Era solo un giorno che restava lontana dal fratello, eppure era già nostalgica.
La madre l'accompagnò per le strade sconosciute di Londra, fino a raggiungere un vecchio pub malandato.
Non capì cosa c'entrasse con lo shopping per la scuola, ma la seguì.
Aveva ancora il terrore che invece che una scuola per maghi avrebbe incontrato uno psicologo. Ma quello non era un luogo per psicologi.
-Ciao Benedith!
Disse il barista alla madre di Alethra. Era curioso il fatto che l'avesse chiamata per nome. Da quando era nata, tutti la chiamavano la signora Stone.
-Buongiorno, Tom. Come va la gestione del bar in questi anni?
-A gonfie vele! Per tutte le bacchette! Quella è tua figlia? Come è cambiata dall'ultima volta! Quanti anni fa era?
-Dieci Tom. Io e mio marito abbiamo pensato che il mondo babbano facesse più per noi. Ha ricevuto la lettera, dobbiamo fare spese a Diagon Alley.
-Oh, complimenti cara. Vuoi che ti apra il passaggio? Non credo che lei abbia già la bacchetta...
-No, infatti. Saresti molto genitle Tom.
Il barista venne più vicino, uscendo dal bancone. Era un uomo cicciottello e piuttosto basso, ma aveva un sorriso raggiante.
L'uomo si avvicinò al muro del locale, tirò fuori dalla tasca una bacchetta di legno e picchiettò i mattoni davanti a lui. Evidentemente seguiva un sistema logico, ma Alethra non lo colse.
All'improvviso, davanti a lei, si aprì uno scenario magnifico.
Un'intera strada affollata di persone vestite in modo bizzarro si stanziava davanti a lei.
I negozi eran colorati ed evidentemente non contenevano aspirapolveri o tovaglie.
Tutto in quel luogo emanava magia. Ora capiva perchè la madre si fosse sentita così fuori posto. Ogni senza poteri si sarebbe sentito inutile lì.
Per prima cosa, la madre disse che era bene comprare la bacchetta.
-Andiamo da Ollivander.
-È il nome del proprietario?
-Lo era, ma adesso non c'è più. Comunque l'attività resta in piedi con il suo nome.
Il negozio era tinteggiato di blu verdastro e aveva le pareti in legno. Entrando, Alethra si rese conto che era molto più grande di quello che appariva.
Il bancone aveva una frase incisa, come "La legge è uguale per tutti" nei banchi del tribunale.
Alethra la lesse, ma prima che potesse decifrare i ghirigori della scrittura una voce la raggiunse.
-È la bacchetta a scegliere il mago.
La ragazza si voltò. A parlare era stato un ragazzo che ora le sorrideva. Le fu inevitabile sfoderare un sorriso in risposta. Il ragazzo era molto carino, sia nei modi che nel fisico, pensò lei.
Era alto e riccioluto. I suoi capelli erano castano-biondi ed esaltavano gli occhi azzurri.
Occhi azzurri che fissavano interdetti quelli verdi di Alethra! La ragazza si ricompose e disse: -So leggere, grazie tante.
-Peperina la ragazza. Mi fa il piacere di dire il suo nome?
-Alethra e tu?
-Il prossimo!
Strillò il signore dietro al bancone. Toccava a lei. La ragazza si voltò e gli diede le spalle.
Il ragazzo pensò che Alethra fosse un nome bellissimo.
Il "bacchettaio", se così i maghi lo chiamavano, le fece provare numerose bacchette. Dopo un numero disdicevole, trovò la combinazione perfetta.
-13 pollici e mezzo, rigida, legno di ebano, crine di unicorno.
Dopo Ollivander fu il turno della libreria, dove prese tutti i libri di testo che le occorrevano. Mentre camminava per la via, riconobbe delle scope volanti e moltissimi altri oggetti magici.
-Ora andiamo a farti fare la divisa della scuola!
Entrarono in un negozio di sarte. La fecero sistemare in piedi di fianco ad un'altra ragazza dai capelli rossi.
-Anche per te è il primo anno?
-Già, è fantastico qui, vero?
-Esatto. Sono Anne, a proposito. Piacere!
Anne era una ragazza solare, lentigginosa e chiacchierona.
Una sarta si mise a misurarle il corpo.
-Alethra! In che casa pensi che sarai smistata?
-A dire il vero, non ho ancora capito bene quali sono queste case... vedi, i miei genitori non sono maghi. Quale è quella parola che usate..?
-Babbani. E io non ne so molto più di te, anche io sono nuova qui. So che ci sono 4 casate. Grifondoro per i coraggiosi, Serpeverde per gli astuti, Corvonero per i furbi e Tassorosso per i leali.
-Beh io non sono compatibile a nessuna di queste!
La sarta intervenne: -Ti stai sottovalutando cara. Comunque qui ho finito.
Anne la salutò prima di andarsene.
Il negozio di animali non era come un comune negozio di animali. Creature che Alethra non aveva mai visto dormivano o si agitavano al suo passaggio.
-Allora, è tradizione che ogni mago o strega di famiglia porti con sè un animale ad Hogwarts.
-E dovrei portarmi qualcosa, qualcosa tipo... un drago?
-Oh no, no. I draghi non sono animali domestici! Sono vietati, sai. Credo c'entri qualcosa con il grande incendio di Londra.
-Quello del 1666? Lo abbiamo studiato a scuola...
-Già, proprio così. Allora, scegli. Gatto, gufo, rospo o topo? Alcuni portano anche altro, ma non vanno di moda.
-Oh, sono così ordinari...
-Vero?
-Non lo so...
-Qualunque cosa tu scelga, ti consiglio il nome di Jasyter.
-Che nome strano... perché?
-Era il mio vecchio rospo, quando avevo la tua età. Non era molto simpatico, ed era anche sbadato, ma era l'unico che non mi giudicasse.
-Mi piace il nome Jasyter. E ho anche deciso quale animale prendere.