La notte

By Mistress70

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In una sola notte tutto può cambiare More

Piccola premessa
Uno
Due
Tre
Quattro
Cinque
Sei
Sette
Otto
Nove
Dieci
Undici - hot
Undici bis - hot
Dodici
Tredici - hot (un po')
Quattordici
Quindici
Sedici
Diciassette
Diciotto
Diciannove
Venti
Ventuno - hot
Ventidue
Ventitré
Ventitré - bis
Ventiquattro
Venticinque
Ventisei
Ventisette
Ventotto - un pochino hot
Ventinove
Trenta
Trentuno
Trentadue
Trentatré
Trentaquattro
Trentacinque - Some like it HOT
Trentasei
Trentasette
Trentotto
Trentanove
Quaranta
Quarantuno
Quarantadue (la vita, l'Universo e tutto quanto)
Quarantatré
Quarantaquattro
Quarantacinque - HOT
Quarantasei
Quarantasette
Quarantotto
Quarantanove
Cinquanta
Houston, abbiamo un problema
Cinquantuno
Cinquantadue
Cinquantatré
Cinquantaquattro
Cinquantacinque
Cinquantasei
Cinquantasette - un pochino HOT all'inizio, ma solo poco
Cinquantotto
Cinquantanove (un pochino hot, ma poco poco)
Sessanta
Sessantuno
Sessantadue
Sessantatré
Sessantaquattro
Sessantacinque
Sessantasei
Sessantasette - HOT
Sessantasette bis - HOT
Sessantotto
Sessantanove
Settanta
Settantuno - solo un pizzico hot
Settantadue
Settantatré
Settantaquattro
Settantacinque
Settantasei, ovvero "IL DISCORSO"
Settantasette - avrebbe voluto essere hot ma non ce l'ha fatta
Settantotto - hot
Settantanove
Ottanta - dimenticavo, poco poco hot
Ottantuno
Ottantadue
Ottantatré - HOT, ma molto molto
Ottantaquattro
Ottantaquattro - bis
Ottantacinque
Ottantasei - un pochino hot
Ottantasette
Ottantotto
Ottantanove
Novanta - un pochino hot
Novantuno - HOT (poi non dite che non vi ho avvisato)
Novantadue
Novantatré
Novantaquattro - HOT (a mia insaputa)
Novantasei
CAPITOLO BONUS - Di scorte, presidenti, notti al freddo e ricordi quasi porno
Novantasette - un po' hot e un po' pippone
Novantotto
Capitolo BONUS - Di camicie, videocamere e incidenti diplomatici
Novantanove
Cento
^^^ Piccolo avviso ^^^
Centouno
Centodue
^^^ Perché Amir ^^^
Centotré
Centoquattro - ok, HOT. Tipo molto hot.
Centocinque
Centosei
Centosette
Centootto
Centonove
Centodieci - molto, molto HOT
Centoundici
Capitolo BONUS - Di abiti, cravatte e musica rock
Centododici
Centotredici
Centoquattordici
EPILOGO

Novantacinque

588 33 29
By Mistress70

Sono molto stanca in questi giorni, ma soprattutto l'arrivo dell'autunno, come sempre, mi stronca. Non è una questione di temperatura, fa ancora caldo, ma il mio organismo non sa gestire questo particolare cambio di stagione e ogni anno passo diverse settimane tra un malessere e l'altro.
Ho inziato domenica con sensazione di febbre (che non avevo) e dolori ossei e muscolari, per approdare lunedì a un attacco di artrosi cervicale. Inizia la sera e peggiora di notte, tanto che a un certo punto decido di andare a dormire sperando che il sonno mi aiuti.

"Amore, vado a dormire che ho un mal di testa bestiale".
"Mi dispiace. Hai preso qualcosa?"
"No, se dormo mi passa. Almeno spero".
Mi bacia sulle labbra.
"Buonanotte".

Alle tre mi sveglia un dolore furioso che parte dalla prima vertebra cervicale e risale lungo tutto il cranio fino ad arrivare agli occhi.
Cerco di muovermi appena per trovare una posizione che sostenga meglio il collo ma è come gettare benzina sul fuoco, anche perché ogni movimento mi scatena un'ondata di nausea. Inizio mentalmente a tirare giù i santi, mentre mi alzo senza far rumore per non svegliarlo per andare in soggiorno e mettermi sul divano, sperando che la posizione seduta mi aiuti, ma niente, non c'è modo di trovare un sostegno per il collo, nonostante i cuscini disposti in vari modi. Mi ficco sotto la lingua un antidolorifico orosolubile sperando che faccia effetto più velocemente, ma devo reprimere i conati di vomito.

Dopo una mezz'ora Giuseppe, accorgendosi della mia assenza, si alza per vedere se c'è qualche problema e mi trova in cucina, seduta su una sedia con i gomiti sul tavolo che mi reggo la testa.

