Chapter one.

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«Desideri qualcosa da mangiare?» Mi chiese interessato il Dottor Styles mentre i suoi smeraldi mi scrutavano il volto con fare attento, quasi come se mi stesse dipingendo mentalmente su una tela e ciò non poté che farmi sentire ulteriormente in imbarazzo e quindi decisi di limitarmi a scuotere la testa, desiderando che i suoi occhi si spostassero al più presto altrove.

L'unico movimento che fece in risposta al mio, fu quello di indicarmi tramite un piccolo e fugace colpo di testa il divano confortante dal color verde oliva posto al centro del modesto salone e, per non creare discussioni, mi apprestai ad allungare dei piccoli e silenziosi passi verso quell'oggetto appoggiando poi i glutei sul cuscinetto possedente della polvere e la mia azione venne seguita dalle mie mani che si posarono sulle mie gracili ginocchia coperte educatamente dalla gonna turchese a vita alta.
L'unica azione che volevo compiere in quel momento era quella di abbandonare quella casa malandata e vivere la mia vita senza venir oppressa dalle decisioni altrui.
Il giovane medico allungò dei passi pacati, con portamento sicuro, in modo da potersi avvicinare il più possibile al mio fragile corpo dalla statura media e, non appena si sedette accanto a me, mi risultò spontaneo avvicinare le mie spalle inarcando in tal modo la schiena per poter "proteggere" l'amato feto del mio bambino. Il ginecologo intanto continuava a scrutarmi in silenzio, allungando - solo dopo svariati e lunghi secondi - le braccia verso di me, premendo i palmi contro le mie clavicole coperte dalla maglietta a maniche corte bianche, facendomi rilassare istintivamente i muscoli ed assumere così una posizione composta. Mentre cercavo di risultare più sciolta possibile dinnanzi a lui, temendo che potesse nuovamente avere un contatto imbarazzante con me, appoggiai gli occhi marroni sul suo volto dai lineamenti dolci come il flebile suono di un carillon in azione.

«Prima di poter svolgere le varie pratiche, devi firmare qualche foglio quindi se permetti...» Annunciò mentre con lo sguardo indicava un tavolino in legno di ciliegio dove, sulla superficie rovinata, possedeva dei fogli ordinatamente posti uno accanto all'altro e nel mezzo vi si trovava una penna; la mia attenzione andò subito a fossilizzarsi sul primo dei tre documenti e cominciai a leggere le scritte incise tramite l'inchiostro:

"Io sottoscritta Wendy Walker, accetto i termini sottostanti ovvero:
1. Non divulgherò alcuna notizia in merito degli interventi svolti all'interno della casa del Dottor Harry Edward Styles e, anche in presenza dello Stato, affermerò di non conoscere quest'ultimo.
2. In caso di effetti collaterali riguardanti l'aborto, mi assicurerò di rivolgermi solamente al Dottore o a qualche suo fidato amico e non ad altri medici o ginecologi.
3. Se non presenterò alcun tipo di effetto collaterale o irritazioni, me ne andrò da questa casa e non contatterò mai più il medico se non in caso di altri futuri aborti.
4. Il pagamento avverrà in contanti e la cifra sarà stabilita solo a fine della pratica.
5. In caso di morte dopo l'aborto, i miei familiari si assicureranno a pagare ed il Dottore non avrà alcuna colpa dell'accaduto.
6. Se dovessi decidere di non voler più abortire dovrò comunque pagare il medico avendolo disturbato e avergli fatto perdere tempo inutilmente.
7. Se mai dovessi parlare delle pratiche all'interno della casa del Dottore, accetterò le dure conseguenze che mi verranno inflitte."

Ciò che lessero i miei occhi ed assimilò la mia mente mi lasciò completamente perplessa soprattutto a causa del punto cinque: non pensavo si potesse morire anche se sarebbe stato meglio perdere la vita che vedere il proprio figlio fare quella fine. Presi un lungo sospiro prima di protendere il braccio scoperto verso la penna e firmare nell'apposito posto che mi era stato riservato e feci lo stesso anche con gli altri non volendoli assolutamente guardare; non feci nemmeno in tempo a riappoggiare l'oggetto sul legno da tempo rovinato che il ragazzo dalla lunga chioma riccia mi rivolse un sorriso, mostrando le incavature delle sue guance che, sfortunatamente, erano coperte dal lieve strato di barbetta e, per educazione, mi limitai a ricambiare quel gesto anche se con uno fugace e colmo di dolore.

Abortions house [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora