"Non passava un istante senza pensare a lei, tutto quanto mangiava e beveva aveva il sapore di lei, la vita era lei a ogni ora e ovunque." -Gabriel García Márquez
MELISA'S POV:
"Fumiamo i casini, beviamo i problemi
Fammi un applauso con i piedi, ora che sono ancora in piedi
Qua non ti ascoltan quando hai sete
Ti stanno addosso quando bevi
Habibi, habibi, habibi"
Sussulto quando solo adesso mi accorgo di Kemal appoggiato all'altro tapis roulant che mi osservo attento.
Butto giù le cuffie e abbassando la velocità del tapis roulant chiedo col fiatone "Hai fatto presto con le scartoffie"
"Mmm" mugola lui mordicchiandosi il labbro.
Scoppio a ridere "Che hai?"
"Niente, è bello vederti a lavoro"
"Ti sarò mancata in questi mesi in palestra" mormoro bevendo un po' d'acqua.
"Un po' sì, un po' tanto" si alza e azzerando la velocità del tapis roulant si sporge per darmi un bacio.
Spalanco gli occhi paonazza e farfuglio sulle sue labbra "Ci sono tutti..."
"E quindi?"
"Mi vergogno" lo spingo dal petto, ma lui non ci sta e alzandomi in aria mi porta nello spogliatoio riservato allo staff.
"Lampo!" esclamo ridendo quando mi fa accomodare sulle sue ginocchia e mi prende il viso per darmi altri baci.
Ieri sera ce ne siamo scambiati molti, ci siamo anche spinti in qualche limone, è stata una nottata...intensa.
"Mi sei mancata" sussurra lui fra un bacio e l'altro.
"Ma siamo stati lontani per circa venti minuti"
"Sono stati eterni lo stesso" riprende possesso delle mie labbra e introduce la sua lingua dentro.
L'accolgo con la mia e avvinghiandomi a lui, gli vado incontro eccitata.
Lui mugola facendomi sorridere e mettendomi a cavalcioni su di lui, insinua le sue mani sotto la mia maglietta fino ad arrivare al mio reggiseno.
"Kemal" gemo quando inizia a stuzzicarmi il capezzolo da sopra il tessuto del reggiseno.
"Lasciami fare" mormora lui baciandomi il collo, poi le clavicole, va sempre più giù, ma sentiamo la porta aprirsi e mi stacco subito.
"Ciao" ci saluta la receptionist mentre io cerco di recuperare fiato.
"Ciao" rispondo col fiatone, lancio subito un'occhiata a Kemal che se la ride.
La receptionist si mette davanti allo specchio a ripassarsi il trucco e io mi alzo trascinandomi Kemal dietro.
"Ti diverti, vero?"
"Da morire, vieni qua" mi attira a sé contro la parete e io cerco di resistergli "Non qui, ti prego"
"Vuoi salire in ufficio da me?"
"No!" mi stacco dalla sua presa e scappo via.
Rientro nella sala attrezzi e ritorno al tapis roulant "Kemal!" lo chiama qualcuno in sala salvandomi.
"Vai a lavorare" lo stuzzico e lui lasciandomi una sculacciata, fa il giro attorno al mio tapis roulant per mettermi la pendenza a 5.
"Ehi!" protesto contrariata.
"Forza, abbiamo da smaltire tutte quelle panelle"
Sbuffo e mi rimetto le cuffie impostando la musica.
Dopo venti minuti sono una pozza d'acqua e tornando allo spogliatoio, mi asciugo il viso arrossato.
"Signorina Demir?" sento chiedere alle mie spalle.
"Sì?"
La receptionist si avvicina a me con un cellulare e dice "C'è suo fratello in linea"
"Mio fratello?" corrugo la fronte, perché chiama la receptionist anziché chiamare me?
"Grazie" prendo la chiamata e lei esce dallo spogliatoio per darmi privacy.
"Pronto Adil?"
"Melisa! Grazie al cielo eri in palestra!" esclama Adil facendomi stranire.
"Perché mi chiami nel cellulare della palestra?"
