ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ǫᴜᴀᴛᴛᴏʀᴅɪᴄɪ

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<<Rimani!Riposati accanto a me

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<<Rimani!
Riposati accanto a me.
Non te ne andare.
Io ti veglierò.
Io ti proteggerò.
Ti pentirai di tutto fuorché d'essere venuta a me, liberamente, fieramente. Ti amo.
Non ho nessun pensiero che non sia tuo; non ho nel sangue nessun desiderio che non sia per te.
Lo sai.
Non vedo nella mia vita altra compagna, non vedo altra gioia.
Rimani. Riposati.
Non temere di nulla.
Dormi stanotte sul mio cuore...>>
Loki si era svegliato con il proposito di leggermi un intero libro di poesia terrestre, svuotando la libreria del Valhalla.
Aveva citato Gabriele D'Annunzio sotto l'albero di nocciole dove avevamo sostato da ore. Appoggiava al tronco con la schiena mentre teneva il libro tra le mani; l'altro braccio era avvolto intorno alla mia vita mentre tenevo la testa sul suo petto tonico.
Il Dio dell'inganno sapeva essere romantico e tormentato da sciogliere anche un cuore di ghiaccio. Era strano vederlo così appassionato, così innamorato; solitamente girava per il Valhalla tutto imbronciato e con l'amarezza nella voce.
<<Non hai mai scritto una poesia?>> domandai.
<<Posso tentare.>> si schiarì la voce, immaginando cosa dire. <<Hun våknet av tankene sine,
Han så på meg med sløve øyne og sa:
"Ikke vær trist, min konge"
Så jeg tok ham i armene mine,
Jeg smilte til henne,
Jeg elsket henne og fortalte henne at hun ville være min gudinne.>>
Lo guardai confusa, cercando di capire il senso di quelle parole. <<Usa una lingua terrestre, per favore.>> ridacchiai dandogli un pugno amichevole sul braccio.
Lui sorrise, appoggiando la testa al tronco, fissandomi. <<Credi che quello stolto villano di Thor possa essere un buon re?>> domandò improvvisamente, facendo svanire il mio sorriso.
<<Non lo so. Ma sono sicura che sarà un re giusto, anche se dovrà prendere delle decisioni dolorose.>>
<<E di me cosa pensi?>>
Spostai lo sguardo su di lui. <<Riguardo a cosa?>>
<<Sarei un buon re?>>
Odiavo dovergli mentire, ma non avrei mai potuto dirgli che avrebbe portato morte e distruzione per conquistare un pianeta da governare. <<Hai mai sentito parlare di Adolf Hitler?>> scherzai.
Lui corrugò le sopracciglia. <<No. È un sovrano?>>
Mi trattenni dal non ridergli in faccia, facendo l'espressione più seria di cui ero capace. <<Ti regalerò un libro sulla seconda guerra mondiale e lo scoprirai da solo.>>
Tornammo a leggere le poesie terrestri e Loki sembrava davvero sereno quel giorno. Trovava la poesia midgardiana "boriosa e poco credibile", ma continuava a leggere per me.
Tra le pagine di quel libro trovammo un disegno, un ritratto di Frigga. Era bellissimo, fatto a matita con tutte le sfumature e la prospettiva giusta. <<È proprio bello.>>
<<Grazie. Ho pensato di ritrarre madre per onorarla al meglio.>>
Non credevo che Loki sapesse anche disegnare. Aveva molte splendide qualità, alcune che neanche conoscevo, ma il disegno era forse quella che mi affascinava di più.
<<Hai voglia di farmi un ritratto?>> alzai lo sguardo su di lui, implorandolo con gli occhi.
<<Se hai voglia di posare per delle ore, ne sarei felice.>>
Il Dio dell'inganno mi propose molti scenari per il mio ritratto, ma li rifiutai tutti. Aveva pensato di ritrarmi nei giardini o vicino alle cascate, ma avevo qualcosa di meglio in mente e non implicava indossare i vestiti.
