aveva un cuore di carta cucit...

By yoondulsett

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siamo due poveri idioti: guardiamo il cielo stellato e ci commuoviamo. taegi [aggiornamenti lenti] all right... More

introduzione
capitolo 1: dipinti di van gogh, mozziconi di sigarette e daegu sotto la pioggia
capitolo 2: l' irreparabile dolore dell'anima piangente
capitolo 3: resta con me, guardiamo come la luna tramonta
capitolo 4: a mai piú rivederci, daegu
capitolo 5: una macchina sfreccia veloce sull'orizzonte
capitolo 6: come in un sogno di mezza estate
capitolo 7: pioggia di meteoriti nei tuoi occhi
capitolo 9: puoi mostrarmi te stesso senza più timore
capitolo 10: manifesto d'amore in riva al mare
capitolo 11: ragazzo color lilla

capitolo 8: i parassiti della notte

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By yoondulsett

[Rest of Us - Blake Rose,
nei media]

Attimi interminabili di
spensierata felicità.

[...]

Taehyung posò bruscamente il pesante scatolone sul cofano dell'automobile, facendo sussultare il ragazzo che vi si era appisolato sul volante, mentre lo stava aspettando. Era passata un'ora e mezza da quando egli se n'era andato alla ricerca di qualche bomboletta spray, scomparendo completamente dalla vista di Yoongi che finí per affievolirsi pian piano.
Un sorrisetto beffardo si fece strada sul viso del più piccolo, opponendosi a quell'aura virtuosa e angelica che aveva da sempre emanato, ma che di lí a poco si sarebbe macchiata di colpe insieme al suo amico.

«Ecco a te! Spero bastino.» il respiro affannoso faticava ad uscire dalle sue narici e piccole goccioline di sudore cadevano lente ai lati della sua fronte, a causa del caldo e della pesantezza di quello scatolone.

Yoongi controllò curioso con lo sguardo e rimase sbalordito: aveva preso circa una dozzina di bombolette, tutte di colori diverse . La sua espressione meravigliata fece ridere l'altro, pronto già a dare le sue spiegazioni.

«Le ho trovate in un negozio di ferramenta nascosto qui nei dintorni. Il proprietario era un simpatico anziano, soprattutto perché sono riuscito a spendere solo la metà per queste.»

Il maggiore ricambiò quel sorriso prendendone una e agitandola vicino al suo orecchio, per poter ascoltare il rumore del liquido e della pallina di metallo al suo interno: erano perfette.
Taehyung intanto si era allungato verso i sedili posteriori prendendo la bottiglia di soju e facendosi poi passare dall'altro l'accendino, per usarlo a mò di apribottiglie.
Il suono del tappo metallico stappato e caduto sull'asfalto, fece da richiamo al ragazzo dai capelli tinti. Il più piccolo si era appoggiato all'auto ed aveva versato la bevanda in un bicchiere di carta per caffè trovato precedentemente nel portabevande dell'auto e, un secondo dopo, fu affiancato da Min che non perse tempo ad afferrare la bottiglietta offerta dal moro.

«A cosa brindiamo?» chiese quest'ultimo.

«Non saprei, a noi, alla solitudine che ci ha fatto incontrare e alla fame di vita, quella inesauribile, che ci tiene stretti. » un tintinnio accompagnò quelle parole che causarono un lieve sorriso a Yoongi.

Ai loro occhi appariva la nuova e ignota metropoli- raggiunta dopo la sosta all'area di servizio - che si spegneva lentamente con l'avanzare del buio, mentre il sole giocava a nascondino tra le alte e lontane colline. A Yoongi parvero familiari: se i ricordi non lo ingannavano, al di là delle alture si estendeva il mare di Ulsan.

«Sai, domani è il mio compleanno.» la profonda voce spezzò la calma che cullava i pensieri dei due vagabondi, mentre le prime stelle si affacciavano da finestre invisibili lí tra le nuvole. Egli portò alle labbra il suo bicchiere e bevve tutto d'un sorso, sotto lo sguardo sorpreso di Yoongi.

«Allora dovremmo festeggiare anche domani, non credi?» disse il ventitreenne, seguendo i suoi movimenti e trangugiando altrettanto quel liquido dal sapore forte e deciso. Scorreva lungo la sua gola e bruciava, bruciava da far male, ed il petto pareva andato in fiamme; si sentiva esattamente come se qualcuno gli avesse strappato il cuore e lo avesse gettato e lasciato ardere in qualche focolaio. Quando allontanò la bocca della bottiglia di vetro dalla propria, strizzò il naso e gli occhi: l'alcol gli provocava sempre questa buffa reazione che Taehyung guardò con la coda dell'occhio e trovò terribilmente adorabile.

«Non penso di essere in vena di festeggiare il mio compleanno quest'anno.»

Min sussurrò un "Capisco", senza controbattere, ma, mentre versava altro distillato nel bicchiere del suo amico, un'idea si era già radicata nella sua mente.

[...]

Sotto la stella Sirio, brillante come mai prima d'ora, quei due mascalzoni correvano tra le vecchie case della piccola cittadina, con ululati e strepiti che disturbavano i sogni dei malcapitati cittadini e, come parassiti, si avvinghiavano ancora una volta al buio, diventando ormai l'unico motivo della loro esistenza.
La vernice dai colori piú sgargianti, usciva copiosa da quei barattoli di alluminio e sporcava, senza un senso, qualsiasi cosa capitasse sotto ai loro spruzzi: cartelli autostradali, vetri di auto parcheggiate ed enormi muri, considerati fin troppo tristi e bianchi dalla loro mente per niente lucida.
Erano giunti fino all'altro lato della città, lasciando simboli e disegnini lungo il loro percorso, a testimoniare che Min Yoongi e Kim Taehyung fossero passati di lí, quella notte, e si erano sentiti i re del mondo.

Il bruno barcollava su sé stesso; era diventato sbronzo già dopo tre cicchetti: non era palesemente abituato all'assunzione di alcol, a differenza del suo amico che aveva ancora la capacità di camminare senza il rischio di inciampare sui propri piedi. Infatti, mentre egli era intento a litigare con una lattina di vernice spray, accusandola di essere difettosa - in realtà era solo vuota, ma non riusciva a rendersene conto - il maggiore si era messo a dipingere un murales su una parete di un edificio abbandonato. Prima il verde, poi il giallo, infine era passato al marrone: tutti i colori che caratterizzavano i fiori preferiti e prediletti da Van Gogh. I fiori che avevano accomunato le vite di quei due screanzati, decisi a perdere il lume della ragione come mai prima d'ora.

«Guarda Taehyung! È il mio regalo per te!» biascicò il ragazzo, strattonandolo per un braccio così da ricevere la sua attenzione.

Kim rimase con la bocca spalancata vedendovi un enorme girasole spuntato proprio davanti ai suoi occhi, maestoso e brillante, il migliore mai visto prima, ancor più bello di quello che aveva tra le mani il giorno del loro incontro. Nonostante fosse solo un dipinto, a Taehyung - vuoi per l'effetto dell'alcol, vuoi per la troppa sonnolenza che iniziò a sentire - parve reale, come se quello fosse un vero e proprio fiore appena fiorito tra i mattoni. Sul lato destro, una disordinata scritta recitava "Per Tae".
Gli occhi del ragazzo diventarono d'un tratto acquosi e sperò con tutto sé stesso che quel momento non finisse mai: nessuno gli aveva mai dedicato qualcosa del genere con così tanta cura e amore. Le campane del massiccio orologio, posto al centro della piazza, indicarono che le 00.00 fossero appena scoccate e Taehyung era scoppiato in un pianto incontrollato il giorno del suo compleanno.

«Eh?! Perché piangi?» imbarazzato da quella reazione, l'artefice della piccola opera cercò di rincuorarlo, dandogli una tenera pacca sulla spalla.

L'altro non rispose e, senza chiedere neanche il permesso, lo abbracciò, sorprendendolo. Singhiozzava infiniti Grazie sul suo petto ed aveva ormai due pozzi straripanti al di sopra del naso che non cessavano di fluire, nemmeno con le rassicuranti carezze delle mani calde di Yoongi.
Qualcuno però decise di disturbarli e non si trattava del solito gracchiare delle cornacchie: una sirena rieccheggiava prepotente nei vicoli deserti, alla ricerca delle sue prede.
Il più grande sbarrò gli occhi e lasciò cadere la bomboletta spray, facendo spaventare di conseguenza l'altro.

«Corri! » sbraitò prendendolo per mano, appena vide una strana luce rossa e blu illuminare i balconi e i lampioni in fondo alla strada.

Scapparono con tutte le loro forze il più lontano possibile da quel posto, sentendosi alle calcagne l'auto della polizia. Taehyung stringeva le sue dita più forte che poteva, nonostante incespicasse in qualche vecchia lattina ai margini del marciapiede. La paura di essere presi e l'adrenalina, muovevano veloci le loro gambe molli e instabili. Cambiarono d'un tratto direzione, infilandosi in una strettoia piccolissima: ammassati uno contro l'altro e ad imitazione di uno strano abbraccio, Yoongi teneva la sua mano ferma sulla bocca di Taehyung che stava già rischiando di dire qualcosa ad alta voce e farsi sentire dagli sbirri. Gli fece segno di far silenzio, ma al più piccolo, in quell'istante, sconcertava solo quanto i loro corpi fossero costretti a stare vicini e del fatto che avesse il proprio capo poggiato nell'incavo del suo collo. Deglutí, ritrovandosi ad un millimetro da quella pelle candida che pareva profumare di vaniglia e sentí il viso accalorarsi: troppe emozioni diverse e contrastanti erano accadute nel giro di pochi secondi.

«Scusami Taehyung.»

«Per cosa?»

«Per questo mio insopportabile cuore che sta battendo così forte ed il rumore che sta producendo è così assordante.»

Boccheggiò al suo orecchio, poi cadde.

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