Lei è Sarah. La sua vita è troppo perfetta, troppo semplice per essere chiamata vita. Basta solo un filo di vento, però, per rendere un mare da calmo a ondeggiato, e solo un altro leggero fruscio e l'onda si alza fino a diventare distruttiva, fino a cancellare la perfezione che si percepiva nella calma. Ma forse è di questo che Sarah ha bisogno: di raggiungere l'imperfezione. La sua vita non sarà più indipendente, ma sarà legata a quella di altre persone, che prima o poi prenderanno la decisione di salvarsi e lasciar annegare la povera ragazza che si era fidata troppo. Ormai aveva due strade davanti a sé: la prima era nuotare per tornare a galla, dove la monotonia della vita che fino a pochi mesi prima le apparteneva sarebbe disposta a riaccoglierla a braccia aperte; oppure lasciarsi annegare nell'imperfezione per il giusto piacere di dimostrare agli altri, ma in particolare a se stessa, che non è diversa da chi le sta attorno. Solo una delle due scelte le farà vivere la vita che da nonna vorrà raccontare ai nipoti, solo una delle due scelte nasconde il principe a cui è stata legata dal destino, solo una delle due scelte le darà il permesso di vivere, e non di sopravvivere. Ma Sarah non conosceva la vera differenza fra queste due parole, anche se lei questo non lo sa, e quando lo saprà sarà troppo tardi per cambiare il suo destino. C'è una sola cosa che lega queste due strade: il dolore. Il dolore lascia la sua scia dietro a tutti e tutto, nascosta, pronta a colpire i più deboli. La stessa vita è dolorosa, ma ha anche degli aspetti positivi: per provare dolore devi prima provare felicità.