Lauro aprì il rubinetto della doccia e uno scroscio d'acqua gelida cadde sui loro corpi nudi e bollenti, come una tempesta di ghiaccio sull'inferno.
Stella spalancò la bocca in un grido muto.
«Non ti preoccupare, ci penso io a scaldarti.» Le sussurrò lui in un orecchio.
Le accarezzò una guancia, fissando le sue labbra con desiderio, per poi spostare la sua mano tra i capelli e trarla a sé.
Le loro bocche si unirono in un bacio passionale, le loro lingue si accarezzarono con dolcezza e allo stesso tempo con bramosia.
Gli istinti erano cani randagi pronti a divorarsi, legati a fragili catene in procinto di spezzarsi. Il desiderio stringeva lo stomaco, scuoteva di tremiti e faceva perdere il lume della ragione.
«Voglio provare una cosa nuova.» Gli confessò timidamente Stella, non appena le loro labbra si scostarono.
«Fai di me quel che vuoi.» Le sussurrò lui all'orecchio.
Allora lei gli posò le mani sulle spalle, applicando una leggera pressione, facendogli così capire che si doveva inginocchiare.
Sfiorandole le cosce obbedì alla sua volontà. Ma, curioso di vedere dove la sua sfacciataggine arrivasse, sollevò il capo, guardandola con finta innocenza, mentre con una mano lei gli accarezzava dolcemente il capo.
«Che cosa devo fare Stella? Dimmelo tu.»
«Lo sai.»
Lui scosse la testa. «No, non lo so. Devi dirmelo tu.»
«Portami in paradiso. Nel nostro paradiso.»
Lauro non insisté oltre. Posò le mani sui suoi glutei e avvicinò le labbra alla sua intimità. Iniziò a sfiorarla con la lingua in dolci carezze, lento e delicato.
Lei gli infilò le mani tra i capelli, stringendo alcune ciocche tra le dita, mentre il piacere aumentava man mano d'intensità. Sopraffatta da quelle sensazioni che il suo caldo tocco le lasciava, abbandonò il capo contro la parete, chiudendo gli occhi e lasciandosi sfuggire gemiti e lunghi sospiri.
Ma dopo un po' lui si fermò, sollevando nuovamente il capo e guardandola con un sorriso furbo cucito sul volto. «Vuoi che mi fermi?»
«Continua, Lauro.» Lo implorò, con un filo di voce.
«Allora non emettere un singolo fiato.»
«Non mi interessa se ci sentono. Me ne frego.»
«Quello lo posso dire solo io... e ora silenzio!»
Le sfuggì un sorriso. Si morse il labbro inferiore con fare provocatorio. E lui continuò. Continuò finché i pensieri non si annullarono, finché il tempo non perse ogni significato, finché tutto il resto, attorno a loro, divenne il niente.
Ma lui sul più bello si fermò, col suo solito sorriso malandrino stampato sul volto.
Stella sibilò un insulto.
«Sono consapevole di esserlo. Puoi tirarmi un ceffone se vuoi.» Si alzò in piedi. Le portò una mano dietro alla nuca, imprimendole sulle labbra un casto bacio, mentre lei riapriva gli occhi, incrociando il suo sguardo. Non era mai stata guardata in quel modo.
«Facciamo l'amore.» Lo supplicò.
«Non ancora.»
Lauro si avvicinò ancor di più alla sua dolce metà, i loro corpi quasi si toccavano. Un braccio piegato, appoggiato contro la fredda parete, sopra la testa di lei. L'altra mano che scendeva sul collo, in mezzo ai seni, sul ventre, fino a raggiungere la sua intimità. Con le dita riprese a darle piacere, tramite un semplice e leggero contatto superficiale.
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Un espresso a Pechino || Achille Lauro
Fanfiction"Erano immersi in una vasca di candido zucchero filato. Soli. Una Cenerentola e un ascensore per l'inferno. E via che si parte. Purple pain, mani dove nessuno può, bacio alla francese, labbra al sapore di marmellata, sospiri di piacere e Bvlgari bla...