"Che succede?", mi chiede con tono già carico di apprensione.
"Niente, non ti preoccupare".
"Niente non direi".
"Amore, sto solo morendo dal dolore alla cervicale e sto aspettando che mi faccia effetto la pastiglia, cercando di non vomitarla".
"Seduta così?"
"Eh, perché così riesco a scaricare il collo dato che lo tengo con le mani".
"Cosa posso fare?"
"Niente, cosa vuoi fare? Tagliarmi il collo... Vai a dormire, non ti preoccupare. Passa".
"Dai, prova a venire sul divano".
"Ci ho provato, non riesco a sistemare i cuscini per reggere la testa".
"Ti faccio io da cuscino, vieni", e mi fa alzare dalla sedia, sorreggendomi. Il movimento però, unito al fatto che ho ancora in bocca un residuo rivoltante del farmaco, mi provoca un conato e devo scappare in bagno. Quando torno in soggiorno mi chiede:
"Hai vomitato?"
"No, era solo un conato a vuoto. Ma ho sputato un po' di analgesico che avevo ancora in bocca ed era disgustoso".
"Vieni qua che proviamo a trovare una posizione soddisfacente".
"Il kamasutra della cervicale", dico con un abbozzo di risata.
Ride. Si siede con le gambe allungate e divaricate e mi fa cenno: "Siediti qui", toccando con la mano avanti a sé.
Mi metto come dice e poggio la schiena al suo petto. Ci muoviamo un po' per trovare la posizione ideale per il mio collo, che risulta poi quella sostenuta dalla sua spalla.
"Stai così e cerca di dormire".
"E tu?"
"Dormirò anche io".
"Ma sei sicuro? Sei scomodissimo, ti devi alzare all'alba, mi dispiace...". Inizio a piangere.
"Non fare la sciocca, per favore, che cazzo piangi?"
"Mi dispiace, ti faccio passare una notte insonne".
"Ti ripeto di non fare la sciocca", mi tiene ferma la testa con la mano per evitare che modifichi la posizione favorevole, "Se ti rilassi e stai ferma vedrai che riesci a dormire tu, e dormirò anche io".
"Va bene. Grazie".
"Prego". Mi bacia i capelli.
"Ti amo davvero tanto e mi sembra di non riuscire mai a fartelo arrivare".
"Tra i sintomi della cervicale c'è anche la paranoia? Non lo sapevo".
"Non farmi ridere che vomito. Tu mi ami?"
"No. Dormi ora".
E sì, mi addormento tra le sue braccia, cullata dal sollevarsi e abbassarsi ritmico del suo petto.

Alle cinque e mezza suona la sveglia del suo smartphone, che è rimasto in camera da letto. Si muove con delicatezza per sfilarsi da sotto di me, ma ovviamente mi sveglio.
"Ssshhh dormi".
"No, aspetta, provo a coricarmi".
Andiamo in camera, lui blocca la suoneria mentre io mi infilo sotto le lenzuola. Si siede un momento a fianco a me.
"Come stai?"
"Diciamo meglio".
"Enuclea l'argomento".
"Non ho il dolore lancinante di stanotte ma ho comunque dolore, sono molto stordita e ho collo e schiena totalmente rigidi, ma è tutto nella norma".
"Rimani a casa oggi".
"No, Beppe, non è possibile. Assentarsi, per gli insegnanti, è un casino. Comunque entro a scuola tardi, posso farmi un altro paio d'ore di sonno abbondanti".
"Va bene", mi accarezza la testa e mi bacia in fronte.
Mentre è in bagno aggiungo il suo cuscino alla pila di guanciali che ho già sotto la testa per avere maggiore sostegno, ma soprattutto per sentire il suo odore.
Quando esce per recarsi a Palazzo Chigi sono di nuovo scivolata nel sonno.

Al risveglio la situazione è un pelo migliore, permettendomi comunque di fare le mie ore di lezione entro i limiti della decenza.
Come esco da scuola mi arriva la chiamata di Giuseppe.

"Come stai?"
"Meglio, grazie".
"Come è andata a scuola?"
"Non ho ucciso nessuno".
"Bene, così De Santis non deve fare gli straordinari".
Ridiamo entrambi.
"Cosa fai adesso?"
"Devo vedere Giulia per pranzo. È da molto che non ci vediamo e ho necessità di stare ancora un po' all'aria aperta, ci siederemo a un tavolinoper  strada da qualche parte".
"Va bene, ci sentiamo dopo".
"Grazie per stanotte".
"Smettila per favore. Arrivo, arrivo! Ti devo lasciare".
"A più tardi".

Chiudo il telefono e sorrido come una scema, o come una persona felice, sensazione per me inedita.
Arrivo all'appuntamento con Giulia e ci sediamo. È da molto che non ci vediamo e dobbiamo recuperare un po' di arretrati.
"Come va'? Hai l'aria un po' sbattuta", esordisce la mia amica.
Le racconto la notte appena passata.
"Oh, mi dispiace tesoro, ma adesso stai meglio?"
"Insomma, mi sembra di essere sulla Tirrenia col mare mosso..."
"Certo che tuo marito è proprio un tesoro".
"Lo è, davvero", sorrido. "Decisamente non lo merito".
"Aaaaahhhh, e basta co' 'sta storia!"
Sorrido un po' tirata, mi sento un po' pesta e non solo per il mal di testa.
Giulia mi si avvicina al di sopra del tavolo.
"Senti, maaaa... com'è il Presidente?" e mi fa un occhiolino.
Io faccio finta di non capire dove vuole arrivare.
"Beh, te l'ho detto, molto dolce".
"Daaai che hai capito!"
"Giulia! Ma ti pare?"
"Eh, perché non ce le siamo mai raccontate queste cose".
"Beh, io non è che avessi molto da raccontare..."
"Per tua scelta, però, vorrei ricordarti. Quindi?"
"Ma dai, cosa vuoi sapere, cioè non farti chissà quali film eh, siamo due persone normali, nel senso di nella media, quindi lì siamo eh. Dimenticati Mr Grey e fruste e catene". Mi scappa una risatina.
"Eeehh, vedi che mi nascondi qualcosa?"
"Vabbé, dai, la cravatta, ogni tanto", rido.
"Daaaai! Ma bendata o legata?"
"Legata, ma non sempre io, però".
"E vai Ele!", ride fragorosamente.
"Ssshhh, fai piano che stai dando scandalo!"
La mia amica si asciuga le lacrime provocate dalle risate e continua: "Ma... quello che si vede nelle foto... lo confermi?"
"Che foto?", faccio la finta tonta dato che ovviamente ho capito perfettamente a quali foto si riferisca.
"E piantala che lo sai, le foto delle contesse, quelle dove si fa lo zoom".
"E tu lo fai lo zoom?"
"Tu che dici?"
"Giulia!"
"Mo', sarai mica gelosa?"
"E secondo te?! La mia migliore amica guarda il cazzo di mio marito!", dove cazzo lo dico sottovoce.
"Ma smettila, io guardo le foto e ci rido, tu ci metti le mani sopra, e mi auguro non solo le mani".
Mi copro la faccia e scuoto la testa.
"Allora? Sto aspettando".
"La realtà non delude le aspettative, va bene così?"
Giulia ride, a singhiozzi.
"Sii più specifica".
Mi sporgo verso di lei e le dico all'orecchio: "Ma ti pare che posso parlare in pubblico delle dimensioni del Presidente del Consiglio?"
La mia amica non riesce a smettere di ridere, io sbuffo.
"Cosa vuoi che ti dica? Ottimo e abbondante, ti basta? E ne fa buon uso. Ottimo uso".
"Ti amo Ele, mi hai svoltato la giornata".
"Anche tu la mia, stronza".
"Un'ultima cosa".
"Ho paura".
"Ma quell'agente della scorta di Giuseppe... quello alto, riccio..."
"De Santis".
"Ma quanto figo è?"
"È anche molto sposato, Giulia. E ha molti figli".
"Uff..."
"Eh".
"Ma un'avventurina ogni tanto? Niente?"
"Guarda, da quel punto di vista è il più serio di tutti. E poi la moglie è tanto carina, sotto tutti i punti di vista".
"Mannaggia..."
"Ma quello con cui stavi uscendo?"
"Volatilizzato".
"Ma che cazzo... mi dispiace. Ma tornare col padre di Teresa no? Lui è sempre innamorato cotto di te, non aspetta che un tuo cenno".
Sospira. "Lo so, Ele, ma io davvero gli voglio bene come un fratello, non riesco più a vederlo come un compagno, meno che meno come un amante, anche se mi taglierei un braccio per lui".
"Che casino. Mi dispiace". Le tocco il braccio.
"Non so cosa dirti, perché quando dicevate a me di non preoccuparmi, che l'amore prima o poi sarebbe arrivato, pensavo che fossero solo cazzate".
"Lo so, stai tranquilla. Ma ho Teresa, è un amore così grande che mi riempie la vita, per fortuna. Te ne accorgerai quando arriverà Amir. A proposito, a che punto siete?"
"Eh, al punto che a breve passeremo un intero fine settimana assieme fuori dall'istituto".
"Dai, Eleonora, che bello! Sono davvero felice, amica mia, tu non sai quanto".
"Lo so, tesoro, grazie".
Ci abbracciamo, con mascherine, e ci salutiamo. Quest'oretta passata con la mia amica mi ha rimesso al mondo. Anche se ancora dolorante, almeno non sto snocciolando la litania dei santi, però quando torno a casa, come spesso mi capita quando si affievolisce il mal di testa, mi addormento e così mi trova Giuseppe quando torna a casa, la sera.


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Angolo autrice

Due notti fa ho passato una notte come quella di Eleonora. Seduta nel divano per ore, senza cuscini umani purtroppo, ho ideato la prima parte del capitolo. L'autunno per me è così, succederà altre volte, pazienza.

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