-𝐼𝑙 𝑄𝑢𝑎𝑑𝑟𝑜 𝑆𝑡𝑟𝑒𝑔...

By AdorSugaV

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Kim Namjoon è un critico d'arte; insieme al suo assistente e amico Min Yoongi cercano disperatamente una pers... More

•Prologo•
•Capitolo 1•
•Capitolo 2•
•Capitolo 3•
•Capitolo 4•
•Capitolo 5•
•Capitolo 6•
•Capitolo 7•
•Capitolo 8•
•Capitolo 9•
•Capitolo 10•
•Capitolo 12•
•Capitolo 13•
•Capitolo 14•
•Capitolo 15•
•Capitolo 16•
•Capitolo 17•
•Capitolo 18•
•Capitolo 19•
•Capitolo 20•
•Capitolo 21•
•Capitolo 22•
•Capitolo 23•
•Capitolo 24•
•Capitolo 25•
•Capitolo 26•
•Capitolo 27•
•Capitolo 28•
•Capitolo 29•
•Capitolo 30•
•Capitolo 31•

•Capitolo 11•

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By AdorSugaV

Yoongi's pov

Mi svegliai giusto in tempo per prepararmi all'incontro.
Ancora un po' assonnato allungai il braccio sul comodino per controllare l'orario sul cellulare, erano le 20:30. Avendo ancora un sacco di tempo per prepararmi mi presi pochi minuti prima di alzarmi dal letto e sedendomi sentii una sensazione di leggera fame dovuta alla giornata impegnativa che avevo passato.
Solitamente ero abituato a mangiare ad un tardo orario e il mio stomaco raramente si lamentava per la fame ma stavolta diceva che era pronto a gustarsi qualcosa di delizioso e io non vedevo l'ora di raccontare a Namjoon la fantastica e bizzarra giornata che avevo trascorso nel nostro locale preferito.
<<Bene, andiamo a prepararci.>> Mi dissi stiracchiamdomi e alzandomi contemporaneamente.
Con passo lento ma con il cuore ancora leggero e felice andai in bagno e mi spogliai dei vestiti che avevo indosso, una bella doccia rilassante era la cosa migliore per iniziare bene la serata.
Entrandoci regolai l'acqua in modo tale che non fosse troppo calda, anche perché il troppo calore avrebbe irritato la mia pelle chiarissima e delicata e di certo non sarebbe stata gradevole la sensazione di scottatura.
Iniziai ad insaponare prima i capelli poi il mio corpo e infine dopo essermi risciacquato per bene uscii subito dalla doccia.
Misi il mio accappatoio blu e mi diressi in camera per prepararmi. Mentre con un asciugamano mi aiutavo ad asciugare i capelli andai verso l'armadio indeciso su cosa avrei potuto indossare.
Il Jihwaja era il locale il quale io e Namjoon iniziammo a frequentare dopo essere stati assunti dall'argenzia dei nostri sogni. Dopo aver festeggiato il nostro obbiettivo raggiunto diventò presto il punto di ritrovo delle occasioni importanti anche se era da parecchio tempo che non lo frequentavamo, questo dovuto al fatto della nostra ricerca disperata che ci prendeva parecchio tempo e non ci dava l'occasione di rilassarci come due semplici amici. Sia io che Namjoon non volevamo frequentare quel locale in occasioni normali proprio perché, per entrambi, quel luogo era esclusivamente un punto per divertirci e festeggiare. Oggi infatti sarebbe stata l'occasione ideale per ritornarci, grazie a Taehyung che si era rivelata quella persona che cercavamo. Glielo avrei raccontato nei minimi dettagli e non vedevo l'ora di vedere la sua espressione.  Sapevo che non ci avrebbe creduto subito ma ero sicuro che, grazie alle mie parole, si sarebbe ricreduto e mi avrebbe dato fiducia; lo speravo davvero.
L'abbigliamento in quel locale era molto importante per apparire bene agli occhi delle altre persone che lo frequentavano perciò decisi che avrei potuto mettere un semplice completo, non volevo esagerare troppo, d'altronde ero di guasti abbastanza semplici e mettermi troppo in ghingheri sarebbe stato eccessivo.
Per questo tirai fuori dall'armadio uno dei tanti semplici smoking che possedevo e lo appoggiai sul letto pronto per essere indossato; nel mentre presi il mio cellulare e notai che che aveva delle chiamate perse.

Non leggendo subito il nome nel display in un primo momento sperai fosse Taehyung per confermare un incontro, ma sarebbe stato davvero troppo affrettata come cosa e infatti colui che mi chiamò era Namjoon.

"3 chiamate perse e 2 messaggi."

<<Oh, non è da Namjoon chiamarmi insistentemente... che sia successo qualcosa?>> Mi domandai confuso così, avendo lo sguardo fisso sul cellulare mi sedetti a bordo letto e iniziai a leggere i messaggi. Dovetti leggerli due volte per capire cosa stava succedendo e realizzando rimasi ammutolito.

"Kim Namjoon

19:00
Yoongi è successa
una cosa, per favore
chiamami."

"Kim Namjoon

19:30
Yoongi, la mia bisnonna
è in ospedale, è
successa una cosa e io
sono qui con lei.
Perdonami, ma
dovremmo disdire
l'incontro..."

Sospirai e appoggiai il telefono sul letto mentre cercavo di metabolizzare il tutto.
In poche ore di mia assenza era successo qualcosa di grave e io, preso dalla preoccupazione lo chiamai subito. Che stupido che ero stato, se non mi fossi addormentato avrei potuto fare immediatamente qualcosa per lui, se fossi rimasto sveglio avrei potuto aiutarlo ma ora avevo paura che fosse troppo tardi.
Il telefono fece tre squilli e subito Namjoon rispose <<Yoongi...>>
La sua voce era bassa quasi come se faticasse a parlare.
<<Nam, ho letto adesso. Ti chiedo scusa se non ti ho risposto subito.>> Dissi agitato cercando di scusarmi ma lui mi rassicurò <<No, ti chiedo perdono io per l'incontro...>>
Al sentire quelle parole mi alzai di scatto dal letto e lo rimproverai <<Al diavolo l'incontro Namjoon, ora come ora questa non è la cosa più importante.>> risposi arrabbiato, non volevo che si sentisse in colpa per un incontro saltato, avevo bisogno di capire cosa fosse successo per dargli tutto il mio supporto. Conoscevo bene Namjoon e sapevo che era davvero tanto legato alla sua bisnonna. Anche se non lo dava a vedere era sempre in pensiero per lei, questa notizia lo avrà sicuramente scosso tantissimo e dalla sua voce potevo capirlo molto bene.
<<Sei ancora in ospedale? Sei solo?>> gli chiesi ora con un tono un po' più calmo.
<<Sì sono ancora qui e sì sono da solo. La bisnonna voleva soltanto me al suo fianco tanto da avermi chiesto di mandare via tutti quanti, anche i miei genitori. Ciò non lo capisco. Non capisco perché ha voluto che rimanessi solo io.>> Ancora una volta il suo tono di voce andava ad abbassarsi. 
<<Ti raggiungo, in quale ospedale ti trovi?>> il mio tono invece era eccessivamente agitato, me ne accorsi io stesso infatti cercai di tranquillizzarmi, non dovevo assolutamente trasmettere la mia ansia a Namjoon, avrebbe solamente peggiorato la situazione. 
<<Yoongi non serve...>> Mi disse lui cercando di convincermi a lasciar perdere ma io non lo avrei mai lasciato solo perciò in tono deciso gli risposi <<Nam, oltre ad essere il mio collega di lavoro tu sei per prima cosa il mio migliore amico, non ti lascerò lì da solo, permettimi di raggiungerti per favore.>>
Non volevo che rimanesse da solo in quell'ospedale mentre rimuginava su chissà quali pensieri negativi. Come suo amico avevo il dovere di stargli accanto e così avrei fatto.
<<Va bene, mi trovo al Ason Medical Center.>> rispose sosprirando lieve.
<<Sto arrivando.>>
Chiusi la chiamata e immediatamente mi vestii più in fretta che potessi.
Lasciai i capelli semi bagnati e dopo aver preso dall'armadio e indossato una semplice felpa larga nera, dei jeans e delle scarpe da ginnastica nere presi uno dei miei diversi giubbotti uscii velocemente di casa.
Non ricordavo se avevo chiuso o meno a chiave il mio appartamento ma in quel momento ero troppo concertato a cercare un taxi libero andando avanti indietro sul marciapiede sotto casa mia.
Fortunatamente ne trovai uno dopo pochi minuti e salendo chiesi agitato all'autista di arrivare a destinazione il prima possibile, lui mi guardò stranito ma non fece domande, grazie al cielo.
Partimmo subito ma purtroppo il troppo traffico rallentò il nostro cammino facendomi imprecare mentalmente <<Cazzo, questo non ci voleva.>>
Mentre guardavo fuori dal finestrino pensavo a come fosse cambiato il mio stato d'animo in pochi minuti.
Speravo che almeno oggi la giornata potesse concludersi in modo diverso, volevo con tutto il cuore che la notizia di aver trovato quella persona che Namjoon cercava potesse dargli un po' di speranza ma invece il giorno non sarebbe stato oggi.
Chiusi gli occhi e mi portai una mano in volto <<Perché doveva capitare?>> Mi domandai a bassa voce.
Perché Namjoon non poteva vivere serenamente? Perché sia io che lui non potevamo essere un po' felici? La vita aveva sempre in serbo qualcosa per distruggere quella piccola luce di felicità senza mai darci la possibilità di aggrapparci ad essa, rimanendo così nel buio più totale.
Stavo nuovamente vacillando nei miei pensieri negativi e questo non andava per niente bene. Magari la situazione non era così grave come pensavo ma purtroppo il mio sesto senso mi mise nuovamente in guardia, e sapevo che ciò che mi stava dicendo non era del tutto positivo.

                                 ~°~

Ci misi più di un quarto d'ora ad arrivare ma finalmente, dopo essere arrivato all'entrata, pagai l'autista e scesi subito dall'auto ed entrai immediatamente nell'ospedale.
Non feci caso a nessuno là dentro e dirigendomi verso lo sportello della segreteria chiesi alla donna davanti a me se ci fosse una persona chiamata Kim Namjoon. Lei, guardandomi dall'alto in basso, mi disse che c'era un ragazzo attendendo nella sala d'attesa e, dopo avermi indicato dove fosse mi ci precipitai all'istante.
Trovai così Namjoon seduto su una delle tante sedie disposte nell'area d'attesa. Era da solo ed era vestito in maniera elegante, teneva il capo basso con una mano in volto e nell'altra teneva i suoi occhiali da vista. Non si muoveva e titubante, mi avvicinai a lui lentamente <<Nam, sono qui.>> Dissi a bassa voce.
Sentendomi alzò lo sguardo e mi guardò tristemente, i suoi occhi erano gonfi e parecchio stanchi, per poco non lo riconobbi, sembrava una persona totalmente diversa.
Mi sedetti accanto a lui, ora che mi trovavo lì ero insicuro sul da farsi. Volevo dargli tutto il mio sostegno ma in casi del genere non ero molto bravo con le parole, non sapevo come chiedergli cosa fosse successo ma fortunatamente prese lui a parlare per primo.
<<Grazie per essere venuto Yoongi, lo apprezzo.>> Con tono ancora parecchio basso diede la sua attenzione al pavimento, le sue mani cercavano in tutti i modi di starsene tranquille ma non ci riuscì, continuò a sfergarsele agitato.
<<Ci mancherebbe.>> Gli risposi io facendo finta di niente.
Prese l'iniziativa lui stesso di raccontare ciò che accadde, prese dei profondi respiri e iniziò a parlare rivolgendo successivamente il suo sguardo su di me. Ancora una volta vidi quanto fosse preoccupato e agitato ma mi raccontò cosa accadde alla sua bisnonna qualche ora fa.
<<Ora la bisnonna sta dormendo perciò ne ho approfittato per sgranchirmi le gambe facendo il giro dell'ospedale...>>
Era pallido e il suo tono era al quanto spaventato. Nei suoi occhi percepii benissimo la sua paura e la sua voce confermava quanta ne avesse.
<<Non so a cosa sia dovuto il suo malore, i dottori non vogliono dirmi niente nonostante ci sia solo io qui con lei. È successo tutto così velocemente, voleva solo me e nessun altro. Perché?>>
Mi chiese abbassando nuovamente il capo, cercò in tutti i modi di trovare una risposta alla sua domanda ma più ci pensava più vedevo che non ci riusciva, la sua frustrazione era evidente e io non potei che stare in silenzio.

Namjoon, nonostante fosse un ragazzo ben colto e maturo aveva ancora in cuor suo l'innocenza di un bambino. Aveva paura e non potevo biasimarlo, come poteva stare tranquillo in una situazione del genere? Nessuno ci sarebbe riuscito.
Negli anni era cresciuto tanto, sia fisicamente che mentalmente ma aveva ancora tante insicurezze che lo trattenevano dall'essere una persona forte in tutto e per tutto. Ne era a conoscenza già da tanto tempo e tutto questo non avrebbe aiutato a superare le sue paure. Con il mio aiuto era riuscito a superare diverse ansie che lo preoccupavano in passato ma ora vedevo che il suo autocontrollo stava lentamente andando a sgretolarsi. Questo però lo sapeva benissimo anche lui stesso, si vedeva molto bene quanto cercasse di tranquillizzarsi ma non ci riusciva, non più.
E io, cosa mai potevo fare per riuscire a calmarlo un po'? Cosa mai potevo dirgli soprattutto? Odiavo questo mio lato, perché non riuscivo a dire nulla in queste situazioni?
L'unica cosa che potevo fare in quel momento era stargli accanto ascoltando le sue parole, speravo che almeno la mia presenza potesse rassicurarlo. Volevo che comprendesse che il suo migliore amico gli sarebbe stato accanto per sempre, soprattutto in queste circostanze.

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