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By _A_Damaged_Mind_

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Holly, un passato da dimenticare, un presente difficile che vuole solo lasciarsi alle spalle e complessi ment... More

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Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
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Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
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Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
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Capitolo 51
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Capitolo 53
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Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87
Capitolo 88
Capitolo 89
Capitolo 90
Capitolo 91
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Capitolo 66

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By _A_Damaged_Mind_

DYLAN

Parcheggio la macchina di fronte all'edificio diroccato che la gang utilizza come "base", anche se la definizione migliore per una catapecchia del genere dovrebbe essere "covo", che potrebbe benissimo essere abitato da malati di ebola o drogati in fin di vita.

Faccio una smorfia, spalancando la porta, per poi procedere a passo spedito attraverso i corridoi sudici, evitando accuratamente le siringhe e le bottiglie vuote.

Arrivo di fronte alla porta della stanza in cui Brandon, solitamente, si ritrova con i membri più fidati della gang, luogo che utilizza come ufficio e nel quale ho fatto la cazzata di portare Holly, qualche mese fa.

Blue, appoggiato al muro accanto, ghigna, non appena mi vede.
<<Anderson, pensavamo ti fossi perso.>> Sghignazza.
Apre la porta e mi fa passare.
<<Buon divertimento, bastardo.>> Sussurra, mentre oltrepasso la soglia.
Mi astengo dal lanciargli un'occhiataccia, solo perché ho fretta di andarmene da qui e raggiungere Holly.

<<Dylan Anderson! Ma quale onore.>> Brandon, dietro il tavolo da biliardo, allarga le braccia.
Ha un ghigno malefico stampato in viso, ma lo so che sotto è incazzato.

<<Siediti pure. Un po' di whisky? Birra?>> Propone.
Faccio una smorfia.
Chissà quanta merda ci infila dentro quelle bottiglie.
<<No. Resto qui. Facciamo in fretta.>> Rispondo, atono, osservandolo, in piedi al centro della stanza.

La sua espressione si indurisce.

I due uomini, che poco prima non avevo nemmeno notato, si staccano dal biliardo e si siedono sul divanetto nel lato sinistro della stanza.

<<Anderson. Quante volte ti ho detto, ricordato e ridetto che, qui dentro, la fiducia è quello che ti serve per restare vivo?>> Sibila, stringendo la stecca tra le mani.

<<Sei qui per ripagare il debito di tuo fratello, mentre lui è in prigione. Ti ho detto, fin da quando sei entrato in questa gang, che un minimo sgarro avrà le sue dovute conseguenze. Quel bastardo di tuo fratello non ha ancora avuto quello che si meritava, eppure avevo deciso di chiudere un occhio per te, che ti sei offerto di ripagare il debito.>> Sbraita, iniziando ad alterarsi sempre di più.

<<E ora scopro che quel figlio di puttana di Ryan è uscito di prigione!>> Sbraita, alzando la voce.
<<E tu lo stai tenendo nascosto, a me!>> Urla, lanciando via la stecca da biliardo, che finisce contro al muro, staccando un pezzo di intonaco vecchio.

<<È così, o non è così, Anderson?>> Chiede, appoggiando le mani sul tavolo da biliardo.

Negare o ammettere la verità?
A quanto pare, nessuna delle due, perché Brandon continua imperterrito a sbraitare.
<<Sono settimane che ti sto facendo tenere d'occhio. Ho anche chiamato gli Eagles.>> Sputa, gesticolando, mentre mi si avvicina.

<<Diciamo che non sei molto furbo, caro piccolo Anderson. Della stessa pasta di quel bastardo di tuo fratello, vedo.>> Mi afferra la maglia. Nonostante sia parecchio più basso di me, crede di potermi spaventare.
Stringo i pugni fino a farmi male alle nocche, respirando profondamente.
Non posso colpirlo, o succederà un pandemonio.

<<Hai mandato Ryan dalla tua amica biondina? Com'è che si chiama?>> Sorride, sghembo.
<<Non è male, sai.>> Continua, facendomi incazzare.

Lo afferro per la giacca e ribalto la situazione, scaraventandolo contro il muro.

<<Non provare a toccarla, stronzo.>> Sibilo, a pochi centimetri dal suo viso.

Brandon ride, prendendomi probabilmente per il culo.
<<Lo sapevo che c'era qualcosa. Era strano che te la portassi sempre dietro.>> Mi schernisce e io grugnisco, spingendolo ancora di più contro la parete.

<<Calmati, calmati.>> Mi spinge via, e io mi sposto, altrimenti potrei ammazzarlo.

<<Dov'è tuo fratello, Anderson?>> Chiede, afferrando di nuovo la stecca, a terra accanto a lui.
Mi zittisco.
Non venderò Ryan a questo coglione, o non avrei nemmeno iniziato tutto ciò, quando si è presentato a casa mia poco tempo fa.

<<Non parli?>> Stringe la stecca, alzando un sopracciglio.
Non mi muovo. Continuo a fissarlo.

Lui fa un cenno ai due tizi dietro, che, senza nemmeno rendermene conto, si alzano in piedi e mi raggiungono, afferrandomi le braccia.

Mi scuoto per liberarmi dalle loro prese, ma senza successo.

<<Riformulo: dove nascondi tuo fratello?>> Sibila Brandon, avvicinando il viso al mio.
Vuole giocare sporco? Bene.

Raccolgo la saliva in un piccolo cumulo e gli sputo in pieno viso, continuando a fissarlo con sfida.

Lui arretra, si toglie la mia saliva dalla faccia e mi guarda prima schifato, poi incazzato.

<<Schifoso Anderson.>> Sibila, avvicinandosi.
Prende la carica e mi tira la punta del bastone nello stomaco, facendomi piegare in due con uno spasmo.

<<Non avresti dovuto farlo, proprio no.>> Mi afferra per i capelli, alza bruscamente la mia faccia e poi la riabbassa di nuovo, facendo scontrare il mio setto nasale contro il suo ginocchio.

Emetto un mugolo di dolore, mentre sento il sangue defluire dal mio naso, ormai rotto.

<<Niente da dire, ora?>> Chiede, avvicinandosi al mio orecchio.

Alzo il viso. <<Vaffanculo.>> Sussurro.
La sua mascella si indurisce e i due omoni mi lasciano le braccia, proprio mentre Brandon mi tira un pugno che mi fa rivoltare la faccia.

<<Portatelo di sotto.>> Ghigna. <<Che ti piaccia o no, mi dirai ciò che voglio sapere, Anderson. E io so come farti parlare.>>

Vengo trascinato fuori, mentre mi dimeno, inutilmente.
So cos'ha intenzione di fare.
Non gliel'ho detto con le buone, né con le cattive. Ora si passa al piano C made in Brandon: ferire le persone che ami.
Per questo ho sempre cercato di proteggere mamma e Roxanne, senza immischiarmi in relazioni.

Mi buttano letteralmente all'interno di una stanza vuota, per poi chiudere la porta con un tonfo.
Appoggio i palmi delle mani a terra e faccio forza per rialzarmi in piedi, mentre la serratura di ferro scatta per sigillare la porta.

Grugnisco, infastidito, e mi siedo con le gambe stese in avanti, appoggiandomi al muro.
Afferro il cellulare e cerco il nome di uno dei ragazzi in rubrica.

Mi appare Martin nelle chiamate recenti e clicco sopra il suo nome, aspettando e sperando che risponda subito.

Per grazia divina, il portoricano risponde dopo quattro squilli.
<<Dyl? Cosa succede? Com'è andata con Brandon?>> Chiede, con il suo solito accento sudamericano.

Sospiro.
<<Male.>> Borbotto, facendo una smorfia. Mi fa male tutta la faccia ogni volta che parlo.
<<Ha scoperto di Ryan. Ho il naso rotto e adesso sta cercando di scoprire dove lo nascondo.>> Riassumo, per poi sputare un po' di sangue.

Martin impreca in spagnolo.
<<Y, ¿Ahora dónde estás?>> Chiede.
<<In una stanza, non so quale. Questi coglioni non mi hanno nemmeno tolto il telefono.>> Borbotto.

<<Martin. Ascoltami bene.>> Aggiungo e lo sento mentre si fa più attento.
<<Dì a Jordan di chiamare Kylie. Non devono muoversi dall'ospedale. Nessuno, ripeto nessuno deve sapere che lei e Holly sono lì.>> Scandisco bene, mentre lui mugola un "claro".
<<Avvisate Ryan che deve rimanere a casa mia, chiudersi dentro e controllare mia sorella e mia madre. Brandon andrà a cercare prima di tutto nella vecchia casa a Morris Park, e non sa che mi sono trasferito. Potrebbe anche andare alla confraternita, ma non ne sono sicuro. Nel caso, la sua ultima spiaggia sarebbe casa di Jason.>> Spiego.
<<Lasciate Seth con Kevin, spostateli a casa mia, piuttosto. Voi dovete venire qui.>>

<<Se non trovano nessuno a casa la devastano, Dyl.>> Questa è la voce di Logan.

<<Allora fate rimanere qualcuno lì. Non lo so, tanto c'è tempo, prima passeranno a Morris Park e forse in confraternita. Dovete tirarmi fuori di qui.>> Concludo, gesticolando.

<<Come?>> Chiede Tyler.
Sospiro. <<Non ne ho idea.>> Borbotto.

<<Ci inventiamo qualcosa per togliere dalle palle Brandon per un po', ti recuperiamo e andiamo via prima che lui se ne accorga.>> Propone Carlos.

<<Fate come vi pare.>> Sospiro, a questo punto.
Una soluzione vale l'altra, l'importante è che non tocchino Holly, mamma, Roxanne e Kevin.

<<Mi raccomando, Kylie non si deve muovere da lì. Holly è sotto la sua protezione, per quanto possa essere efficace.>> Ricordo, prima di attaccare la chiamata.

Infilo nuovamente il cellulare in tasca, appoggiando la testa al muro e chiudendo gli occhi, ignorando il dolore alla faccia.

Poco dopo, non so neanche quanto esattamente, sento decine di voci maschili che si affollano in corridoio, accompagnate da passi pesanti e risate strascicate.

Dalle urla, riesco a cogliere parole come "Harlem", "sei del mattino" e "Anderson".
Merda.
Non possono averlo già trovato.
Possibile che il nostro piano fosse un buco nell'acqua?

Rimango ad aspettare per parecchi minuti, forse venti, non lo so. Fisso il muro, in attesa di informazioni, qualcuno che gridi qualcosa o un semplice sparo.

Quando ormai è passata una buona mezz'ora da tutto il casino precedente, altri passi si muovono veloci e in contemporanea, rimbombando per il corridoio.

<<Donde cazzo è!>> Sbraita una voce dall'accento spagnolo.
Sorrido, riconoscendo Carlos.

<<Vuoi stare zitto?>> Sibila la voce di Jason.

Mi avvicino alla porta e sbatto la mano contro il ferro, facendo un segno ai ragazzi, che si avvicinano automaticamente.

<<Dylan, sei tu?>> Chiede Martin, a voce bassa, che comunque rimbomba.
<<Chi altri?>> Sbraito.

<<E se non fosse lui, che facciamo?>> Sussurra Carlos.
<<Idiota, chi vuoi che sia? È incazzato, è lui per forza.>> Sbotta Jason.
<<Aspetta, facciamo un test.>> Propone Logan.

Mi lascio andare contro alla porta, sbattendoci sopra la fronte.
Sono degli idioti.

<<Uhm... qual'è il secondo nome di Holly?>> Chiede Martin.

Sbuffo. <<Rosalie.>> Rispondo, alzando gli occhi al cielo, non riuscendo, però, ad evitare di sorridere divertito nel pronunciare quel nome che non sopporta.

<<Si, è lui.>> Afferma Jason.

<<Certo che sono io, imbecilli. Muovetevi.>> Sbotto.
Sento la risata di Tyler.
<<Spostati dalla porta.>> Mi avvisano.

Faccio a malapena in tempo a saltare indietro, perché immediatamente uno sparo accompagna l'esplosione della serratura, completa di maniglia, che viene sparata verso il soffitto.

I ragazzi spalancano la porta con un calcio e me li ritrovo di fronte, ammucchiati per guardare oltre il polverone che si è sollevato alla piccola esplosione.

<<Cazzo, sei ridotto male, bello.>> Fa una smorfia Martin.
<<Se Holly ti vedesse ora, morirebbe.>> Ridacchia Jason.

Sbuffo.
A proposito di Holly.
<<Andiamo via.>> Mi affretto a sorpassarli e correre per il corridoio, con i ragazzi a presso.

<<Neanche un grazie!>> Sta sbraitando Logan. <<È sempre Dylan Anderson, ti sei scordato?>> Ride Tyler.

<<Fottetevi tutti. Grazie mille, contenti?>> Sbraito, scendendo le scale.
<<Adesso muoviamoci, perché se quel bastardo arriva ad Holly, lo faccio fuori.>> Sbotto.

<<Ci risiamo.>> Sospirano, in coro.
<<C'è giù Jordan in macchina. Ryan è barricato in casa con donne, bambini e Seth.>> Mi avvisano, mentre spalanco la porta che dà sulla strada.

Avvisto la macchina di Jordan e saliamo tutti all'interno, mentre Tyler sale sulla sua con Logan.
<<Bentornato, Anderson.>> Ghigna Jordan, passandomi uno straccio.

<<Andiamo a riprendere la tua ragazza, che ti vedo scosso.>> Ridacchia.
Premo lo straccio sul naso, risparmiandomi l'occhiataccia che gli avrei rivolto in altre circostanze, perché troppo impegnato a pensare a come dire alla suddetta ragazza che siamo in un momento di allerta attacco.

Reduci da una litigata, entrambi feriti, e adesso questo.
Qualcuno, lassù, ci odia.






















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