<<Ho sentito dire che Alex e Katherine non vadano molto d'accordo...>> mi confida una Eleanor decisamente raffreddata, ma io non mi scompongo minimamente e ribatto con distacco.
<<Non ci riguarda, El. La vita di Alex non ci riguarda più.>>
È un grigio lunedì di pioggia e come sempre sto lavorando alla casa editrice.
La mia amica ha la febbre, quindi, a partire da domani, la sostituirà Alex, finché lei non si sentirà meglio e sarà pronta per tornare a lavoro.
Dato che alla festa non abbiamo avuto modo di parlare di cose personali, ho deciso di chiamarla, e ormai siamo al telefono da mezz'ora.
Ero decisamente troppo distratta per riuscire a concentrarmi sulla lettura dei romanzi, e sfogarmi con la mia migliore amica sembrava l'unico modo per mettere a tacere i mille pensieri che mi tormentano.
Ho deciso di confidarle ciò che è successo con Alex dopo che ho abbandonato la festa, e lei è rimasta a dir poco scioccata.
Non riesce a credere – esattamente come me - che, grazie al bacio con Andrew, il mio ex sia finalmente riuscito a mettere a tacere l'orgoglio e a dimostrarmi – a suo modo – che tiene ancora a me.
Ha finito per commentare che, probabilmente, non ha mai smesso di amarmi. Tuttavia, è decisamente troppo orgoglioso per permettersi di riavvicinarsi a me, di ricostruire un qualche legame con la sottoscritta.
A detta di Eleanor, sarebbe addirittura preda di un terribile conflitto interiore, che lo porterebbe a non sapere bene cosa voglia: se riconquistarmi o lasciarmi andare.
Questi sentimenti contrastanti sarebbero anche alla base del suo avvertimento su Andrew: secondo la mia migliore amica, mi avrebbe messo in guardia sul mio collega solo per gelosia, per paura di perdermi definitivamente. Nient'altro.
Non so se credere a queste ipotesi oppure no ma, ad ogni modo, ciò che prova Alex nei miei confronti e il vero motivo che lo induce a starmi lontano, sono ormai assolutamente irrilevanti.
Ho finalmente deciso di dimenticarlo e non tornerò indietro.
Sono determinata a rifarmi una vita senza di lui e Andrew, in questo momento, sembra essere il mio punto di partenza. Non so dove ci porterà questo nuovo viaggio che abbiamo appena intrapreso, ma spero con tutto il cuore di allontanarmi il più possibile dal mio ex.
Lasciarlo andare è la cosa migliore per tutti. Per lui, per Katherine e per il loro bambino.
Eleanor mi sta appunto dicendo che la coppietta apparentemente felice sembra non andare d'accordo e, in effetti, devo ammettere che me n'ero già accorta.
Katherine ha abbandonato Alex per ben due volte, lasciandolo solo e a piedi. Qualcosa vorrà pur dire, o no?
Tuttavia, i problemi di coppia del mio ex e della sua nuova fidanzata non mi riguardano, e non capisco perché Eleanor me ne stia parlando.
<<La cosa sorprendente>>, continua la mia amica imperterrita, <<è che nessuno sappia che quei due aspettino un figlio. Neppure Noah o Clark, nonostante Alex sia loro amico. Non l'ha detto a nessuno, perciò, c'è una buona probabilità che Katherine abbia mentito. Tuttavia, se il bambino non esiste, non riesco a capire perché Alex abbia deciso di sposarla. È una tale vipera!>>
<<Possiamo smettere di parlarne, per
favore?>> ribatto stizzita.
Discutere del mio ex e della sua nuova fiamma mi sta mettendo di cattivo umore, e non posso - né voglio - continuare a farmi influenzare da lui. Né quando ci troviamo nella stessa stanza, né tantomeno quando siamo a chilometri di distanza.
<<Vuoi che ti dica la mia?>> inizia a dire la mia amica, poi prosegue, ignorando il mio forte e chiaro "No". <<Sono convinta che quei due abbiano deciso di sposarsi solo per il bene del bambino. Alex non è innamorato di lei, ma lo conosci: non si sottrarrebbe mai ai suoi doveri. Tanto meno se c'è di mezzo un figlio.>>
Io alzo gli occhi al cielo e resto in silenzio, nella speranza che prima o poi El si decida a smettere di parlare di Alex.
Pensare continuamente a lui non è esattamente il metodo migliore per dimenticarlo.
<<So che hai alzato gli occhi al cielo, Tessa McRayan, ma devi ammettere che potrei aver ragione>> insiste, invece, e io resto un po' stupita: mi conosce così bene da riuscire ad indovinare i miei gesti anche quando non siamo insieme.
Questo è uno dei tanti motivi per i quali le voglio un bene dell'anima.
<<Forse>> concedo, <<ma il motivo che spinge Alex a sposare Katherine non ci deve interessare, El. Sono solo affari suoi.>>
<<Finalmente ti sento dire qualcosa di sensato. Era ora>> sento esclamare dalla soglia dell'ufficio e immediatamente levo lo sguardo verso quella voce profonda, che riconoscerei tra mille: Alex mi osserva e mi batte le mani lentamente, applaudendo con sarcasmo.
È tornato ad essere quello di sempre: freddo, indifferente e con una punta affilata di ironia pungente.
Non è rimasto nulla del ragazzo vulnerabile che ho lasciato nel parcheggio del locale, qualche sera fa.
<<El, ti devo lasciare>> annuncio alla mia amica, continuando a fissare il mio ex in maniera quasi rapita.
<<Fammi indovinare? Alex ha appena fatto il suo trionfale ingresso ed è già riuscito a rimbeccarti?>>
<<Proprio così.>>
Lui, nel frattempo, si passa le mani tra i capelli, arruffandoli, e ignorando ostinatamente il mio sguardo. Ha un sorrisino compiaciuto e subdolo stampato in faccia, un'espressione che ormai conosco bene.
Come può tanta perfidia convivere con una bellezza simile? Mi ritrovo a pensare. Una cosa del genere dovrebbe essere semplicemente illegale!
<<Be', digli che puoi stare al telefono quanto vuoi, ora che sei fidanzata con il figlio del capo>> sento ribattere da El in tono ammiccante.
Io arrossisco involontariamente e distolgo lo sguardo da Alex. <<Ma Andrew non è il mio fidanzato>> mi affretto a contraddirla.
<<Certo, certo. Vabbè, ci sentiamo più tardi. E non farti intimidire troppo>> si raccomanda, prima di chiudere la chiamata.
<<Che ci fai qui?>> domando immediatamente al mio ex, che si sta già mettendo al lavoro. <<Andrew mi ha detto che non ti avrei visto fino a domani.>>
Lui finge di non avermi sentito e non volta neppure lo sguardo nella mia direzione, immerso nella lettura di uno dei romanzi da revisionare.
<<Da quanto tempo eri lì ad origliare la mia conversazione?>> insisto imperturbabile.
Di nuovo non mi risponde e io mi spazientisco. <<Be'?>> sbraito.
Ho sempre trovato estremamente irritante questo suo atteggiamento infantile.
Durante la nostra relazione, ci siamo ritrovati più volte a discutere e ha sempre avuto la medesima reazione: prima di ribattere con qualche frase maligna, è solito prendere tempo, restando cocciutamente in silenzio e portando l'interlocutore al limite della pazienza.
Se alcuni aspetti del suo carattere sono la normale conseguenza di ciò che è successo tra di noi, questo atteggiamento, al contrario, fa decisamente parte del suo DNA.
Finalmente alza uno sguardo annoiato su di me e, proprio come mi aspettavo, mi spegne con un'acuta frecciatina.
<<Quando hai finito, vorrei continuare a lavorare in pace>> replica insolitamente calmo. <<Sai com'è, non tutti qui sono fidanzati con il figlio del capo e possono permettersi di fare quello che vogliono.>>
Che faccia tosta!
Restiamo a guardarci per un po' in silenzio assoluto, giocando a lanciarci occhiate di fuoco.
È una gara che, ovviamente, finirò per perdere: Alex è un maestro di sguardi ostili.
Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sembra di avvertire una punta d'odio nei suoi confronti.
Certo, alcune vicende del passato – tra le quali, senza dubbio, il mio tradimento e la morte di suo fratello - lo hanno sconvolto al punto da chiudersi a chiave in se stesso, avvolto in quella che definirei una spessa e aguzza corazza.
Tuttavia, il suo vissuto non giustifica completamente questo portamento maschilista, presuntuoso e rude.
Spesso mi domando come abbia fatto ad innamorarmi di lui. Poi mi ricordo che, prima della rottura, riusciva ad essere il ragazzo più dolce e affettuoso del mondo e, immediatamente, il mistero sembra essere risolto.
Il corso irrefrenabile di pensieri viene improvvisamente interrotto dal suono del suo cellulare, che vibra come un pazzo sotto ad un cumulo confuso di fogli.
Alex si affretta a rispondere, imperturbabile.
<<Amore mio>> esclama rivolto all'apparecchio, calcando esageratamente le parole e guardandomi con un sorrisino ipocrita, <<È tutto a posto?>>
Senza dubbio sta cercando di provocarmi, ma questa volta non ci riuscirà.
Resto impassibile e fingo di concentrarmi sul mio lavoro. Tuttavia, non riesco a fare a meno di cogliere urla indistinte provenire dal suo cellulare.
<<Arrivo subito>> lo sento mormorare. Poi, con la coda dell'occhio, lo vedo balzare in piedi come una molla e correre ad indossare il cappotto.
Alzo lentamente lo sguardo su di lui e, notando la sua espressione sconvolta, mi acciglio.
<<Cos'è successo?>> domando.
Alex si immobilizza e resta a fissarmi per un attimo, come intenzionato a dirmi qualcosa.
Il suo sguardo... sembra quasi indemoniato.
Alla fine, però, esce velocemente dalla stanza senza darmi alcuna spiegazione, lasciandomi inquieta e turbata.