|| Orange ||

By BlackRose_Destiny

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In silenzio guardava le persone girargli attorno, osservava ogni minimo particolare. Ma non vedeva. Effettiv... More

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By BlackRose_Destiny

Aprì leggermente le palpebre.
Dalla piccola finestra, teneri raggi di sole filtravano attraverso il vetro sottile per poi poggiarsi sul candido viso, facendogli risplendere gli occhi.

Emettendo un sonoro sbadiglio, si stiracchiò, lasciandosi scivolare la coperta di lana, fino alla stoffa che copriva le sue gambe.

Solo in quel momento si accorse di indossare una maglietta a maniche corte con dei pantaloni.
Alzando il tessuto che copriva l'intero busto, notò che l'addome era ricoperto da vari strati di bende, scorgendo che in alcuni punti era macchiato di un tenue rosso, presumibilmente causati da qualche ferita, ormai rimarginata.

Con il capo abbassato, le immagini dell'incubo gli inondarono la mente, rendendola buia, lasciando isolati i soliti pensieri positivi che, in qualche modo, lo facevano alzare sù di morale.
Copiose lacrime salate iniziarono a rigare il pallido volto, le guance e gli occhi lentamente cominciarono ad arrossarsi, il labbro prese a vibrare e il naso si tinse di un rosa scuro; ma non una sola volta la voce gli uscì dalla gola, nemmeno una sillaba o un flebile lamento. Si asciugò velocemente le gote dai grossi lacrimoni, tirò sù con il naso e tirò indietro i capelli precedentemente caduti davanti agli occhi. Voleva essere forte, doveva assolutamente essere forte e mostrare indifferenza a chiunque.

Dopo essersi calmato, sbatté un paio di volte le palpebre, guardandosi attorno si ricordò tutto l'accaduto fino in quel momento. I ricordi passati lo assalirono prepotentemente, facendogli venire un giramento di testa e della nausea.

Si sentì tremendamente male, soffocò dei gemiti strozzati, percepì l'aria diventare rarefatta facendogli mancare il respiro.

In un moto di impulsività, cercò di alzarsi in piedi barcollando, cercò di arrivare all'entrata del posto in cui era riseduto il suo corpo stanco e pieno di ferite, lo stesso corpo che in quel momento era in piena energia e salute con, parzialmente, delle cicatrici di un lontano ricordo. Quel dolore che sentiva, era solo l'effetto reciproco della medicina sul suo corpo, ora, in vigore.

Le orecchie poste sul capo, intercettarono più ampiamente la zona attorno a lui: c'erano moltitudini di suoni, dal cinguettio di un pettirosso posato su un albero vicino al capanno, al respiro dei guerrieri che circolavano, con la loro possenza, attorno al villaggio, proteggendolo.

Il naso, già di per sé sviluppato, era notevolmente migliorato; captò il profumo del pane appena sfornato, l'odore del legno dei vari alberi e pini che circondavano il paese manifestando una sensazione di libertà e tranquillità, le bancarelle di dolci che lasciavano attorno a loro quel dolce sapore di zucchero che in bocca, al contatto con la saliva si scioglieva lasciando moltitudini di sensazioni gradevoli e di abbandono.

Lo stomaco cominciò a brontolare, ma non poteva pensare al cibo, prima di tutto doveva uscire da quel posto chiuso.
Prima che facesse un altro passo, la tenda venne scostata rivelando la figura virile, con un'aura potente aleggiarli attorno.

<<Ti sei svegliato finalmente>>

Il ragazzo lo guardò sorpreso, di certo non era ancora fiducioso e sottomesso a quel branco, nonostante gli avessero dato appropriate cure per ristabilirlo.

Corrugò la fronte, con le orecchie puntate in avanti in ascolto per ogni minimo movimenti da parte dell'uomo.
Tentò di aggredirlo con gli artigli delle sue esili e pallide dita, ma l'Alpha lo schivò agevolmente.
Perdendo l'equilibrio, si ritrovò ad aggrapparsi alla parete, le orecchie nuovamente puntate sull'Alpha: era sventato e allo stesso tempo curioso.

<<Ti abbiamo preso con noi, nonostante tu sia uno sconosciuto: ti abbiamo curato, dato da mangiare con un posto caldo dove riposarti e velocizzare la guarigione di quelle orribili ferite che ti ritrovavi una settimana fa; e tu per ricompensarci, ci attacchi... >>

Il ragazzo era sorpreso: non poteva crederci di essere rimasto incosciente per una settimana intera.

"nonostante questo, però, pur essendo anche voi per me degli emeriti estranei, non potete garantirmi di essere innocui per me e che non mi costringiate forzatamente a sottomettermi e nell'essere un oggetto nelle vostre mani, oppure il non essere attaccato in un momento per me cruciale"

La sua espressione trasudava di grinta, coraggio e determinazione.

