Alison
Entro nella caffetteria del campus per fare un piccolo spuntino prima di riprendere le lezioni. Il sole è cocente, anche se ottobre è ormai alle porte. Sono passate due settimane da quella sera, ancora non riesco a crederci che lo abbia fatto davvero, anche se una parte di me aspettava solo quello, tutto il resto dopo aver chiuso quella porta è piombato su di me a ricordarmi della cazzata che avevo appena commesso. Non mi aspettavo tutto quello da lui, ero convinta che dopo l'episodio del parcheggio mi avrebbe portata a casa scaricandomi alla porta come un pacco. Ma forse proprio per questo ho lasciato che accadesse, mi sono fatta travolgere dall'imprevedibilità degli eventi, non tenendo conto dell'astio che provavo nei suoi confronti. Eppure non posso nemmeno negare di aver percepito il fuoco diffondersi dappertutto in me quando le sue labbra sono entrate in collisione con le mie, ho sentito l'aria venir meno quando le sue mani stringevano con possessione i miei fianchi.<<Terra chiama Alison.>> Ryan mi sventola una mano davanti alla faccia sorridendo beffardo. Non è la prima volta che mi ritrovo a pensare a quello che abbiamo combinato, estraniandomi dalla realtà. Come caduta in trance, dei flash attanagliano la mia mente ricordandomi di aver commesso un errore. <<Sei troppo pensierosa in queste ultime settimane.>> addenta una mela guardandomi sospettoso, non ho parlato a nessuno di quello che è successo, neppure a Jana che era curiosa di sapere dove fossi stata con Nathan. A lui ho raccontato una mezza verità, dicendogli di essermi trovata nella merda con la polizia e che uno dei ragazzi della gara mi aveva dato uno strappo al volo a casa.
<<Scusa, è che sto studiando veramente molto.>> cazzata. Non riesco a tenere il naso sui libri per più di mezz'ora. Giocherello con quello che ho nel piatto, che ci spacciano per cibo, mi è passato l'appetito.
<<Allora hai bisogno di distrarti.>> sorride sardonico, un allarme nella mia testa inizia a suonare. Dove ci sono feste c'è Thomas, un Thomas che sono felice di non vedere da quella sera. Scuoto energicamente la testa prima che possa parlare. <<Principessa non permetterò che l'unico ricordo che avrai di questa città sia questo campus e i tuoi libri.>> dice con fermezza, ma questa volta non si discute.
<<Non vengo alle feste Ryan.>> dico con tono duro, per fargli capire che non ho intenzione di cedere a compromessi.
Sbuffa seccato. <<Allora facciamo Mc e film al cinema.>> non vuole proprio mollare l'osso. Alzo gli occhi al cielo consapevole che non avrebbe potuto darmi opzione migliore, anche perché se mi fossi chiusa di nuovo in camera con la stupida scusa dello studio nessuno mi avrebbe creduto più.
<<D'accordo, ma non montarti la testa.>> lo guardo con finta cattiveria, sembra un bimbo a cui è stato appena comprato il gelato. <<Vieni a lezione Cowboy?>> annuisce energicamente con la bocca ancora piena del pasto che io mi sono rifiutata di mangiare.Trascorrono altre due ore di biologia e chimica prima che le lezioni si concludano segnando la fine di questo straziante mercoledì. Jana mi avvisa tramite un messaggio che questa sera salterà la cena che avevamo concordato insieme, me n'ero completamente scordata. Con lei le cose vanno bene, è una così dolce ragazza, rispetta i miei silenzi e, cosa più importante di tutte, finge di non sentirmi quando la notte mi sveglio di soprassalto vittima dei miei soliti incubi.
Al ritorno verso casa decido di non farmi dare uno strappo da Ryan. Cammino per i vicoli di questa città che ancora non conosco, nonostante sia passato un po' di tempo dal mio arrivo qui. Una Maserati che ha una parenza familiare, ma non riesco a collegare dove l'abbia vista, rallenta accostandosi al marciapiede dove continuo a camminare senza voltarmi.
<<Alison.>> cazzo. La sua voce mi dà una scarica di brividi, serro i pugni mettendomi sulla difensiva, mi fermo voltandomi verso di lui. <<Possiamo parlare?>> rimango come soggiogata alla sua vista: una mano sul volante, le nocche spaccate mi fanno capire che da poche ore qualcuno è in visita all'ospedale.
<<Non abbiamo nulla di cui parlare Thomas.>> dico concisa, cercando di non mostrare quanto sia agitata in questo momento in cui i suoi occhi bruciano addosso come brace ardente. Faccio per proseguire, sento lo sportello aprirsi ma non chiudersi. La sua mano mi sfiora il polso prima che io in uno scatto gliela allontano di getto.
Fa un passo indietro quando mi giro minacciosa. <<Mi... mi dispiace.>> non si muove da lì, dovrebbe andarsene, perché non te ne vai? <<Ti posso dare un passaggio?>> sussurra lentamente, continuando a guardarmi negli occhi. Non posso permettere nuovamente a quella stupida parte di me che lo desidera di prendere il sopravvento.
<<Thomas, non so cosa tu ti sia messo in testa>> corruccia la fronte come se non capisse il motivo per cui fosse qui con me. <<Tra noi non c'è niente.>> scandisco e un peso immediatamente mi opprime.
<<È solo un passaggio. Cosa... tu>> mi addita, <<Ti sei messa in testa?>> avanza verso di me che indietreggio per mantenere il controllo di me stessa che quando gli sto vicina pare abbandonarmi. Lo guardo in cagnesco. <<Voglio solo parlarti>> si ferma tirando un sospiro con fare sconfitto. <<Per favore.>> sussurra passandosi una mano tra i capelli ricci che scompiglia più di quanto già non lo fossero.
<<Non verrò con te, Thomas.>> incrocio le braccia al petto ferma sulla mia decisione. <<Puoi parlarmi anche qui.>> maledetta quella parte di me benevola che ancora si preoccupa del prossimo. Sbuffa alzando gli occhi al cielo e facendo cadere inermi le braccia lungo i fianchi.
<<Quello che è successo l'altra sera->> lo interrompo, non voglio dare voce al mio errore.
<<Non è successo nulla tra noi l'altra sera.>> dico brusca, mi guarda come se gli avessi appena tirato un pugno in faccia, è contrariato, vedo la scintilla dell'ira farsi largo nei suoi occhi.
<<Non sto parlando di quello che è successo al lago.>> il suo tono si fa duro, glaciale. <<Non... mi sembra che tu stia bene. E forse avresti bisogno di aiuto.>> lo guardo interdetta, non capendo in base a quale criterio abbia stabilito ciò.
<<Tu non sai nulla di me! Tantomeno se ho bisogno del tuo insignificante aiuto.>> sbraito e sento le gote arrossate. Nessuno ha il diritto di farsi giudice della mia vita, io sto bene e non ho bisogno di qualcuno che mi faccia notare che sto mentendo a me stessa.
<<Io non ti sto offrendo il MIO aiuto!>> mi urla in faccia dopo essersi avvicinato. <<Avrei solo voluto non arrivare in ritardo per chi ormai si era già perso.>> la scintilla della rabbia scatta nei suoi occhi. <<Ma sei talmente testarda, da non capire che non ti sto giudicando, sto solo cercando di aiutarti a riprendere il controllo della tua vita!>> ha i pugni serrati, il respiro affannoso, gli occhi spiritati, come un toro che vede solo rosso.
<<Io ho il controllo della mia fottuta vita! Chi sei tu per dirmi cosa devo o non devo fare?>> lo stomaco si attorciglia mentre il mio cervello elabora la verità che lui mi ha sbattuto in faccia. Mi sento soffocata, schiacciata da quello che gli altri si aspettano da me.
<<Hai ragione.>> fa un passo indietro rassegnato. <<Non sarei dovuto venire.>> fa una pausa. <<Ma per un qualche maledetto motivo, mi sono ritrovato a cercarti per le strade della città.>> la sua voce si abbassa, diventando roca. <<E sì, ho notato che stai male, perché non sono stato io ad avere una crisi isterica quella sera. E avrei anche potuto farmi i cazzi miei, e non capisco il perché ma sono qui. A sperare che tu per una volta capisca che non c'è fregatura, ad aspettarmi che accetterai che qualcuno voglia che tu stia bene.>> parla in modo meccanico ma la sua voce si alza ancora un po'. <<Sono qui per fare tutto quello che non sono riuscito a fare con Felicity!>> spalanca gli occhi. Probabilmente quel nome è traboccato dalla sua bocca senza permesso, le sue iridi si sono dilatate in un secondo. Tira indietro la testa, volgendo lo sguardo al cielo limpido.
Non riesco a parlare, la curiosità di sapere di chi parli è forte, ma mai mi permetterei di chiedere del suo passato, quando in primis io non voglio parlare del mio.
Prende un bigliettino dalla tasca porgendomelo. <<Lei è la dottoressa Ella Collins, una delle migliori del Michigan. Nel caso decidessi di venire passo a prenderti venerdì dopo le lezioni.>> senza attendere una mia risposta fa il giro salendo in macchina, lasciandomi lì, con il suo profumo nell'aria e il biglietto che stringo in mano.
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Redemption - Angeli Delle Tenebre
RomanceCONTIENE CONTENUTI ESPLICITI E NON ADATTI AD UN PUBBLICO DI MINORI. Alison non è una principessa delle favole. Lei è il mostro da cui le principesse scappano. Intrappolata in un circolo vizioso che l'ha portata ad odiare ogni sfaccettatura di sé. S...