12

40.9K 1K 183
                                    

Passai la notte senza chiudere un occhio, presa a domandarmi cosa stesse succedendo a casa di Jason. Di certo non era amico con quel gruppo, ma allora cosa ci facevano lì?

Dopo essermi addormentata fin troppo tardi mi risvegliai verso le undici. Quando mi guardai indolenzita allo specchio, vidi i profondi cerchi neri sotto ai miei occhi. Strinsi i pugni e scossi la testa.

Non avevo alcuna intenzione di chiamare Jason. Il fatto che avesse pensato che l'avrei fatto era già abbastanza assurdo. Se fosse stato per me sarebbe pure potuto morire ieri; io non l'avrei chiamato.

Mai.

Decisi di andare a pranzo con Hayley. Decidemmo di andare a uno dei soliti chioschi in spiaggia dove spesso andavamo dopo scuola. Hayley era vestita perfettamente appropriata, mentre io avevo addosso solo la tuta che la sera precedente ero riuscita a mettere in borsa. I miei capelli ricadevano mossi sulla mia schiena, stretti in una coda improvvisata.

«Mi puoi spiegare per favore di nuovo perché hai dormito in un hotel?», mi domandò Hayley mentre ci mettemmo a sedere al nostro tavolo.

«Non ne ho idea! L'ho chiesto a Filston un miliardo di volte, ma non mi ha dato spiegazioni», le spiegai addentando un crostino, «Pensavo passasse la notte alla capanna con tutti i suoi amichetti e invece a quanto pare li ha invitati a casa sua.»

Hayley fece una smorfia confusa, mentre io mi poggiai con i gomiti al tavolo. «Chi erano i suoi 'amichetti'?», domandò.

«Non lo so. Dei tipi strani con le teste rasate e dei tatuaggi», le spiegai, i suoi occhi si spalancarono. Fece per aggiungere qualcosa quando arrivò il cameriere per prendere il nostro ordine. Glielo demmo in fretta, per poi tornare alla nostra conversazione.

«Non pensi possano essere stati degli... spacciatori?», domandò Hayley impaurita. Aveva paura solo a dire la parola.

Scossi la testa incredula. «No, no... Non avrebbe senso invitarli a casa sua. Non dovrebbe essere lui ad andare da loro?»

Fece spallucce. L'idea che Jason avesse a che fare con degli spacciatori mi faceva ridacchiare. Jason Filston? Lo stesso ragazzo che a undici anni era scappato da un chihuahua? Ma per favore.

«Lui non spaccia, vero?», domandò Hayley, adocchiando un ragazzo dall'altra parte della terrazza.

La guardai perplessa e presi un altro crostino. «Filston? No. No, ti pare?»

«Bè una volta lo faceva.» Davvero? Non ne sapevo nulla. «Non lo sapevi?»

«No. E sono certa che adesso non lo farebbe mai. Non ne avrebbe un motivo», manifestai incrociando le braccia sulla difensiva. Spostai lo sguardo sul mare per pensare.

Non aveva motivo per farlo, no? E poi era assurdo. Jason non ne era capace. Era troppo corretta come persona; sarebbe andato in banca rotta per non chiedere i debiti ai suoi clienti. Alzai lo sguardo e scossi la testa. Jason, spacciatore... No. Decisamente due contrari.

Eppure avrebbe spiegato la sua ansia di ieri sera. Potevo anche tentare a domandarglielo, ma sicuramente non avrebbe detto la verità a me.

«Non ti preoccupare. Probabilmente erano solo degli amici. Jason frequenta ogni tipo di persone», aggiunse Hayley.

Scossi la testa. «Ogni tipo di persona frequenta Jason.»

«Che differenza c'è?»

«Che lui non si ricorderà mai il loro nome.»

Hayley ed io finimmo di pranzare e dopo aver passeggiato sul lungomare, mi feci portare a casa da lei in macchina. Poggiai la testa al finestrino e mi strinsi le braccia al petto per dormicchiare. Avevo dormito fin troppo poco quella notte.

ThundersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora