Diego's Pov.
Sono quattro ore che sto pensando a ciò che mi ha detto mia madre, ma ancora non ho chiara la sua frase. I dettagli cambiano il mondo.
Che significa? Devo pensare ai dettagli di ogni giorno passato con Valentina? Non ha senso, eppure qualcosa mi dice che devo farlo per davvero. Preferirei trovarla in tempo reale, piuttosto che pensare a lei che mi fa ancora più male.
Sbuffo contrariato e mi alzo dalla poltrona. Mi faccio una doccia e mi cambio rapidamente e riparto verso la Centrale. Alessandro già sta qua con Alessia che ha due occhiaie più lunghe di me.
-Ciao Diego, come stai?- mi chiede con voce roca.
A pezzi non da l'idea.
-Come te.- rispondo e le do un leggero abbraccio.
Alessandro ci raggiunge e sospira.
-Non hanno trovato nulla a parte il camioncino completamente bruciato in periferia. Dove sta? Dove... prima Barcellona e adesso questo, perché?- sbuffa triste.
Simone anche ci raggiunge e mi chiama in disparte.
-Diego, se cercassi il microcip del camioncino?-
Perché non ci avevo pensato??? Gli do una pacca sulla spalla e sorrido appena.
-Proviamo a cercarlo, non so se i rapinatori l'abbiamo tenuto.-
Alessia e Alessandro ci raggiungono e mi chiedono cosa sto facendo.
-Cerco il microcip del camioncino. Solitamente lo tengono.-
I suoi occhi si illuminano e poi si riempiono di lacrime. Sembra piccola come Valentina quando indossa i miei vestiti e così indifesa.
-Devo uscire un attimo. Torno subito.- sussurra con voce rotta dal pianto e corre fuori dalla Centrale.
Alessandro sospira e poi si siede stanco su una poltrona.
-Sono a pezzi. Ho detto a mia madre che dormiva da te. Non so che cazzo inventarmi questa sera.- borbotta.
-Dovremmo dirgli la verità, perché non la troveremo prima di questa sera, Alessandro.- lo rimprovero.
Sospira e chiude gli occhi.
-Li chiamo.- sussurra e poi prende il cellulare dalla sua tasca.
-
Valentina's Pov.
Un altro schiaffo parte forte e deciso da questo troglodita davanti a me. Da ieri non ha smesso di picchiarmi e sono stanca delle sue botte.
-Dimmi cosa cazzo sai di noi!- esclama incazzato.
Lo guardo male e lui riparte con tutta la sua potenza scagliandosi contro di me. Il suo pugno mi spacca il labbro per la seconda volta e il sangue scorga da lì. Sono attaccata alla parete dai polsi con delle catene e non sento più i muscoli delle spalle e del collo. Sono stanca morta e incazzata con mondo.
Dove sono? Non ne ho idea, ma non lontana da Roma, perché quando ieri siamo arrivati in questo posto oscuro e sotterraneo faceva ancora il caldo di mezzogiorno.
Qua dentro si sta bene, fortunatamente, perché sennò avrei preferito morire.
-Perché non ci racconti niente, signorina?- mi chiede un signore con una maschera di Arlecchino su tutta la faccia.
Guardo male anche lui e sputo il sangue che mi entra in bocca e mi stomaca. Non resisto più sinceramente. L'uomo che mi picchia se ne va e ci lascia soli.
-Ti fa male qualcosa?- mi chiede falsamente innocente.
Vaffanculo, vaffanculo, cazzo!
-Un pezzo di cazzo... Secondo te?- esclamo incazzata cercando di muovermi, ma oramai non ho più forze neanche per parlare.
Ridacchia compiaciuto e mi fa sedere su una sedia sempre legata a queste cazzo di catene che non mi fanno più vivere.
Avvicina il suo volto viscido al mio e mi guarda negli occhi. Sono strani e non riesco bene a decifrare il colore eppure sembrano così famigliari.
-Ti liberei se solo parlassi.- sussurra.
Gli urlo contro e si allontana di scatto ridacchiando.
-Sai usare la voce... interessante...- biascica malizioso.
I ciondoli del mio bracciale sbattono e risuonano in tutta la stanza contro il metallo della catena e quasi mi addormento a questo suono diverso dal solito. Non voglio piangere, non ha senso piangere eppure in questo momento non trovo nulla di meglio da fare.
-Non parli? Okay, piccola, fai buona notte.- asserisce cattivo e poi se ne va di sopra salendo i scalini che sono la mia salvezza e chiude la porta facendomi piombare nel buio della notte e di questo posto di merda.
Porto le ginocchia al petto e affondo la testa su di esse.
Perché? Perché a me? Vorrei solo stare con Diego, abbracciarlo e sentirmi protetta, non al freddo affamata e triste. Triste e sconsolata.
Passa tutta la notte e anche se ho gridato a lungo nessuno è arrivato a salvarmi. Il ciondolo continua ad accompagnarmi in questa situazione sconvolgente e nei miei sentimenti. Sto male, addolorata fisicamente ed emotivamente. Non so che fare.
Sto perdendo tutto senza accorgermene, senza poter fare nulla, incatenata ad una parete di tristezza e sangue. Sto affondando in una fossa secondo dopo secondo in questa gabbia di me stessa e di questi pazzi.
Vorrei un angelo qui vicino a me. Un angelo che mi porti via da qua, che mi salvi, che si vendichi di questi trogloditi senza palle.
La porta si apre.
Che le mie preghiere abbiano funzionato?
No, sarebbe davvero bello, ma no. Arlecchino entra e sospira.
-Buongiorno principessa. Non so cosa farei per poterti prendere in questo momento. Il sesso mattutino è il migliore.- borbotta ancora mezzo addormentato.
Ma gli incubi delle sue azioni non lo tormentano? Non lo uccidono di dolore?
-Non ci sperare, fai cagare al cazzo.- asserisco incazzata, ma stanca.
Mi fulmina con lo sguardo e e poi si avvicina a me. Si inginocchia davanti a me e lega le mie gambe con le gambe della sedia. Se prima stavo scomoda, adesso preferirei essere morta.
-Sei bella e genuina, perché devi stare dalla parte dei buoni? Quel Diego è davvero cotto di te. Non ti immagini come sta in questi giorni senza di te.-
Il mio cuore inizia a piangere sangue. Mi duole il petto solo sentire parlare di lui. Mi manca infinitamente.
-State lontano da lui.- asserisco di nuovo.
Ride malvagio e si avvicina a me, al mio volto. Mi allontano per quanto possibile e lui ridacchia ancora.
-Non toccheremo nessuno, assolutamente. Sei tu il mio obbiettivo.- asserisce malizioso ancora.
Fa scorrere le mani sulle mie cosce e i miei fianchi e urlo incazzata.
-Lasciami, cazzo. Allontanati da me!- esclamo.
Ma non mi da retta. Inizia a palparmi il seno e cerco di allontanarmi da lui, ma mi è completamente impossibile. Mi ha bloccata.
-Lasciami!!!- esclamo di nuovo.
Altre persone scendono e guardano la scena divertiti.
-Carogne!- sputo contro di loro e ridacchiando.
Basta, non ne posso più!
Lui continua imperterrito e palparmi il seno anche da sotto la maglietta mentre i miei occhi sono pieni di lacrime. Sono al limite della sopportazione. Appena vedo che si avvicino al mio volto gli mordo l'orecchio forte da farlo diventare rosso di rabbia e farlo allontanare.
-Puttana!-
Lo guardo male e sputo contro le sue scarpe.
-Vaffanculo.- asserisco cupa.
Prende una specie di rincorsa e mi da un pugno che all'inizio mi fa vedere le stelle e poi il buio più oscuro.