Paint your love.

By casillosmine

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"You sat down next to me and I forgot how to breathe." More

Chapter 1.
Chapter 2.
Chapter 3.
Chapter 4.
Chapter 5.
Chapter 6.
Chapter 7.
Chapter 8.
Chapter 9.
Chapter 10.
Chapter 11.
Chapter 12.
Chapter 13.
Chapter 14.
Avviso.
Chapter 16.
Chapter 17.
Chapter 18.
Chapter 19.
Chapter 20.
Chapter 21.
Chapter 22.
Chapter 23.
Chapter 24.

Chapter 15.

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By casillosmine

《Vorrei rimanere a farti compagnia, ma lo sai, mia madre rompe troppo. Mi dispiace.. non ti lascerei mai da sola, credo che ormai tu l'abbia capito. -Axx.》

《Sta' tranquillo Ale, non c'è alcun bisogno di perdere altre lezioni per colpa mia. Ci vediamo pomeriggio, se vuoi.》

《Certo! Allora passo dopo pranzo, penso, perché alle 17 devo essere in studio. Mi dispiace davvero che tu non possa più venire ad ascoltarmi. -Axx.》

《Va bene Ale. Non fa nulla.. sarà per la prossima. Ora vai, o fai tardi. Ci si sente.》

Poggiai il cellulare sul comodino e mi lasciai andare con la schiena sul cuscino. Mamma era già uscita attorno alle sette e io ero da sola. C'eravamo io, il block notes, la matita e la musica. Quella poca luce che entrava in stanza, a causa delle tende semichiuse, creava una penombra molto piacevole dove si udiva solo il rumore dei miei pensieri. Quelli, poi, non cessavano mai di scorrere nella mia mente. Neanche fossero robe importanti! Solo problemi, decine e decine di problemi, i quali non facevano altro che ricordarmi quanto fossi sfortunata. L'unica cosa -o, per meglio dire, persona- per cui valeva la pena sorridere sinceramente era proprio il ragazzo con cui messaggiavo fino a pochi minuti prima. Lui era dolcissimo, ed era per merito suo che in quegli attimi che trascorrevamo insieme tutti i pensieri negativi si fermavano. Pensavo solo a lui, e a quanto fosse tremendamente bello e simpatico. Ma per me, la bellezza, era l'ultima cosa che contava! Certo però, i suoi occhi verdi e il suo fascino straordinario non passavano di sicuro inosservati.. ma l'aspetto fisico, almeno per quanto mi riguarda, passa sempre in secondo piano. Anche perché non ha senso perdere la testa per un ragazzo quando non lo si conosce.. dopo averne scoperto il carattere, potrebbe rivelarsi una bella delusione. Meglio valutare le cose come stanno, e con la dovuta calma. Penso di aver messo gli occhi su Alessandro proprio quella domenica al parco, quando i nostri sguardi si sono incrociati per la prima volta. Quell'incontro è stato fatale. Ma anche l'essere vicini di casa, non mi era a favore se volevo smettere di pensare a lui.

Però c'era una cosa che mi tormentava già da parecchio. L'ho già detto, e io in genere non sono mai stata una ragazza che si tira indietro o che si priva di qualcosa per vergogna o timidezza. Solo che con Alessandro è diverso. Io non sono egoista, non lo sono mai stata e mai lo sarò. E appunto per questo, ho paura che possa soffrire a causa mia. Cosa dovrebbe importare a me di quello che accadrà dopo? Non dovrei pensare a godermi la vita ed eliminare completamente i problemi? Sono domande che mi pongo spesso, ma purtroppo quando cerco di darmi una risposta concreta mi blocco. Cosa voglio veramente io? Dichiararmi e magari essere felice con lui oppure rimanere nascosta in un angolino?

A distogliermi da tutti questi dubbi fu un suono strano, proveniente da fuori. Provai ad alzarmi e ci riuscii, seppure con scarsi risultati. Mi affacciai alla finestra della mia camera, poggiandomi di peso alla lastra sottostante, cercando di sbirciare cosa fosse successo. Un incidente tra due macchine. Ma il mio cuore perse un battito, quando riconobbi la macchina di Michele. Alessandro non era di sicuro lì dentro, perché andava a scuola in moto ed erano passate già svariate decine di minuti da quando era partito.. ma c'era comunque qualche membro della sua famiglia, lì dentro, e io non potevo muovermi. A stento facevo due passi, figuriamoci attraversare un parco intero e uscirne anche all'esterno. Non ne era il caso, se volevo riprendermi, ma di certo non potevo rimanere ferma lì a guardare senza far niente. Stavo sudando freddo e la situazione non era buona. La cosa migliore, almeno per il momento, era tornare a letto e riposarmi. Ero troppo debole per fare qualsiasi cosa, ma un messaggio ero in grado di mandarlo.

《C'è stato un incidente appena fuori il parco. Tra una delle due macchine mi sembra di riconoscere quella del fratello di Alessandro. Se sai qualcosa, tienimi aggiornata.》Inviai a mia madre.

Non era assolutamente il caso di mandare un messaggio ad Ale. Potevo anche essermi sbagliata, magari quella macchina non era di Michele, e gli avrei fatto prendere uno spavento inutile. Poi aveva scuola, e al momento doveva concentrarsi sullo studio e basta.

《Sta' tranquilla, tesoro. Si, una delle macchine è quella del figlio maggiore di Patrizia, ma l'altra è quella del custode del palazzo che oggi non è in servizio. Michele è svenuto per lo spavento, ma sta benone. È stato l'altro a chiamare un'ambulanza per paura che fosse successo qualcosa al ragazzo. Non so se l'hai vista, è già arrivata e so tutto questo perché lì dentro c'è Patrizia. Pensa a riposarti, al resto provvediamo noi. Bacioni.》

Per fortuna niente di grave, c'era solo da capire la dinamica dello scontro.

[...]

Mi baciò la guancia più e più volte, facendomi ridere.《Mi fa piacere che tu sia venuto.》

《Il piacere è tutto mio, Roby.》Sorrise pienamente.

Più lo guardavo più me ne innamoravo. Altro che occhi.. erano due smeraldi, quelli! E il suo sorriso? Vogliamo parlarne?

《Hai saputo di Michele, presuppongo.》 Cercai di cambiare discorso.

《Non me ne parlare! Mamma mi aveva inviato un messaggio raccontandomi l'accaduto, e sono entrato in ansia. Ho dovuto chiamarla durante l'intervallo, altrimenti non sarei stato tranquillo durante le lezioni seguenti.》Ridacchiò.

《Sei uno stupidone. Io ho sentito l'incidente, sai, è stato poco tempo dopo che te ne sei andato. Mi sono preoccupata anch'io, poi ho parlato con la mamma e mi ha rasserenata. Inizialmente.. ho pensato potessi esserci anche tu, in auto con tuo fratello, e non immagini quanto sia stata male quei pochi minuti..》Sorrisi, arrossendo.

《Oh, Roby, ma quanto sei dolce!》Sorrise. 《Purtroppo o per fortuna, io vado sempre in giro in moto se devo spostarmi notevolmente. In macchina solo quando piove e sempre se c'è qualcuno disponibile. La paura più grande però l'ho presa io, ieri.》Si riferiva a me, e mi guardava con il viso un po' imbronciato.

《Ormai non riesco più a controllarle..》Mi sfuggì ma fortunatamente lo dissi a bassa voce, mentre lo abbracciavo.

《Controllare cosa?》La curiosità era evidente nella sua voce.

《Le ansie, l-lo stress..》Inventai al momento, parlando in tutta fretta.

《Te lo troverò io il modo.》Si zittì qualche secondo. 《Quando mi dirai quella cosa.》Continuò.

Sapevo che sarebbe andato a parare lì, come al solito, del resto. Ah, quanto adoravo tutte le sue attenzioni, le sue preoccupazioni..《Presto. Te lo dirò presto.》

《Bene.》Sorrise.

《Oggi cosa farai in studio?》Introdussi un altro argomento.

《Farò un po' di prove.》Spiegò.

《Ero molto gasata all'idea di venire.. mi sarebbe piaciuto davvero tanto. Scusami, perché come sempre rovino tutto.》Sospirai.

《Ma cosa dici, Roby, è mica colpa tua? Per niente! E poi, ora che ci penso..》Sorrise maliziosamente, e detto con molta sincerità non sapevo cosa aspettarmi da un sorriso così inquietante.

[...]

《Grazie davvero signor Antonio.》Non avremmo potuto fare quello che abbiamo fatto senza il suo aiuto e la sua disponibilità.《Senza di lei tutto questo non sarebbe stato possibile.》

《Oh, figurati. Ci vediamo tra qualche ora, quindi.》E ripartì.

L'idea di Alessandro era davvero geniale. Mi aveva detto: "Tu non puoi ancora camminare troppo, non puoi prendere vento o il freddo, e io vado con la moto. E se le tue gambe fossero le mie? Se, invece della moto, ci muovessimo in qualche altro modo? "  In poche parole mi portava in braccio. Anche se per me era un po' imbarazzante e all'inizio mi ero anche rifiutata.. ma poi mi aveva assicurato che, una volta dentro, mi avrebbe poggiata su una sedia e non mi sarei mossa di lì fino alla fine delle prove. Ero emozionata all'idea di sentirlo cantare dal vivo. Attraversammo un vicolo troppo stretto per la macchina, scuro e con una puzza orribile. Lui  proseguiva a passo sicuro, spedito, anche se io non ero molto certa del nostro luogo di arrivo.

《Sei sicuro che questa sia la strada giusta?》Gli chiesi, per essere prudente.

《Certo. Di solito, se vengo in moto, riesco ad arrivare fin fuori lo studio. Non sembra un bel posto, vero? Ma non deve capirsi cosa è realmente. Altrimenti sai quanta gente verrebbe qui?》

Ridemmo assieme. Che trovata geniale. Conoscevo Milano da poco, ma di certo questo sarebbe stato l'ultimo posto in cui avrei detto ci fosse uno studio di registrazione!《Ma quanto sei intelligente!》Ridacchiai.

《Lo so, risparmiati i complimenti.》Rise.

Alla fine del vico c'era una sorta di casa. Mura alte più o meno 5 o 6 metri, da fuori sembrava abbandonata. Capii che era proprio lì che dovevamo arrivare.《Ale no. Non voglio entrare in braccio a te.》Lo bloccai, mentre estraeva una chiave dalla tasca.

《Ti metto giù, no? Però devi mantenerti a me e andarti subito a sedere.》Sorrise.

《Okay.》

Mi mise giù e impiegai vari secondi a trovare l'equilibrio. Come mi aveva raccomandato, mi tenevo stretta a lui che, con un braccio attorno alla mia vita, mi avrebbe sorretta in caso di mancamento. Bussò quattro volte con la mano e poi aprì con le chiavi. Appena fummo dentro, sembrava di essere in un altro posto. Era tutto pulito e in ordine, c'erano molte porte e lo spazio era enorme. Neanche il tempo di guardarmi intorno che di fronte a noi apparì un uomo non molto alto, con capelli castani ricci e una bella barba folta.

《Gabri!》Lo salutò Ale.

《Salve.》Sorrisi timidamente io.

Doveva essere il suo manager, quindi. Sorrise, mettendomi più a mio agio, e salutò Alessandro con una pacca sulla spalla. 《Tu devi essere Roberta.》

《Si, sono io.》Sussurrai.

《Ale mi ha parlato tanto di te, e ti do il permesso di rimanere solo se prometti di non registrare nulla o comunque di non parlare delle canzoni che ascolterai. Sono quelle del nuovo album, alcune.》

《Non si preoccupi. Non farò nulla, sono venuta esclusivamente per ascoltarlo.》 Sorrisi.

《Bene. Andate in sala prove Ale, io arrivo tra qualche minuto. Comincia a riscaldare la voce, nel frattempo.》Gli raccomandò, allontanandosi.

《Vieni con me.》Mi strinse più forte il fianco, cominciando a camminare.

Lo seguii, anche se era più lui che mi trasportava quasi trascinandomi. Arrivammo in una sala grande più o meno come il mio salotto. Al centro c'erano uno sgabello e un microfono, e vicino ai muri si trovavano varie sedie. Senza pensarci due volte mi sedetti su una di esse.

《Brava bambina.》Sorrise.

《Come riscaldi la voce?》Gli chiesi.

《Con la stufa.》Dovevo ridere?《No okay, ora sono serio. Faccio dei piccoli esercizietti.. vedrai. O meglio, ascolterai.》

Erano vari vocalizzi, dalle note più basse alle più alte, e alcuni erano talmente buffi da farmi scappare qualche risatina. 《Scusa, ma sei così divertente che non posso non ridere!》

《Ecco perché di solito preferisco farli da solo.》Ridacchiò anche lui.《Quando ho detto a Gabriele che saresti venuta anche tu e avresti assistito dall'inizio alla fine, non ci credeva. Ho addirittura proibito a Zine e Riccardo di ascoltatmi fare i vocalizzi!》Mi confidò, ridendo.

《Sei proprio un grande stupidone! Adesso è abbastanza calda la voce?》Lo stuzzicai un po', ridendo ovviamente.

