. Non mi aspettavo una risposta e invece mi ama. Nel nostro modo folle, ce lo siamo detti e non pensavo ricambiasse, non in quel momento almeno. E poi è successo quel che doveva succedere. Non so come spiegarti quella serata, non trovo un aggettivo che la descriva appieno o come ci siamo detti ancora non gli hanno dato un nome. È semplicemente meraviglioso. Lui, le sue parole, i suoi sguardi e il suo modo di amarmi e la sua dolcezza >>
<< oh, ma certo che ti ama. E tu te lo meriti, ti meriti Marco e questo amore >>
<< com'è che sei così sentimentalista oggi? >>
<< perché ti voglio bene scema e poi ci vediamo così poco da non avere neanche il tempo di spettegolare su questi ragazzi >>
<< è vero, mi dispiace. Prometto che torneremo alle nostre serata da vino e notte insonni. Basta che mi dici i giorni in cui sei libera e prometto che non prenderò nessun impegno >> metto il capotto e la stringo in un abbraccio che, da tempo non le davo e da molto mi mancava.
<< va bene, ma lo sai che sono felice che esci con Marco anche perché il mio lavoro è veramente una galera >>
<< galera o no sei una cuoca magnifica e io vado prima che Marco mi venga a prendere con la forza >>
<< ma se quel ragazzo di ama in ogni modo possibile >> mi giro a guardarla velocemente mentre i miei piedi mi portano verso la porta e la lascio con un sorriso soddisfatto. Mi sono anche dimenticata di chiedere se Ivan è partito. Sono pessima.
Oh Marco, perché sei tu Marco.
<< ti sei sorbita il terzo grado di Lori vero? >> chiede appena mi siedo in macchina. Guardalo tutto divertito dal sapere che ha ragione.
<< ridi tu. Spero che Claudia o Marta o magari tutte e due insieme ti riempiano di domande >>
<< ma io non sono stronzo, le dico le cose >> mi pizzica la guancia come a una bambina
<< wow, il tuo livello di romanticismo mi sconvolge >> cerco di pizzicarlo, ma lui mi precede stringendo la mia mano in una morsa delicata e la porta alle labbra per lasciarci un bacio sulle nocche.
<< ti amo >> dice e io sospiro per il semplice fatto che so che non mi abituerò mai al modo in cui mi fanno sentire queste due parole ogni volta che le pronuncia.
<< ti sei mai chiesto se sia difficile dire di amare un'altra persona? Voglio dire, non penso che per te sia difficile dirlo, ma ti sei mai chiesto una cosa simile? >> chiedo
<< mi sono chiesto quanto sia difficile mentire, se così si può dire perché penso che come sia facile innamorarsi e amare quella persona anche contrariamente a quello che vogliamo, sia facile anche dirle che la si ama. Viene naturale in fondo se il sentimento è vero allora anche le parole vengono da se >>
<< sono facile da amare? >> chiedo ancora mentre piccoli, stupidi pensieri negativi incasinano la mia mente.
<< penso che i sentimenti siano la cosa più facile e complessa che esistano. Fanno parte di noi anche se magari non li vogliamo, spesso pensiamo che sia meglio essere senza sentimenti perché ti permetterebbe di vivere senza paure e insicurezze. Invece è un bene che ci siano, che non possiamo controllarli perché forse è questo che ci spaventa maggiormente di loro, il fatto che non possiamo controllarli, anche se tentiamo di nasconderli, di sopprimerli loro sono lì che in un certo modo condizionano il tuo modo di vivere. Per cui sinceramente ti amo, perché ti amo e basta >>
<< hai mai cercato di controllare i tuoi sentimenti? >>
<< si, molte volte. Più che altro, li nascondevo, tentavo di nascondere tutto di me. Anch'io mi nascondevo da tutti >> sento la voce e il suo rammarico che violano il sorriso che al contrario fa brillare i suoi occhi.
<< adesso non li nascondi più >>
<< no! Col tempo ho imparato che devo lasciar vivere questi sentimenti e soprattutto lasciar vivere me stesso. Mi piace di più essere giudicato un bambino troppo sensibile piuttosto che quello che non sono. E poi, perché mi devo nascondere? Sono così bello >> fa una facci stupida che forse nella sua complessa immaginazione vuole essere sexy, ma no, non lo è.
<< tu sei facile da amare invece >> mormoro guardandolo con divertimento.
<< lo dici solo perché mi ami >>
<< no! Voglio dire, ti avrei amato in un altro modo se non in questo. Non so se mi spiego. Anzi, il tuo Esercito ti ama, non come faccio io o forse qualcuno si, ma a loro modo ti amano. Ti amo comunque anche come Fan, per cui io ti amo due volte >> rido per la piega che probabilmente questa conversazione prenderà.
<< allora vale anche per me dato che io amo il mio Esercito >> come non detto
<< ma non vale, puoi lasciarmi vincere una volta? >>
<< no! >> dice ridendo soddisfatto. Le nostre conversazioni sono assurde almeno quanto può esserlo il nostro amore.
<< se ci sentisse Lori o peggio Ivan mi prenderebbero in giro per almeno dieci ore al giorno >> rido pensando già a cosa direbbero.
<< perché? >>
<< beh! Ricordi che li ho definiti mielosi? Non dico che glielo dicevo ogni giorno ma ci ero vicina. Per cui sono sicura che verrei ripagata con la stessa moneta >>
<< perché siamo mielosi? >> chiede fingendo indifferenza ma non è bravo in questo.
<< direi proprio di si >>
<< ma varrebbe la pena essere preso in giro per te >>
<< vedi? Continui a fare il mieloso >> lo riprendo e lui scuote la testa cercando di negare perché non riesce a parlare dal troppo ridere. Noi due in macchina siamo pericolosi.
<< non sono mieloso, hai detto che non sono romantico >>
<< non ho detto questo, volevo solo intendere fare allusioni sul fatto che sono una stronza non è proprio un complimento da persona romantica >>
<< no! È un complimento da persona sincera >> ribatte spostandosi più a sinistra mentre io li pizzico un po' il braccio. Voglio dire, devo pure attaccare in un modo, sono una donna. Per tutto il tragitto non abbiamo fatto altro che parlare e scherzare mentre lui guida verso un posto che non so. Ma in fondo, la meta non è un posto ma quello che proviamo o no?
<< eccoci qua >>
<< non mi hai ancora detto che siamo venuti a fare comunque >>
<< niente di complicato >>
<< io non sono stronzo, le dico le cose >> lo sfotto cercando di imitare la sua voce. Lui ride e per niente colpito dal mio commento, mi prende la mano ed entriamo nell'edificio.
Rimango zitta al suo fianco per tutto il tempo che parla con un uomo all'entrata, poi ci dirigiamo verso l'ascensore. Odio gli ascensori, ma non ci faccio caso mentre mi chiedo che posto sia questo.
<< devi registrare? >> chiedo mentre guardo l'ambiente intorno, tutto pulito e di un colore neutro
<< no, non oggi almeno. Devo partecipare a un album >>
<< ah, ok >>
<< come sei curiosa >>
<< lo credo bene, altrimenti che giornalista sarei? Comunque potresti dirmelo senza continuare a fare il misterioso >>
<< ma io amo fare il misterioso >>
<< l'avevo capito >>
<< lo spero bene. Comunque conosci Davide Dileo? >> mi guarda tutto contento mentre percorriamo un corridoio. Scuoto la testa chiedendomi se devo fidarmi o meno. Scommetto che mi sta prendendo in giro
<< ok, allora conosci i Subsonica? >>
<< si certo. Piccola istrice, dagli occhi bui, chi ti farà ridere? >> cerco di cantare nel mio modo tarocco. Mi è sempre piaciuta questa canzone. Ci fermiamo davanti a una porta aperta e Marco bussa attirando l'attenzione di un uomo che si alza immediatamente.
<< Marco, finalmente. Come stai? >> avrà forse una quarantina d'anni e una leggera barba che li scurisce la mascella.
<< lei è Sonia >> mi presenta dopo aver sciolto l'abbraccio.
Li stringo la mano confusa perché non lo riconosco. Ricordo il cantante dei Subsonica e lui proprio mi è nuovo.
Ci chiudiamo dietro la porta e mentre loro iniziano già a parlare, io osservo lo studio di registrazione o come si chiama, perdendomi in tutti quei strumenti a mio parere incomprensibili.
<< ti faccio sentire la musica o vuoi leggere prima il testo? >> chiede Davide mentre io sono ferma su una sedia a fissarli. Parlano di accordi e robe varie a cui io purtroppo sono del tutto ignorante.
