Dark Hurricane || Muke

By incoherentwords

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Melbourne, Australia. In un comune liceo nel centro città dove il timido ed introverso sedicenne Luke non pot... More

Prologo
Chapter 1
Chapter 2
Chapter 3
Chapter 4
Chapter 5
Chapter 6
Chapter 7
Chapter 9
Chapter 10
Chapter 11
Chapter 12
Chapter 13
Chapter 14
Chapter 15
Chapter 16
Chapter 17
Chapter 18
Chapter 19
Chapter 20
Chapter 21
Chapter 22
Chapter 23
Chapter 24
Chapter 25
Chapter 26
Chapter 27
Chapter 28
Chapter 29
Chapter 30
Chapter 31
Chapter 32
Chapter 33
Chapter 34
Chapter 35
Chapter 36
Chapter 37
Chapter 38
Chapter 39
Chapter 40

Chapter 8

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By incoherentwords














Mi sento come in una grossa incubatrice in cui vige un tombale silenzio, una pace fin troppo inviolata per non lasciarmi addosso un senso di inquietudine.

Apro lentamente e a fatica gli occhi ancora appesantiti dal profondo sonno appena interrotto, attorno a me solo l'oscurità del buio più totale che inghiotte tutto ciò che trova.
Me compreso.

Sbadiglio passandomi le mani sul viso cercando di riprendermi e di far ordine nel caos che popola disordinatamente la mia testa, che pulsa dolorosamente a causa del forte mal di testa che mi martella come ovvia conseguenza della serata di baldoria. Scosto le calde coperte rabbrividendo alla loro mancanza sul mio corpo, affrettandomi per tanto ad alzarmi sfregando le mani sulle braccia scoperte ed infreddolite, cercando di darmi sollievo dal freddo del mattino.

Cerco a tastoni l'interruttore, camminando a ridosso della parete ruvida contro cui lascio scorrere la mano studiando l'ambiente circostante. Urto accidentalmente contro quella che deve essere la scrivania, mugolo all'impatto ma al tempo stesso mi sento sollevato incontrando finalmente un interruttore .

I miei occhi si assottigliano in due fessure al doloroso impatto con la luce potente di una modesta camera da letto mai vista prima d'ora.

I mobili e le pareti sono in profondo contrasto, passando dal bianco netto e brillante delle pareti al nero opaco dell'arredamento moderno e nettamente maschile. Il letto piuttosto ampio deve essere ad una piazza e mezza, coperto da lenzuola semplici di un raffinato grigio perlato che si intona perfettamente ai cuscini di una tonalità più scura.

Poco sopra la testiera del letto sono posizionati accuratamente alcuni poster di svariate dimensioni, raffiguranti artisti di fama mondiale come U2, AC DC, Nirvana e Blink 182.

Sorrido lievemente sentendomi vicino al proprietario dell'abitazione, condividendo con lui quando meno gli stessi gusti in fatto di musica.

Giusto, forse dovrei scoprire dove mi trovo.

Passo le dita fra i capelli biondo cenere disordinatamente disposti, lasciandomi alle spalle la camera da letto a me sconosciuta dove ho trascorso l'intera nottata dormendo profondamente ed indisturbato.

Scendo le scale toccando di tanto in tanto il corrimano per assicurarmi di avere un supporto vicino, non riuscendo a vedere ciò che mi circonda dato il buio dell'intero appartamento. Terminata la rampa le mie dita incontrano nel loro cammino l'interruttore di quello deduco sia il salotto, deglutisco leggermente facendo pressione, preoccupato da ciò che potrei scoprire una volta abbandonata la mia incubatrice.

Mi trovo in un moderno salotto dall'arredamento prettamente di colori freddi e piuttosto ricercato. Poco sopra la sottile televisione dal grosso schermo è fissata alla parete una mensola a scomparti, ogni scomparto dalla forma rettangolare contiene al suo interno alcune fotografie di piccolo formato. Cerco di mettere meglio a fuoco i soggetti senza risultati, trovandomi troppo distante da esse per poterne apprezzare i dettagli o anche solo il semplice contesto generale.

"Buongiorno Hemmings"

Il cuore mi balza in gola per lo spavento tanto che impallidisco, per quanto la mia pelle già latticina possa addirittura schiarirsi maggiormente, e mi volto riconoscendo la roca voce di Michael.

La voce mi si spezza in gola non appena mi accorgo che non indossa la maglietta, lasciando scoperta la pelle dal colorito chiarissimo, pallore che evidenzia maggiormente i tatuaggi sulle braccia. Il mio sguardo si posa ovunque meno che sui disegni che decorano il suo corpo.

Corpo che pare esser stato scolpito con cura dalle migliori maestranze, pettorali e addome sono tonici e facilmente individuabili, i volumi dati dalla muscolatura sono fluidi e per nulla eccessivi donando un senso di armonia visiva alla sua figura così attraente.

"B..Buongiorno"

Finalmente la mia voce tremante riesce a farsi sentire, abbandonando flebile le mie labbra dischiuse sulla quale passo la lingua inumidendole taciturno con lo sguardo rivolto altrove, imbarazzato dalla situazione.

"Benvenuto nella mia abitazione, hai dormito bene?"

Il suo tono di voce è pacato e gentile, infondendo in me un senso di maggiore tranquillità. Mi limito comunque ad annuire in risposta, incontrando per un frangente il suo sguardo sicuro.

"E tu dove hai dormito?"

Indica il divano a tre posti dov'è stesa una coperta di ripiego, le mie iridi azzurre guardano ora le sue in segno di gratitudine.

Trovo così carino il fatto che lui mi abbia lasciato la stanza.

"Oh...non avresti dovuto lasciarmi la camera"

Alza le spalle in una taciturna risposta regalandomi un bellissimo sorriso che gli illumina il volto, ricambio facendomi più vicino a lui muovendo timidi passi che colmano il vuoto che ci separa.

"Grazie"

Sussurro avvicinando il viso al suo, gli lascio un bacio a fior di pelle sulla guancia paffuta e candida toccando appena l'altra con il palmo della mano. Mi distacco con il cuore che batte forte nel petto e gli zigomi arrossati. Il maggiore si limita ad uno sguardo piacevolmente stupito spettinandomi giocosamente i capelli.

"Andiamo a fare colazione"

Lo seguo in cucina con l'imbarazzante sottofondo del brontolio del mio stomaco rimasto vuoto per decisamente troppe ore, bombardato esclusivamente da ampie dosi di alcool.

"Ti aiuto, dove tieni le pentole?"

Seguo con lo sguardo l'indicazione della sua mano, diretta ad uno sportello in basso situato accanto al frigo dalla superficie ruvida e di un pulito bianco.

Apro l'anta in legno scuro piegandomi a 90 per poter scegliere il tegame più adatto per la colazione. Le numerose pentole contenute all'interno del mobile in perfetto ordine sono di svariate dimensioni, impiego un paio di minuti per scrutare attentamente ognuna di esse fino a trovare nella seconda fila quello che stavo cercando. Allungo il braccio verso l'interno afferrando il manico di un tegamino da latte quando la mano di Michael scontra piuttosto violentemente il mio lato B, urtandovi contro di proposito con le sue 5 dita a stringere leggermente il mio gluteo. Sussulto al suo gesto completamente inaspettato e arrossisco lievemente voltandomi verso di lui che raggiunge il frigo come nulla fosse, rivolgendomi nel mentre un sorrisetto malizioso.

Sorrido impacciato tirandomi su, richiudo l'anta accompagnandola con due dita e passo al Rosso il tegame,che riempie fino a metà con il latte fresco. Accendo la fiamma sotto al fornello e lascio che il latte si scaldi, aiutando Michael a disporre in tavola fette biscottate, marmellata e altri dolciumi.

Sospiro sentendo il cellulare vibrare nella stretta tasca degli skinny, lo tiro faticosamente fuori e leggo l'anteprima del messaggio appena inviatomi da Ashton.

- Se oggi pomeriggio sei libero posso fare un salto da te? E' da un po' che non ci vediamo.. -

-Certo, alle 16 da me xx-

"Con chi messaggi?"

Alzo lo sguardo dal display rivolgendolo al mio interlocutore che mi guarda in attesa, posizionando i tovaglioli ai lati delle tazze ancora vuote.

"Era Ashton, il mio.."

Il rosso alza gli occhi al cielo interrompendomi prima che io possa finire la frase.

"Parli ancora con quello sfigato? Ma lascialo perdere Luke"

"E' mio amico"

Ribatto fermamente riempiendo le tazze di entrambi, dandogli le spalle.

"Beh al tuo amico io non vado affatto bene, e a me non va bene lui"

Corrugo la fronte, incuriosito da questo fastidio reciproco ed inspiegabile. Mi siedo a tavola spezzando in due una fetta biscottata che immergo nel latte ancora fumante, ammorbidendola forse un po' troppo.

"Perché vi odiate in questo modo?"

"E' lui ad odiare me, io lo trovo solo una fastidiosa pressa"

Mi incuriosisco ancor di più alla vicenda, ormai quasi del tutto certo che sotto al rigetto di Ashton nei suoi confronti non ci sia una semplice antipatia a pelle ma qualcosa di più.

"Per quale motivo?"

I suoi occhi verdi mi guardano sorpresi, quasi spalancati.

"Non ti ha mai detto nulla?"

"Dirmi cosa?"

Ingurgito la fetta biscottata ormai divenuta una vomitevole pappetta priva di consistenza. Ne estraggo un'altra dal cartone e con il coltello vi spalmo sopra accuratamente la marmellata d'albicocca.

"Poche settimane prima dell'inizio di quest'anno scolastico, c'è stata una festa in un locale molto popolare. Io e gli altri siamo andati per passare una bella serata, abbiamo bevuto tutti molto e una volta in pista mi sono ritrovato a ballare con lui per un paio di brani. Penso avesse bevuto uno o due bicchieri, ma non era ubriaco. In sintesi quella sera ci siamo baciati, così, tanto per fare. O almeno, è quello che faccio io di solito. Si vede che lui ha interpretato quel bacio come una dichiarazione d' amore o che so io.

Fatto sta che nei giorni seguenti mi ha scritto diversi messaggi su facebook a cui non ho mai risposto, da allora lui mi odia e io oltre che trovarlo uno sfigato ho aggiunto alla lista di aggettivi anche quello di noiosa pressa"

Sbianco ascoltando incredulo le parole di Michael, ero pronto a sentire qualsiasi cosa ma non questa.

Il mio migliore amico mi ha davvero tenuto nascosto per tutto questo tempo quello che c'è stato fra di loro?

Digito rapidamente sulla tastiera touch del mio cellulare, inserendo come destinatario proprio lui.

- Quando pensavi di dirmi che tu e Michael vi siete baciati?"





SPAZIO AUTRICE :

Buona seraaa, come state?

Ecco qui il nuovo capitolo con tanto di colpo di scena , che ne pensate? Lasciate tanti commenti che amo leggere ciò che mi scrivete

Grazie a tutti voi e un grosso bacio xx

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