Capitolo XXII

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Jimin non riusciva a muoversi, era pietrificato, dava le spalle alla porta della doccia mentre si puntava il getto d'acqua bollente diretto sul petto cercando di scaldarsi e coprire col fiotto trasparente la sua nudità, vedeva il vapore acqueo sal...

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Jimin non riusciva a muoversi, era pietrificato, dava le spalle alla porta della doccia mentre si puntava il getto d'acqua bollente diretto sul petto cercando di scaldarsi e coprire col fiotto trasparente la sua nudità, vedeva il vapore acqueo salire di fronte a lui, percependo finalmente la temperatura rovente del getto d'acqua che gli aveva arrossato la pelle scolpita che ricopriva i suoi addominali e le cosce. Ma non era stato quello a farlo fermare e smettere di respirare.

Una mano si era poggiata sul suo fianco, stringeva il suo fianco morbido e bollente in contrasto col suo tocco gelido e le unghie lunghe le sentiva premere. Non voleva girarsi, non poteva esporre ancora di più il suo corpo al maggiore che ora aveva poggiato il suo petto asciutto e congelato sulla schiena di Jimin, facendolo irrigidire le scapole e stringere di più la maniglia che regolava la temperatura dell'acqua.

Era sfuggito all'imbarazzo del momento precedente che avevano speso sul suo letto grazie all'entrata improvvisa di Ten, che aveva fatto scattare l'altro e sgattaiolare il biondo dritto in bagno, pronto ad annegare i suoi dubbi e disagi, e forse a nascondere una crescente erezione, sotto il getto della doccia. Ma le sue preoccupazioni, tramutare in un essere vivente dalla pelle del colore della luce della luna, lo avevano seguito, insistenti e più irresistibili del solito.

Non ricordava il suo percorso dal letto alla doccia dopo l'interruzione del loro momento intimo, semplicemente perché sarebbe stato più facile dimenticare i pensieri che gli si erano formati stando sotto al corpo del maggiore, in quella posizione così inerme e sottomessa. Allo stesso modo si sentiva alla sua completa mercé girato di spalle, ignaro della nudità dell'altro ma perfettamente cosciente della presenza del suo bacino proprio all'altezza delle sue natiche.

Aveva paura a respirare perché sapeva che se avesse anche solo gonfiato un attimo il petto avrebbe toccato punti del corpo dell'altro ai quali non avrebbe resistito, e si sarebbe ribellato se solo avesse avuto lo spazio per scappare, ma anche la voglia.
Voleva andarsene e fingere che tutto questo non fosse mai successo ma ancora di più la sua mente gli stava suggerendo di farsi toccare come mai nessuno aveva fatto dalle mani bramose del ragazzo più pallido.

«Jimin» si era risvegliato da un turbine di pensieri sobbalzando all'eco della voce del maggiore nel ristretto spazio della doccia e si era trovato senza aria, era rimasto in apnea per molto, troppo tempo, e il vapore acqueo quasi gli impediva di trovare l'ossigeno di cui aveva bisogno. O forse era solo ansia? No, eccitazione.

Era in trance tanto che non riusciva a girarsi e affrontare lo sguardo voglioso dell'altro sul suo corpo perché si vergognava, aveva paura di provare lo stesso desiderio e non resistere alla tentazione di guardarlo in tale modo, e allora sarebbe tutto finito. Il suo spettacolino, la sua verginità sarebbe andata a puttane e lo sapeva. Per questo non voleva voltarsi e diventare quello che aveva sempre desiderato. Trovare quello che da una vita aveva cercato. Toccare quello che bramava fosse suo.

«Jimin» il suo nome era uscito ancora dalle labbra rosa dell'altro che con un movimento rapido aveva fatto aderire alla perfezione i loro corpi, venendo bagnato a sua volta dall'acqua limpida che poi scorreva peccaminosa giù dalle loro gambe e dai loro bacini a contatto.

Jimin sentiva ogni singolo centimetro dell'altro su di lui, come se fosse completamente poggiato sulla sua schiena per poter mordere il lato sinistro del suo collo e sentire la pelle pallida e arrossata dalla lunga attesa sotto l'acqua bollente fremere dalla voglia solo con i denti. Il biondo non aveva intenzione di fermare l'altro, pur sapendo che si sarebbe formata una macchia viola e dolorosa e che al maggiore bastavano tre secondi per sporgersi al di là della sua spalla e squadrarlo interamente.

Solo quando il maggiore si era staccato dal corpo dell'altro, lasciando un fastidioso senso di vuoto sulla schiena e il resto del corpo di Jimin e aveva ghignato, sfiorando soddisfatto il cerchio violaceo che macchiava la pelle del biondo come una chiazza di colore su una tela bianca, pura, solo allora il minore si era fatto coraggio dominato più dalla passione che dalla ragione, e si era voltato con il viso arrossato tanto quanto parte del suo corpo per colpa della troppa esposizione al calore.

Yoongi non aveva detto niente e non aveva staccato lo sguardo dagli occhi dell'altro, che era in difficoltà ora a trattenere la curiosità e la voglia di squadrare ogni centimetro dell'altro.
Ma in pochi secondi poi si era abbassato, inginocchiato sul pavimento della doccia facendo spaventare quasi il biondo, che aveva la sua intimità a pochi millimetri dal viso dell'altro e i capelli corvini gli solleticavano il pube. Era tentato di coprirsi, di spingerlo indietro e nascondersi come un bambino, ma l'altro aveva cominciato a lasciare baci umidi su tutta la sua pelle calda sussurrando «Devi fare attenzione alla temperatura dell'acqua, non vedi come ti scotti facilmente?» premeva le labbra con tale forza da lasciare per un millisecondo una chiazza bianca che poi veniva frettolosamente sostituita dall'insipido bordeaux che ormai sembrava aver preso familiarità con la sua pelle. Ma era dolce e ricco di affetto nei suoi movimenti, come se nonostante l'evidente provocazione e lussuria stesse cercando di prendersi cura di lui, e per la prima vera volta Jimin si era chiesto se era questo che si provava quando la persona che si piace ti dedica delle attenzioni e dei gesti che ti fanno sciogliere le gambe e quasi cadere per terra.

Il maggiore poi era passato al petto, anche quello scottante e voglioso di ricevere i suoi baci mentre il minore finalmente aveva la scusa per abbassare lo sguardo e contemplare la pelle gocciolante dell'altro. Dalla testa ai piedi. «A cosa stai pensando?» gli aveva chiesto il corvino tra un bacio e l'altro mentre il più piccolo aveva chiuso gli occhi e appoggiato la testa alle piastrelle azzurre della doccia. Sentiva il viso dell'altro avvicinarsi al suo pube fino a baciarlo dolcemente e stava solo preparandosi al piacere che sperava avrebbe provato dopo. Intanto un'erezione era in procinto di crescere sotto alle labbra morbide e delicate dell'altro, così roventi da bruciare sulla pelle già calda.

«Dimmelo...» aveva sussurrato ancora l'altro prima che Jimin mormorasse un leggero «Yoongi» e aprisse gli occhi. Trovandosi però uno scenario ben diverso.
L'erezione c'era, ma sentiva dura e dolorosa ma a contatto con le lenzuola del letto e sopra di lui si stagliava il buio più completo, che piano piano si era messo a fuoco rivelandosi il soffitto. E improvvisamente si era ricordato tutto, Yoongi che dopo l'interruzione del suo compagno di stanza se ne era andato e l'aveva lasciato così scioccato e impietrito da non farlo alzare dal letto. Così si era addormentato, e quanto pare aveva dormito tutto il giorno con il pensiero del corvino non l'aveva abbandonato nemmeno nel sonno.

Si era alzato in silenzio, superando Ten che dormiva beatamente sotto le coperte e chiudendosi in bagno, ancora non credeva di aver dormito per tutto il pomeriggio, lavandosi velocemente le mani con l'acqua fredda e anche il viso. Poteva giurare di percepire ancora il vapore acqueo e i baci di Yoongi impressi sulla sua pelle.

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