47. Mi fai bene al cuore, all'anima, alla vita. (Inedito)

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Harry mi aspetta in un punto preciso della London Eye che si trova sul lato occidentale del Jubilee Gardens, sulla riva sud del Tamigi, precisamente tra il ponte Westminster e il ponte Hungerford. Raggiungo il luogo nel più breve tempo possibile con la speranza che nel frattempo lui non abbia cambiato idea e sia andato via, ma non avevo calcolato il fatto che a quest'ora c'è sempre un via vai di gente che passeggia e di turisti che si godono le bellezze che regala la città. Mi faccio largo per passare mentre mi guardo attorno per cercarlo e fortunatamente non devo fare grandi sforzi perché lo vedo a pochi metri da me appoggiato al muretto con lo sguardo perso in chissà quali pensieri.

«Harry» lo chiamo e mi avvicino con cautela. Si volta nonappena si sente chiamare e mi fa un sorriso, uno di quelli con le fossette, che mi fa buttare fuori il respiro che stavo trattenendo.

«Sei arrivata!» mi dice e senza aggiungere altro mi tira verso di lui per stringermi in un abbraccio. Il suo comportamento mi lascia del tutto sconcertata. Pensavo di trovarlo scosso dopo l'incontro che ha avuto con i suoi genitori adottivi e invece mi sembra molto tranquillo, il che mi preoccupa parecchio. Non è un comportamento di Harry questo.

«Stai bene?» gli chiedo, cercando un contatto visivo con i suoi occhi per cercare la verità anche lì.

«Si, perché non dovrei?» mi chiede, inarcando le sopracciglia, quasi come se fosse confuso.

«Beh, ho incontrato i tuoi genitori e-»

«Non sono i miei genitori» puntualizza e io alzo gli occhi al cielo.

«Pensavo non stessi bene. Ero preoccupata per te!» continuo da dove mi aveva interrotto fingendo di non aver sentito le sue parole. Non è giusto che parla così di loro perchè nonostante quello che è successo in ufficio prima hanno fatto tanto per lui e dovrebbe essergliene grato.

«Avevo solo bisogno di un po' di tempo per pensare, da solo» mi dice avvolgendo le braccia attorno alla mia vita per attirarmi a lui e io infilo le mani nelle tasche del suo giubbotto per tenerle al caldo. Tra una settimana sarà Dicembre e l'aria sta diventando decisamente troppo fredda.

«E sei riuscito a schiarirti le idee?» gli chiedo alzandomi di poco sulle punte per potergli stampare un bacio sulla mascella. Harry fa un cenno della testa come a dire un più o meno, ma non dice una parola. Vedo il colore dei suoi occhi cambiare e questo è un chiaro segno che la conversazione sta andando in un terreno pericoloso. «Ne vuoi parlare?» azzardo. Il mio sguardo non lascia il suo e cerco di comunicargli attraverso che non deve preoccuparsi di niente, che io sono qui per lui, e che non c'è bisogno di nascondersi.

Scuote la testa. «Non adesso» mi dice e mi dà un bacio sulla punta del naso che mi fa sorridere. Ormai conosco bene il mio ragazzo da sapere che me ne parlerà quando si sentirà pronto senza alcun bisogno di fargli pressioni di alcun tipo. È fatto così! «Spero non ti abbiano fatta spaventare» aggiunge alzando una mano per darmi una carezza sulla guancia.

«No, ma credo che non avrò più un lavoro» dico con tono dispiaciuto perché quelle che ho usato io non erano assolutamente parole e modi da usare con il proprio capo.

«Perchè? Che è successo?» mi chiede e il suo sguardo diventa freddo.

«Diciamo che ho usato toni poco educati con i tuoi» faccio spallucce.

«Se lo hai fatto è perchè è stato conseguenza di qualcosa che loro ti hanno detto» mi dice e stavolta non si sofferma a sottolineare dell'inesistente parentela. Gli spiego brevemente cosa volevano che facessi, ovvero convincerlo ad accettare l'eredità dell'azienda, e della discussione che ne è derivata dopo tra me e Mr Edwards. Harry sbuffa. «Ci parlerò io, stai tranquilla. Nessuno ti toglierà quel posto» mi rassicura e mi stampa un bacio sulla fronte.

          

«Me lo merito però» dico facendo spallucce e in cambio ricevo una brutta occhiataccia da parte sua che mi fa scoppiare a ridere. Mi avvicino a stampargli un bacio sulle labbra per fargli togliere quell'espressione dalla faccia perchè non gli dona affatto e si affretta ad approfondirlo senza lasciarmi scappare.

«Ti va di fare un giro sulla ruota?» mi chiede quando si stacca dalle mie labbra per riprendere fiato. Il suo sguardo si sposta sull'apparecchio infernale che si trova alla nostra destra e che solo a guardarlo mi fa venire le vertigini. Mi sento un piccolo essere insignificante di fronte a tutto quell'ammasso di ferraglia che si innalza per oltre trentacinque metri.

«Stai scherzando vero?» chiedo per essere certa che stia parlando sul serio.

«No, ho preso già i biglietti» risponde e mi sento sbiancare di colpo.

«Sei pazzo! Io non ci salgo là sopra!» affermo incrociando le braccia al petto. Salirci significa andare in contro alla morte di mia spontanea volontà e io non ho assolutamente voglia di morire alla mia giovane età. Ho ancora le mie esperienze da fare.

Più e più volte i miei amici hanno cercato di convincermi a salire per godermi dell'ottima vista che offre la cima, ma la mia salute mentale non è abbastanza stabile da affrontare una simile situazione. Non riuscirei a stare per quaranta minuti intrappolata in una bolla con altre persone a metri di distanza dal suolo e senza la possibilità di avere una via di fuga nel caso in cui mi sentissi male. Preferisco guardare, ascoltare i racconti della vista, osservare le foto che scattano, e rimanere con i piedi ben saldi a terra.

«Ti porterò di peso se necessario» fa spallucce come se fosse una cosa del tutto normale.

«Non mi piacciono le altezze» confesso.

«Bene, è arrivato il momento di cambiare idea. La vista lassù al tramonto è magica e oggi il cielo è stranamente sereno per essere fine Novembre, non puoi perderti lo spettacolo» cerca di convincermi

«Odio i luoghi chiusi e senza via d'uscita» provo ancora.

«Ci sarò io al tuo fianco» mi dà una carezza dolce e mi fissa negli occhi con quelle iridi verdi che sono quasi capaci di farmi cedere. Lui lo sa e lo sta facendo di proposito, ma io non glielo permetterò.

«La risposta è no» dico ferma sulla mia decisione.

«L'hai voluto tu» detto questo mi solleva come se fossi un sacco di patate e mi carica in spalla. Mi dimeno nel tentativo di farmi mettere giù perché non ho assolutamente voglia di salire lì sopra e rischiare di avere un attacco di panico a metri di distanza senza poter riuscire a prendere aria da nessuna parte.

«Non puoi costringermi a salirci, Harry!» gli faccio notare dandogli pugni dietro la schiena a cui non sembra fare caso.

«Stai un pò zitta!» accompagna le parole con una pacca sul sedere a cui rispondo dandogliene una a lui.

Una coppia di signori anziani ci guarda sorridendo e nei loro occhi noto un velo di nostalgia, probabilmente alla nostra vista gli sono tornati in mente ricordi di quando avevano la nostra età. Ricambio il sorriso un pò imbarazzata, ma con la consapevolezza che con ogni probabilità domani non li rivedrò più, come lo stesso con le altre persone che sono qui.

Quando arriviamo all'ingresso della ruota saltando la fila per aver prenotato i biglietti su internet, la mia attenzione viene catturata dalla ragazza che sta ridendo insieme ad altre due ragazze. La riconosco immediatamente. È la stessa che qualche ora fa era fuori dalla Edwards e stava cercando Harry. Non sembra essersi accorta della nostra presenza e in un certo senso vorrei che fosse così finché non entriamo, con mio disappunto, all'interno della grande bolla.

Broken 🥀 || Harry Styles ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora