14. Questa storia deve finire

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Garrett si sdraiò accanto a lei, i fianchi vicini e lo sguardo perso al cielo stellato visibile tra le fronde. Aveva ancora il fiato corto, la mente impallonata dopo essersi abbandonato a quell'esperienza fuori dal comune. Non poteva essere stato solo mero piacere, come spiegare altrimenti le scariche di energia che aveva percepito trapassargli il corpo e ogni senso?

Ora che tutto era finito, ora che il freddo della notte era tornato a pizzicargli il corpo a tratti scoperto, il motivo del suo ritorno nella foresta riprese a tormentargli l'anima. Non aveva potuto resistere, però, quando si era trovato faccia a faccia con lei; impossibilitato a trovare una qualsiasi soluzione sensata, chiederle di fuggire assieme a lui gli era sembrata l'unica soluzione possibile.

Le sue labbra, i suoi occhi innaturali, la sua nudità, poi... non aveva potuto evitare di baciarla. Ancora adesso non comprendeva perché lo avesse fatto, forse il senso di colpa per la sua inutilità gli aveva ottenebrato i pensieri.

Lei gli strinse una mano e girò la testa a guardarlo, il viso dolce di una giovane felice.

Garrett strinse le labbra tra loro e le emozioni che l'avevano travolto mutarono col piombare irruento e crudele della realtà. Lui l'aveva baciata, sì, ma era stata lei a volere di più, a pretendere con foga quell'unione che non aveva fatto altro che accrescere la consapevolezza che da lì a due giorni tutto sarebbe andato perduto, bruciato nel fuoco dell'odio e dell'incomprensione.

Concedendosi un lungo respiro, Garrett si mise seduto e si sistemò i pantaloni; Cinque era ancora sdraiata sul mantello, quindi desistette dal prenderlo anche se la temperatura era bassa. Lui avrebbe dovuto dire qualcosa, spezzare quel silenzio e invitarla di nuovo alla fuga, però sentiva che un rifiuto sarebbe stato troppo da sopportare, specialmente dopo ciò che era appena successo.

Così restò zitto e la osservò mentre si metteva a sedere, ancora accanto a lui e senza alcuna apparente voglia di allontanarsi. La ninfa sorrideva e lo fissava, disarmandolo e rubandogli il fiato, e fu lei a rompere la quiete dei suoni della notte dopo aver poggiato un palmo sulla terra erbosa e l'altro sul suo viso, donandogli un calore surreale.

«Ora so che non esiste solo la connessione con la natura. Se tu esisti, se siamo riusciti a unire le nostre energie in questo modo... il mondo è più complesso di ciò che credevo e ora so di non sapere niente.»

Garrett le afferrò la mano che lo stava carezzando e ci riprovò, mettendo da parte la paura in favore dell'urgenza. «Scappa con me, Cinque. Andiamocene da qui, troviamo un posto tranquillo lontano dalla morte.»

Lei distolse lo sguardo qualche secondo per concentrarsi sul terreno, le dita scavarono nella terra e il mezz'elfo percepì una singolare energia attraverso il contatto fino a che Cinque non avvicinò di nuovo il viso al suo, annusando con avidità. Lei chiuse gli occhi e smise di sorridere, prima di scuotere la testa.

«Non posso. Sarebbe bello allontanarsi dal male, lasciarselo alle spalle, ma come potrei abbandonare le mie sorelle?»

Garrett aveva supposto che quella sarebbe stata la prima obiezione e si era preparato; parlò di getto, convinto di ogni singola parola. «Puoi andare a chiamare Tre e tutte quelle che non desiderano lo scontro. Lasceremo questo posto a chi vuole il sangue e non ci guarderemo più indietro.»

La ninfa inclinò il capo e gli lasciò la mano, alzandosi per andare poi a sedersi sulla carcassa del pino caduto, accanto alla luce della pozione che ancora viveva tra loro. Si abbracciò i bicipiti con gli occhi impegnati a vagare in più direzioni, poi sospirò. «Ti ho chiesto troppo. Non conoscevo e non conosco ancora come funziona da voi, ma ora ho capito che una persona sola non avrebbe mai potuto cambiare la percezione che tutti gli uomini hanno di noi, non dopo quello che abbiamo fatto alla tua gente.»

CinqueWhere stories live. Discover now