La caduta degli angeli durò per tre giorni, ma molti affermarono che sembrava essere eterna.
Notti costellate da stelle cadenti e da angeli peccatori.
Il pentimento degli angeli non era contemplato, data la loro scelta di ribellarsi alla luce.
Lucifero aveva cercato di affermare la sovranità e il proprio dominio sul reame angelico.
Dunque furono sconfitti e gettati lontano dal Regno dei Cieli, costretti a cadere sulla Terra, bruciando come folgori.
Gli angeli divennero caduti, destinati a sprofondare negli abissi più profondi e a covare i loro sentimenti più maligni nelle viscere del pianeta.
Lucifero cadde, diffondendo il male nel mondo e tutti i suoi seguaci con lui. Coloro che nel presente sono i suoi guerrieri più stretti furono i primi a schierarsi dalla sua parte.
Tutti loro vennero banditi per diverse ragioni e non solo per aver perseguito gli ideali e il volere del Maligno.
Anche il secondo a cadere fu un altro arcangelo, il quale venne cacciato dal Paradiso e finì fra le schiere di Lucifero: Azazel. Egli però non venne solo mandato via, ma confinato e imprigionato dal suo fratello perfetto: Raffaele. Quest'ultimo gli legò mani e piedi con delle catene angeliche e benedette, che gli avrebbero logorato la pelle; quest'ultima si sarebbe rigenerata subito dopo per via delle sue capacità una volta angeliche, ma ormai demoniache. Inoltre, come punizione per tutti gli angeli caduti, le sue ali vennero distrutte, lasciandolo ferito, imprigionato e vulnerabile. La sua dannazione doveva durare a lungo per risarcire i suoi enormi peccati.
D'altronde, però, in tempo di guerra tutto è lecito e Lucifero lo sapeva bene. Il giovane sovrano degli inferi si recò attraverso il deserto di Dudael e pretese al suo creatore la scarcerazione di Azazel, in modo da sconfiggere la grande nemica: Distruzione. Difatti Azazel era uno dei cinque guerrieri scelti dall'Inferno per la lega del cristallo d'oro.
Il Creatore concesse la libertà al caduto, a patto che egli fosse costretto a regnare il luogo in cui era stato prigioniero, facendo in modo così di ricordargli per sempre le punizioni subite e il fatto di essere stato liberato solo per clemenza divina. Inoltre questo costò molto all'orgoglio di Lucifero, che era stato costretto a rapportarsi con l'Altissimo per liberarlo, dunque da quel momento Azazel divenne il suo soldato più fidato e suo generale.
La voce di Victoria riecheggiò queste parole nella mia mente, risvegliandomi dall'oscurità.
Riaprendo gli occhi, mi accorsi però che non ero più nella palestra con Azael, bensì ero in mezzo al deserto. C'era in corso sempre la solita tempesta di sabbia, ma questa volta non mi ustionò.
Osservando meglio il panorama, mi accorsi che non c'era neppure il palazzo di Azael.
Confusa, cominciai a camminare nei dintorni, cercando di capire cosa fosse successo.
Dopo che ebbi girovagato per un po', cominciai ad avvertire un insolito turbamento dentro di me. Quella sensazione aumentò man mano che continuai a camminare verso un'ignota destinazione e fu allora che vidi che c'era qualcosa in lontananza. Ero troppo lontana, ma improvvisamente provai del terrore che mi spinse a volermi avvicinare immediatamente. Non seppi neppure il perché, ma il mio istinto era pervaso dalla pura angoscia e quest'ultima mi avvolse il cuore tanto da farmi cominciare a correre.
Arrivando sul luogo, rimasi sconvolta da ciò che vidi: Azazel era disteso su una tavola diroccata di pietra e legato a corde dorate alle braccia e alle gambe. Aveva qualcosa di diverso dal ragazzo che avevo lasciato in palestra. Innanzitutto i suoi capelli avevano un taglio differente dal solito: scendevano lungo il viso in morbidi boccoli corvini, rendendo decisamente più delicati i lineamenti del suo viso. Rimaneva affascinante anche con quelle diversità.
Attraverso i suoi occhi splendidi e dorati compresi che la tortura inflitta era davvero dolorosa, anche se coraggiosamente lui non emetteva neanche un suono, se non qualche ringhio. Sapevo che si sarebbe dimostrato sempre un terribile e orgoglioso guerriero in qualunque momento.
Le catene, che lo tenevano legato, parevano essere intrise di qualcosa che bruciava e feriva la sua pelle. Solo dopo un po' compresi che erano impregnate di acqua benedetta, proprio un elemento usato dagli angeli contro i demoni. Avrei dovuto davvero ringraziare Astaroth per tutti i suoi insegnamenti.
Non riuscivo neanche a parlare, data la morsa che attanagliava il mio cuore nel vedere Azael così. Dovevo fare qualcosa, qualsiasi, ma non avevo davvero idea di come avrei potuto agire, anche se avrei certamente tentato.
Mi precipitai verso di lui e provai invano di liberarlo, ma riuscii solo a passare attraverso la sua figura e inoltre pareva che lui non mi vedesse neppure. Mi ci volle un attimo per comprendere che doveva trattarsi di un ricordo antico; vista anche la spiegazione di Victoria di poco prima, sul quale evidentemente non avrei potuto influire. Provai in ogni modo ad aiutarlo, ma qualunque mio sforzo si dimostrò inutile.
Il mio cuore si struggeva nel vederlo così e avrei voluto solo avere la facoltà di salvarlo oppure di non assistere più al supplizio.
Improvvisamente comparve un'ombra poco lontana da dove giaceva il giovane e bellissimo Azael. La figura, avvicinandosi, si rivelò mostruosamente alta e con il volto incappucciato.
«Oh dunque, taci Azazel, ormai angelo caduto e non più arcangelo del Regno dei Cieli. Sei dinanzi al tuo sovrano, Lucifero, re dell'Inferno, protettore dei cerchi infernali, il figlio prediletto, l'angelo caduto, il male assoluto e colui che crede nel libero arbitrio. Adesso sei ai miei ordini, altrimenti la tua pena verrà triplicata e verrai esiliato subito dopo.» Togliendosi il cappuccio, Lucifero pareva ancor più bello e determinato di sempre, tuttavia emanava anche un'aura di tenebra, fredda e potente.
I suoi occhi bianchi avevano dentro di sé il fuoco della giovane determinazione e di vendetta; evidentemente volti a risanare la sconfitta e al voler ideare un nuovo regno, come poi sarebbe effettivamente avvenuto in futuro.
Non so come fece Azazel, ma riuscì a seguire l'ordine del nuovo sovrano e a sopportare il dolore atroce in un silenzio assoluto.
«È insorto un nemico, che minaccia di distruggere la costruzione del mio nuovo regno. Purtroppo non sembra far parte delle schiere angeliche, per cui il modo per ucciderlo ci è ancora ignoto. Pare che l'unica soluzione sia unirci con i celesti, ma piuttosto che chiedere aiuto a quell'usurpatore di Michele, preferirei perire sotto a quei putridi umani» formulò con disprezzo l'ultima parola «dunque ho deciso di optare per un altro alleato, un regno sommerso; nel quale si sta stabilendo un altro mio demone seguace, che si è rivelato un eccellente guerriero già in Paradiso contro quegli ignobili celesti. Il suo reame sarà un'estensione del mio, visto che ha già riconosciuto la mia supremazia una volta, lo dovrà fare ancora. Tutti gli angeli caduti e i demoni sono con me e stanno già lavorando alla formazione del mio dominio, ma necessito anche di avere tutti gli altri territori che si stanno formando, facendo sì che ogni demone riconosca l'aver ottenuto la libertà, grazie a me. Ciascuno di loro si dovrà inchinare al mio cospetto.»
Durante il suo discorso, era chiaro quanto lui detestasse gli umani e di quanto desiderio avesse di vendicarsi.
Le mie preoccupazioni di quel momento erano altrove però. Non mi interessava più di tanto scoprire le ambizioni di Lucifero, al momento il mio cuore era in tormento affinché lui si occupasse di liberare l'angelo caduto incatenato. Abbassando lo sguardo verso il giovane Azael, vidi che stava fissando il re, senza rispondere e solo allora compresi che Lucifero non aveva ancora finito di parlare.
«Atlantide si trova nei più profondi degli oceani e richiederà un accurato viaggio. Tuttavia mi servono tutte le mie schiere infernali pronte per il mio ritorno e voglio dare a te questo incarico. Sei il mio secondo in comando Azazel, colui che si è schierato per primo con me, dunque voglio ripagare la tua lealtà con la tua scarcerazione e dandoti un posto di rilievo nel mio Inferno. Inoltre, per la tua liberazione ho dovuto consultarmi con Lui stesso, quindi puoi capire quanto mi sia costato caro. Dunque devi a me tutta la tua fedeltà. Cosa scegli? Sottostare ai miei ordini ancora una volta e per sempre o a una tortura ben peggiore di questa?»
«Accetto, Sire.» La voce del demone dagli occhi dorati si dimostrò risoluta.
Le catene di Azael vennero spezzate e si alzò, senza mostrare la minima debolezza. Da arcangelo devoto, ad angelo caduto, Azael in quell'istante divenne il generale dell'Inferno.
Lucifero si voltò verso di me e, anche se non proferì parola, sembrava che riuscisse a percepire la mia presenza. I suoi occhi bianchi, pericolosi e famelici scavarono dentro la mia anima fino alle fondamenta, facendomi rabbrividire.
Avvertii subito un forte mal di testa e la mia vista si fece opaca.
E fu così che il mio destino venne stabilito. Risentii la voce di Victoria e capii che la visione stesse giungendo al termine. Dunque ebbi solo il tempo di guardare un'ultima volta il neo-generale, prima che il ricordo iniziasse a svanire.
Anche se la mia nascita avvenne secoli dopo, neanche Lucifero avrebbe potuto essere a conoscenza che sarei nata proprio ad Atlantide. Nessuno mai si sarebbe aspettato che la regina degli inferi sarebbe stata una principessa Atlantidea.
A seguito di questa nuova rivelazione, caddi di nuovo nelle tenebre.