Pov's Taehyung
"E sta fermo cazzo! Così non mi aiuti affatto!"
Una settimana.
Una fottuta settimana infernale.
Mi ritrovo tra i piedi quella piccola peste di Yeontan da ormai sette giorni, e non è stato per niente semplice. Anzi, direi un vero e proprio disastro. Quell'animaletto decisamente non sa cosa vuol dire stare fermo, tant'è che avrei voluto legarlo, impacchettarlo e spedirlo in Norvegia, così che il freddo invernale lo congeli.
Allora sì che non avrebbe più potuto muovere un muscolo.
E Jungkook, tanto per farmi esasperare anche lui, si è portato di tutto dalla vecchia abitazione in cui stava, e ha intasato anche l'angolo più dimenticato della mia villa, riempiendolo di robaccia inutile. Alla fine però non l'ho rimproverato. Se ha deciso di voler tenere con sè effetti personali che gli riportano alla mente piacevoli ricordi, allora che ben vengano.
Non dev'essere stato facile dimenticare quel che ha passato dopo la morte dei suoi genitori, e anche se solitamente si vorrebbe cancellare l'immagine di coloro ormai defunti, lui non l'ha fatto. Preferisce ancora custodirla dentro di sè con enorme gelosia.
La cosa che comunque non mi è andata giù, è stata quella di aver dovuto trascorrere giornate intere a sistemare tutto ciò che contenevano gli scatoloni, i quali si era trascinato dietro con l'unico scopo di riempire l'auto dei miei, ormai appartenente a me, di cianfrusaglie che ho dovuto infilare in posizioni strane e bizzarre pur di farcele entrare.
Malgrado i danni che quei due esseri infantili hanno causato alla mia preziosa dimora, sono stato più che bene in loro compagnia. Jungkook è sempre il ragazzo dolce e spontaneo che ho conosciuto, e la bestiolina si è scoperta essere molto socievole, oltre che irrequieta. Non si fa scrupoli per nessun motivo ed è talmente birichino, quel cagnoletto, da avermi fatto intenerire più volte per la sua sbadataggine.
"Porca merda, ti ho detto di stare fermo!"
Adesso mi ritrovo proprio insieme a quest'ultimo, il quale non ne vuole sapere di rimanere immobile per permettermi di lavarlo. Rimbalza da una parte all'altra della vasca agitando l'acqua in cui è immerso e, di conseguenza, facendo accrescere la montagna di schiuma che gli ha ricoperto qualsiasi pezzetto di corpo.
Soltanto gli occhi sono incontaminati dal bagnoschiuma, nonostante ciò sembrano luccicare quasi quanto quelli di Jungkook, e forse è per tale motivo che ha iniziato a starmi simpatico il nuovo arrivato, perchè sono sempre stato affascinato dall'intera galassia che le iridi del ragazzo di cui mi sono innamorato mascherano. Una così pericolosa e travolgente da risucchiare in enormi vortici perfino le persone che non hanno mai incrociato il suo sguardo.
"Hai la testa dura eh?!"
Quando il piccoletto comincia ad abbaiare poichè infreddolito, inizia ad agitare il corpo e a dimenarsi con maggior enfasi dalla mia presa, facendomi imprecare contro tutti i Santi per avermi fatto trovare proprio un tipetto esuberante come lui.
"Ti faccio vedere io!"
E nel tentativo di acchiapparlo per evitare di farlo saltare fuori dal bordo della vasca, ci casco dentro io, facendo risuonare un gigantesco splash che velocemente si disperde per tutto l'isolato. Non mi sorprendo, infatti, se un Jungkook preoccupato si fionda all'interno della stanza da bagno, osservando interdetto la scena che ha avuto la fortuna di non vedere.
"Ma che ci fai lì dentro? Non era Yeontan quello che doveva farsi il bagnetto?"
Accigliato parla, tuttavia bloccandosi quando gli lancio un'occhiataccia carica di odio per intimargli di non dire niente, e penso che abbia afferrato il concetto. Mi ricredo però quando, dopo averci osservati con più attenzione, si porta una mano davanti alla bocca, come per nascondere un sorrisino divertito.
"Aspetta un momento..." e spero tanto che non l'abbia capito, altrimenti ci farei una pessima figura.
"Non dirmi che..." riduce gli occhi a due piccole fessure facendo spuntare, ai lati delle palpebre, delle tenere rughette che preannunciano il futuro scoppio di una sghignazzata, e presumo che sarà proprio quello che accadrà, di fatto quando lo ammonisco una seconda volta con lo sguardo, una catastrofe di risate prende avvio all'interno della sua cavità orale portando l'animaletto ad abbaiare entusiasta, e me a sbuffare infastidito.
"Non c-credevo fossi c-così incapace!" A mala pena riesce a parlare tra tutti quei suoni beffeggiatori, ma per lo meno è in grado di avvicinarsi al contenitore in cui sono caduto, così da prendere Yeontan e avvolgerlo intorno ad un enorme asciugamano, non curandosi minimamente di me.
Quel suo gesto mi ha scombussolato, lo ammetto, perchè è ovvio che il cagnolino gli abbia conquistato il cuore. Esattamente per tale motivo mi ha irritato il fatto che abbia dato la precedenza a lui e se ne sia preso cura, quando invece non si è neanche voltato verso la mia direzione.
Certo, ciò non vuol dire che mi abbia trascurato in questi giorni per dedicarsi unicamente a Yeontan, al contrario mi è stato fin troppo appiccicato. Però avrei apprezzato se mi avesse almeno teso la mano, magari per aiutarmi ad uscire da lì dentro anche se non ho sicuramente bisogno di un supporto per poterlo fare.
Smetto di perdermi tra quei nuovi pensieri quando sollevo gli occhi e la visuale che mi si estende davanti è quella di un Yeontan arrotolato in un involucro caldo, e di un Jungkook che, oltre a tener stretta la creatura tremolante, mi intima di afferrargli il palmo che tiene aperto, rivolto verso l'alto, per farmi alzare dal fondo della vasca.
Un colpo al cuore me lo prendo eccome di fronte a tale vista, perchè nonostante la meditazione appena fatta, lui mi sta silenziosamente porgendo l'aiuto che aspettavo. Allora, stupito dalla mia riflessione sbagliata, mi limito a fissarlo serio per alcuni minuti. Solo quando lo vedo corrucciare la fronte e storcere il naso, decido di far scontrare il mio arto con il suo, mettendomi in seguito all'impiedi.
"Aspetta qui, ti porto dei vestiti asciutti e delle pantofole, tu però inizia a spogliarti altrimenti ti verrà un raffreddore. E non ho certamente intenzione di passare tutte le giornate ad accudire due irresponsabili come voi, quindi vedi di fare in fretta!"
Detto ciò, dopo aver cercato di eclissare miserabilmente un sorrisino di scherno, si dirige verso la porta e la apre, chiudendosela alle spalle. Eppure i miei occhi non lasciano la sua figura nemmeno quando scompare dietro a quella superficie legnosa, poichè impressionati dal ragazzo che l'ha appena attraversata.
E non importa se rimango frastornato da quel che avevo pensato giusto qualche attimo fa, non importa nemmeno se per un misero istante ne ho seriamente dubbitato, perchè Jungkook sarà sempre il primo a farsi avanti per aiutare chiunque si trovi in difficoltà. Sarà sempre il primo a ridursi in piccoli pezzetti soltanto per potersi rendere utile, perchè prima degli altri, ha sofferto lui, è stato male lui.
E io sarò sempre quello troppo stupido da apprezzarlo in ritardo, o da non farlo affatto, cieco a tal punto da perdermi le sue migliori azioni.
E sarò anche colui che non riuscirà a comprenderlo con tanta facilità, o addirittura quello che non vorrà neppure provarci, poichè un ragazzo del genere è talmente difficile da decifrare da annullare tutte le speranze che si hanno di farlo.
"Ecco su, vestititi in fret- ma ehi! Ti avevo detto di togliere i capi fradici! Perchè non mi hai dato retta?"
Sussulto appena, quando lo vedo rientrare nella stanza piastrellata, eppure le miei iridi sono sempre ferme lì, sullo stesso punto vuoto in cui le ho lasciate.
Su di lui.
"Scusami, è che quella belva di Satana mi ha fatto esasperare. Non ti ci puoi nemmeno avvicinare che ti fa rimbambire in meno di un secondo."
Fingo naturalezza mentre lascio scivolare al suolo gli indumenti bagnati, per poi agguantare uno dei tanti asciugamani disposti nei cassetti così da asciugarmi. Soltanto dopo mi sporgo verso i vestiti che mi ha portato, afferrandoli per poterli indossare nel minor tempo possibile.
"Ma sta zitto, non è vero. Sei tu che non ci sai fare."
Quando lo sento ribattere in tale modo, azzardo un sorriso tirato, il quale però è tutto fuorchè quello che avevo in mente.
Da l'impressione di una smorfia svogliata, e Jungkook non se l'è sicuramente fatta scappare, tanto meno si è fatto ingannare, per tale motivo persiste con lo sguardo sulla mia figura, esaminandola nel più opprimente dei modi.
"Va tutto bene?"
Di fronte alla domanda che già mi aspettavo, annuisco facendomi più vicino a lui, dato che non ho proprio voglia di farlo stare in pensiero. Non ora che sembra andare tutto nel verso giusto. Per cui gli circondo i fianchi con le braccia e lo attiro a me, squadrando ogni suo centimetro per capacitarmi di quanto una persona umana possa essere così tremendamente perfetta.
"Sicuro?" Flette il collo di lato, fissandomi con estrema curiosità e scetticismo.
Non è una sorpresa vederlo diffidente, ma in fondo fa bene ad esserlo.
"Si, sta tranquillo..."
Dopo aver sigillato le labbra in una linea orizzontale, disperdo una mano tra le ciocche che gli infestano la nuca e gli faccio infossare il viso nell'incavo del mio collo, così da bearmi di quel respiro calmo che s'infrange ripetutamente contro la mia epidermide, facendola rabbrividire.
"Non so, è che ti vedo un po' strano." Mormora con voce attutita, provocandomi un lieve solletico che però si placa immediatamente quando ricambia la stretta, questo solo per far spazio a brividi molto più forti ed intensi. Dopotutto però, è unicamente il pensiero di quelle pietruzze scintillanti che sfiorano la mia pelle, a mandarmi direttamente nelle grazie di Dio, perchè vorrei che quelle labbra la percoressero tutta quanta, non tralasciando nemmeno un lembo per lasciarla spoglia dei suoi baci.
"È solo che mi sto rendendo sempre più conto di una cosa..." bisbiglio ad un centimetro dal suo orecchio, procurandogli scariche che lo trasformano in una veste puntellata di palline rosa.
È così che il suo corpo mi elogia inconsciamente per il grande effetto che esercito su di lui senza alcun impegno.
"Mh, e potrei saperla?"
L'innocente vocina con cui parla mi fa letteralmente impazzire, proprio per questo gli avambracci hanno iniziato a spingerlo maggiormente contro di me, così da poterlo abbracciare forte perchè, nè ora e nè mai, ne avrò abbastanza dei contatti a cui, vogliosi, diamo vita.
"È una cosa da niente." Scrollo le spalle, calandomi in seguito per mordergli una delle paffute goti, dato il loro risultare alquanto invitanti. Come supponevo però, si tira con un sobbalzo indietro, colto alla sprovvista, allora ne approfitto per spiazzarlo ancor di più depositandogli un casto bacio sulle labbra, premendole con indugenza anche se per pochi secondi.
Non si è ancora abituato a questi gesti improvvisi, per cui mi squadra visibilmente sconvolto una volta staccatomi. Non demorde comunque dal voler sapere la cosa che mi ha occupato la mente da svariate ore, quindi dopo averlo sentito borbottare un "non m'interessa, voglio saperlo lo stesso", sospiro, gettando la testa sulle spalle per lasciare a loro il compito di trainare la sposatezza che l'appesantisce.
"Devo proprio?" Sbuffo in parte intimorito, non solo perchè dire certe cose ancora non mi viene del tutto naturale, ma anche perchè la consapevolezza di quanto siano reali le parole che mi frullano in testa, mi porta a temere che, in fururo, diventi anch'io una di quelle persone che si annullano completamente per quella che amano, e ciò mi spaventa pure tanto.
"Non sei solo il ragazzo che più desidero al mondo, Jungkook. Ma sei anche quello di cui ho più bisogno..." dico rassegnato, nemmeno pensando a come la mia bocca abbia formulato tale frase.
"...in tutti i sensi."
In fondo non è che m'importi davvero perchè adesso sono solo concentrato ad adorare il modo in cui mi guarda, visto che è in momenti simili che mi accorgo di come si possa osservare il cielo notturno senza neanche incrociarlo dal di fuori.
Non c'è neppure bisogno di una finestra che dia su un orizzonte lontano, nemmeno di un tetto su cui salire per vedere meglio.
Perchè ogni cosa.
Tutto.
È celato in quello sguardo complicato da descrivere, perchè anche se le sue iridi sono nere, contengono le più stravaganti sfumature: dalla rosea alba che si risveglia al mattino, perforando qualsiasi oggetto con i suoi raggi maestosi, al tramonto che scompare, inghiottito dalle tenebre che vogliono prendere il sopravvento su quella stella luminosa che procura quel determinato fenomeno rossastro.
"Bhè, mi fa piacere che tu abbia aperto gli occhi, però vorrei dimostrarti ora stesso quanto io sia realmente essenziale per te..." un risolino suadente gli sfugge dalle invitanti labbra raggiungendo i miei timpani come il più bello dei suoni, quando si sporge per far sfiorare le punte dei nostri nasi.
