In cui tu ti trovi al supermercato a fare la spesa e fai conoscenza con un commesso molto sbadato.
Era un sabato sera e, come tutti i sabati, mi trovavo a fare la spesa nel market dietro casa. Mi ero appena trasferita in quel piccolo paesino che contava non più di quattromila abitanti, ma ero comunque serena perché, abitando in centro, avevo tutte le necessità: scuola per i miei futuri figli a dieci minuti di stanza a piedi, un bar veramente ottimo dove far colazione prima di andare a lavoro e un piccolo market dietro casa. Quel negozio di alimentari era veramente piccolino rispetto ai market delle grandi città a cui ero abituata quando vivevo nella capitale, però, nonostante la sua piccolezza, aveva ogni cosa di cui avevo bisogno, come prodotti per l'igiene, il banco frigo, un piccola pasticceria, i panini caldi appena sfornati e gli altri vari alimenti quotidiani. Quello era veramente il posto giusto per me, tranne per una cosa: i vicini. Alcuni di loro, quelli davanti casa, mi hanno subito accolto con molto affetto: erano una famigliola gentile formata da due padri e una figlia bionda super carina che mi ha portato dei fiori incoraggiata dai suoi papà. Gli altri vicini invece non li trovavo molto simpatici: strillavano tutto il giorno contro il figlio e quando li salutavo mormoravano a mala pena una parola. Ma di quello non mi preoccupai molto perché c'era una cosa che mi spaventata ancora di più: i pettegolezzi. Essendo in un piccolo paesino, i pettegolezzi giravano veramente veloce e infatti in paese girava voce che fossi una quarantenne divorziata senza figli, cosa del tutto falsa visto che avevo a mala pena trent'anni!
Ma comunque, quel giorno ero in quel piccolo market dietro casa. Dovevo prendere un paio di cose che avevo visto in sconto sul catalogo del negozio che consegnavano ogni settimana nella setta della posta. Io stravedevo un casino per gli sconti visto che ero molto tirchia e non mi andava giù il fatto di pagare tanto quando potevo acquistarlo per la metà del suo prezzo. Gli alimenti che mi servivano erano il condimento per l'insalata di riso (scontata del trenta per cento, un affarone) e vari tipi di pasta. Perciò cominciai ad incamminarmi verso il reparto della pasta e presi dei rigatoni (i miei preferiti), le orecchiette e una scorta di pennette rigate e fusilli, che non mancavano mai. Decisi di prendere anche la versione fresca della pasta, quella che stava nel banco frigo, che mi piaceva decisamente di più di quella normale.
Mentre mi aggiravo nei reparti avevo la costante sensazione di essere osservata e infatti, quando mi girai alla mia destra, beccai un ragazzo biondo veramente carino girarsi dall'altra parte proprio nel momento in cui mi girai verso di lui. Lo squadrai per bene, notando che fosse vestito con una tuta particolare, ovvero con il nome del market, perciò arrivai alla conclusione che era un commesso di quel negozio e quanto pare avevo fatto proprio colpo. A pensarci bene, in quel momento avevo proprio bisogno di un consiglio, così ne approfittai della situazione e andai incontro a quel biondino il quale, appena vide che mi stavo avvicinando a lui, andò un po' nel panico.
"Salve" lo salutai. Lui ricambiò il mio saluto timidamente.
"Le serve qualcosa?" balbettò e io sorriso dalla sua tenerezza. Ero abituata ad uscire con ragazzi che a mala pena ti chiedono come stai perché sono impegnati a guardarti le tette e trovare un ragazzo del genere per me era veramente un miraggio e pensai che non me lo sarei fatta scappare così facilmente.
"Non trovo i ehm" cercai di trovare una scusa, "pistacchi, si, proprio quelli". Pessima scelta, io odiavo i pistacchi e non sapevo proprio come mi fosse venuto in mente di chiedergli proprio il cibo che non mi piaceva.
"Oh" mormorò lui e si avvicinò a me. Beh, non sembrava così timidone alla fine. Si avvicinò rapidamente alla mia faccia e stavo sul serio per chiudere gli occhi, aspettando un suo bacio, quando invece di esaurire i miei desideri allungò il bracciò e afferrò una busta di pistacchi da dietro di me.
"Ecco a te" mormorò ritornando vicino al mio viso. Io afferrai i pistacchi con le guance completamente rosse e feci per salutarlo e andarmene, ma quando all'improvviso mi prese per la vita e mi tirò verso di sé, appiccicando i nostri colpi, le mie guance non divennero rosse, ma bordeaux. Dopo avermi guardato intensamente negli occhi, come per chiedermi la conferma di qualcosa, mi prese per mano e mi trascinò lungo i corridoi del supermercato, arrivando davanti a una porta di un garage che lui sollevò, entrando al suo interno per poi richiuderla alle nostre spalla. Quando fummo dentro quel garage mi guardai intorno e notai che quello era un magazzino con scorte e scorte di prodotti. Al centro della stanca c'erano molti tavoli con delle calcolatrici e quegli strani macchinari per stampare i prezzi. Lui si avvicinò a uno di quei tavoli e buttò giù tutto quello che c'era sopra, poi ritornò da me e mi prese violentemente per i fianchi, sbattendomi contro quel tavolo e affondando il suo viso sul mio collo, cominciando a morsicare e succhiare la mia pelle.
"Se pensi che non avevo capito il tuo giochetto del streghiamo il ragazzo timido, allora sappi che ti sei sbagliata di brutto" mormorò contro il mio collo per poi ritornare su e incollare le nostre labbra in un bacio violento. Io sgranai gli occhi dalla sorpresa di quelle parole. Aveva sul serio capito il mio giochetto e se quello era davvero la punizione per aver dubitato di lui, Dio l'avrei fatto altre mille volte pur di avere di nuovo quelle soffici labbra baciarmi come se fossi un diamante. Deciso di sorprenderlo anche io e di cominciare a slacciargli la divisa del market, la quale era un tuta unica infatti quando lo spogliai da essa rimase solo a petto nudo con un paio di boxer. Feci per toccarlo, ma lui fu più furbo e mi bloccò la mano, cominciando poi a spogliarmi con l'altra.
Quando finalmente fummo entrambi nudi mi prese lì, su quel tavolo, facendomi vedere le stelle e lasciandomi senza fiato. E quando uscimmo da quel magazzino mezzi spettinati e ancora con il fiatone, lui mi fece lo scontrino e io mi misi l'anima in pace, credendo che forse la nostra storia fosse solo sesso nel magazzino finita lì, eppure, quando uscì dal market, dietro lo scontrino c'era un numero di telefono:
Chiamami quando vuoi mangiare quei pistacchi insieme - Thomas
Immagina molto corto, scusatemi, ma questo periodo non sto molto bene, ma voglio comunque aggiornare per voi ahah. Comunque ero a un tantino da scrivere "cosa ti serve?" "la newtella".
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𝐼𝑀𝑀𝐴𝐺𝐼𝑁𝐴 𝟸 - 𝑻𝒉𝒐𝒎𝒂𝒔 𝑩𝒓𝒐𝒅𝒊𝒆 𝑺𝒂𝒏𝒈𝒔𝒕𝒆𝒓
FanfictionQuesta raccolta è il continuo degli immagina di Thomas Bodie Sangster! Potete leggere questa raccolta anche se nom avete letto la prima. Cover by @SXXCROWS