"Perché forse mi hai bloccato dal tuo numero?"
"Io cosa?"
"Non ti sembrava strano che non mi facessi vivo in questi giorni?"
"Pensavo fossi tu occupato. Non ti ho bloccato io, devi esserti sbagliato"
"Prova a chiamarmi dal tuo numero"
Frugo nel borsone per recuperare il mio cellulare e cercando il numero di Adil noto che non è in rubrica. Stranita vedo le mie ultime chiamate, ma in nessuna di questi c'è il numero di Adil.
"Non capisco..." mormoro riprovando a cercare il numero in rubrica.
"Quanto scommetti che è stato Kemal, è un troppo pericoloso. Dovresti stargli alla larga"
"Di che stai parlando? Kemal non farebbe male a nessuno, è cambiato"
"Talmente cambiato che ha preso a pugni in palestra Massimiliano per te"
Cosa?
"Non è possibile...noi siamo stati insieme in questi giorni"
"Prova a chiamare Massimiliano, se non vuoi credere a me. Gli ha quasi spaccato il naso"
"Lui lo avrà provocato..."
"Melisa sul serio lo stai difendendo?" mi rimprovera Adil.
"Io..." ha ragione, sto passando nel torto.
"Parlerò con Kemal, risolverò la situazione. Non ti preoccupare"
"Mi preoccupo per te Meli. E' violento, irrazionale...cosa potrebbe capire se tu un giorno volessi lasciarlo?"
"Non mi farebbe mai del male, di questo sono più che certa"
"Magari non fisicamente, anche questa cosa che ti sta tenendo rinchiusa nel suo cottage senza che nessuno ti veda...non vedi che è tutto così tossico?"
"Non mi tiene rinchiusa...abbiamo soltanto voluto passare del tempo insieme, solo per noi. Torneremo presto ognuno nelle proprie abitazioni"
"So solo che vi terrò d'occhio, Kemal deve sapere che ci sarò sempre io dietro le tue spalle"
"Sì,ok...ad ogni modo vedrò di sbloccarti e ti farò sapere quando tornerò a casa"
"Bene, e ora che ci sei fai una chiamata anche a Massimiliano, così potrà spiegarti meglio la situazione"
"Va bene, lo farò. Devo lasciarti adesso, manda un bacio a Vivi e al piccolo Giorgio" riattacco e riprendendo il mio cellulare noto che Massimiliano è stato bloccato ovunque.
Realizzo con orrore che ha ragione Adil, Kemal avrò bloccato tutti quanti per tenermi lontana da loro.
Esco dallo spogliatoio e riconsegnando il telefono alla receptionist, entro nella sala attrezzi trovando Kemal che aiuta un ragazzo ad alzare i pesi.
Lo raggiungo da dietro e mormoro piano "Io vado"
"Dove?" chiede lui allontanandosi dal ragazzo che rimane senza sostegno.
"No no, torna a lavorare. Io ti aspetto a casa" dico cercando di restare sul vago.
"Stai bene?" mi chiede prendendomi forte il polso.
Mi guardo attorno e arrossisco quando noto quasi tutti gli occhi su di me "Sono solo stanca, tranquillo"
"Posso accompagnarti io a casa"
"Ma no, stai. Mancano poche ore alla fine del tuo turno, io ti aspetterò lì"
"Non è un problema per me" fa per dire Kemal, ma io mi allontano e gli ripeto che lo aspetterò a casa.
Entro nello spogliatoio e mentre mi sto facendo una veloce doccia, sento una presenza alle mie spalle.
Mi giro stranita e trovo Kemal che non mi stacca gli occhi di dosso.
"Kemal?" mi porto subito il braccio sui seni diventando tutta rossa.
"Che ci fai qui? Non puoi entra..." faccio per dire, ma lui sta già avanzando facendomi indietreggiare fino a toccare la parete dietro.
Non mi dà il tempo di dire nulla che afferra i miei fianchi forte e abbassando il viso al mio collo inizia a succhiarlo e baciarlo, facendomi chiudere gli occhi dal piacere.
"Lampo..." sussurro quando scende a baciarmi le spalle, le braccia, l'incavo dei seni, l'addome, scende più giù, più giù.
Caccio un gemito quando posa si mette in ginocchia portandomi le mie gambe sulle sue spalle e inizia a toccarmi la carne pulsante.
Sento qualcuno entrare nello spogliatoio, ma noi ci troviamo nell'ultima cabina e il rumore del soffione copre un po' i miei gemiti.
Sento le signore che parlano del corso di power yoga entusiaste mentre mi aggrappo con entrambe le mani a Kemal e infilo le dita tra i suoi capelli tirandoli un po'.
"Dio..." gemo sentendo la sua lingua stuzzicarmi la carne facendomi impazzire.
E' stupendo, non ho mai provato un piacere così immenso, mi sento di volare su una nuvola...è troppo bello per essere reale.
"Kemal Kemal" lo supplico sentendo dei brividi percorrermi l'intero corpo, butto la testa sulla parete dietro e mi mordo forte il labbro trattenendomi dall'urlare di godimento.
Stringo le gambe attorno alle sue gambe quando sento che sto per scoppiare e quando un orgasmo vi spezza il fiato, sento la mano di Kemal sulle mie labbra.
Urlo, urlo come una folle contro la sua mano mentre vengo scossa dai tremolii e mi sento andare a fuoco. Ho bisogno di qualche secondo per calmare i miei battiti impazziti e il fiatone che non avrei neanche dopo una maratona.
Lampo mi sorride guardandomi dal basso e ridendo anch'io, scendo dalle sue spalle e lo tiro sopra per lasciargli un bacio.
Lui ne approfitta per alzarmi contro la parete e io avvolgendo le gambe attorno a lui, infilo la lingua nel bacio.
"Sei zuppo" mormoro sulle sue labbra per riprendere fiato.
"Mai quanto lo eri tu lì sotto" replica lui facendomi arrossire coma un peperone.
"Come ti è venuto in mente? Ci avrebbero potuti scoprire" faccio riferimento alle signore che adesso sembra che se ne siano andate.
"Sembravi stravolta, volevo portare il sorriso in questo faccino" mi accarezza il mento e mi lascia un bacio sulle labbra.
Sorrido e dandogli altri piccoli baci sussurro maliziosa "E lo farai ogni volta che mi vedrai strana?"
"A te piacerebbe?" mi sfida lui bruciandomi con lo sguardo.
"Non mi dispiacerebbe" non voglio dargliela vinta e sento che mi stringe una natica come risposta.
"Ehii" protesto per poi allontanarlo da me.
"Adesso lasciami fare la doccia in pace" ridacchio mentre lui si riavvicina a me per lasciarmi un bacio sulla voglia e sulle labbra.
"Ci vediamo dopo noi?" chiede su queste.
Annuisco con la testa strofinando i nostri nasi.
"Ti amo" lampo mi lascia un ultimo bacio sulla fronte e uscendo da lì, mi lascia da sola.
Mi lavo subito e indossando un vestito smanicato, inserisco le Converse per poi uscire dallo spogliatoio.
Non passo dalla sala attrezzi o Kemal sarebbe troppo distratto da me e uscendo dalla palestra, chiedo ad Adil di venirmi a prendere.
Potremmo prenderci qualcosa fuori e parlare con tranquillità.
Per fortuna è nei paraggi e viene a prendermi dopo pochi minuti "Eccola" accosta vicino a me e abbassa la musica.
Entro in macchina felice e abbracciandolo mormoro "Mi sei mancato incredibilmente"
"Sei particolarmente raggiante" mi prende in giro lui partendo.
"Sto bene.."
"Hai parlato con Massimiliano?"
"No, non ancora. Me ne occuperò più tardi, che ne dici di andarci a mangiare un pezzo insieme?"
"Dico che è un'ottima idea" svolta a destra per evitare il semaforo mentre sento il mio cellulare vibrare.
E' Kemal...mi chiede se sono arrivata a casa.
Dalla palestra a casa mia a piedi saranno circa 15 minuti, è stato abbastanza preciso.
Gli scrivo che sono con Adil e gli propongo di raggiungerci appena finisce il turno.
Non mi piace sapere che tra Kemal e mio fratello non scorra buon sangue, sono entrambi fondamentali nella mia vita e vorrei che risolvessero al più presto.
Sento il cellulare squillare e quando penso che possa essere ancora Kemal, mi si affaccia sullo schermo un numero mai visto prima.
Corrugo la fronte stranita e decido di non rispondere.
"Chi è? Rispondi" dice Adil quando il cellulare squilla per la quarta volta di seguito.
"Non so, non conosco il numero"
"Sarà importante, controlla" mi consiglia Adil.
Lo ascolto e prendendo la chiamata chiedo "Pronto? Chi parla?"
"Signorina Demir, la contatto dalla segreteria di Unipa"
Unipa? Cosa vuole l'università da me?
"Sì, sono io. Mi dica"
"Il rettore vuole riceverla quanto prima, è disponibile questo pomeriggio?"
"Il rettore?"
Che diavolo sta succedendo?
"Sì, la fisso per questo pomeriggio allora?" ripete la segretaria.
"Sarei disponibile anche adesso, se è una questione urgente"
"Ottimo, riferirò al rettore. L'aspettiamo, buona giornata"
Riattacco e Adil chiede subito "Che succede?"
"Il rettore di Unipa vuole vedermi adesso, sembra una faccenda urgente"
"Che hai combinato?" domanda Adil mentre cambia strada per raggiungere Unipa.
"Io...non lo so, non ho davvero idea" mormoro cercando di capire il motivo della convocazione.
Arriviamo a Unipa dopo venti minuti e Adil accostando di fronte gli uffici, dice che mi aspetterà qui.
Annuisco e salgo negli uffici andando dritta alla stanza del rettore.
"Salve, sono Melisa Demir. Mi avete convocata per..."
"Sì, signorina Demir. Il rettore l'attende dentro. Può andare" mi lascia passare la sua assistente, credo.
Le faccio un sorriso tirato e bussando alla porta, sento la voce del rettore che m'invita a entrare.
"Salva, sono..." faccio per dire ma il rettore mi ferma "So chi è, si accomodi signorina Demir" m'indica la poltroncina di fronte alla sua scrivania.
Sa chi sono?
Mi mordicchio il labbro e accomodandomi a disagio aspetto che inizi a darmi qualche spiegazione, sto morendo d'ansia.
"Come sta?" mi chiede cercando di farmi rilassare, non ci riesce.
Mi torturo la pellicina dell'unghia "Bene, spero stia bene anche lei" mormoro indecisa, non mi sono mai curata della sua salute in realtà.
"Molto gentile da parte sua. Si starà chiedendo il motivo della sua convocazione" va finalmente dritto al punto.
"Sì, non mi viene in mente nulla" sorrido muovendo la gamba sotto pressione.
"E' una questione molto delicata, devo confessarle che è la prima volta che mi accade. Ad ogni modo, non voglio farla stare sulle spine, le mostro il video che la riguarda" dice digitando qualcosa sul computer.
Il video che mi riguarda?
Ho rubato qualche penna senza saperlo e sono stata ripresa?
"Si avvicini prego" m'invita alla sua postazione e mi sporgo di poco per vedere il video che aziona
Osservo l'angolo del politecnico vuoto e sposto lo sguardo al rettore stranita, è questo quello che vuole mostrarmi?
Manda avanti di poco finchè vediamo una presenza avvicinarsi, il rettore rallenta il video e ingrandisce la figura del professore La Barbera che si sta fumando una sigaretta con l'assistente.
L'assistente se ne va poco dopo lasciando il professore da solo, ma lo raggiunge qualcun altro...corrugo la fronte osservando la figura di Kemal??
Si avvicina al professore e inizia a parlare tranquillamente, non si sente nulla ma il professore in volto è inorridito, cosa gli avrà detto?
Passano pochi minuti quando il professore sembra molto nervoso e grida in faccia a Kemal che lo afferra per il collo e lo alza contro la colonna.
Mi porto le mani sul volto incredula mentre osservo il professore pregare Kemal di rimetterlo per terra, ma lui non ne vuole sapere finchè ottiene quello per cui ha discusso prima.
Il professore annuisce con la testa agitando le braccia alla ricerca di aria ed è solo adesso che Kemal lo lascia andare e il professore ricade per terra.
Poco dopo Kemal gli offre una bottiglietta d'acqua e lo invita a entrare senza dare aria di sospetto, il professore obbedisce immediatamente.
Sono sotto shock quando il rettore stoppa il video e io stento a credere a quello che ho visto.
"Mi ricorda quanto ha preso all'esame col professore La Barbera?"
La lode, e non l'ha mai fatto con nessuno.
"E' il suo ragazzo, giusto?" m'indica sullo schermo il volto di Kemal.
Solo adesso realizzo tutto l'orrore.
Annuisco coi brividi e ho bisogno di sedermi o svengo per terra.
"Si calmi signorina, vuole un goccio d'acqua?" chiede il rettore venendo in mio aiuto.
Mi porge una bottiglietta cha accetto e bevo a piccoli sorsi, ho il cuore che mi batte all'impazzata e la testa che mi gira come dopo alle giostre.
"Dalla sua reazione posso intuire che non veramente non aveva idea" dice il rettore congiungendo le mani.
"Io...no, non..."non riesco neanche a parlare, sono senza parole.
"Ho già parlato al professor La Barbera e nonostante le prove evidenti, non ne vuole sapere di denunciare il suo fidanzato. Credo che sia rimasto molto scosso dall'accaduto"
Non lo vuole denunciare? Kemal ha pensato di minacciarlo nuovamente?
"Ad ogni modo...lei comprende che quest'atto non può essere impunito. E' quindi con dispiacere che le comunico che insieme al comitato accademico abbiamo preso la decisione di sospenderla per un semestre, quindi...la sua domanda di laurea è stata sospesa e avrà possibilità di riprendere la pratica soltanto dopo la fine del semestre, oltre a dover ripreparare la materia del professor La Barbera e sarà interrogata dal professore dell'ultima cattedra"
Mi cade il mondo addosso.
Guardo il rettore in stato di shock e sbattendo piano gli occhi per riprendermi sussurro "Io...sono desolata, non sapevo nulla di tutto e..."
Non riesco a trattenere le lacrime che iniziano a scendere copiose.
"Mi dispiace signorina, davvero. Il comitato proponeva di sospenderla per un anno accademico intero, ho scelto io di fare solo un semestre. Non è giusto che paghi così duramente per una colpa non sua"
"Grazie...davvero. Se è tutto, posso..."
"Sì, può congedarsi. Vuole un fazzolettino?"
"No, li ho. Grazie ancora e...mi scusi per tutto" sussurro con lo sguardo basso per poi uscire dalla stanza con gli occhi gonfi di lacrime.
Esco dagli uffici a corsa e una volta fuori, scoppio a piangere crollando sulle scale.
"Melisa!" esclama Adil raggiungendomi.
Lo abbraccio immediatamente e gli sono grata che non mi tempesti di domande subito.
Ci metto qualche ora prima di calmarmi del tutto e spiegare la situazione ad Adil che rimane inorridito e vorrebbe andare a spaccare la faccia a Kemal.
"No! Ti prego...per favore, non farlo"lo supplico trattenendolo.
"Lo ammazzo quel figlio di...cazzo!" impreca Adil dando un pugno al tavolo del bar di Ingegneria attirando l'attenzione di tutti.
"Calmati, ho la testa che mi scoppia. Non voglio più problemi" sussurro quando sentiamo il cellulare di Adil squillare.
Crediamo sia Viviana, ma non è così...si tratta di Kemal.
Mi starà cercando come un matto, ho spento il cellulare per evitarlo.
"Non rispondere" dico subito, ma Adil non mi ascolta e accettando la chiamata sibilo al cellulare "Non ti avvicinare più a mia sorella faccia di cazzo, è chiaro?" riattacca senza dargli modo di replicare e butta il telefono sul tavolo.
Mi porto una mano sulla fronte...ottimo, adesso Kemal ucciderà di botte mio fratello.
"Ti avevo detto di non rispondere" mormoro portandomi le mani ai capelli cercando di calmare il mal di testa che rischia di farmi scoppiare una vena.
"E' già tanto che non lo abbia ancora ucciso con le mie mani" sbotta lui...mi guardo attorno e vedo tutti quanti che ci fissano straniti.
E' da ore che Adil butta voci.
"Potresti portarmi a casa tua...ho bisogno di riposare un attimo, mi gira la testa" mugolo non riuscendo a sopportare oltre il dolore.
"Certo, andiamo" Adil mi prende per mano e raggiungendo la macchina, mi porta a casa sua.
A casa non c'è nessuno, ma Viviana prima di uscire ha fatto preparare la mia stanza e un pigiamino comodo.
Mi cambio subito indossando il pantaloncino e la canottiera di seta e rifiuto di mangiare qualcosa per pranzo, Adil è stato molto insistente ma l'ho supplicato di lasciarmi da sola.
Non riesco a trattenere ancora le mie lacrime e con gli occhi stanchi e gonfi cado in un sonno profondo.
Mi rialzo con delle urla, credo che sia una mia immaginazione, ma è quando sento qualcosa di vetro cadere che realizzo sia tutto vero.
Scosto le coperte e uscendo dalla stanza degli ospiti scalza, raggiungo le scale osservando vari vasi per terra e il personale della casa cercare di dividere Kemal e Adil che si stanno azzuffando.
"Basta!" urlo da sopra le scale e finalmente ricevo la loro attenzione.
Adil ha il labbro spaccato e dal naso di Kemal cola del sangue, se le sono date di santa ragione.
Scendo piano le scale e lanciando uno sguardo ad Adil dico "Vai a metterti qualcosa su quel labbro e lasciami sola un attimo con Kemal"
"Non ci penso per il cazzo" sbotta aggressivo mio fratello.
"Adil, per favore. Fidati di me"
"E' di quella feccia che non mi fido." Ringhia in direzione di Kemal.
"Ho bisogno di parlarci con calma, posso?" raggiungo Adil che guarda in cagnesco Kemal, ma decide di fidarsi di me e sussurra "Mi trovi in salone, avete solo 10 minuti"
Si scrolla dal giardiniere ed entra in salone lasciando finalmente me e Kemal da soli.
Prendo un bel respiro e afferrando la mano di Kemal, lo porto in cucina.
Lui si lascia trascinare e io andando a prendere l'occorrente per disinfettare la ferita, mi accomodo sul bancone per arrivare alla sua altezza.
"Fermo" dico prendendogli il viso per pulirgli bene la ferita.
Rimane immobile mentre tolgo tutto il sangue e disinfettando la ferita, gli metto del ghiaccio sopra.
"Tienila per un po', dovrebbe andare meglio" mormoro prendendo una salvietta per asciugarmi le mani.
Kemal continua a restare in silenzio e a non staccarmi gli occhi di dosso.
Agito le gambe come una bambina dal bancone e decidendo di parlare dico "Sono stata a Unipa, il rettore mi aveva convocata per una questione urgente"
Alzo lo sguardo a lui che mi osserva terrorizzato, sa che l'ha fatta grossa.
"So tutto, mi...ha mostrato tutto e ha deciso di sospendermi per un semestre oltre a ripreparare la materia di La Barbera"
Kemal espira dal naso incazzato e scuoto subito la testa dicendo "E' giusto così, ad ogni azione c'è una conseguenza e mi sono presa la responsabilità e quindi le conseguenze delle tue azioni"
Lui fa per parlare, ma io rincaro la dose aggiungendo "Ho anche saputo che hai picchiato Massimiliano per una questione che mi riguardava e...hai bloccato il suo numero e quello di Adil per insabbiare tutto"
Rimane in silenzio, sa che è nel torto marcio.
"Io...non volevo evitarti, mi serviva solo del tempo per metabolizzare il tutto e parlarti. Lo avrei fatto stasera, mi credi?"
Lui annuisce piano con la testa e prendendomi la mano mugola "Andiamo a casa? Parliamo lì?"
Gli sorrido con le lacrime che iniziano a venire, l'ho appena ritrovato e devo lasciarlo andare di già.
"Mi piacerebbe, vorrei tanto tornare nel nostro posto sicuro, ma...non credo che sia la cosa giusta da fare"
"Se vuoi restare qui per un po', va bene. Lo capirò" mi accarezza il dorso della mano con entrambi i pollici.
"Sì?" inclino la testa.
"Sì, ma non devi lasciarmi. Sai che morirei, se ti perdessi ancora" mi confessa guardandomi dritto negli occhi.
Una lacrima scende sul mio viso e mordicchiandomi il labbro sussurro "E come facciamo con tutto il resto?"
"Chiederò scusa a Massimiliano, parlerò col rettore e aggiusterò ogni cosa con tuo fratello"
Sembra così convincente mentre mi dice tutte queste cose.
"E se ti chiedessi ti prenderci una piccola pausa?"
"Che vuol dire?" si allarma immediatamente lui.
"Un momento di riflessione, tu rifletti sui tuoi errori e io sulla nostra relazione"
"Vuoi lasciarmi?" chiede guardandomi male.
"Vorrei soltanto...capire se sto facendo la cosa giusta. Sono stati giorni frenetici ed è successo tutto così in fretta...sei passato dall'odiarmi al non volermi attorno, all'amarmi e non mollarmi un attimo" decido di essere il più sincera possibile.
"Lo hai detto tu che abbiamo perso tanto tempo, perché perderne ancora?"domanda lui brusco, non la sta prendendo bene.
"Non so se ti rendi conto della gravità delle tue azioni, Adil dice che sei pericoloso e ossessionato da me"
"No no ehi..." mi prende il viso e sussurra su questo "Guardami...sai che non ti farei mai del male"
"Ma lo hai fatto. Hai aggredito tutti quanti per me e mi tieni nella tua bolla di vetro ingannandomi"
"E' tutto nuovo anche per me, ma imparerò...imparerò a gestire tutto quanto, per te, per noi" strofina i nostri nasi poggiando la fronte sulla mia.
Mi lecco le labbra "Ho bisogno di riflettere un attimo"
"Su cosa devi riflettere? Io ti amo, tu mi ami..."
"Non basta l'amore"
"Sì, che basta. A me basta che ci sia solo tu"
"Kemal ti prego" cerco di staccarmi dalla sua presa, ma lui mi tiene il viso con la forza e cercando di rubarmi un bacio mugola "Dammi un bacio"
"Per favore, non voglio" mormoro premendo contro il suo petto per allontanarlo.
"No no, ascolta...io ti amo" dice disperato baciandomi l'angolo della bocca.
Scuoto la testa agitando le gambe per liberarmi "Kemal!"
"Nuvola, no. Non farlo, non lasciarmi. Io ti amo, ti amo" sussurra riuscendo a baciarmi le labbra, ma gli mordo forte il labbro inferiore e lo spingo all'indietro.
Lui mi guarda incredulo, ma non ne vuole sentire ragioni e mi blocca contro il bancone premendo la mano sul mio seno e l'altra a risalire la stoffa dei pantaloncini.
"Risolverò ogni cosa, tu tornerai a essere mia" sibila succhiandomi il collo forte.
Mi aggrappo al bancone e girando la testa vedo che c'è un bicchiere all'angolo.
Mi piego per afferrarlo, mentre lui passa scosta le bretelle della mia canottiera scoprendo un mio seno e inizia a baciarlo.
"Tu sei mia, sei mia, mia." ripete stringendo forte le mie natiche e sfregando la sua intimità contro la mia.
Riesco finalmente ad afferrare il bicchiere e con un colpo deciso lo rompo sul bancone facendolo fermare.
Afferro un pezzetto di vetro per difendermi e lo punto contro di lui "Non ti avvicinare"
"Nuvola, io...perdonami, ho perso la testa" sussurra alzando le mani.
