Ormai erano passate settimane da quel sabato e ora la presenza di Matthew nella mia vita mi sembrava quasi normale, come se il mio posto fosse sempre stato accanto a lui.
Si era rivelato il migliore amico che tutte le ragazze vorrebbero, un po' come Ed. Era praticamente costantemente a casa mia, tornava a casa solo per dormire e neanche sempre, era capitato più di una volta che si fermasse a dormire sul nostro divano, perché ci eravamo persi a guardare un film e si era fatto troppo tardi. Anche a scuola stavamo sempre insieme, ormai si era creato il nostro gruppetto con anche Ed e Viky. Io e la ragazza dai capelli rossi avevamo legato molto in quel periodo, lei continuava a spronarmi a provarci con Matt, ma per me non se ne parlava. Eravamo appena riusciti a ricostruire un rapporto civile e non avevo nessuna intenzione di comprometterlo.
"Ok, ho bisogno di chiedervi un favore", dichiaró Ed, rompendo il silenzio che si era creato a cena. Io guardai Matt, per capire se lui ne sapeva qualcosa e vedendo il mio stesso sguardo sul suo viso, riportai l'attenzione su Ed, sollevando un sopracciglio.
"Ovvero?".
Ed prese un lungo respiro, come par farsi coraggio, per poi parlare.
"Vorrei chiedere a Viky di uscire",
"E noi cosa c'entriamo in tutto ciò?", chiese Matt con la fronte aggrottata.
"Beh, voi dovete venire con me!", esclamó deciso Ed.
"Che cosa?", risposi io sporgendomi verso di lui.
"Ma si dai, tipo un uscita a quattro, no?", disse come se fosse ovvio. Io ridacchiai sentendo quelle parole.
"Scusa, fammi capire. In questa 'uscita a quattro'", dissi facendo le virgolette, "ci saremmo tu e Viky come piccioncini e io e Matt come migliori amici? Che senso ha?", chiesi arricciando il naso. Alle mie parole vidi il volto di Matthew rabbuiarsi, ma non feci in tempo ad analizzare la situazione, perché Ed parló.
"Siete i miei migliori amici!",
"Ma non puoi chiedere a Emma e Lucas?",
"Con voi mi sentirei più a mio agio, eddai, cosa vi costa!", ci supplicó. A quel punto alzai appena le spalle,
"Per me va bene", dissi, e in quel momento vidi Matt alzarsi di scatto dalla sedia uscendo dalla cucina.
"Fate quel cazzo che vi pare, io me ne vado", urló, per poi sbattersi alle spalle la porta di casa.
Io e Ed ci guardammo accigliati.
"Ma cosa gli prende adesso?", chiesi preoccupata.
"Non ne ho idea", rispose semplicemente Ed scrollando le spalle.
La mattina dopo, io ed Ed andammo a scuola e ci fermammo prima dell'inizio delle lezioni al solito muretto, dove c'era già Viky ad aspettarci.
"Ma che cazzo", sentii Viky sussurrare, guardando qualcosa alle mie spalle. Mi girai e sentii lo stomaco contorcersi per la scena a cui stavo assistendo. Matthew si stava avvicinando a noi, con quella specie di cozza bionda avvinghiata. La salutò con un bacio-mangia-faccia, per poi dirigersi verso di noi.
"Non avevi detto che ti eri stancato di quella?", scoppiai appena ci raggiunse.
"Quella ha un nome ed è Linda. E comunque avevo solo voglia di una bella scopata", disse tranquillo, scrollando le spalle.
Lo guardai nel modo più accigliato possibile, "Sei disgustoso", mormorai, mentre sentivo la nausea impadronirsi di me, perció mi girai e iniziai ad andare verso la classe in cui si sarebbe svolta la lezione.
Finite le lezioni trovai Ed, che mi aspettava per andare a casa.
"Mi puoi spiegare che cos'è successo stamattina?", mi chiese nel modo più tranquillo possibile, mentre guidava.
"Niente, mi dà solo fastidio che lui usi le ragazze come se fossero oggetti!", sbottai incrociando le braccia al petto.
"Ti sembra normale? Ha detto che 'aveva solo voglia di una bella scopata'", virgolettai mentre mi giravo verso di lui, con il viso rosso per la rabbia.
"Si ho capito, ma mi è sembrata una reazione esagerata. Insomma, non l'ha violentata, lei era più che consenziente, quindi non vedo cosa ci sia di male", sospirai appoggiando la testa contro il finestrino, mentre ascoltavo le parole del mio amico.
"Lo so, ma non mi sembra bello da fare, io non riuscirei a fare certe cose con un ragazzo che non sia il mio fidanzato", sussurrai alzando appena le spalle.
"Perché tu sei troppo pura e innocente", scherzó dandomi un pizzicotto sulla coscia. Io ridacchiai, ma il discorso si concluse lì.
Quel pomeriggio andai nella nostra palestra privata e iniziai ad allenarmi, mentre ripensavo alle parole di Ed.
Appena salii sul tapis-roullant per procedere con i dieci minuti di de affaticamento, la portà si aprì e, guarda caso, spuntó Matthew in pantaloncini e maglietta, probabilmente per allenarsi. Mi fece un cenno col capo e si posizionó sull'attrezzo vicino al mio, iniziando a camminare, ma a un passo più sostenuto rispetto al mio.
Dopo minuti interminabili di silenzio, mi decisi a parlare.
"Mi dispiace per stamattina, ho avuto una reazione esagerata e non ti saprei dire neanche perché", sussurrai per poi fare una pausa, stringendo tra loro le labbra.
"Sei libero di fare quello che ti pare e non saró di certo io ad impedirtelo", continuai dopo qualche secondo, mentre continuavo a guardare in avanti lo specchio, non avendo il coraggio di guardarlo in modo diretto.
Mi guardó con gli occhi sbarrati, probabilmente perché non si aspettava che mi scusassi, dato che non lo faccio quasi mai. Subito dopo lo sentii sospirare.
"Ok, si, va bene", disse, in visibile imbarazzo, per poi far uscire una risatina mentre si portava le mani tra i capelli. Mi girai verso di lui, non capendo il perché di quella reazione.
"Credevo che non mi avresti parlato per almeno una settimana", sentenzió, notando la mia espressione perplessa.
"Non sono così permalosa", ridacchiai dandogli un pugno sul braccio, che non lo smosse neanche di un centimetro.
"Non si puó mai sapere", ridacchió lui, mentre mi sorrideva nel suo solito modo dolce. La pedana inizió a rallentare, segno che i miei minuto di camminata erano finiti.
"Mi vado a fare una doccia", lo salutai con la mano, mentre varcavo la porta, dirigendomi in camera mia, con il petto molto più leggero di prima, ora che avevamo risolto.
Finito di lavarmi, mi misi il pigiama e andai in cucina, dove Ed stava cucinando la cena.
"Ti do una mano", dissi entusiasta iniziando a tagliare delle verdure.
"Ma allora avete chiarito, per fortuna", rispose lui sorridendo.
"Si, perché?", chiesi perplessa aggrottando la fronte mentre lo fissavo.
"Beh, sei più serena rispetto a prima", scrollò le spalle per poi continuare a cucinare in silenzio.
"Ridammela subito!", sbraitai contro Matthew, che mi aveva appena preso una patatina dal piatto.
"Eh dai! Non ti cambia niente e poi così non ingrassi", ridacchió lui mentre teneva la patatina in alto, per non farmela prendere. Gli salii in braccio, per poi allungarmi, cercando di prendere quel pezzo di cibo.
"È mia e la rivoglio indietro", brontolai, per poi riuscire ad afferrarla, mettendomela subito in bocca, per non corre eventuali altri rischi.
"Sei proprio una stronza!", disse con tono offeso, ma dallo sguardo si capiva che stava scherzando, infatti inizió subito dopo a farmi il solletico sui fianchi e io mi contorsi sulle sue gambe.
"Ok, ora basta vuoi due", disse ridendo Ed, minacciandoci con la forchetta che aveva in mano.
"Ha iniziato lui", dissi indicandolo, per poi sistemarmi in modo più composto sulle sue ginocchia.
"Visto che sembrate andare d'amore e d'accordo", inizió fissando le braccia di Matt, che mi avevano avvolto i fianchi. Ultimamente era capitato spesso che finissimo avvinghiati, in posizioni che non erano per niente da semplici amici, ma entrambi non ci avevamo mai dato peso.
"Mi aiuterete con Viky?", chiese poi, con un tono di supplica.
Io mi girai verso Matt e ci scambiammo uno sguardo d'intesa per poi dire all'unisono.
"Per me va bene", scrollando poi le spalle.
"Grazie! Vi devo un favore!", disse entusiasta Ed, per poi scappare via dalla cucina, con il telefono in mano, probabilmente per chiamare subito Viky.