Guardo Marco che ogni tanto mi lancia delle occhiate e sorride facendomi un occhiolino. Per quanto mi senta in imbarazzo ad essere con una persona che non conosco e che penso non sappia neanche perché io sia qua, basta che guardo lui per sentirmi di nuovo tranquilla.
Parte una base che mi lascia piacevolmente colpita e il piano ne fa da padrone. Ho sempre adorato il pianoforte. Questo mi fa pensare a noi due ieri mentre cantavamo in modo confusi nel suo studio. Non ho imparato niente di quello che mi ha insegnato sulle note o a cosa servisse il pedale. Marco mi confonde spesso e volentieri.
<< bella >> mormoro ricevendo uno sguardo da Davide che sorride quasi a ringraziarmi, ma Marco non si muove di un millimetro immerso nella musica. Le sue labbra si muovono leggermente seguendo il ritmo e le palpebre fisse su un punto a noi ignoto.
<< ti piace? Se senti che qualcosa non ti convince >>
<< è il tuo album >> ribatte Marco con quel tono da "io non ho voce in capitolo".
<< lo so, per questo sei qui come artista e non solo come voce del brano. Quindi non farti problemi >>
<< ok, dov'è il testo? Ho bisogno di masticarla e saprò dirti >> dice Marco schiacciando un testo che fa ripartire la musica.
<< certo. Ti invio il testo e la musica e si libero di annotare le tue perplessità a proposito >> dice contento mentre traffica con un computer.
<< va bene, poi ci mettiamo d'accordo. Quanto tempo abbiamo per registrare? >>
<< guarda, non ho ancora deciso niente ma mi piacerebbe che esca ad ottobre. So che sei impegnato con i concerti e tutto, puoi farmi sapere tu più o meno un periodo libero. Possiamo apportare le modifiche e gli accordi in alcuni giorni, ma mi piace che la canzone venga registrata in un singolo giorno per avere un tono più o meno equilibrato, senza correggere spero niente della tua voce originale anche perché avrà molte salite per come ho immaginato questa canzone per te. Io non canterò, sei tu quello che ha la padronanza di tutto in questo pezzo per cui ti chiedo di entrarci dentro e sentirla e soprattutto sentire cosa ti valorizza o meno in ogni singola nota o in ogni parola. La tua voce è stata la mia musa in questo quindi se trovi qualcosa che sai non ti descriva non farti problemi nel dirmelo >> le sue parole mi fanno sorridere mentre guardo Marco imbarazzato che ovviamente lo ringrazia.
<< che bello questo posto >> mormoro seguendo Marco per il parco. Non è quello di sempre, non ci sono i laghetti ma gli alberi sono tutti diversi, alcuni con fogli e altri spogli con i nidi abbandonati che si vedono incastrati tra i rami.
Ci sediamo su una panchina e Marco si sdraia con la testa sulle mie gambe. Perché la comodità è tutto.
<< è difficile cantare per qualcun altro >>
<< cosa? >> chiedo mentre lui strisca le dita sul telefono cercando chissà cosa.
<< quando canto una mia canzone so come la voglio e non esce mai perfettamente come la immaginavo, non esce mai perfetto. So che è stupido desiderare la perfezione ma non posso farne a meno. E se non riesco ad essere io del tutto soddisfatto, allora come pensi che lo sarà qualcun altro che ovviamente ha un'idea di quello che vuole? >>
<< beh, immagino la tua paura sia sensata, ma sono sicura che sarai bravissimo e Davide sarà contentissimo >> dico accarezzando i suoi capelli.
<< ammiro la fiducia che avete in me perché vorrei averla io >> dice passandomi il telefono e lo fisso mentre mi sorride.
Marco trova questi posti quasi isolati che mi chiedo quante volte abbia bisogno di stare da solo.
<< hai detto che ti piace la mia voce ma non ti ho mai detto che io amo la tua voce per cui mi leggerai il testo >>
<< oh, no. Ok. Ok, leggo >> prendo il telefono e scorro per vederne la lunghezza.
Sembra una poesia, ma ok.
La rileggo ancora e ancora, forse per più di cinque volte semplicemente perché le sue parole sono così delicate e sembrano descrivere un piccolo frammento di quello che è Marco.
E quando il cielo verrà nero
come un bambino io mi bagnerò