Rimetto a posto le bretelle e scendendo dal bancone sbotto "Vedi? Sei completamente impazzito"
"Non è come pensi, non volevo farti del male" mugola lui con le mani che gli tremano visibilmente.
"Tu non mi ascolti! Non ascolti nessuno, se non la tua insensata gelosia! Pensi che tu mi possieda e che possa fare quel che ti pare di me, non è così! Non è così!"
"Cosa cazzo le hai fatto!" ringhia contro Kemal, ma lo fermo "Lascialo andare, ha detto che non si farà più vedere"
"Nuvola" sussurra lui con gli occhi rossi, mi supplica di non lasciarlo andare.
"Dimostrami che mi ami, vai via e non cercarmi più"
Rimaniamo per un tempo infinito a parlarci con gli occhi.
"Ti supplico" prego con gli occhi.
"Io ti amo, non farmi questo" replica lui col cuore a pezzi.
"Dimostramelo, esci dalla mia vita"
Lampo stringe i pugni, ma deglutisce e annuendo piano con la testa esce dalla cucina.
Adil lo segue assicurandosi che se ne vada, mentre io ricado per terra e scoppio a piangere con la mano all'altezza del cuore in frantumi.
È finita.
KEMAL' S POV:
ORE 01:46
"Merda" ridacchio aggrappandomi al corrimano delle scale con la bottiglia di whisky in mano.
Mi trascino sulle scale fino ad arrivare in camera da letto e finendo la bottiglia, la scaravento contro il muro.
Osservo il letto ancora sfatto da stamattina e sorrido ripensando alla mia nuvola al centro di questo, sembrava così piccola e fragile tra le mie braccia.
Lancio in aria la maglietta sentendo il mio corpo andare a fuoco e aggrappandomi al mobile alle mie spalle, tiro fuori il primo scaffale per cercare una supposta.
Mi scoppia la testa e ricordo di averle messe qui.
Corrugo la fronte trovando invece il mio intimo e quello di Melisa, afferro subito una sua mutandina e accostandola al naso, inspiro a fondo.
Chiudo gli occhi sentendo il suo profumo entrarmi fin dentro le ossa.
Ripenso ai suoi occhi delusi e spaventati, credeva che potessi approfittarmi di lei e farle del male. Mi crede così terribile? Un mostro?
Scosto le altre mutandine, finchè un oggetto attira la mia attenzione.
Una pistola? Non ricordo di averla messa qui.
Prendo la pistola fra le mie mani e indietreggiando ricado sul mio letto.
Abbasso lo sguardo alla mutandina nell'altra mano e stringendola a pugno, penso non mi rimane altro di lei che questo pezzo di stoffa.
Penso di aver mandato a puttane ogni cosa, che non mi perdonerà mai, che senza la sua presenza la mia intera esistenza non ha più senso.
Osservo la pistola per una manciata di secondi finchè l'accosto piano piano alla mia tempia e chiudo gli occhi.
Mi ha chiesto di sparire dalla sua vita, di lasciarla andare via, e questo è l'unico modo certo di tenermi lontano da lei.
Scuoto la testa ripensando a cosa avrei potuto fare per evitare questa catastrofe, a tutte le volte che avrei potuto dire la verità a Melisa e chiederle di aiutarmi a controllare le mie emozioni.
Lei avrebbe saputo come fare, non le ho dato la possibilità di comprendermi, la fiducia per costruire delle basi solide nella nostra relazione.
Non sono mai stato sincero, ho solo pensato alle mie esigenze...all'esigenza di saperla mia, per sempre.
Non ho alcun dubbio quando premo il grilletto.
"Aaah!" caccio un urlo per il dolore e ricado sul letto inerme.
Sono questi gli attimi prima della morte?
Osservo il soffitto ligneo come stamattina quando pensavo a quanto fossi fortunato ad avere nuvola con me e mentre sento il mio corpo indebolirsi, i muscoli non rispondere più ai miei comandi e il respiro rallentare, realizzo una cosa: il colpo non è partito da me.