《Si, scemina.》Sorrise.

Dopo esattamente due minuti arrivò Gabriele, che si posizionò dietro un computer collegato ad altri strumenti che non avevo notato prima. Due grandi casse si trovavano esattamente dietro lo sgabello, poggiate contro il muro. Evidentemente servivano per riprodurre le basi musicali, quando non c'era il resto della band.

《Sei pronto?》 Domandò Gabriele.

《Si. Metterò le cuffie per ascoltare meglio, Roby, quindi sappi che se dirai qualcosa non ti sentirò.》Mi avvertì prima di indossarle, e annuii con il capo.

Il suo manager fece partire la base di una canzone che non conoscevo, e non avrei neanche saputo dire se fosse di un album vecchio o di quello che sarebbe uscito. So solo che più parole uscivano dalla sua bocca, più mi piaceva.

《Amo la parte di te che nessuno ha conosciuto mai /  Amo la parte di te invisibile come fuoco nell'antartide》

《Ora riesco a sentire il tuo cuore bruciare / sotto il ghiaccio il calore》

Dato che erano le parole più pronunciate nel testo, dedussi che la canzone si chiamasse Fuoco nell'Antartide anche se non ne ero molto sicura. Appena dopo quella, partì subito un'altra base.

《Ti vorrei raccontare quello che non sai di me / sogni e guai》

《Si lo so che hai paura ma rimane tra di noi /  Ripeti il mio nome un po' / Ripetilo e resterà nel tempo e nell'anima》

《Adesso raccontami tu sorprendimi / Scrivi forte il mio nome sul cuore e non se ne andrà》

《Scrivi forte il mio nome ti giuro non se ne andrà / Diamo un colore alla libertà》

Questa era una delle prime canzoni, ne ero più che sicura, perché avevo sentito più volte Silvia cantarla e mi pare si chiamasse Raccontami chi sei. Nemmeno il tempo di respirare che di nuovo un altro sottofondo fece eco nella stanza, e poi un altro, e ancora un altro.. Arrivammo a circa quindici o sedici canzoni, e Alessandro era esausto. Ci credo.. non si era fermato un secondo!

《Sei davvero bravo, Ale!》Sorrisi.

Non mi ero mai accorta di essere tanto innamorata della sua voce -e non solo-. Era bravo, e mi piacevano anche molte delle canzoni  che aveva cantato. Si tolse le cuffie, sorridendo.《Che hai detto?》 Ridacchiò.

《Ho detto che sei bravo.》Ripetei.

《Oh, grazie!》Sorrise, e venne a sedersi accanto a me afferrando una bottiglina d'acqua che gli aveva lanciato Gabriele. 《Tu come ti senti? Hai fame, vuoi bere un po'?》Mi porse la bottiglina.

《No, grazie, sto bene.》Risposi sorridendo.

《Vuoi tornare a casa? Ti senti stanca? No perché se è così ti accomp..》

《Ale.》Lo interruppi.《Sto bene, ti ho detto. Rimarrò qui con te, fino al momento in cui dovrai andartene.》

《Come preferisci, tanto abbiamo quasi finito.》Sorrise.

《Non sei stanco? Ho io il fiatone per te!》 Ridacchiai.

《Ormai sono abituato. Tu sei una nullafacente, non puoi capirmi.》Scherzò ridendo, mentre mi abbracciava.

Nullafacente  a me? Bene, Alessandro Casillo, sappi che non la passerai liscia!》 Incrociai le braccia stampando un finto broncio sul viso.

《Sei così carina quando fingi di arrabbiarti con me.》Rise, poggiando la testa sulla mia spalla.

《E chi ti dice che sto fingendo?》Ridacchiai leggermente.

《Be', allora, come posso farmi perdonare?》Domandò con voce drammatica.

《Facciamo una scommessa.》Azzardai, non so come mi era venuto in mente quello che stavo per dirgli.

《E.. che tipo di scommessa?》Chiese, con tono curioso.

《Non dovrai più tormentarmi per il mio segreto  almeno per i prossimi tre giorni. Se ci riuscirai meglio per te, altrimenti non ti rivolgerò la parola per lo stesso arco di tempo.》Sorrisi maliziosamente.

《Sei davvero perfida! Diciamo che accetto, ad un compromesso però.》Sorrise anche lui in modo inquietante.《Se vincerò io, dovrai fare una cosa che ti dirò a scelta. Qualsiasi cosa.》

《Affare fatto, Alessandro Casillo.》Gli porsi la mano.

《Affare fatto, Roberta Lorenzi.》La strinse sorridendo.

《Penso che per oggi possa bastare, Ale.》S'intromise Gabriele.

C'era anche lui in stanza? Non ci avevo fatto caso.. che figura da stupida!《Si, lo credo anch'io. Ho bisogno di dare una bella lezione alla Roby.》Mi guardò sorridendo.

《Non fermarti all'apparenza.》Si rivolse a me il suo manager.《Quando fa così significa che ti vuole tanto bene.》

《Oh, ma io lo so. È solo un po' stupido.》 Ridacchiai.

《Hey.》Mi riprese lui.《Guarda che sono qui, e ti sento perfettamente.》

《È la verità. Tanto anche io ti voglio bene.》Sorrisi.

《Ma che dolce questa Roby oggi!》Corse ad abbracciarmi, facendomi anche un po' di solletico.《Allora chiamami e fammi sapere quando dovrò tornare. Ciao Gabri!》Mi prese in braccio.

《Arrivederla!》 Sussurrai appena, prima di essere portata fuori di corsa.

Chiamammo anche il signor Antonio e aspettammo fuori dal vicolo che arrivasse con la sua auto. Michele era a casa ancora un po' sotto shock, ma stava bene. Arrivò dopo circa 10 minuti.《Siete stati fortunati, ero in giro a sbrigare delle commissioni altrimenti avreste dovuto aspettare di più.》Ridacchiò.

《Grazie ancora, signor Antonio.》Ripetei per la seconda volta, come per ricordarglielo.

《Oh, di nuovo, Roberta? Non devi preoccuparti. Piuttosto, cerca di rimetterti in sesto il più presto possibile.》Mi raccomandò, guardandomi dallo specchietto.

Sicuramente Patrizia l'aveva detto anche a lui, ma ero sicura che anche se ne fosse stato all'oscuro ci avrebbe accontentati lo stesso. In fondo, anche io avrei fatto di tutto per vedere Alessandro sorridere e lui con quel piccolo gesto c'era riuscito.《Ci provo, non è semplice.》

《Ma tanto ci sono io.》Sorrise Ale, abbracciandomi da dietro.

Oh, caro Alessandro, deve essere bello non sapere nulla. Deve essere proprio bello non immaginare mai una tale catastrofe. Come mi piacerebbe che tutto questo fosse solo un bruttissimo incubo.《Magari.》

《Che magari ? Io ci sono, punto.》Mi strinse più forte, baciandomi anche la guancia.

《Se dipendesse da te dubito che ora starei così male.》Sussurrai.

《In un certo senso si.. ma per il resto ci sono, lo sai.》Sorrise.

《Lo so.》Rimasi ad occhi chiusi tra le sue braccia.

Non ci mettemmo moltissimo a ritornare a casa. Suo padre fu così gentile da accompagnarci sino all'appartamento, creando un caos inutile per far aprire il cancello ed essere in grado di passare con l'auto. Doveva per forza essere al corrente di tutto. 《Ci vediamo dopo, papà. Ciao.》

Lo salutai anch'io e ci dirigemmo all'ascensore. Non so perché, ma eravamo diventati improvvisamente taciturni.《C'è qualcosa che non va?》

《No.》Mi puntò contro il suo sguardo, che era però freddo come il ghiaccio.《È solo che tutti mi stanno nascondendo qualcosa. L'ho notato adesso con papà e stamane con mia madre.》

《Avevamo fatto una scommessa, ricordi?》Cercai di rammendarglielo.

《Io infatti non ti ho citata.》Si addolcì.《Però è da svariati giorni che i miei genitori sono strani nei tuoi confronti, troppo strani. Evidentemente gli piaci.》

《È probabile. Vieni da me, no?》Uscii dall'ascensore, aspettando che rispondesse. Sembrava indeciso, e anche un po' dispiaciuto. Ma cosa gli prendeva, tutt'ad un tratto? Rimasi lì ferma impalata, e lui non si decideva a parlare.《Allora, Ale?》

《Cosa?》Parve risvegliarsi.《Certo, certo arrivo.》Arrivò al mio stesso punto e insieme andammo ad aprire la porta.

Era strano. Non riuscivo a capire il suo comportamento, tantomeno quello sguardo così arrabbiato nell'ascensore. Avevo detto qualcosa di sbagliato? Mi ero comportata male con il suo manager? Avevo già i miei problemi, poi ci si metteva anche lui. Che nervi! Non si poteva stare in sua compagnia senza parlare. Non potevamo starcene seduti sul letto con gli sguardi persi nel vuoto, il suo in particolare.《Ti ho fatto qualcosa?》

Sobbalzò, di nuovo come se l'avessi risvegliato.《Tu? No, tranquilla, non è successo niente. Solo che non mi sento tanto bene.》Strizzò gli occhi.

《Vuoi che ti prepari una camomilla, o qualcosa? Hai cantato molto, sei solo stanco.》Sorrisi, accarezzandogli la guancia.

《Non preoccuparti, Roby.》Sembrava essere tornato normale.《Non ho bisogno di nulla.》

《Sei sicuro? Non farti problemi, per una camomilla non ti ucciderò.》Ridacchiai.

《Spero tu sia consapevole di essere stupida. Ma la mia stupida preferita, intendiamoci.》Sorrise, in un misto tra serietà e divertimento.

《Oh.》Arrossii di brutto.《Be', anche tu sei stupido.》

《Sei sicura di parlare con me?》Si guardò più volte intorno, facendo la parte del finto tonto.

《Lasciamo perdere.》Risi.《Vado a preparartela, allora.》Feci per alzarmi.

《Roberta Lorenzi, ferma dove sei! Ti dichiaro in arresto!》Mi gettò accanto a lui e cominciò a farmi il solletico.

Ci divertimmo parecchio. Nonostante i minuti iniziali fossero trascorsi in totale silenzio, quelli seguenti furono molto ripaganti. Stare con Alessandro sembrava farmi bene, ridere è la miglior cura per tutto e lui ci riesce sempre. Nel frattempo, non essendomi accorta che la mamma non era in casa, l'avevo chiamata e mi aveva detto che era uscita a sbrigare delle faccende, ma era stata molto vaga e superficiale. Anche lì, qualcosa mi puzzava.

《Oggi sono tutti troppo strani.》Osservò Alessandro, con un'espressione sospetta in volto.

《Lo penso anch'io. Be'.. scopriremo cosa stanno architettando, quei tre.》Sorrisi debolmente.

《Già.》Ridacchiò.《Tu sai come si sono conosciuti i tuoi genitori?》Domandò.

《Si..》Ridacchiai tristemente.

《E come?》Chiese, curioso.

《Come sai mia madre è dottoressa.》Cominciai. 《Be', un giorno mio padre fu investito fuori dalla officina in cui lavorava rompendosi un braccio, e mia madre fu incaricata a compiere quell'intervento. È stato amore a prima vista.. e all'improvviso è finito.》Sospirai.

《Roby hai ragione, non ricordavo scusa..》Mi prese la mano.

《Oh, non fa nulla. Piuttosto.. i tuoi, come si sono conosciuti?》Ridacchiai.

《In un modo buffissimo!》Ridacchiò.《Ti ho già detto che mio padre è chef, ma agli inizi della sua carriera ha lavorato anche come cameriere prima di arrivare dov'è adesso. Lui aveva appena 20 anni e mia madre 19, non si conoscevano nemmeno e lui era lì per lavorare, lei perché faceva sei mesi con il fidanzato e volevano festeggiare.》

《L'inizio mi fa già ridere.》Ridacchiai.

《Ma il bello deve ancora venire! Mio padre, distraendosi a causa della bellezza di mia madre, le fece cadere addosso il suo piatto di spaghetti al sugo mentre glieli consegnava. La mamma gliene ha dette di tutti i colori.. ma il suo ragazzo dell'epoca è quasi arrivato alle mani!》Si fermò per le troppe risate.《Poi lei ha deciso di andare via, e tutto è finito. Immagina mio padre all'epoca, un bellissimo ragazzo. Infatti penso di aver preso da lui.》Rise.

《Stupido, continua!》Arrossii leggermente mentre ridevo.

《Quindi mia madre, nonostante fosse fidanzata, tornava al ristorante ogni volta che poteva con il suo ragazzo pur di rivedere mio padre. Una sera lo lasciò proprio lì, mentre mio padre serviva il tavolo e scappò per fare "colpo" su di lui. Lei la seguì e la consolò. Cominciarono a frequentarsi, e poi si misero insieme.》Terminò.

《Oddio, è una storia bellissima! Chissà però come ci sarà rimasto male l'ex di tua madre.》

《Oh, be'.. Chiediglielo, no?》Rise.

《Non capisco..》Ero leggermente confusa.

《L'ex della mamma è un infermiere dell'ospedale, sono solo buoni amici adesso.》Ridacchiò ancora. 《Io credo molto nel destino, sai Roby? Perché i miei abitavano a Napoli, entrambi, sempre senza conoscersi. Poi si sono trasferiti a Milano, in tempi diversi, e il caso ha voluto che si incontrassero. Io credo che quando due persone sono destinate, si incontrano, anche in capo al mondo.》Sorrise.

《Sono d'accordo con te, la penso esattamente allo stesso modo. 》Sorrisi debolmente.

《Tu cosa pensi dell'amore?》Mi chiese poi.

《In che senso?》Domandai a mia volta.

《Be'.. tu credi che l'amore arrivi all'improvviso o sia, in realtà, qualcuno che conosci da una vita?》

《Non lo so. Di certo, quando arriva è tardi e non puoi farci nulla.》Quelle parole erano rivolte proprio a lui.

Lui era arrivato all'improvviso, senza alcuna avvertenza, senza avvisare.. e aveva rubato il mio cuore. Non ti conviene, eh, guarda che è malconcio!  Menomale che riuscivo a scherzarci sù come nulla fosse. Come potevo fare per riprendermi l'organo necessario alla mia sopravvivenza?《È vero, è sempre così.》Mi guardò.

Non guardarmi, che mi viene voglia di baciarti e non posso.《Odio l'amore.》

《Perché? È una cosa tanto bella! Fa soffrire, questo si.. ma quello che provi quando stai con la persona che ami, è incomparabile.》Sorrise.

《Mi chiedi il perché? Perché quando un amore è impossibile ti fa solo stare male ed è così, quando stai con chi ami ti senti benissimo, poi lui se ne va e tutto ritorna come prima.. tutto ritorna la solita merda di sempre!》Sbottai. Avrei dovuto calmarmi.

《Di chi parli?》Ero stata troppo dettagliata, diamine. Non volevo e non potevo dirglielo. Almeno non ora.

《Nessuno in particolare.》Sussurrai.

《Non sapendo a chi ti riferisci non posso dirti parole precise o adatte all'argomento. Ma, di certo, non puoi dire che un amore è impossibile! Non sei tu a deciderlo, e francamente penso che nessuno abbia mai rifiutato una ragazza così bella e dolce come te.》Sorrise.

《Non è questo, Ale. Lui non lo sa, e non lo saprà mai. Lui non mi vuole e io l'ho capito.》Guardai in basso, arrossendo.

《Glielo dirò io, allora.》Incrociò le braccia.

Sei tu, stupido. 《Lo conosci, ma non caprai mai chi è.》Sorrisi.

《Vedremo.》Stampò un sorriso beffardo in volto.

《Comunque ho una fame pazzesca. Ti va di mangiare qualcosa?》Proposi, anche per cambiare argomento.

《Certo! Cos'è, hai le tue cose? Prima mi hai anche detto che a pranzo hai mangiato come un maialino!》Ridacchiò.

《No, non ho le mie cose.》Feci il segno delle virgolette con le mani, ridendo. 《Ho solo tanta, ma tantissima fame.》

《Meglio così, magari prendi un po' di peso ché sei molto magra.》Sorrise.《Anche se.. non capisco, davvero. Io vedo e sento parlare di ragazze che non mangiano quasi nulla e sono in carne.. e poi ci sei tu!》Rise.

《Ma io sono un'eccezione alla regola.》Ridacchiai, alzandomi.

《E sei anche stupida.》Ridacchiò, seguendomi. Mi poggiò un braccio attorno al fianco, per sorreggermi un po'.

《No, non direi.》

Stava per replicare quando il cellulare gli squillò. Rispondeva a monosillabi, roba tipo si  oppure mh  o ancora già. Forse era sua madre? 《Era mia madre, Roby.》Staccò. Sono una veggente!《Ha detto che devo tornare a casa, devo darle una mano a sistemare la spesa e aiutare papà a sistemare la tv che ha rotto come al solito.》

Ridacchiai.《Non preoccuparti, ci sentiamo dopo, semmai.》

Mi baciò la guancia e mi salutò ancora una volta, prima di chiudere la porta alle sue spalle. Mi sentivo felice, passare del tempo con lui mi faceva più che bene! Andai nella mia stanza, afferrando il block notes e la matita. Volevo disegnare proprio Alessandro quando il cellulare mi squillò. Andai a controllare, ed era un numero che non avevo in rubrica. Chi poteva mai essere?

《Pronto?》Risposi.

《Ciao, Roberta.》L'accento inconfondibile di Luis Enrique mi tolse un groppo dalla gola.

《Hey, ciao.》In effetti non sapevo che dire.. o forse si. Come fai ad avere il mio numero? Perché hai chiamato?

《Volevo chiederti un favore.》Si zittì qualche istante.《Ale mi ha detto che gli hai dato una mano in meccanica, e che sei molto brava a quanto pare. Avrei bisogno di una mano perchè io invece sono una schiappa..》

《Oh.. me la cavo, la studio da molto meno tempo di te. Comunque se hai bisogno potremmo vederci, in questi giorni.》Proposi.

《Avrei bisogno ora. Abbiamo domani, meccanica.》

Davvero? Non mi risulta.《Allora puoi passare a casa mia, anche adesso.》Sospirai. Non che mi andasse molto di vedermi con quel tizio in un luogo che non fosse la scuola, ma se serviva a fare un bel gesto allora okay.

《Abiti nello stesso appartamento di Alessandro, giusto?》Chiese.

《Esatto.》

《Allora arrivo, e grazie mille.》Annunciò felice e staccò la chiamata.

Lo attesi seduta al tavolo della cucina. Non mi andava, non mi andava proprio. Perché proprio io? E poi Alessandro non aveva parlato con lui. Appena il campanello suonò andai ad aprire, ed era proprio lui. Aveva un sorrisetto malizioso stampato in viso. Non mi convinceva.

《Ciao Luis, non hai portato nulla? Guarda che io i libri non li ho ancora.》Ridacchiai per sciogliere la tensione, dato che quella faccia era a dir poco inquietante.

《Non ce ne sarà bisogno, ci metterò solo pochi minuti.》Entrò come se nulla fosse e si sedette.

《Pochi minuti? Non capisco.》Chiusi la porta e mi sedetti accanto a lui.

《Non sono venuto qui per studiare meccanica. Sono il primo della classe, in questa materia. Sei tanto bella quanto ingenua, Roberta.》

Strinsi i pugni. Mi aveva detto una bugia!《Perché mi hai mentito? E comunque non ti permettere!》

《Chi non deve permettersi sei proprio tu.. perché io conosco il tuo segreto.》Sorrise.

《C-che segreto? Sono tutte balle, vattene via da qui!》Mi alzai, pronta a cacciarlo fuori.

《Sei sfortunata. Mia madre insegna in una palestra, e anche la nostra prof di ginnastica fa l'istruttrice lì un paio di giorni alla settimana. Le ha parlato di una ragazza bellissima con una malformazione cardiaca, che rischia la vita in qualunque momento ed è sua alunna. Ha fatto il tuo nome, Roberta.》Deglutii.《E poi so che ti piace Alessandro, ma quello non me l'ha detto nessuno.. è solo evidente.》

《Non è vero.. non è niente vero!》Balbettavo.

《Invece si. E siccome ti piace, tu non vuoi dirgli nulla sulla tua malattia.. che cosa romantica..》Fece segno di voler vomitare.

《Ti ho detto che devi andartene via da qui, subito!》Sbottai.

《Calma un momento. Di certo non starò zitto in cambio di niente.》Sussurrò.《Tu mi piaci, Roberta, mettiti con me e non dirò a nessuno questa storia.》

《Mi stai ricattando?》

《Ebbene si.》Sorrise.

《Non puoi! Giuro che se non esci da casa mia chiamo Alessandro e ti faccio riempire di botte, così vediamo se hai la forza di parlare!》Lo spinsi verso la porta, ma con scarsi risultati.

Si mise a ridere.《Andiamo, Roberta, ma chi vuoi prendere in giro? Tu sei debole, dannatamente bella e debole, e non vuoi far soffrire Alessandro. Giusto?》A cosa voleva arrivare?《Se dovesse venire a sapere della tua malattia penso che ci rimarrebbe molto male.》

Strinsi i denti, chiudendo le mani in pugni; un altro po' e lo prendevo a cazzotti!《In questo caso sei tu che devi stare zitto. Esci da qui, immediatamente!》Alzai ancora di più la voce.

《L'hai voluto tu.》Si alzò e fece una corsa verso la porta. O mio Dio no, o mio Dio no! Sbattei la porta e mi accasciai a terra in lacrime. Ora gliel'avrebbe detto e sarebbe finito tutto. Tutto.

Mi rifugiai in camera, con la speranza di morire da un momento all'altro pur di non vedere il viso di Alessandro una volta appresa la notizia.

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