"E come faresti, sentiamo..."
Lo stuzzico parlando ad un soffio dai suoi boccioli, così da accertarmi che questi si sfiorino a vicenda, ad ogni singola sillaba che pronuncio.
Sono cosciente di quanto poco tempo ci voglia per farlo entrare in estasi grazie a dei semplici tocchi, perciò presumo che non perderò mai lo sfizio di volerlo veder cedere lentamente ad ogni mia provocazione, in quanto la sensazione di appagamento che ne deriva mi fa sentire al settimo cielo. Questo perchè so che lui è in mano mia, è vulnerabile solo con me, e dipende soltanto dal sottoscritto.
"Dicendoti semplicemente che hai indossato i vestiti puliti senza cambiarti le mutande..." mormora con una sensualità che non gli appartiene, ma come da regolamento ovviamente, la sua bocca si destreggia in delle gioiose risate, facendomi spalancare gli occhi a causa del suo aver fottutamente ragione.
Ed ecco spiegato il motivo per il quale sentivo le chiappe ancora bagnate!
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Un piccolo movimento mi distrae, attirando la mia attenzione verso la parte del letto in cui dorme quell'innocente coniglietto, lo stesso che fino a poco fa mi stritolava nel sonno. Levo, allora, lo sguardo dal soffitto per rivolgerlo al ragazzo che mi da le spalle, completamente risucchiato dalle pesanti lenzuola che lo proteggono dal freddo invernale.
È notte fonda.
Non ho idea di che ore siano e non m'interessa neanche saperlo.
Mi ero svegliato già da diversi minuti a causa delle continue ventate che entravano dalla finestra, la stessa che ricordavo di aver chiuso proprio per non far congelare Jungkook.
Ho trascorso molte notti insonne, con o senza qualcuno accanto, per cui non mi sono preoccupato di ritornare nella fase REM, una volta aperti gli occhi. Mi limitavo ad ascoltare i leggeri sbuffi che sfuggivano dalle labbra del ragazzo castano, e mi beavo del silenzio che alloggiava nella camera facendo tesoro di esso perchè con Yeontan in giro per casa, se ne può avere ben poco.
Fortunatamente ho avuto la brillante idea di comprargli una cuccia da sistemare fuori, sul retro dov'è situato il giardino.
Jungkook adora trascorrere ore intere là con lui, entrambi seduti sul dondolo mentre si divertono a giocare, e a me è capitato molto spesso di soffermarmi per osservarli da dietro la porta finestra che permette di accedervi, capacitandomi sempre meno di come abbia fatto a vivere, fino ad ora, senza una persona come lui.
Un altro movimento fa scattare il mio sguardo sulla sagoma dormiente, allora inizio a perlustrarla con attenta cura fino a quando quel che vedo non porta il mio busto a sollevarsi con un veloce scatto.
Perchè l'ho già notato.
Ho notato come abbia iniziato ad agitarsi gradualmente, come le braccia si siano strette in un intreccio vicino al petto, come le gambe si siano rannicchiate in posizione fetale pur lasciandosi scappare qualche calcio di tanto in tanto, come la schiena si sia inarcata a tal punto da formare una corazza invisibile, e come l'intero corpo sia imperlato da uno strato più che lucido, il quale lo rende incredibilmente bello.
Ancor più di quanto già non sia.
E tutto ciò mi porta a credere che stia solamente facendo un incubo.
Invece no.
Perchè c'è molto di più dietro a quei comportamenti incoscienti. Molto, ma molto di più dietro a quei versi strozzati, per nulla piacevoli da ascoltare.
Mi avvicino immediatamente a Jungkook e mi sporgo oltre la sua spalla, ritrovandomi a poca distanza dal viso un'espressione sofferente, allora le braccia si azionano autonome e vanno ad avvolgerlo senza perder tempo, incastrandolo in una salda presa contro il mio corpo.
Il petto aderisce alla candida schiena, le mani afferrano le sue così da intrecciarsi, le gambe si accavallano per impedirgli di scalciare in preda agli spasmi, il viso sprofonda nell'ammasso di capelli profumati mentre le labbra entrano in contatto con la cute, baciandola per rilassarlo.
"Ehi piccolo...va tutto bene, non agitarti."
E quasi volesse fare tutto il contrario di quel che gli ho sussurrato, inizia a tremare in maniera più che incontrollata contro di me, facendomi percepire anche la più innocua delle scosse. Invece il respiro accelera brutalmente, tanto da sembrar generare un tornado che non vede l'ora di sprigionarsi all'esterno delle sue narici, così da poter prendere forma al centro della stanza per scatenare la sua ira.
E lo sto odiando quel terremoto che l'ha colpito, poichè lo sta devastando, così come i forti singhiozzi che hanno deciso di evacuare da quelle labbra, le quali dovrebbero lasciar evadere solamente forti risate.
Odio perfino le grosse lacrime che sboccano dalla barriera che i suoi occhioni non sono riusciti a tenere alta, per questo vanno a dipingere di dolore la federa del cuscino sul quale riposa il capo. Ma odio soprattutto il modo in cui si sta contorcendo violentemente nel mio abbraccio, perchè i suoi non sono movimenti fluidi.
Per niente.
Ogni parte che lo costituisce è tesa, rigida, terribilmente contratta, quasi fosse fatto di metallo e volesse scappare dalla catastrofe che gli è scoppiata dentro, ma non ci riesce proprio perchè è appesantito dal robot che ha il pieno controllo di lui, azionando i movimenti più insoliti.
E anche se corre.
Accelera.
Si nasconde.
Quel disastro lo risucchierà comunque.
"Kookie sta calmo, sei al sicuro..."
Sto seriamente iniziando a preoccuparmi dato che non l'ho mai visto in questo stato, così piccolo ed indifeso.
Talmente fragile.
Eppure ricordo bene quel giorno.
Non c'è neppure bisogno che mi scervelizzi per riportare alla mente le determinate scene alle quali ho assistito, poichè quelle lacrime apatiche che scorrevano lungo il volto impassibile, le porto ancora dentro. Così come i tremolii che non lasciavano le membra in pace, piuttosto si divertivano a scuoterle con voracità, così tanta da far girare la testa al ragazzo sotto shock che a mala pena respirava.
E credo di non aver mai visto essere più bello. Perchè sì, ai miei occhi apparirà sempre perfetto, in qualsiasi condizione si trovi.
Proprio per tale ragione voglio evitare a ogni sorta di male di scagliarsi contro il ragazzo che sto stringendo con tutta la forza che ho in corpo. E anche se essa è mille volte più grande di quella di un semplice umano, non me ne curo, perchè voglio fargli percepire il mio calore.
Voglio farlo sentire protetto.
Voglio fargli capire che io ci sono.
Che sono con lui.
Perchè questo stesso ragazzo ne ha subito tanto di male.
E delle pene infernali si è stancato.
E di sofferenza sarebbe morto.
Perchè di vivere non voleva più saperne niente.
"Svegliati piccolo, per favore..." affondo il viso nell'incavo della sua spalla, inspirando a pieni polmoni la fraganza che emana per mantenere la calma e non far aumentare ancor di più l'angoscia che provo.
"Apri gli occhi..."
Il mio sembra quasi un imploro.
Ma forse lo è per davvero.
Non so.
Non so nulla.
Non so come farlo riprendere da questo stato. Che d'altronde è abbastanza strano il fatto che non riesca a svegliarsi dopo aver avuto un incubo. Di solito, per il terrore, si desta di soprassalto con gli occhi sbarrati, adesso però è come paralizzato, ha gli arti bloccati e non emette alcun suono, eccetto i singhiozzi causati dall'irrefrenabile pianto.
"N-non c-ci r-riesco..."
Quella voce, fuoriuscita incrinata dalle labbra intorpidite, mi fa alzare di scatto il volto, e allora le pupille iniziano a squadrare incredule quella figura, intimorite dall'ascoltare il resto della frase che già non promette nulla di buono.
"Cosa non riesci, Kookie?" Domando con timbro basso, infastidito dal motore vitale che ha preso a battere tempestivamente contro le costole che lo tengono in gabbia.
Gli sfuggono un altro paio di singhiozzi, prima di fare un tentativo per provare ad aprire ancora una volta bocca. Peccato che fallisca, perchè la mascella sembra volergli far morire la parole in gola, soffocandolo con sillabe non pronunciate. E sono perfino in grado di scorgere delle invisibili mani che gli spingono il mento verso l'alto, talmente sia evidente la voglia di farlo tacere.
"N-non r-iesco a-"
Cerca nuovamente di parlare, ma non arriva a concludere la frase perchè la mandibola si unisce immediatamente alla mascella, allora le sue labbra si ritrovano imprigionate tra quei due sistemi scheletrici che si sono richiusi di botto, facendogli vibrare i denti.
Sussulto visibilmente di fronte a tale vista, adesso seriamente travolto dal terrore in quanto non ho mai assistito a qualcosa di simile. E diamine, vorrei così tanto sapere cosa cazzo gli sia preso perchè è uno strazio vederlo in questo stato sofferente. Per di più non riesco a spiegarmi il perchè le sue membra reagiscano con così tanta burrascosità. Sembra addirittura che non sia più lui il padrone dei movimenti che compie, pertanto ha un intero organismo che gli va contro e non può fare niente per vincere su di esso.
"Gli o-occhi T-Tae..."
Non riesce a muovere più nulla. Sono in fin di vita persino le dita che tiene ancorate ai miei avambracci, e quest'ultimi raramente vengono stretti dalla debole presa che tenta di esercitare.
"N-non r-riesco ad a-aprirli."
E il tonfo che ho avvertito al cuore dopo le sue frasi confuse, mi squarcia senza preavviso il fiato. Peccato però che non abbia dilaniato solo quello, perchè mi ha strappato via tutto. Forse perchè non è rimasto soddisfatto dal togliermi la fonte che mi ha sempre tenuto in vita. E magari è proprio questa la ragione per cui adesso avverto un groppo asfissiante in gola, una tempesta al centro del petto e un'apocalisse nelle viscere dello stomaco.
"Io sono qui con te, Jungkook..."
Tramite quel debole lamento cerco di non far trapelare la paura che incombe anche su di me, perchè di certo non lo aiuterà sapere che perfino io mi sono lasciato possedere dalla forza brutale del panico.
"Non devi temere niente perchè anche se non puoi vedermi, sono accanto a te..."
E con un singhiozzo strozzato, di colpo finisce tutto, così com'è iniziato.
Gli occhi arrestano quei rubinetti frenetici ai quali nessuno è riuscito a dare una regolata, gli arti smettono di dimenarsi in preda all'agitazione, il corpo invece si affloscia, diventa più morbido, pacato, meno incordato. Malgrado il suo essersi tranquillizzato però, non lo libero ancora dall'abbraccio soffocante in cui l'ho fatto scomparire del tutto, talmente risultasse piccolo rannicchiato su se stesso. Quindi continuo a fargli da scudo anche quando apre finalmente gli occhi, se pur in maniera lentissima, davvero troppo lenta, quasi si fosse risvegliato da un lungo coma che gli ha tolto anche la più minuscola briciola di energia.
Le cupole di pelle che celavano quei bulbi oculari, solleticati dai residui di lacrime, adesso sono sollevate in maniera tale da esporli, quegli occhioni terrorizzati. Ed io, incredulo, allento solo la presa intorno a lui per non opprimerlo, cosa che però non riesco a fare a causa delle mani che mi si conficcano nelle braccia, intimandomi di non lasciarlo.
"Taehyung..."
Mi chiama con tono incerto, girandosi piano nella mia direzione.
E anche questo gesto viene fatto fin troppo lentamente, come se la paura potesse colpirlo ancora una volta, da un momento all'altro. Però io non riesco ad attendere ancora prima di averlo rivolto verso di me, per cui lo aiuto a farlo, nascondendogli sin da subito il viso nel petto.
Lo avvolgo di nuovo per intero e intreccio le nostre gambe, mentre le mani vanno ad accarezzargli la schiena, volenterose di scacciare via quei piccoli tremolii che ancora la infestano.
"È tutto finito piccolo..."
Mormoro tenendolo ben ancorato, e quasi non lo facessi da tempo infinito, immergo il volto tra le sue soffici ciocche castane, arrivando perfino a schiacciarmi
la punta del naso per via di tutta la voglia che ho di spingermi contro di lui.
Di rimando aumenta la presa intorno al mio torace, come se avesse trovato quell'appiglio che costantemente cercava, ma non scorgeva da nessuna parte.
"Sei con me, sta tranquillo."
E anche se la mia voce è attutita dalla setosa chioma, Jungkook la sente comunque quella tonalità flebile, proprio per questo lascia che un lamento fuoriesca dalle sue labbra. Un lamento che testimonia quanto sia grato del ritorno nel mondo reale per mano mia, colui che l'ha strappato dall'oblio in cui è miseramente ricaduto. Una volta trovatosi fra le mie braccia difatti, non ha potuto fare a meno di corrugare le sopracciglia, concentrarsi, e ripetersi in continuazione che non è da solo, che la sua mente non è più assorbita dall'oscurità che l'ha offuscata, e che in questo momento è segregato in un mio abbraccio per cui non ha motivo di essere spaventato.
"Ho a-avuto così tanta p-paura..." piagnucola sfinito, conficcando i polpastrelli delle dita in quella schiena che ha sempre ammirato come se fosse una grossa fune, questa in grado di tenerlo sospeso, in salvo dalle nubi che infestano il suolo e che, una volta sfiorate, trascineranno nell'orribile mondo di sgomento tutti gli esseri che finiranno per precipitarci, a mala pena accorgendosene poichè queste estremamente illusorie e invisibili.
"Non riuscivo a v-vederti..." e dopo quel tono afflitto, sale sul mio corpo così da distendersi su di esso, infossando la testa nello spazio concavo che l'ha sempre accolta.
Di fronte a tale visione allora, quella del piccolo corpicino arrampicato sul mio in cerca di calore e protezione, non posso evitare di stringerlo con maggior energia, desideroso di fondermi in un tutt'uno con lui perchè la voglia di tenerlo accoccolato all'infinito supera tutte le altre. Quindi restiamo abbracciati così fino a quando non si calma definitivamente, e a nessuno dei due sembra dar fastidio mantenere la specifica posizione.
"Lo vuoi un bicchiere d'acqua?"
Chiedo una volta trascorsi vari minuti, pensando che probabilmente abbia la gola secca, asciutta dal pianto che gli ha assorbito ogni goccia d'acqua che possedeva. Lui però nega con il capo, ancora incastrato in quello spazio confortevole che riesce a tranquillizzarlo in un attimo.
"Voglio solo uscire a prendere un po' d'aria, se non ti dispiace..." mugugna alzandosi da me, recandosi al piano di sotto senza aspettare una mia risposta.
Rimango stordito, inizialmente, data la fretta con cui si è mosso, ma una volta essermi ripreso mi affretto a seguirlo in silenzio, sorprendendomi una volta raggiunto il pianoterra perchè è proprio lì che lo vedo infilarsi le scarpe. Subito dopo una felpa presa dall'attaccapanni.
"Che stai facendo? Pensavo volessi uscire qua fuori in giard-"
"Ho bisogno di una camminata.
Tu torna a dormire se sei stanco."
La sua interruzione mi stupisce maggiormente.
È stata brusca.
Se pur sofferta.
E non si è azzardato nemmeno ad incrociare il mio sguardo, intimorito da chissà che cosa.
"Scherzi?" Lo fisso atonito, incredulo del fatto che pensi davvero che lo lascerò uscire fuori a quest'ora, da solo per lo più.
"Non andrai senza di me. Ti accompagno."
E quel tono che non ammette repliche gli fa alzare lo sguardo per incastrarlo nel mio. Quasi neanche mi sorprendo più quando quegli occhi così neri mi scrutano innocenti, nonostante mi rapiscano ogni qualvolta si posino su di me, talmente siano incantevoli. Però mentirei se dicessi che l'effetto sortito non è più così intenso come lo è stato le prime volte, poichè è ancor più ipnotico di come lo ricordavo.
Jungkook non dice più una parola in seguito alla mia affermazione, per cui ne approfitto per infilarmi velocemente delle scarpe insieme ad una pesante felpa, tirando su il cappuccio per coprire il capo dal gelo che presto incontrerà.
"Non sei costretto..." sbiascica insicuro, ovviamente ancora scosso da quel che è successo giusto qualche minuto fa. Ma ignorando il breve borbottio, mi sporgo sull'appendiabiti per prendere un capellino di lana posto in cima, così da coprire Jungkook per evitare che preda fresco. Dopo averlo guardato in maniera più che seria quindi, gli prendo il volto tra le mani per alzargli la testa, agevolandomi nel far scivolare giù il berretto con accurata delicatezza. Fatto ciò, non permetto neanche che inali un po' d'aria perchè lo afferro per le spalle in modo tale da voltarlo con la faccia verso l'ingresso, così da averlo di schiena per far sgusciare le sue braccia all'interno dell'ingombrante giubotto con cui lo sto rivestendo.
La felpa che ha indossato non lo riscalderà come si deve, per questo ho deciso di infilargli quell'indumento imbottito, eccessivamente grande ma caloroso.
"Vengo con te perchè lo voglio, non perchè mi sento obbligato."
E detto ciò lo afferro per una mano, conducendolo fuori casa.
Anche se un tantino scioccato in fondo, si fa trascinare in silenzio per tutto il vialetto, preoccupandosi di stare dietro al mio passo affrettato.
È per l'enorme tenerezza che emana mentre è intento a mettere impacciatamente un piede davanti all'altro per non restare indietro, se decido di rallentare l'andatura così da non affaticarlo ulteriormente. Intreccio persino le nostre dita perchè nel vederlo ricoperto da capi molto più larghi rispetto alle sue proporzioni, con quel cappellino che rimabalza conferendogli un'aria infatile, le guance arrossate per le temperature mostruose, e gli occhietti lucidi per il precedente pianto, la voglia di imprimermelo contro si fa sentire sommessamente, a fatica dunque riesco a star fermo e a non schiacciarmelo addosso nell'ennesimo abbraccio.
"Grazie Taehyung..."
Dopo minuti e minuti di camminata, formula quelle due parole che sono in grado di provocarmi un lieve sorriso sul volto, e anche se le ha mugolate poichè imbarazzato, giungono comunque ai miei timpani, risvegliando i battiti cardiaci che si erano assopiti.
"Non ho fatto niente per cui tu possa ringraziarmi."
Scrollo le spalle guardando la strada fredda, incontaminata dai passi della gente che prima, frenetica, l'ha percorsa con estrema indugenza nell'arco dell'intera giornata. Ora però è deserta, praticamente smorta se non fosse per i lampioni che la illuminano con scarsità.
"Non vuoi ancora saperlo?"
Nel sentirgli dire tale cosa, mi volto ad osservarlo confuso, chiedendogli silenziosamente con il solo potere dello sguardo che cosa abbia voluto intendere.
"Perchè sai, sto aspettando che tu me lo chieda da quando mi sono svegliato..."
Però è lì che ho compreso a cosa voglia far davvero riferimento, e il solo metabolizzarlo mi porta a deglutire con difficoltà.
"Ad esser sincero non voglio proprio venirne a conoscenza, piuttosto vorrei che tu mi dicessi che esiste un modo per poterlo evitare..."
Jungkook si stringe nelle spalle, aumentando inconsapevolmente la stretta sul mio arto. L'espressione mortificata che gli ha preso forma sul viso d'altronde, è un duro colpo per il mio petto, il quale ha incassato di tutto nella vita, tranne ciò che sta provando adesso. E non so nemmeno come descrivere quel che effettivamente mi ha incasinato le interiora, l'unica cosa di cui voglio avere certezza è che lui stia bene.
Oggi.
Domani.
Tra una settimana.
Il mese successivo.
L'anno a venire.
Sempre.
"Non voglio più vederti in quelle condizioni..."
Perchè l'essere impotente in una situazione del genere mi fa morire dentro.
Il vederlo impanicato, desideroso di fuggire dal mondo di brutti sogni che lo accoglie quando meno se l'aspetta, mi fa star male.
L'essere cosciente di dover solo aspettare che finisca perchè non sono e non sarò mai in grado di fare qualcosa per porre fine al suo stato di terrore, mi manda in bestia.
Perchè sono io quello che dorme con lui ogni fottuta notte.
Nello stesso letto.
Sotto le stesse lenzuola.
Stretto allo stesso corpo.
E sono sempre io colui che dovrà vederlo in quello stato agonizzante, se pur per qualche minuto, ma non ha alcuna importanza perchè i pochi attimi in cui ciò prenderà avvio, non sono nemmeno paragonabili all'atrocità che Jungkook sarà costretto a subire, e io ad assistere.
Sono anche io colui che dovrà osservarlo contorcersi tra le coperte sfatte, alla disperata ricerca di un martello che riesca a spaccare il blocco di vetro dentro il quale rischierà di soffocare, poichè le vie respiratorie saranno ostruite dalla velocità tempestiva con cui i polmoni assorbiranno ossigeno. Ed essa sarà talmente frenetica da fargli inspirare soltanto una piccola quantità d'aria, mentre gliene farà rilasciare una piuttosto abbondante, portandolo ad affaticarsi inutilmente per riacquistare un ritmo decente.
Sono addirittura io quello che dovrà subirsi tutti i pianti strazianti che non potrà fare a meno di liberare, visto che sarà sicuramente l'unica via di sfogo che potrà permettersi.
E sono sempre io colui che dovrà solamente stare a guardare, mentre il ragazzo che amo lotterà con tutto se stesso per non cedere ai demoni che lo attireranno verso il basso, nell'Inferno d'orrore dal quale è scappato ogni volta, di giorno, alla luce del Sole.
Peccato però che ci ritorni ogni notte.
"Invece a causa delle esperienze che ho vissuto, dovrò conviverci con le paralisi ipnagogiche..."
E il suo non è un sussurro, neppure un mormorio, perchè la tonalità di voce che ha utilizzato non è mai stata così eccessivamente bassa. Ciò mi porta a sospettare che si vergogni a pronunciare tali parole, poichè spaventato dalla reazione che le persone che ne vengono a conoscenza potranno avere.
In questo caso solamente io.
Sospiro, oppresso dal pensiero che questa non sarà l'ultima volta in cui lo vedrò così, ma non gliene do una colpa.
Non è lui che li genera quegli attacchi.
Quindi taglio corto pronunciando un flebile "capisco" per non metterlo ancor più fuori luogo, nonostante ciò però, sento i suoi pozzi scuri posarsi ancora una volta sul mio profilo, squadrandolo in silenzio per un lungo periodo di tempo.
Intuisco che stia facendo annegare la sua mente nel mare di pensieri strani che hanno irrotto in quella testolina, per cui mi volto a guardarlo con un cipiglio in faccia, curioso di sapere quali siano.
"Su avanti, qual è la cosa che vuoi chiedermi ma che non hai il coraggio di fare?"
Lo precedo per facilitargli il tutto, solo che mi aspettavo di ricevere una risposta veloce, invece è da innumerevoli minuti che intercorre un silenzio tombale tra noi. Per l'appunto dopo avergli esplicitamente chiesto di parlarmene, è trasalito per un breve momento e le pupille gli si sono dilatate, ma poi è ritornato ad assumere la solita espressione stanca, continuando a camminarmi a fianco.
"Sei felice con me?"
Tale quesito viene sparato di getto dalle labbra che poco prima teneva chiuse, proprio per questo mi prende visibilmente alla sprovvista, infatti per un soffio non inciampavo in una piccola mattonella fuoriuscita dal marciapiede. Ciò porta Jungkook a ridacchiare, anche se per minimi istanti, dato che ha notato la perplessità evidente che trabocca da tutte le parti che mi compongono il viso.
Non riesco ad evitare un sospiro nell'udire la sua domanda, e socchiudo anche gli occhi perchè la strana impressione di veder scritto sull'asfalto la frase che dovrei pronunciare mi s'inoltra dentro, per cui lo sguardo si affila così da poterla leggere meglio. Sfortuna che, una volta sbattute le ciglia, mi ritrovi davanti soltanto il grigio schiarito del cemento, imbrattato di qualsiasi cosa tranne quella di cui avevo bisogno.
"Non dovrei esserlo per caso?"
Difficilmente capisco il perchè mi abbia chiesto una cosa del genere, fatto sta che un piccolo senso di agitazione si è insinuato nella bocca dell'addome, causandomi una rapida scarica di tensione che si è espansa in ogni dove.
"Rispondimi con una frase Taehyung, non con un'altra domanda. Voglio solo saperlo."
Ribatte con un flebile sorriso facendo intravedere i teneri dentini da coniglietto, allora non posso fare a meno di guardarlo serio, tuttavia ammirando quel piccolo lineamento che gli illumina i tratti visivi.
"Se sono felice con te...?"
Ricopio il quesito appena posto, inarcando un sopracciglio verso l'alto. Tale gesto è scaturito dal fatto che io ci stia riflettendo seriamente. Ad essere sincero mi sono sempre domandato cosa volesse significare esserlo davvero, cosa volesse dire provare quel bellissimo stato d'animo.
"Felice..." ripeto ancora una volta.
Ma forse un'idea ce l'avrei.
"Cos'è per te la felicità, Jungkook?"
Azzardo a chiedere, curioso di sapere come risponderà perchè non gliel'ho domandato con l'intento di punzecchiarlo per il fatto che evito di dargli una vera risposta, piuttosto per sapere cosa pensi riguardo a quel sentimento. Insomma, ne ha passate di belle e di crude nella vita per cui dubbito che quell'emozione gli abbia fatto spesso visita.
Sospira, incupendosi in seguito a quell'interrogativo, quindi ho motivo di credere che sia questa la ragione per cui ha fatto saettare lo sguardo sui piedi che muove, compiendo piccoli passi. Per rassicurarlo allora, incarico il pollice di simulare dei cerchietti sul delicato dorso della mano che stringo, cosa che lo porta ad aumentare la presa che esercitava da quando siamo usciti.
"Non sono mai stato davvero felice, quindi..." fa sin da subito una pausa picchiettando la lingua nell'interno guancia e, dopo aver sospirato di nuovo, riprende a parlare mentre io lo osservo incuriosito.
"Non so come definirla di preciso...la felicità." E detto ciò, una risatina fuoriesce timida dalle morbide labbra.
"Sai, fin da quando ero piccolo mia madre era solita ripetere una frase. Una che non sono mai riuscito a comprendere veramente, forse perchè non le ho mai prestato la dovuta attenzione. Nonostante ciò, ho deciso di interpretarla a modo mio e mi c'è voluto tempo per capire quanto in realtà avessi torto..."
Inizia a parlare con più decisione, se pur con voce alquanto bassa, facendo nascere in me il sospetto che temi di esser sentito da qualcun altro che, astuto, vuole appropriarsi dei ricordi che mi sta confidando.
"Non lasciare che le cose che desideri ti facciano dimenticare quelle che già possiedi." La recita quasi in un lamento.
"Era un modo per dire che dovevo accontentarmi di ciò che avevo perchè non avrei potuto ottenere altro, quindi sono cresciuto con quest'idea ed ero contento, dal momento che nemmeno mi azzardavo a desiderare una cosa che avrei potuto avere soltanto in sogno. E direi che abbia funzionato, per gran parte della mia infanzia, dato che stavo bene con poco e non mi lamentavo. Ma poi, man mano andavo crescendo, ho iniziato ad accorgermi di quanto faticassi ad andare avanti con quel pensiero che, per me, equivaleva ad essere felici. Una volta iniziato il liceo infatti, tutto mi si è rivoltato contro ed è stato allora che ho realizzato che esserlo non aveva niente a che fare con la mia stupida idea dell'accontentarsi e del farsene una ragione..." adesso la voce inizia, pian piano, a vacillare. Non è difficile pertanto scorgere l'immensa voglia che ha di fermarsi e non andare avanti, poichè raccontare un'esperienza traumatica non è una passeggiata nemmeno per lui, come non lo è stato per me.
"Non voglio sforzarti, Jungkook.
Se non te la sen-"
Lui però mi parla sopra, impedendomi di finire la frase.
"Tu ti sei aperto con me...
È ora che lo faccia anch'io."
Afferma convinto, puntando le pupille nelle mie per guardarmi con una sicurezza vista rare volte da uno sguardo dolce come il suo. Ma annuisco comunque, anche se incerto, e gli permetto di continuare senza interruzioni.
"Mi stavano tutti alla larga..." riprende il discorso, staccando la mano che teneva intrecciata alla mia per infilarla nella tasca del giubotto.
Osservo il suo gesto e, contrario alla separazione dei nostri arti, infilo la mia nella saccoccia in cui l'ha fatta scomparire, afferrandogliela per tirarla fuori e intrecciarla nuovamente.
La determinata azione gli accende un'insolita luce negli occhi, la quale lo porta a fissarmi stranito, ma non mi preoccupo perchè so già a cosa stia pensando. Non riesce veramente a capacitarsi che esista una persona che tiene a lui, pertanto non sa se interpretare il mio gesto con fare positivo o meno perchè si sente un peso, per me e per chiunque sia a conoscenza della sua situazione.
"Mi evitavano come la peste e non ho mai capito realmente il perchè..." gioca con le mie dita, utilizzandole come strumento di distrazione per riuscire a proseguire fluidamente la narrazione.
"Quando hanno scoperto il mio orientamento sessuale poi, è stato ancora peggio. Se si avvicinavano infatti, lo facevano solo per infastidirmi o dare spettaccolo in pubblico, picchiandomi e umiliandomi a loro piacimento."
Punta il capo verso il cielo notturno, disperdendo le turbulente occhiate fra le numerose costellazioni che si possono intravedere grazie all'assenza di nuvole.
"L'unico amico che avevo era Jimin. Un tipo molto espansivo e per niente timido, quindi non è stato difficile stringere un rapporto con lui. Ti dico solo che ha scelto di diventare mio amico perchè si ostinava a dire che i conigli fossero miei gemelli, e dato che ne va pazzo e li ama più della sua attuale cotta, ha ben pensato di approcciarsi a me." Un gran sorriso gli si distende timido sulle labbra al pensiero di questo presunto ragazzo, il quale penso abbia una particolare importanza per Jungkook dato che ne parla con ammirazione. Tuttavia non so se esserne geloso o meno, ma mi rincuora sapere che il mio piccolo coniglietto non abbia dovuto affrontare tutto da solo grazie alla sua presenza, per cui credo di essergli in parte grato.
"Oltre a quell'idiota biondo però, che è stato la mia salvezza per tutto il periodo liceale, non riuscivo a capacitarmi del fatto che la vita fosse stata così crudele con me, soprattutto dopo la morte dei miei. Per cui, dopo una successione di eventi più che spiacevoli, ero arrivato a un punto di non ritorno, tant'è che avevo tentato il suicido, una volta..."
Blocco di colpo i passi, facendo fermare con un scatto del braccio anche il ragazzo castano che adesso tiene lo sguardo basso, puntato sul cemento che ha smesso di calpestare.
È teso, non bisogna essere dei geni per notarlo, tant'è che posso sentirlo chiaramente deglutire. Il suono della saliva che con difficoltà scivola lungo l'esofago risuona bello chiaro per tutta la via, disturbando la quiete che la cullava.
E non so se ho fatto bene ad essere così brusco, non so nemmeno se dire qualcosa o rimanere semplicemente in silenzio, fatto sta che il pensiero di lui ad un passo dalla morte mi fa ribollire il sangue nelle vene, surriscaldandolo più del dovuto, ed è una cosa per nulla piacevole.
"I-in quel periodo avevo iniziato a soffrire di una leggere forma di depressione.
N-non dormivo a causa degli incubi e dei terrori notturni che mi colpivano, non mangiavo perchè il mio s-stomaco rifiutava il cibo, non uscivo perchè sarei finito per essere pestato a sangue in q-qualche stradina buia...quindi, l'unica cosa che facevo era piangere."
Anche con qualche balbettio, gli occhi strizzati e le spalle ricurve, è determinato a continuare il racconto, a portarlo a termine.
Ma allora perchè sono io quello che si sente così afflitto? Perchè questo sentimento si unisce a quello devastato di Jungkook? E perchè entrambi mi intasano i pori del corpo, riempiendoli di tormento?
L'adorabile umano rialza i bulbi oculari per constatare la mia reazione, io però non sono in grado di lasciarmi perlustrare a lungo da quelle occhiate rammaricate, poichè lo attiro a me con un veloce scatto, soffocandolo tra le braccia che sono andate a stringerlo con forza.
Dura solo un secondo la sua rigidità iniziale, poi però scioglie i muscoli e ricambia immediatamente la stretta, affondando il volto nel mio petto.
Di fronte alla tenerezza che sprigiona, non resisto dall'appoggiare il mento sulla sua folta chioma, non limitandomi solo ad inalare l'odore di shampoo che emanano i suoi capelli, ma portando addirittura una mano tra essi per poterli strizzare in un ferreo pugno, così da metter fine al prurito insopportabile che si è esteso per tutto il palmo a causa della voglia di pestare il primo muro che avrò la fortuna di ritrovarmi davanti.
"È tutto a posto Tae..."
Il suo è un mugolio accompagnato da una risatina, la quale viene subito placata dalla stoffa che cela la potenza del volume. Quest'ultima però non aveva neanche senso, dati i due pugnetti agganciati al tessuto della felpa che mi ricade morbida sul corpo, poichè sinonimi di nervosismo e frustrazione.
"Puoi anche lasciarmi andare..."
Ma nonostante il suo lamento, si ostina ancora a volermi far credere che vada tutto bene, che ogni cosa stia andando per il verso giusto, che sia tutto a posto. Però non sono stupido e so meglio di lui che non è affatto così, perciò non lo lascio.
"Hai vissuto l'Inferno con tutto il casino che ti ha ingombrato la vita, quindi chiudi quella bocca e lasciati stringere."
Ringhio facendo scattare la mascella in avanti, segno che testimonia tutto l'impegno che ci metto nel contenermi per non iniziare a dare i numeri. Almeno non oggi, non ora, non di fronte ad un Jungkook abbattuto, il quale stritola ancor di più la felpa che tiene sigillata con energia.
"Non ero felice, Taehyung..."
E forse è proprio colpa di quel tono sconfitto, se adesso percepisco forte e chiaro il dolore che lo attanaglia senza scuse, la fragilità che regna sovrana nel piccolo corpo provato, l'enorme peso di quel che ha dovuto sopportare.
Esatto.
Perchè tali esperienze non le vivi, le sopporti e poi le inghiotti come il più aspro dei veleni, portando alla degenerazione ogni parte dell'organismo, in primo luogo il cervello. Perchè è proprio lui che farà la fine peggiore di tutte. È proprio lui che si ritroverà vittima delle tenebre che lo porteranno allo stremo delle forze.
All'ultima scintilla di speranza.
All'ultima voglia di vivere.
Strizzo fortemente gli occhi nascondendo parte del volto tra le sue ciocche, spalmando i nostri corpi l'uno sull'altro per sconfiggere gli spazi impiccioni che interferiscono con il mio desiderio di tenerlo schiacciato, premuto contro di me.
"Se in quel periodo mi avessero chiesto che cosa fosse per me la felicità, sai cosa avrei risposto?"
Domanda pacato non preoccupandosi di alzare la tonalità di voce per evitare il suo cammuffamento, visto che ormai non abbiamo più bisogno di spinte in più per capirci.
Basta un sussurro, un versetto gutturale, una parola bloccata in gola, per comunicarmi qualsiasi cosa voglia dire, perchè tanto io lo capirò comunque.
"No." Rispondo schietto, con le sopracciglia aggrottate e gli occhi chiusi, quest'ultimi intimoriti dall'aprirsi perchè non vogliono vedere come il ragazzo dall'adorabile visino stia cadendo a pezzi, travolto dagli episodi passati che lo hanno brutalmente segnato.
"Illusione."
Ed è stato così freddo.
Così diretto.
Così apatico.
Talmente disumano.
Ma talmente tanto da farmi credere che non lo abbia minimamente scalfito tutto ciò che mi ha appena confessato.
Magari è per questo che sento una potente pugnalata al centro del cuore. E forse è per questo che spalanco gli occhi, guardando sconvolto un punto indefinito davanti a me. E sì, è sicuramente per questo se uno spesso strato di avvilimento mi ricopre, leggiadro come il velo di una sposa, peccato però che esso non abbia proprio nulla di leggero, poichè è asfissiante tanto quanto un sacchetto di plastica arrotolato intorno al capo.
"Chi non conosce le tenebre, non può capire che cosa sia la luce..."
E quella frase contribuisce a rendermi ancor più sconfortato, demolito, perchè il timbro instabile con cui la piagnucola mi fa capire che rischia di sgretolarsi precisamente tra meno di qualche secondo.
E cazzo, non voglio.
"Ti prego Jungkook, basta..."
Perfino io mi ritrovo a sussurrare con innata fiacchezza le poche parole che mi ritrovo ad articolare, eppure il modo in cui lo fa lui sembra mille volte più provato del mio.
"Perchè devo smetterla Taehyung, se dopo tutta l'oscurità che mi ha travolto ho finalmente trovato la mia luce?"
Dirige il volto nella mia direzione, guardandomi con un pizzico di lucidità che gli attorna i profondi occhi neri.
E adesso la sua espressione è semplicemente celestiale, rilassata, senza increspature che la rovinino. Mentre io non posso fare a meno di abbassare sconvolto lo sguardo, così da fissare l'umano che mi ha ceduto la sua vita riponendola nel palmo della mia mano ad occhi serrati, poichè non aveva bisogno di alcuna rassicurazione che lo inducesse ad affidarmi simile tesoro.
"Perchè devo stare zitto se voglio gridare al mondo intero che sei proprio tu la persona che mi ha riportato a vivere?"
S'innalza sulla punta dei piedi in maniera tale da poggiare delicatamente la fronte sulla mia, anche se non era necessario perchè ci arrivava anche senza troppi sforzi.
Non ho comunque motivo di lamentarmi visto che adesso l'ho esattamente di fronte, alla stessa altezza, e quella semplice confessione scatena nelle sue pupille un immenso scenario di luci che quasi mi abbagliano, per quanto siano accecanti, invece un calore confortante colpisce l'epicentro del mio torace, smuovendolo da impercettibili scosse. Ciò porta il mio corpo quasi ad allontanarsi per via di tutta la potenza con cui lo travolge e che non riesce a reggere, ma il solo averlo vicino mi fa stare tremendamente bene per cui resisto, digrigno i denti, e serro la mascella, dato che non mi sognerei mai di rinunciare al nostro contatto.
"Perchè sei tu la mia luce, Taehyung."
E forse è esattamente questo, uno dei momenti in cui non riesco a reggere più niente.
Uno di quelli in cui il cervello se ne frega della ragione e della lucidità perchè vuole solamente godersi una pausa da tutto quel pensare, pensare e pensare.
Proprio uno di quelli in cui ha deciso di porre una fine a tutti gli obiettivi che si era prefissato per il solo gusto di rincorrere lo scopo della propria esistenza, poichè altra cosa più essenziale non c'è.
E forse sì.
È esattamente quel tipo di momento.
Ecco perchè mi avvento con un disperato impeto sulle labbra del ragazzo che mi ha sequestrato l'anima, raccogliendole con ardore fra le mie per baciarlo nella maniera più passionale che esista, per esternargli tutta la miriade di sensazioni che scoppiano in sua presenza, fottendomi completamente.
E un intenso bacio come questo serve per fargli capire quanto in realtà io sia diventato dipendente da lui, dato che ormai tutto ciò che fa o che dice influisce su di me, anche sulla parte più piccola. E lo fa in una maniera talmente spontanea da avermi destabilizzato più e più volte.
Per questo è indescrivibile la forma che ha assunto quel sentimento che nutro nei suoi confronti. Perchè la costante voglia di tenerlo stretto non si può spiegare a parole. Così come quella di proteggerlo, di coccolarlo, di baciarlo, di farlo ridere, di metterlo in imbarazzo con le battutine ironiche che faccio.
E non esistono nemmeno termini per spiegare quanto sia devastante quella voglia che prevale su tutte le altre, quella che mi spinge ogni giorno a svegliarmi di buon umore, quella che mi trasporta in un'altra dimensione ed è proprio lì che mi abbandona.
Completamente solo.
Completamente smarrito.
Completamente in difficoltà.
Completamente avvolto dalla voglia di amarlo.
"Ma che carino Jeon! Adesso hai anche il ragazzo!"