Capitolo 30-Conversazioni

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Per il resto della serata Edwin mi lanciò strane occhiate, difficilmente mi aveva osservato così in precedenza, ma nonostante ciò non si avvicinò mai; anzi prima di fine serata lasciò la stanza. 

"Cosa ti aspettavi? Che discuteste degli ultimi dettagli del matrimonio? Degli invitati o della cerimonia?"

Decisi di lasciar perdere. In fin dei conti avevo già deciso e non avrei più sopportato tutta questa pantomima.

Lady Dowen si avvicinò porgendomi un calice. «Tenete. Per i nervi fa miracoli».

«Vi ringrazio» accettai e sorseggiai con calma quel liquido scuro.

«Amelie, io credo che vi sbagliate.» mi sussurrò. «Edwin può intervenire e fermare quella donna».

«Lady Elizabeth... » ero pronta a difendere la mia posizione ma fummo interrotte da alcuni camerieri con vassoi di pasticcini e di calici.

«Credo veramente che lui sia innocente. Lasciate che parli con lui e senta la sua volontà».

«Milady, io conosco ciò che lui vuole. Me lo ha riferito chiaramente e sono sicura che lui crederà a miss Harty senza ombra di dubbio. Vi prego» le chiesi, con un filo di voce poiché si stava avvicinando mia madre. «Lasciate stare. Atteniamoci al piano. Consegneremo le lettere a lord North. Come Primo Ministro è suo compito proteggere chi è in pericolo».

«Oh eccovi, Amelie, vi stavo cercando. Ma...cosa sono quei segni di stanchezza sul vostro volto? Dovete riposare. Non possiamo permetterci una sposa stanca e piena di rughe».

«Ho il rimedio che fa per voi» rispose lady Elizabeth, intervenendo. «Farò preparare un decotto a base di foglie di tiglio. Dovrete fare degli impacchi per 20 minuti prima di andare a dormire» e chiamò Anne che stava in disparte con le altre dame al nostro servizio. Riferì quanto appena detto e la invitò a recarsi fuori nella serra dove avrebbe trovato Percy.

«Milady» sentii una voce alle spalle. Mi voltai e Thomas era lì, bellissimo e sorridente. In mano un calice in più. «Tenete. Vedo che il vostro è già vuoto»

Gli sorrisi. «Milord, se continuerò a bere così non riuscirò a tornare nelle mie stanze con le mie gambe».

Lui si avvicinò e mi sussurrò: «Ci penserei volentieri io ad aiutarvi. E a mettervi a letto».

Avvampai. «Milord!» risposi scandalizzata ma lui ne rise di gusto.

La voce di lord Dowen interruppe il nostro battibecco. «Propongo un brindisi per mio figlio Edwin e per lady Amelie. Che la vostra sia una unione benedetta».

Tutti alzarono i calici al cielo in risposta e si udì il tintinnio del vetro che sbatteva l'uno sull'altro per celebrare questo brindisi.

Persi il conto di quanti calici mi porsero durante la serata e a quanti brindisi dovetti rispondere ma, quando iniziai a ridere ad ogni più piccola sciocchezza di Thomas, decisi che forse era il caso di ritirarmi.

Il lord mi aiutò a ricongiungermi con mia madre e mentre auguravo la buona notte al resto della famiglia mi salutò con un baciamano che mi lasciò accaldata.

Seguii mia madre su per la scalinata che portava alle stanze da letto quando a metà percorso mi accorsi che la luce della biblioteca era accesa. "Strano. Edwin si sarà ritirato qui?"

Ma dall'interno proveniva solo una voce femminile.

Giungemmo davanti alle stanze riservate alla mia signora madre. «Buona notte Amelie. Domani sarà una giornata impegnativa per voi, riposate bene e cospargetevi il corpo con il decotto che vi ha consigliato lady Dowen-

Intrigo a CorteWhere stories live. Discover now