7 • IL LABIRINTO DEI SEGRETI PERDUTI

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"Tutto quello che vedo in fondo non ha senso, ma questo è soltanto una parte di quello che ho perso."

Lex alzò gli occhi verso l'orologio di vetro soffiato e si accorse che ormai erano passate diverse ore da quando insieme al compagno era andati da Lillian. Nella sua stanza spoglia e maniacalmente ordinata, così come ci sarebbe potuti aspettare da una ragazza come lei, adesso c'erano anche Alexander, Xavier e Grethe. Erano arrivati da poco loro tre, dopo che i due avevano fatto i salti mortali per preparare l'unguento di arnica montana che avevano cosparso poi attorno alla ferita. L'arnica montana era un rimedio naturale molto efficace utilizzato per traumi fisici e psichici di qualsiasi genere, dalle emorragie alla fragilità emotiva. Il ribelle si era sentito sollevato quando la ragazza aveva subito riscontrato segni di ripresa, Lex le aveva fasciato il busto ponendo delle strette garze attorno alla ferita e Shane era rimasto a guardare pensieroso, con un'espressione che diceva tutto da sé. Quando Xavier era tornato aveva messo piede nella stanza prima degli altri e ne aveva approfittato per comunicare al ribelle che a quanto pareva fossero stati interrogati dalle guardie reali. Gli angeli bianchi avevano già fatto le loro assunzioni malevole e la colpa dell'attacco dei demoni era stata riversata sui ribelli. Lex non rispose, non si espresse e restò totalmente indifferente alla notizia. Non erano una novità per lui quel tipo di discriminazioni e ingiustizie, ed era quasi scontato pensare che loro sarebbero diventati il capro espiatorio della situazione dal momento che dei demoni avevano attaccato Asgard proprio nel giorno stesso in cui erano arrivati i ribelli. La coincidenza era troppo frivola per crederci, era di certo più semplice scaricare la responsabilità sui loro mezzi nemici. Inoltre, il Re stava continuando ad ospitarli nonostante l'accusa, per cui gli angeli bianchi, soprattutto i nobili, avrebbero potuto in quel modo vantarsi di essere estremamente pietosi e caritatevoli per aver risparmiato la vita a delle creature ignobili come loro. Era per questo che il corvino non sopportava quel posto, né quella gente, e pensare che se quella sera non ci fosse stato lui - un ribelle - a combattere in quella piazza, i demoni avrebbero banchettato con la carne degli angeli nella Sala.
Lasciò che il ricordo delle ore precedenti abbandonasse lentamente la sua testa e posò nuovamente lo sguardo su Lillian che riposava beata, benché nella stanza fosse rimasta accesa una lampada che emanava fin troppa luce per gli occhi sensibili di Lex. Soprattutto perché era notte inoltrata ormai e lui non chiudeva occhio da due giorni, dopo aver passato un'intera notte in viaggio e poi una serata di combattimento sfiancante contro demoni di ogni genere e provenienza... Solo allora realizzò di avere talmente tanto sonno che le palpebre continuavano a volersi chiudere da sé. Quindi, per non rischiare di addormentarsi davvero, si alzò e si avvicinò a Xavier per comunicargli che avrebbe lasciato la stanza. Quella sera il ragazzo dagli occhi felini si era comportato anche più scontrosamente di quanto Lex ricordava fosse di solito, sebbene non avesse più rapporti con lui da anni. Purtroppo però ognuno ha i propri difetti.

— Io ho bisogno di dormire. — Disse il riccio scrutando gli occhi grigi dalle sfumature giallognole del ribelle; si conoscevano da quando erano piccoli, eppure sembravano ancora perfetti sconosciuti.
— Non preoccuparti. — Rispose l'altro fingendo palesemente un sorriso. Era talmente ovvio che all'angelo dai capelli blu qualcosa non andasse proprio a genio.
— Penso che andrò anch'io. — Intervenne la ragazza dai capelli rosa, e con un gesto della mano si congedò e uscì dalla stanza senza farsi troppi problemi, come se avesse il diritto di sentirsi superiore alla situazione circostante. Da quando era arrivato ad Asgard, Lex l'aveva sentita parlare solo due volte, il suo tenersi silenziosamente in disparte era tanto irritante quanto inquietante. Allora Alexander, che sembrava assorto da tanto nei suoi pensieri, si avvicinò ai due ribelli, aveva un'espressione quasi pentita, chi sa per quale astruso motivo.
— Senti Xavier, se vuoi andare a riposare anche tu, puoi stare tranquillo, a Lillian posso pensarci io. Gli comunicò quello scrollando le spalle, ma il ribelle interpellato fece una faccia talmente stranita che per poco non Lex non scoppiò a ridere; come al solito, rideva nei momenti meno opportuni. Di certo lui non avrebbe immaginato Alexander come un maniaco, ma Xavier aveva il carattere di chi non si fida nemmeno di se stesso e sicuramente non avrebbe mai lasciato una persona a cui voleva bene nelle mani di uno sconosciuto.
— No grazie, preferisco starle vicino, scusami se ti invado la stanza. Se vuoi puoi andare a dormire nella mia stanza con Grethe. — Rispose come se fosse cosa più ovvia che avesse potuto dire, e difatti era così, ma la sua ostinazione fece quasi sorridere Lex, il quale poco dopo tornò sui suoi passi per uscire dalla stanza. Shane si era addormentato sulla sedia accanto alla porta e teneva la testa appoggiata al muro con le labbra leggermente dischiuse, allora Lex gli tirò una ciocca di capelli non molto delicatamente per farlo svegliare e l'altro, come previsto, scattò in piedi aggiustandosi i capelli.
— E poi ero io quello fissato... — Borbottò ironicamente il ribelle per la reazione che aveva avuto l'angelo bianco. L'altro sentì il commento del compagno e ricambiò con un'occhiataccia da parte dei suoi occhi azzurri arrossati dal sonno, poi salutò grossolanamente gli altri due presenti nella stanza e uscì subito dopo Lex.

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