Il dolore di una donna per la perdita del suo bambino. Un amore strappato, dilaniato per colui che non è mai nato. Vivere o sopravvivere? si smette di vivere, ti senti morire dentro. Il senso di vuoto , di solitudine, di impotenza ti strappa via l'anima, ti logora le viscere e si spera di riuscire a colmare in qualche modo questo dolore. Ti affidi al tempo, ma il tempo diventa nemico. Ogni minuto che passa è peggio di quello precedente, l'assenza diventa più evidente, più impressa, più veritiera, più concreta e non puoi far altro che urlare, gridare al mondo il dolore che porti dentro. Non si hanno più lacrime da versare perché il dolore è ogni giorno più forte. È presente in ogni gesto, in ogni pensiero, in ogni circostanza. Le notti prive di sonno diventano un pugno allo stomaco , i pensieri sono sempre più faticosi da accettare, la mente non riposa, non si rilassa, ti uccide solo il pensiero di non aver potuto abbracciare , coccolare , nutrire e proteggere, soprattutto proteggere il tuo bambino. Ma il tuo corpo è pronto per nutrire, per confortare, per coccolare , per capire quei pianti e nella tua testa prevale la confusione, non si arrende all'idea, al perché, al senso di tutto questo. Perché Dio ha permesso questo? forse si smette di credere perché mai e dico mai, ad una madre dovrebbe essere negata l'opportunità di conoscere il proprio bambino. Viene condannata all'ergastolo della sofferenza e niente e nessuno può colmare questo dolore. Sono una donna, ma non sono più una mamma.Všetky práva vyhradené