Jackson POV:
È passato un mese.
Da quello che è successo.
Nulla è tornato come prima.
Non potrà mai tornare come prima.
L'unica persona in casa mia che mi capiva..
Che mi conosceva veramente..
Non c'è più.
Mia madre passa tempo fuori casa.
Tutta la notte.
Torna la mattina.
Prima rimanevo con Zoe in camera e vedevamo qualche film.
Ci stuzzicavamo.
Ora nulla.
Rimango solo.
Sono in cucina adesso.
Faccio colazione.
Penso che mia madre, tra poco, tornerà.
Come sempre.
Sono quasi le nove.
Prendo la ciotola con i cereali sospirando e sento la porta aprirsi.
Alzo lo sguardo e noto mia madre entrare..
Con un uomo.
Chi è questo?
Lei mi guarda facendo un sorrisino venendomi incontro: "Tesoro, sei sveglio? Pensavo stav-"
La interrompo continuando a fissare l'uomo: "Me lo presenterai o rimarrà lì fermo, mamma?"
I due si guardano per qualche secondo e, subito dopo, lei mi prende una mano sospirando.
Non ho chiesto nulla di difficile.
Solo sapere chi è quello.
Chiedo troppo?
Ho ripreso a parlare da poco perché lo volevano loro.
Mia madre e Laurel.
Quindi penso che non ho chiesto una cosa sbagliata.
Allunga una mano verso l'uomo continuando a fissarmi: "Jackson.. Lui è Joe."
Oh.
Una risposta finalmente.
Questo Joe è particolare.
Capelli castani corti.
Occhi azzurri.
Occhiali.
Dei baffi.
Ed ha una camicia bianca e dei pantaloni neri.
Lui allunga una mano verso di me sorridendomi e ricambio la stretta tenendo con l'altra mano la ciotola.
Beh, non è male.
Non capisco perché è qui però.
Sto per parlare e mia madre mi interrompe abbassando la testa: "È il mio compagno, Jackson."
La guardo in silenzio mollando la ciotola e lei muove una mano: "Volevo dirvelo prima, però non ho avuto il coraggio. Non sapevo come la potevate prendere. Soprattutto tu.."
Ed ecco che continua a parlare.
Ogni volta sottolinea qualcosa.
Come il fatto che pensava che io non sarei stato felice per lei.
O che avrei odiato Joe.
Sta per continuare a parlare quando la interrompo sbattendo le mani sul mobile: "Pensavi veramente che ero capace di non essere felice per te?! O che avrei odiato lui?! Ma mi conos-"
Ed ecco che mi interrompe alzando la voce: "Jackson, non iniziare a dire stupidaggini!!"
Faccio un passo indietro guardandola in silenzio.
Continua a fissarmi seria ed, appena sta per aprir bocca, mi giro incamminandomi verso la mia camera.
Entro dentro per poi sbattere la porta e chiudendola a chiave.
Mi appoggio con la schiena ad essa sedendomi a terra.
Sono contento che è innamorata, si..
Ma ha aspettato mesi.
Solo per dirci questo.
Mi ha detto così tante volte di non comportarmi in un modo, che avevo cattive compagnie, eccetera..
Che è arrivata a crederci veramente.
Non avendo coraggio di parlarci di lui.
(...)
Mia madre l'ho sentita uscire.
Ha anche detto a quel Joe di 'controllare Jackson'.
Apro la porta uscendo dalla mia camera prendendo il mio cellulare.
Ho mandato un messaggio prima a Laurel.
Per sapere se potevo andare da lei.
Ma non è a casa.
È da Kevin.
Mi siedo sulla sedia vicino al tavolo prendendo un blocchetto iniziano a scarabocchiare.
Sento una sedia spostarsi e, appena giro leggermente lo sguardo, noto lui seduto accanto a me.
Joe.
Lo guardo in silenzio lasciando la penna e lui sospira appoggiando le braccia sul tavolo: "So tutto di tua sorella e mi dispiace. Se vuoi parlarne, io sono qui, okay?"
Ed ecco che mi torna in mente tutto.
Quel posto.
Zoe..
Le sirene della polizia..
E la Staple scomparsa.
Non l'hanno ancora trovata.
E, ora che ci penso, ho promesso di vendicarmi.
E penso che devo fermarla anche per mia madre adesso.
Non voglio che prende di mira anche loro.
Mi alzo dalla sedia girandomi verso la porta dell'entrata.
Mi fermo prima di incamminarmi per poi girarmi verso di lui sentendomi una lacrima scendere: "Mi.. Mi dispiace di aver rovinato tutto prima. Non volevo farlo."
Mi guarda alzandosi dalla sedia confuso senza dir nulla.
Mi pulisco le guancie per poi andare verso la porta prendendo la giacca e uscendo.
Troverò quella Staple.
Devo organizzare un piano.
Non la lascerò andare.
Oltre aver fatto quello che ha fatto, non smetterà di dar problemi a Laurel e Kevin.
*Presente, qualche mese dopo..*
Laurel POV:
Sto andando da Kevin.
È alla casa di nuovo.
Però vado molto più spesso.
La Staple è ancora libera.
Non si sa mai.
Fino quando non la prendono, dovrò fare così.
Sto facendo la strada dell'Ospedale dove lavorava lei.
È stato chiuso mesi fa.
Dopo quello che è successo..
E dopo che la Staple non si trovava, hanno chiuso tutto.
Mi fermo vicino al marciapiede scendendo dalla macchina.
Ci sono persone che vanno verso l'edificio.
Mi guardo intorno chiudendo la macchina per poi seguire un gruppo.
Si fermano all'improvviso e mi faccio spazio tra gli altri.
Sono curiosa di sapere che succede.
Perché sono tutti qui.
Mi fermo avanti e noto vicino alla porta del posto due uomini.
Prendo lentamente il telefono ed ecco che uno dei due sussurra una cosa all'altro.
L'altro appoggia una mano sulla porta e, il primo, ci guarda serio: "Questo posto.. Sta riaprendo. Ci sarà un nuovo capo soprattutto, quindi chi ha bisogno.. Può venire qui nei prossimi giorni per parlare con lui in persona."
Lui?
È un maschio?
Maledizione.
Di sicuro qualcuno mandato dalla Staple.
Devo avvisare Kevin.
E gli altri.
Spero di riuscire a contattare Jackson.
È da qualche settimana che non mi risponde.
Mia zia non lo vede da mesi.
Non sappiamo che fine a fatto.
Mi disse che era in vacanza, poi non ha più risposto.
Non so che pensare.
Metto il cellulare in tasca facendomi di nuovo spazio e raggiungendo la macchina correndo.
Prendo il cellulare chiamando Kevin mentre entro in macchina.
K: "Pronto?"
L: "Dennis.. C'è un problema. Chiamo mio fratello, Luke e veniamo da te."
K: "O..Ok. È da preoccuparsi?"
L: "Credo. Non so dirti per bene ancora."
K: "È la Staple?"
L: "Forse.. C'entra anche qualcuno che per ora non conosciamo."
K: "OK.. Ok. Ci vediamo tra poco."
L: "Certo, a tra poco."
Chiudo la chiamata accendendo il motore e partendo.
Non so chi è che avrebbe coraggio di lavorare per la Staple.
Dopo quello che ha fatto..
Se Jackson lo scopre..
Andrà su tutto le furie.
Inizierà a dare i numeri.
Maledizione, non ci voleva proprio.