Capitolo 1- Strani Incontri

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Primi giorni di marzo, 1780

- Verseshire House-

Adoravo correre per i prati, le campagne e i boschi della residenza avvolti ancora nella foschia mattutina. Sentire il vento tra i capelli, il corpo librarsi come se non avesse peso e il cuore andare a mille per l'eccitazione. Mi portava indietro nel tempo quando una me bambina giocava sull'altalena e si spingeva in alto, sempre più in alto. Provavo la stessa sensazione di libertà, di poter raggiungere qualsiasi luogo e di fare qualsiasi cosa.

Diedi un colpo di redini e Josy aumentò l'andatura. Mi voltai indietro e risi nel vedere la nuvola di polvere che stavamo alzando.

Mi addentrai nel piccolo bosco seguendo il sentiero e mi ritrovai dopo poco davanti alle imponenti inferiate della residenza. Dapprima vidi solo le guardie che aprirono il cancello, poi la figura che si stava avvicinando, avvolta in un mantello di lana nero che lo faceva assomigliare più ad un grosso animale che a una persona.

"Che cosa succede?" pensai.

I capelli color della cenere, ormai radi, gli ricadevano ai lati del viso e, a mano a mano che si avvicinava, notai come le sopracciglia fossero corrugate e le labbra tirate.

«Padre?»

«Camminiamo» m'intimò, con voce grave.

"Quale brutta notizia avrà ricevuto?"

Lo assecondai e, una volta scesa da cavallo, ne avvolsi le redini al polso. Lo seguii lungo il sentiero di ghiaia e di siepi di bosso che portava alle scuderie dove consegnai il cavallo ad un inserviente.

«Cosa succede, padre?»

Non ottenni risposta.

Attraversammo dunque il prato che conduceva alla villa e individuai mia madre sotto al grande salice, nei pressi della residenza. L' abito chiaro in netto contrasto con i colori verde, giallo e rosa pastello indossati dalle dame che le sedevano intorno.

La Contessa, accortasi di noi, ci invitò a prender posto sulla panchina accanto a lei. Sul tavolino in pietra vi erano tazzine da caffè, biscotti, una torta bassa, una teiera e una caffettiera.

«Come vi sentite, madre?» le chiesi.

«Un po' meglio, cara. L'infuso di zenzero ha fatto meraviglie per la mia sciatica.»

Erano giorni che soffriva di questi dolori che le rendevano i movimenti rigidi e dolorosi, per non parlare del cavalcare.

«Riposati, Marissa. Sarà Amelie ad accompagnarmi nel giro delle colture» propose mio padre.

Fu musica per le mie orecchie. Aspiravo infatti ad aiutare mio padre nella gestione dei terreni e della contea in futuro.

Lady Marissa mi offrì una tazza colma di caffè poi proseguì: «Non credo, caro. Oggi attendiamo il conte Berdyshire, ricordi?»

La bevanda calda mi andò di traverso. «Chi?»

"Forse non ho ben compreso" pensai incredula.

«Lord Berdyshire. Il vostro fidanzato» sorrise lei orgogliosa.

Andava molto fiera della rete di amicizie nobili che aveva intessuto in quegli anni e non perdeva mai occasione di parlarne. Era dunque per lei un onore che il marchese Dowen avesse pensato a me come sposa per il figlio.

«Io non lo considero tale. Sono trascorsi tre mesi da quando mi avete promessa a lui e lo avete mai visto giungere qui? O scrivermi una lettera?» chiesi, conoscendo già la risposta.

Intrigo a CorteWhere stories live. Discover now