È iniziato tutto così. Un boato, le grida, il buio. Non mi è mai piaciuto il buio. Esso ti costringe a riflettere, a confrontarti con te stesso; ti opprime a tal punto che ti sembra di soffocare. Nel buio mi sento indifesa, vulnerabile... Proprio come quella notte.
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Il mio primo giorno di scuola del secondo anno. Quattro anni fa sarei stata contenta di essere arrivata fin qui, ma sono cambiate troppe cose, perciò stamattina preferirei essere da qualsiasi altra parte anziché su un tram che mi conduce all'inferno. Potrei sembrare esagerata in base a ciò che dico, ma per me gli ultimi quattro anni, sono stati davvero uno schifo. Oggi non è neanche potuto venire a prendermi Marco, il mio migliore amico, perché sua madre ha avuto dei "problemini" con la macchina; anche se sappiamo entrambi che non è partita perché si è dimenticata di mettere la benzina come al solito. Cecilia, la madre di Marco, è molto distratta nell'ultimo periodo per via dell'impegnativo lavoro che le porta via tantissimo tempo e, il mio migliore amico risente, come è ovvio che sia, della sua trascuranza, del fatto che non sia mai a casa e che si debba occupare di tutto lui, nonostante abbia solamente quindici anni e nessuna colpa se non quella di avere un padre assente e una madre troppo impegnata. L'avviso di fermata del tram mi avvisa che sono arrivata a destinazione; non ho mai odiato così tanto il trillo che mi indica che si, sono qui, devo scendere. Dovrei ma non voglio, non vorrei ma devo. Alla fine, un piede uno avanti all'altro e le mie vans nere si scontrano contro l'asfalto bagnato delle strade di Roma. Davanti a me vedo tantissima gente: i ragazzi che devono affrontare il primo anno si riconoscono subito; i volti abbronzati illuminati dai sorrisi di chi ha tante aspettative, chi ha tanto da dimostrare e si vuole mettere in gioco. Li riconosco perché anche io ero così, prima che tutto cambiasse drasticamente. Poi ci sono quelli che devono affrontare l'ultimo anno e sono i più spensierati; un ultimo anno e poi potranno prendere in mano la loro vita, essere liberi e "volare" lontano, o almeno è quello che pensano di poter fare una volta finito questo inferno. Poi c'è un mucchio di altra gente che vaga in cerca dei propri compagni, in cerca di cambiamenti, in cerca di un buon motivo per stare altro tempo qui dentro. E poi ci sono io. Io non rientro in nessuna di queste categorie. Non sono nè spensierata, nè emozionata. Sono semplicemente interessata a guardare ciò che gli altri fanno, me ne sto in disparte e osservo. Mi è sempre piaciuto osservare quello che fa la gente; non mi faccio vedere, sto nel mio angolino e ammiro la bellezza della normalità dei gesti quando pensi che nessuno ti stia guardando. Siamo tutti più spontanei, non abbiamo paura di mostrarci per quello che siamo. Ed è proprio questo che mi ha spinta, negli anni, a fermarmi ad osservare ciò che mi circonda. È come essere uno di quei vetri speciali: tu puoi vedere quello che fanno fuori, ma da fuori nessuno ti può vedere; nel mio angolino sotto il secolare Pino della scuola, posso infatti osservare chi voglio praticamente indisturbata, ma ovviamente nessuno si accorge di me, perché in questi anni ho affinato il mio potere "dell'essere invisibile" agli altri e, almeno questo mi riesce discretamente bene. Poi sono anche una persona troppo curiosa per farmi da parte e pensare ai fatti miei. I miei pensieri vengono bruscamente interrotti da una presenza misteriosa che cade, o meglio si butta, sopra di me. Gemo per il dolore e poi tiro uno schiaffo sul braccio della mia migliore amica. 'Grazie Emma per aver reso indimenticabile questo giorno, già prima di aver messo piede a scuola' le dico ironicamente. 'Non c'è di che tesoro, ti ho vista così persa nei tuoi pensieri che non ho resistito a farti spaventare' mi prende in giro. 'Pronta per questo nuovo fantastico anno?' Mi chiede in maniera sarcastica. 'Direi che non sarò mai abbastanza pronta per trascorrere altri nove mesi lì dentro, ma prima o poi questo giorno sarebbe arrivato, quindi meglio entrare. Prima entriamo, prima finiamo giusto?' le chiesi. 'Giusto' mi rispose sospirando. Mentre ci avvicinavamo all'entrata ebbi tempo ancora per guardarmi un'ultima volta intorno. Questo posto non mi mancava per niente.
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By CatherineCollins_
Annabelle, 15 anni e un biglietto di sola andata per Roma da un piccolo e anonimo paese argentino. Tanti segr... More