51

271 30 21
                                    

August, 1989

Una mattina di agosto, quando il suo studio era chiuso per ferie, Allison decise di andare in visita a Mary e a suo figlio

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Una mattina di agosto, quando il suo studio era chiuso per ferie, Allison decise di andare in visita a Mary e a suo figlio. David era fuori città per lavoro. Non vivevano più nella casa accanto a quella di Freddie. A Mary non sembrò una buona idea continuare a viverci, dopo la storia di Monaco e la gravidanza. Lei e David acquistarono un altro appartamento, sempre nel West End. Le aprì la porta, intanto che stava giocando con il piccolo. "Oh menomale, avevo bisogno di una mano" spiegò, passandole dei giocattoli. Allison, divertita, li afferrò senza fare domande. Intanto che Mary si andò a ripulire in bagno, lei si inginocchiò davanti al piccolo Dave che se ne stava seduto per terra a giocare col modellino di un treno. "Cosa ci fai da queste parti?" urlò la bionda dal bagno. "Avevo del tempo libero. È da un po' che non ci vediamo. Non sei venuta nemmeno al compleanno di Rog". Mary tornò da lei. "Sì, lo so. Il ruolo di mamma mi occupa troppo tempo ormai" prese Dave in braccio, portandoselo in grembo. "Com'è andato il compleanno?". "Molto bene. È arrivato ai fatidici quaranta". Allison si sentì risalire la saliva in gola, percependo un bruciore alla bocca dello stomaco. "Hai della camomilla?" Mary annuì, indicandole la credenza con un cenno della testa. Mise a fare un po' d'acqua sul fuoco, immergendo la bustina di camomilla nella tazza. "Mal di testa?" Allison scosse il capo. "Ho un po' di nausea ultimamente. Vado sbattendo da una parte all'altra. In ufficio è un inferno". Mary la squadrò. "Al, di quanto è il ritardo?". 

Lei non volle comprendere quella domanda. "Che intendi dire?". La bionda lasciò il bambino di nuovo sul pavimento, circondato dai suoi giocattoli. La raggiunse, mettendosi a braccia conserte. "Ci sono passata anche io, quattro anni fa. La tua non è stanchezza da lavoro, sei incinta". Allison sgranò gli occhi, e rispose prima di poterci pensare su. "No, che non lo sono. Io..." serrò le sopracciglia, facendo due calcoli a mente. "Merda!" imprecò a bassa voce, sperando che Dave non l'avesse ascoltata. "Mary, aiutami. Dimmi cosa devo fare". La bionda chiuse la fiammella del gas, afferrò suo figlio e prese Allison per il braccio. I tre si diressero all'ambulatorio. "Per conferma, devi sottoporti agli esami del sangue". Allison non li avrebbe ottenuti in giornata, perciò tirò un grosso respiro prima di tornare a casa. Mary le consigliò di parlarne con Roger, ma lei era contraria. Se fosse stato un falso allarme, lui si sarebbe illuso di poter avere un altro figlio. Se fosse stata veramente incinta, lei e Roger sarebbero diventati una vera coppia. Niente più weekend romantici, niente più coccole da adolescenti. Lui avrebbe fatto altri tour, lasciandola da sola. Per la prima volta, sentì la mancanza di Brian. Quando rincasò, il suo fidanzato era seduto sul divano, sempre con la chitarra in grembo. Appena la vide, lasciò lo strumento sul tavolo, andandole incontro. La afferrò per i fianchi, cercando le sue labbra. Lei ricambiò con distacco. "Dove sei stata?". 

"Da Mary. Era da troppo che non la vedevo". Si avvicinò al frigo, trovando una foto di Mary con il piccolo Dave appena nato, appesa con una calamita. Raccolse tutto il coraggio possibile. "Roger, dobbiamo parlare". Lui subito si affrettò ad andarle incontro. Aveva compiuto quaranta anni, ma a lei sembrò sempre lo stesso Roger ventunenne che aveva conosciuto diciannove anni prima. Era sempre bellissimo, la chioma bionda era ancora folta, i suoi occhi azzurri ancora illuminavano le sue giornate e il suo cuore. Gli prese il viso tra le mani, sbattendo più volte le palpebre per reprimere le lacrime. "Non volevo dirtelo prima di avere i risultati, perché non volevo illuderti ma io e te non abbiamo segreti, no?". Roger serrò le sopracciglia, preoccupato. "Risultati? Cosa stai cercando di dirmi, Allison?". Rare volte l'aveva chiamata per nome e in quel momento poté percepire il suo grattacapo. "Credo di essere incinta". Lui emise uno strano sibilo sorpreso, nel frattempo sgranò i suoi meravigliosi occhi. "Dici sul serio?". Lei annuì, diventando paonazza. "Non è ancora certo, sto aspettando i ris...". Roger non volle ascoltarla. La prese in braccio, facendola volteggiare. Al che lei tornò a percepire quel senso di nausea. Si fece mettere giù, per poi correre in bagno. Lui la seguì, avvilito. 