<<Sei un tipetto niente male, ma tralasciando il fatto di essere in allerta e robe varie... Ti avevo portato qualcosa, nonostante potessi essere ancora incosciente, ma credo che preferiresti qualcos'altro che della semplice insalata... >>

Il ragazzo, curioso, assopì il suo orgoglio e concentrò tutta la sua attenzione alle parole nell'essergli rivolte con tanta tranquillità: come se sapesse che, nonostante fosse in una posizione di attacco con le zanne in mostra e gli artigli a perforare quasi i palmi delle proprie mani, lui era in uno stato di autodifesa istintiva.

L'Alpha era intenerito davanti a quella situazione.
L'effetto della medicina si estendeva gradualmente all'interno del corpo del giovane, lasciando che le ghiandole del profumo, che caratterizzavano ogni loro essere, rilasciassero pian piano l'odore del loro proprietario: un miscuglio di cioccolato e arancia, con un leggero tocco di caffè e quello zuccherato del miele

Il profumo del giovane, lo rendeva agli occhi dell'Alpha un cucciolo indifeso, infatti prevaleva in lui un profumo delicato e per niente asfissiante.
Il profumo dei lupi mutava con il mutare del corpo, una volta raggiunta la maggiore età infatti diventava più intenso e virile, così da far intendere ad altri lupi che, quel particolare individuo, non era più un cucciolo e che poteva entrare ufficialmente nel mondo degli adulti

<<Dai vieni, andiamo a comprare qualcosa di più buono>> tese la mano nella sua direzione, sperando che l'afferrasse.

Avrebbe voluto declinare l'invito, ma il suo stomaco lo tradì, incominciano a brontolare, facendogli venire, per la prima volta in tutta la sua breve vita, le guance di un tenue rosa per l'imbarazzo.

L'afferrò saldamente con la sua, e si incamminarono fuori.

Solo nell'esatto momento in cui uscì per la prima volta dal capanno, si rese conto che la stanchezza e la pressione mentale che aveva subito, era totalmente svanita.

Usciti fuori, si incamminarono per le varie vie del paese.

Delicatamente, mano nella mano, lo trascinava con sé.

Il cucciolo guardava attentamente attorno a sé; gli occhi illuminati da una strana emozione mai provata prima.
Durante il cammino notò come le persone svolgevano spensieratamente le loro mansioni quotidiane.
Delle scene, in particolare, lo colpirono nel profondo: una madre stava tranquillamente giocando con i propri figli, tutti e tre spensierati e felici con un'enorme sorriso a contornargli il volto allegro, ogni tanto posava la sua aggraziata mano sulle loro teste, coperte da riccioli d'oro, lasciandogli, lente e dolci, carezze piene d'amore, dopo un po' uno dei bambini scivolò cadendo a terra sbucciandosi il ginocchio, la madre preoccupata, corse subito in suo aiuto, dandogli poi un tenero bacio sulla parte ferita rivolgendogli di conseguenza un affettuoso sorriso di rassicurazione; un'altra scena fu quella di un gruppo di bambini, con delle femminucce e maschietti che giocavano ad acchiapparella, senza essere minimamente rimproverarti per ogni minima azione che facevano o combinano, e quando si avvicinarono dei ragazzi, ancora nella fase di diventare maggiorenni, subito i più piccoli gli corsero incontro per costringerli a giocare con loro, avendo così l'attenzione dei più grandi, e quest'ultimi ormai abituati ed esausti di rifiutare, iniziarono a giocare con loro senza fargli alcun male.
Il loro modo così spensierato e leggiadro nel fare quello che volevano senza essere ripresi, o l'amore e la preoccupazione di una madre per i propri figli era una cosa assolutamente fuori portata dai pensieri dell'omega, forzatamente abituato ad altre maniere; quella libertà lo lasciò senza parole, non immaginava possibile che semplici persone potessero comportarsi con tale libertà e senza alcuna limitazione.

Quello che per altre persone significava quotidianità, per lui, quelle azioni, erano sconosciute.

Per tutto il giorno, il capo branco lo accompagnò e gli mostrò l'intero villaggio.
Era ancora dubbioso su cosa fare con il ragazzo, rimanendo sempre sulla difensiva, in caso volesse fargli uno scherzo e scappare oppure ferire qualcuno del suo branco, ma dovette ricredersi sul fatto che potesse essere una minaccia: il ragazzo continuativa a guardarsi attorno e a comportarsi come un cucciolo di pochi mesi, che vede per la prima volta il mondo attorno a sé; una scintilla di varie emozioni troppo forti gli circondava l'intero viso facendolo risplendere come un piccolo sole di ghiaccio.

Quel giorno constatò che il ragazzo non comportava alcuna minaccia per la sua famiglia.

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