Quando Gianna entrò in casa si diresse subito nella sua stanza, sua madre la guardò con sguardo interrogativo, ma lei non disse nulla stanca com'era. Si vergognò di essere stata portata a casa da Kruger, ma soprattutto si vergognò di essere stata svegliata da lui. La giovane si passò una mano sul viso imbarazzata, si tolse la camicetta e la gonna e li ripose nell'armadio, indossò dei vestiti più confortevoli e poi scese in salotto. Suo padre era riuscito a mettersi seduto sul divano e ora ascoltava la radio, Gianna lo salutò e gli controllò la ferita togliendo piano la fasciatura, notò con sorpresa che i punti avevano tenuto, disinfettò e rifece la fasciatura cambiando nuovamente garze.
Chiacchierò un po' con suo padre chiedendogli se percepiva ancora molto dolore alla gamba, poi decise di farsi una dormita e si chiuse nella sua stanza, sfilò la vestaglia e rimase con un maglioncino che non le piaceva particolarmente, lo usava solo per casa, poi si infilò sotto le coperte e si rannicchiò in posizione fetale per scaldarsi.
Gianna aspettava da tutta la mattinata quel momento, appena appoggiò la testa sul cuscino si addormentò profondamente godendosi il tepore che le coperte donavano, la stanza era silenziosa e si potevano udire solo il rumore di Angela ai fornelli, della radio accesa ascoltata da Antonio e di qualche uccellino cinguettante fuori dalla finestra.
Il riposo di Gianna non durò a lungo però, come il silenzio della casa, che venne interrotto dal forte rumore della sirena, erano le sei del pomeriggio quando Gianna si svegliò di soprassalto riconoscendo il suono della sirena antiaerea e saltò svelta giù dal letto infilando la vestaglia rosa e le scarpe e scendendo rapidamente le scale. Trovò sua madre intenta a sollevare suo padre, la giovane cercò di aiutarla e così riuscirono a far alzare dal divano Antonio.
"non ghea fasso*" disse l'uomo aggrappandosi alle spalle della moglie e della figlia, Gianna e Angela riuscirono a trascinare fuori dalla casa l'uomo zoppicante e si accorsero che la strada per arrivare al rifugio in paese era leggermente in pendenza.
"vado a chiamare qualcuno, aspettatemi qui!" disse Gianna ai genitori, "Gianna mettiti al riparo, a noi importa solo che tu sia al sicuro" disse la madre, la giovane non la ascoltò e si mise a correre forte verso il paese.
La sirena suonava incessante avvertendo tutti di mettersi in salvo, Gianna scorse poco distante da lei un aereo nemico e si mise a correre ancora più veloce, le gambe coperte solo dalla leggera vestaglia erano ormai fredde. In poco tempo la giovane riuscì ad arrivare al paese, la gente scalpitante correva disperata verso il rifugio e la piazza era un caos, Gianna cercò tra tutte quelle persone di scorgere il viso di Tobia o qualcuno che potesse aiutare i suoi genitori, camminava veloce per la piazza cercando di farsi spazio fra la gente.
I soldati tedeschi della Luftwaffe eseguivano gli ordini del proprio ufficiale come marionette comandate da tanti fili, ma di Kruger non c'era traccia. "fräulein cosa ci fa qui?" una voce arrabbiata fece sobbalzare Gianna, la giovane si girò ancora con il fiatone, incrociando gli occhi azzurri di Kruger, "ho bisogno di aiuto, i miei genitori sono rimasti a casa, mio padre non riesce a camminare a causa della ferita alla gamba" disse Gianna velocemente, cercando di sovrastare il frastuono attorno a loro, "non posso far nulla, io e i miei uomini dobbiamo contrattaccare" disse Kruger risoluto "e anche lei farebbe meglio ad avviarsi al rifugio" continuò.
Gianna scorse un aereo sopra le loro teste, "mi lasci dire che lei non mi è d'aiuto!" disse arrabbiata, poi si girò e si inoltrò nella folla scalpitante; iniziò a cercare Tobia quando si sentì tirare forte per un polso, si girò ritrovando l'ufficiale a tenerla forte e a incamminarsi verso l'edificio dell'aviazione. Gianna lo seguì senza aprire bocca e in pochi minuti arrivarono all'auto nera, la giovane salì veloce seguita dal tedesco "ich hoffe, er hört jetzt auf zu reden" sussurrò quest'ultimo, l'Italiana non ci fece caso e quando sentì la macchina partire veloce si aggrappò forte al sedile.
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Rosenknospen
Historical FictionPadova, ottobre 1943. Gianna Ceresin è una ragazza semplice, figlia di due contadini, non è mai stata abituata a vivere nel lusso. Era sempre riuscita a mantenere un distacco dalla guerra, ma quando l'aviazione tedesca si afferma ad Abano tutto camb...