La aiutò, tenendole la fronte e mantenendole i capelli in una coda di cavallo. Si era messa carponi sul water, assumendo un'aria contrita e schifata. Si tirò in piedi, avvicinandosi al lavandino. "Devi essere davvero innamorato di me, se mi guardi mentre vomito e non scappi". Lui le diede una pacca sul sedere. "Dovresti averlo capito dopo diciannove anni. Ti amavo anche quando non lo sapevi, ti amavo anche quando non mi volevi e continuavo a volerti di nascosto". Allison arrossì, amandolo con tutta sé stessa. "Credo non ci serva aspettare i risultati. È chiaro che sono incinta". "E lo supponi dalle nausee?". "E dal ritardo di tre settimane, e dalla mia insana voglia di saltarti addosso, Roger Taylor". Lui sorrise, compiaciuto. "Spero tu abbia sempre avuto questa voglia". "Ma mai come adesso. Vai in camera da letto, mi faccio una doccia e ti raggiungo". 

Non se lo fece ripetere due volte. La lasciò da sola in bagno, intanto che lui preparò delle candele profumate. Spense le luci, abbassò le serrande. Roger si sbottonò la camicia sul petto, per poi passarsi una mano nei capelli. Quando Allison tornò da lui, era pulita, profumata e con indosso un completino bordeaux in pizzo. Lui la contemplò con occhi stralunati ma lei non si fece toccare, non ancora. "L'ho acquistato tanto tempo fa. Speravo di poterlo usare in un'occasione speciale, e penso sia arrivato il momento di inaugurarlo". "Oh, è arrivato senz'altro". Le si avvicinò ma lei lo bloccò. "Aspetta, non avere fretta". "Non ho fretta, vorrei solo...". Allison gli schiaffeggiò le mani, facendolo indietreggiare. Roger scosse una risata. "Ringrazio Dio di avermi portato al Ye Olde Cheshire Cheese quel giorno, altrimenti non ti avrei mai conosciuta". "Ed io mi sarei fidanzata con quello scorbutico di Adam". "Adam?". Allison rammentò quella serata. Sembrava essere trascorso un secolo. "Giusto, non te ne ho mai parlato. Ero uscita con un ragazzo quella sera, ma avrei dovuto capire che era pessimo quando vi ha definiti rumorosi". "Spero non ti abbia sfiorata nemmeno per sbaglio". Lei scosse la testa. "Non avrebbe mai potuto perché io, inconsapevolmente, ero già persa per un certo batterista di una band emergente. Forse lo conosci". 

Lui le andò incontro a passo lento e Allison finalmente si fece toccare. "Eri persa, eh?". "Senza speranza". La afferrò dalle cosce per prenderla in braccio, poi la portò verso il materasso. Lei lo liberò della camicia, strappandogliela. Come ogni volta, le sue dita si infilarono nella chioma bionda di quel ragazzo, ormai uomo, intanto che lui le abbassò la spallina della sottoveste per poterla baciare sulle scapole. "Non ho potuto dirtelo prima..." pronunciò sotto voce, soffermandosi sui suoi occhi neri "...sono troppo emozionato per questa gravidanza, e non perché avrò un altro erede, ma perché lo avrò da te, regina del mio cuore". Allison serrò le labbra, gli occhi lucidi. "Non sei mai stato tanto romantico. Non so dove sarei se non vi avessi incontrato quel giorno al Crown And Anchor". 



N/A: il prossimo capitolo sarà leggermente diverso da tutti gli altri e molto lungo, ed è collegato all'ultima frase riportata qui. Ci vediamo venerdì.

𝐑𝐚𝐝𝐢𝐨 𝐆𝐚 𝐠𝐚 | 𝐑𝐨𝐠𝐞𝐫 𝐓𝐚𝐲𝐥𝐨𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora