Lawrence, Kansas.
Un anno prima di tornare a Beacon Hills.
L'auto si arrestò all'improvviso.
Bene, perfetto.
E io che avevo fatto il pieno prima di partire.
Imprecai prendendo a pugni il volante poi scesi dall'auto.
Presi il telefono.
Dovevo chiamare qualcuno altrimenti sarei rimasta bloccata in una strada isolata. Non avevo alcuna voglia di incontrare chissà chi o di venir aggredita.
Troppo paranoica.
Ah la tv, era una specie di maledizione per certe situazioni.
Non c'era segnale.
Ma che cazzo.
E ti pareva.
-Va tutto bene?-.
No, non può essere.
Perché doveva andarmi tutto storto?
Ero partita all'improvviso, Zia Marin aveva provato a dissuadermi ma non avevo intenzione di trasferirmi nuovamente in un'altra città se non a Beacon Hills.
Appena qualcosa ci minacciava.
Facevamo le valigia e ciao.
Ma ora basta.
Fanculo tutti. Non ne potevo più di quella vita nomade. In dieci anni, avrò cambiato sei città.
Dovevo fermarmi.
-Presto i miei amici saranno qui-.
Lo sentii avanzare alle mie spalle.
-No, non è vero-.
Bene, ci mancava solo un maniaco con la voce suadente.
Lentamente mi volsi, strinsi lo spray al peperoncino che mia zia aveva insistito che mettessi in tasca e lo guardai.
No vabbè, ma sul serio?
-Tu...tu che diavolo ci fai qui?!-.
Era l'uomo col Tranch che avevo incontrato stamani.
-No, al momento è fuori città-.
Eh?
Era proprio strano.
-So cosa sei. Ma non voglio farti del male, ci siamo già incontrati-.
Un angelo, era un fottuto angelo.
Si spiegava perché fosse così strano, insomma dopotutto non era un comune mortale. Non conosceva la nostra cultura.
Ok, cazzate.
Ma che sapevo io di angeli? A mala pena conoscevo la metà della mia reale natura. Se tale si poteva definire...
Indietreggiai.
-Non faccio del male a nessuno, ok? Sono solo una ragazza comune-.
Ma perché mi stavo giustificando?
-Non sono qui per questo-.
Avanzò velocemente verso di me, non mi diede il tempo di reagire.
Fu un attimo.
Credo di aver volato o così mi era parso ma avevo percepito un battito d'ali e non erano di certo le mie.
-Castiel, ma che cavolo...?!-, sentii esclamare da qualcuno.
La voce mi era sembrata familiare.
-Puoi aprire gli occhi, adesso-, il tono dolce dell'angelo mi sfiorò il viso.
Non mi ero accorta di averli chiusi.
Li aprii e mi guardai in torno.
Mi aveva portata dai Winchester.
-Fatemi capire bene: avete fermato un Wendigo, Scott ha morso un ragazzo per salvargli la vita dallo spiaccicarsi nel terreno e ora vi serve il mio aiuto?!-.
Ero cinica o forse troppo agitata?
Gestire me stessa in questo periodo, era un colossale casino. Ero un disastro. Cercavo di essere gentile, sorridevo. Quando ero arrabbiata mi costringevo a restare calma. Ma gli sbalzi d'umore erano quasi implacabili.
Chiusi gli occhi e feci un lungo respiro e li riaprii.
Guardai Stiles.
-D'accordo. Da dove iniziamo?-.
***
Trascorsi quasi l'intera mattinata a lezione, dopotutto era questo il mio compito. Ero una studentessa, prendere buoni voti per superare l'anno doveva essere una delle mie priorità. Non avevo nessuna voglia di ripetere l'anno o frequentare i corsi estivi. Meno problemi avevo, meglio era.
Kira era di ottima compagnia, parlava molto. Almeno non dovevo perdere tempo a farlo io stessa. Malia invece era... confusa, piuttosto normale visto che fino a non molto tempo prima viveva sotto forma di coyote mannaro. Il lacrosse però, interessava poco anche a me. L'unici motivi per cui restavo ad assistere alle partite erano i ragazzi. Erano miei amici, credo... forse ora neanche più quello. Anche Isacc giocava ogni tanto ma ora non c'era più. Era partito, andato via con Chris...colui che ritenevo quasi un padre. Come dargli torto? Sua figlia era morta, sua moglie era morta... questa città per lui era molto simile all'inferno. Ma di Isacc...
Dio, ma chi ero io per giudicare?
Si, avevo fatto la stessa cosa.
Ero fuggita e come una codarda avevo spento l'unica cosa che mi rendeva umana. Ma ero tornata sui miei passi, come facevo sempre. Lui però, non sarebbe mai più tornato.
Se ero arrabbiata?
Si, e anche tanto.
Non sapevo fino a che punto lo fossi, ma era tutto più amplificato. Non potevo contare sulle mie emozioni in questo periodo e probabilmente a nessuno importava.
Non era certa di far parte del branco, forse non mi serviva o ero troppo provata. Come dicevo prima, non potevo affidarmi alle mie emozioni.
La notte scorsa, l'avevamo passata a casa di Lydia. Quella che doveva essere una finta festa per condurre il giovane Liam da Scott, si era rilevata una vera e propria festicciola con tanto di ragazzini, birra e vino.
Era luna piena.
Scott doveva insegnare al piccolo lupo a controllarsi e con Kira si era allontanato così come Stiles con Malia.
A me spettava di intrattenere gli studenti troppo ubriachi insieme a Lydia.
Non bevvi neanche un goccio di alcol. Inibire quel poco di emozioni che sentivo, avrebbe peggiorato il mio stato emotivo.
-Ma che ti prende?!-.
La voce di Malia mi riportò alla realtà.
-Cosa?-, le chiesi confusa.
-Sembri... agitata. Stai crogiolando nell'autocommiserazione-.
Ma che bello.
-Sei preoccupata per la lista?-.
Mi volsi completamente perdendo l'unica briciola d'importanza che avevo per la partita ed invitai con lo sguardo Malia a parlare.
-La lista. La lista dove cui son scritti tutti gli esseri soprannaturali. Quella che il Muto usava per uccidere.-.
Ma è meraviglioso.
Si parla di una lista di morte e non mi avevano detto niente.
Va bene che ero immortale per ora ma ci terrei a sapere se qualcuno volesse uccidermi no?
Fantastico.
Davvero fantastico.
Mi alzai ignorando il continuo chiamare del mio nome da Malia e tornai nella scuola.
Dovevo calmarmi o il gomitolo di emozioni sarebbe esploso travolgendo qualsiasi essere vivente nei paraggi.
Non mi avevano detto nulla.
Cielo.
Perché?
Il mio nome non era sulla lista?
Tirai un pugno contro il muro vicino ad un armadietto, sbriciolando quasi appena la superficie. Sempre meglio questo che la faccia di Scott.
Era l'Alpha.
Era il mio Alpha.
Quest'ultimo non dovrebbe proteggere il proprio branco senza tenerli all'oscuro?
Dio, magari non ne facevo più parte.
-Amara?-.
Rallentai il mio battito cardiaco col tentativo di riprendere il controllo delle mie emozioni e mi volsi.
-Sto bene-.
Lo sentii avanzare lentamente.
-Mi dispiace per averti tenuta all'oscuro ma...-.
-Dovevi capire se potevi fidarti di me-, terminai.
Lui annuì.
-Sei così diversa, agitata. Hai sbalzi d'umore continui...-.
Mi feci sfuggire una risata nervosa.
-Beh, mi passerà-.
Quando le lezioni terminarono mi rintanai nel bosco. Non volevo sentire ne vedere nessuno, dovevo stare tranquilla.
Dovevo gestirmi.
Dio, che stupida che ero stata.
Perché l'avevo fatto?
Perché?!
Mi massaggiai le tempie passeggiando avanti e indietro. Non avevo idea per quanto andai avanti ma lentamente riuscii a calmarmi. Non avrei più commesso quell'errore... avevo compreso.
-Ciao Amara-.