Fabrizio è la voce narrante.
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"Do you ever feel like breaking down?
Do you ever feel out of place?
Like somehow you just don't belong
And no one understands you"
'Ciao Mike'.
Oggi è la vigilia di Natale e avevo voglia di fare due chiacchiere con te.
Non sono mai venuto a trovarti da quando sei qui e un po' ti chiedo scusa,
non ero ancora pronto.
Non ti ho portato tante cose per abbellire questa tomba perché la foto del tuo sorriso rende giustizia, da sola.
Non ho regali, composizioni floreali o altro.
Ti ho portato qualcosa di più vero di un mazzo di fiori che si secca con il sole o di una lucina che si scarica dopo due ore.
Sono venuto a dirti grazie.
Ti devo dire grazie per quelle volte che mi aiutavi a mettere la mano sul foglio per comporre canzoni.
Ti devo dire grazie per aver continuato a vegliare su di noi.
Ti devo dire grazie per il tempo passato insieme, nonostante il 'poi'.
Ma più di tutto, ti devo dire grazie per avermi aiutato a mettere un punto al capitolo più buio della mia vita e per avermi riportato Ermal quando ormai non ci credevo più.
È passata una settimana da quando si è svegliato, si sta riprendendo, piano.
Di notte, a volte, li sento i suoi singhiozzi, ma non mi avvicino per non essere invadente. Ermal ha sentito molto le conseguenze di questa brutta avventura sulla sua pelle e io gli sto dando il tempo che gli serve per cucirsi da solo le ferite.
Quelle ferite che, spesso, tornano a scottare.
Ma una cosa di lui l'ho capita,
ha imparato ad essere forte da solo.
Non mi mostra il suo dolore, ma lo vedo da un sorriso.
So che prima o poi crollerà, e quando succederà sarò pronto a stringerlo,
proprio come ha fatto con me.
Francesco ha conosciuto una ragazza,
si chiama Marion ed è americana.
Io non capisco come faccia a stare con lui, anche perché lei è così per bene,
lui così.. così.. Te lo ricordi Francesco no?
Il nonno sta bene, prende ancora medicine, la sera è un po' più stanco e mi regala qualche sorriso in meno,ma va bene anche così.
Non ho fatto molto per te Mike,
ma ti dedicherò tutte le canzoni che riuscirò a scrivere.
Ora, prima di tornare a casa,
c'è ancora un posto dove devo andare.
E questo lo faccio per te.
"Nun fa cazzate, te guardo zì!"
Mi giro verso la tomba, a cui avevo già dato le spalle, regalandoti un sorriso.
Una volta io e Francesco,
abbiamo conosciuto uno che lavorava in un carcere.
"Figo, come te la passi la giornata?"
Eravamo ragazzini con le nostre domande sceme e fuoriluogo, non ci rendevamo ancora conto della realtà di quel posto.
Ci ha descritto un pò l'ambiente,
la descrizione di ciò che accade in un carcere può risultare anche interessante, ma se ascoltata dall'esterno o letta su un libro, non vissuta dall'interno.
"Pensi ancora sia 'figo' ragazzì?"
Un'esperienza da evitare.
Ma se sei un mostro criminale e malato è lì che devi stare.
In questo mondo non esistono i supereroi e i cattivi, se non ti salvi da solo sei fottuto.
Stavolta però, ho vinto io.
Mentre cammino per questi corridoi grigi e spenti, al fianco della guardia, i miei pensieri sono interrotti dal rumore delle chiavi attaccate alla sua cintura e da rumori emessi da ogni cella.
Sento lo sguardo di ogni detenuto su di me
bramare la mia libertà.
Non incrocio lo sguardo di nessuno, fino a quando la guardia si ferma davanti alla cella che mi interessa.
"Sono proprio qui vicino, mi chiami se ha bisogno."
Uno spazio scomodo, isolato dal resto, piccolo e buio è questa cella.
Un gabinetto, un letto, solo una piccola finestra per respirare, ma da cui non vedi mai il cielo.
Tanta tristezza da vedere, che scompare dal mio cuore quando il mio sguardo cade su quell'insignificante figura rannicchiata in un angolino. Che pena mi fa.
"Alzati."
Faccio uscire queste parole con tutta la rabbia che ho in corpo da quando ha premuto per la prima volta quel fottuto grilletto.
Quando i nostri occhi si incontrano,
stringo di più la mascella fino a farmi male, mordendomi una guancia.
"Sei venuto a ridere di me Fabrì?"
Con le mani in tasca, mi avvicino alle sbarre, non perdendo nemmeno per un minuto il suo sguardo.
"Sono venuto a vedere il posto che ti ospiterà per il resto della tua vita. Accogliente, mh?"
Gli ringhio in faccia, perché non mi fa più paura. E non sono le sbarre, ma la consapevolezza di essere difronte a un essere che non vale niente,
che di uomo non ha neanche le palle.
Non mi risponde, abbassa lentamente lo sguardo, noto la cicatrice lunga sul viso che non mi intimorisce più.
"Come sta il tuo fidanzatino?"
Eccolo lì.
Quel tono di voce cattivo, sadico, malvagio di chi la cattiveria la porta nel corpo da sempre, invece del sangue.
I suoi occhi cercano di intimorire,
ma io non ho più paura.
Il suo ghigno cerca di farmi diventare violento, ma io non sono come lui.
Chiudo gli occhi, ispiro profondamente, ascolto il cuore.
"Sta' calmo, tu sei migliore di lui zì."
Quando li riapro, gli sorrido provocandogli un'espressione indecifrabile sul viso.
Lo colgo alla sprovvista, afferrandolo per il colletto della tuta finché la sua faccia non è contatto con il freddo delle sbarre e il mio respiro.
"Sta' lontano dalla famiglia mia brutto stronzo,capito? Avrei voluto romperti la testa per quello che hai fatto all'amico mio, ma io non sò come te. Me divertirò a vedette marcire ndsta merda e anche lui dal paradiso se fa du risate perché è questo quello che te meriti."
Non lasciando la presa, gli regalo un pugno dritto allo stomaco. Doloroso e improvviso, proprio come tutte le ferite che mi ha provocato.
"Questo è per mi mamma, perché lei l'amore sapeva cosa fosse e tu nun lo eri de certo."
Non finisce qui, sarebbe troppo facile.
Mentre cerca di sfiorarsi il punto dove l'ho colpito, gli sferro un nuovo pugno facendogli emettere un gemito strozzato.
"Questo è per mi nonno, perché l'hai trattato come no stronzo e con la famiglia mia nun ce scherzi!"
Lo afferro per i capelli, spingendolo lontano lo lascio accasciarsi a terra, dolorante.
"Questo è per Ermal, che è più forte de quanto pensi e nun c'hai fatto niente."
Mi allontano dalle sbarre, passandomi una mano tra i capelli e tornando calmo.
Il mio è stato il classico sguardo di chi, ormai, non perde più.
Un sorriso beffardo mi spunta sul volto a guardarlo sofferente, dopo tutto il male che ha fatto a me e a chi aveva intorno.
Ora è finita davvero.
"A mai più."
I miei passi nel corridoio si interrompono quando, ancora girato di spalle, gli urlo un'ultima frase non cancellando il sorriso dalle labbra.
"Ah, Francesco ha detto che te passa a salutà personalmente. Ce teneva!"
Non faccio caso alle sue urla, saluto cordialmente la guardia e vado via, lasciando morire una parte del mio passato.
Non usare mai qualcosa come la vendetta, aspetta. Il tempo saprà premiarti.
Avevi ragione Mike,
vederlo soffrire è stato da veri supereroi.
La mia vendetta, alla fine, l'ho avuta.
Come? Dimenticando.
Il mio cuore era sereno, una volta uscito da quella prigione.
Così sereno da non far caso neanche alla pioggia che mi bagnava il corpo, ma da sentire la vibrazione del telefono nella tasca della giacca.
"Pronto?"
"Fabrì ma che fine hai fatto?"
"Un po' di cose Francé, perché?"
"Daje Fabrì però nun poi esse così. Te sei dimenticato che giorno è oggi?"
Così sereno da essermi dimenticato la vigilia di Natale.
"Porco.. Francé che devo fa? Che devo prende? Addo devo annà?"
"Mà che voi fa! Alle 8 a casa de Fabio, er cenone lo famo la! Ce sta pure tu nonno e Ermal te aspetta a casa, almeno questo to ricordi bambolì?"
Ermal.
Tutti i miei pensieri sono per lui.
Non mi accorgo nemmeno di aver chiuso in faccia il telefono a Francesco e di star già correndo sotto la pioggia e tra le macchine, ridendo senza un motivo.
Hai visto che effetto mi fa l'amico tuo, Mike?
"Are you stuck inside a world you hate?
Are you sick of everyone around?
With the big fake smiles and stupid lies
But deep inside you're bleeding"
Infilo le chiavi nella serratura,
apro la porta con le mani ancora tutte bagnate e quando entro lo trovo seduto sulla panca, affacciato alla finestra.
Quella panca che tanto diceva di odiare perché 'non si abbina con il colore delle pareti, Mike!', ma dove ormai passa la maggior parte del suo tempo.
Non mi sente arrivare, ha lo sguardo perso tra le luci della sera e il fumo della sigaretta che ha in mano.
Mi avvicino piano, senza far rumore, attirando la sua schiena al mio petto.
Sussulta, ma si tranquillizza subito.
"Sei pazzo?"
Le mie labbra hanno sentito la mancanza della sua pelle e sono già scese a baciargli tutto il collo, mentre lo stringo di più a me.
"Non dovresti fumare, sei ancora debole.."
Spegne la sigaretta nel posacenere e si gira nel mio abbraccio, concedendomi di ammirare il suo volto sotto una luce mozzafiato.
"Perché correre sotto la pioggia ti rende più forte, giusto?"
Mi fa sorridere perché, ormai, conosce tutto di me. La mia mano scende ad accarezzargli la schiena fino a salire perdendosi tra quei tanti ricci profumati.
La bocca continua a baciare ogni parte di pelle scoperta. Inizia una scia di baci dalla scapola arriva alla guancia.
Lo sento rilassarsi sotto al mio tocco, respirando profondamente.
"Fabrì.."
Ecco, sta per crollare.
Gli incornicio il volto con entrambe le mani regalandogli uno degli sguardi più dolci e comprensivi. Non voglio lasciarlo da solo.
Gli sposto qualche riccio che cade sulla fronte, da abitudine.
"Amore, mi dici che c'è? Sei così da una settimana.. Ho sbagliato qualcosa io?"
"No Fabri, è solo che.."
Con i pollici caccio via le prime due lacrime che scendono, rispettivamente, da entrambi gli occhi. Ogni volta che lo vedo piangere, mi si contorce lo stomaco. Preferirei dei pugni.
"Solo cosa?"
"Ho avuto così tanta paura Fabrì.. Non avrei dovuto fare l'eroe quando penso che potevo anche non essere più qui ora, mi sento così.. debole. Prima Mike, poi lo sparo, il sangue, quel letto d'ospedale.. Ho rivisto la mia infanzia.. Fabrì.."
Comincia a tremare e piangere,
senza tregua. Lo catturo tra le mie braccia, lo sento stringersi alla mia maglietta e soffocare i singhiozzi sul mio petto.
Cerco di calmarlo come meglio posso, gli bacio i capelli, gli massaggio la schiena, ma non gli chiedo di smettere.
Lo lascio piangere, gli lascio dire addio a tutti quei mostri.
Piangi amore, dimentica.
"Shh, amore mio, calmati. Respira. Shh. Ora è tutto finito! "
Appoggia la fronte nell'incavo del mio collo e mi provoca solletico quando ci parla sopra.
"Tut-to?"
"Si amore, ce l'abbiamo fatta. Abbiamo vinto,hai vinto!"
Sussurro piano, ma è come se le stessi urlando al mondo queste parole.
Le dico guardando il cielo, perché mi rivolgo anche a voi lassù.
"Io ho vinto te. Non mi lasciare Fabri, ti prego.."
"Adesso guardami Ermal."
Gli alzo il volto con due dita sotto al mento, come sono solito fare, facendo incontrare i nostri sguardi e lasciandogli un bacio velato sulle labbra. Appoggio solo le labbra sulle sue, ma è lui a cercare un contatto più approfondito, infilandomi la mano sotto la maglietta e poggiandola sul petto.
La mano che ho sulla sua schiena lo attira ancora di più a me, non staccandomi mai dalle sue labbra. Quando si ritrova seduto sul mio bacino, scappa un gemito ad entrambi per il troppo contatto ravvicinato, che ci fa staccare per riprendere aria.
È bellissimo.
Ha le guance arrossate, i capelli in disordine e le labbra screpolate.
Gli poggio una mano sul fianco, dove ha ancora la fasciatura, carezzandolo.
"Io sono così innamorato di te, da non riuscire più ad immaginarmi con nessun altro che non sia tu. Sei la mia famiglia,
la mia casa, la mia certezza, tu sei il tutto.
Lasciarti non rientra nei miei piani per i prossimi secoli!
Sei il mio cuore Ermal, potrei vivere senza?"
Mentre nuove lacrime gli bagnano il volto, le sue braccia mi circondano il collo, mi abbraccia singhiozzando.
" Sei mio Fabrì, ti amo così tanto. "
" Ora dobbiamo prepararci per stasera, tu devi dirmi cosa mettere perché io non voglio essere rimproverato su come mi vesto. Quindi dimmelo te e non ne parliamo più."
Mi sorride contento, ora lo so.
Mi carezza una guancia, annuisce entusiasta tirando su con il naso, proprio come un bambino dopo una caduta dalla bici.
"Mi prometti che non piangerai più?"
"Solo se tu mi prometti di darmi tutti i baci che ti chiedo."
Non gli do il tempo di dire altro, mi avvento sulle sue labbra, leccandole prima dolcemente e poi facendo entrare la mia lingua che a contatto con la sua, mi provoca un piacere immenso.
Continuo a carezzargli le guance e i capelli, prima di staccarmi completamente dalle sue labbra catturo il labbro inferiore tra i denti mordendolo.
"Promesso."
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Ci stiamo avvicinando alla fine di questa storia, tra qualche capitolo(4-5).
Vi confesso che mi dispiace,
nonostante non mi sarei mai aspettata di arrivare fin qui.
Approfitto dello 'spazio autrice' per fare i miei complimenti a chi in Italia, per me, ci ha portato la vittoria dell'Eurovision e non solo.
Sempre più fiera di loro,che diventano la luce in ogni mio tunnel più buio da attraversare.
Aspetto di vederli di nuovo insieme perché non nego che sapere che ora sono separati, mi fa un po' triste.
Noi intanto, se vedremo sotto a un palco Fabrì.
Buona serata 💘