Gli avevo chiesto di ritrarmi nelle mie stanze per avere un ricordo di Asgard quando sarei tornata sulla Terra. Anche se su questo punto Loki non era molto d'accordo, voleva che rimanessi con lui ma non sarebbe stato possibile.
Prima o poi sarei tornata sulla Terra, ma avrei dovuto trovare un modo per lasciare Thor, anche se prevedevo il peggio. Speravo con tutto il mio cuore che quello che c'era tra me e Loki non finisse mai, ma avevo il timore di quella dannata profezia.
Ci trovavamo entrambi nelle mie stanze mentre il Dio dell'inganno allestiva per bene la chaise longue di velluto dove mi aveva chiesto di stendermi. Aveva in mente di ritrarmi con una coppa di vino tra le mani mentre sedevo comodamente.
<<Sei pronta?>> domandò voltandosi verso di me che ero rimasta a guardarlo fino a quel momento.
Lasciai cadere il mio abito, rivelando il mio corpo nudo, lasciandolo sorpreso. Mi stesi sulla chaise longue in modo sensuale mentre Loki mi fissava con la bocca spalancata.
<<Che c'è?>> domandai trattenendo una risata.
Si schiarì la voce, tornando a guardare il foglio ancora bianco. Si sedette di fronte a me, iniziando a immortalare il mio corpo con l'aiuto della matita. Tenni lo sguardo fisso sul suo viso concentrato mentre tracciava delle linee non troppo marcate sul foglio. <<Come sei serio...>> ridacchiai.
<<Questo disegno lo terrò io. Così avrò sempre il ricordo del tuo corpo divino.>> mormorò.
<<Il mio re può avermi quando vuole, non ha bisogno di guardare un disegno.>> ammiccai.
Lui non rispose, mantenendo un'espressione turbata. Sapevo benissimo a cosa pensava. Si sarebbe ricordato di me solo in quel modo dopo che Thor mi avrebbe uccisa.
Loki finì il disegno, mostrandomelo con orgoglio. <<Avrei potuto fare di meglio, me ne rendo conto.>>
Scossi la testa con un sorriso. <<È bellissimo. Hai molti talenti ma ti ostini a volere un trono a tutti i costi.>> mi alzai rivestendomi.
Lui distolse lo sguardo da me, indurendo la mascella. <<Ho vissuto all'ombra di mio fratello per anni. Governare è il mio diritto di nascita.>>
Abbassai lo sguardo. <<Parli di lui come se lo odiassi.>>
<<È così.>>
Potevo sentire il disprezzo nelle sue parole, sopratutto il modo che aveva di parlare di Thor era pieno di rancore.
<<Thor non è cattivo. Lui ti vuole un gran bene, se solo aprissi gli occhi.>>
Lui si irrigidì di colpo, sentendo quel nome. <<Ti importa ancora di lui? Quel grezzo sgraziato che ha la birra al posto del sangue che gli scorre nelle vene?>> urlò.
Indietreggiai, evitando di farlo infuriare ancor di più. <<Sono affezionata a lui. Lo sai bene.>>
Il Dio dell'inganno mi rivolse un'occhiata di altezzosità, degna del nome che portava. <<Lo ami ancora.>>
Esitai. Thor era stato una parte fondamentale della mia vita. Lo amavo in passato, ma l'amore che provavo per lui stava man mano diventando più debole, fino a scomparire.
<<Perché lo pensi? Perché mi preoccupo per lui? Guarda che è andato in battaglia, pronto a morire per salvare il suo popolo. Non puoi essere così egoista da non rendertene conto.>> lo rimproverai.
Lui fece per uscire dalle mie stanze ma lo bloccai, trattenendolo. Lo trascinai fino al mio letto, facendolo sedere. <<Non guardarmi così. Sai bene che ho ragione.>> gli presi il viso tra le mani, costringendolo ad alzare lo sguardo su di me. <<Hai solo paura che io non possa ricambiare il tuo amore come la Dea Astrid. Sappi una cosa: io non sono lei, non lo sono mai stata e non lo sarò mai. Io voglio te, Loki. Ti ci vuole tanto a capirlo?>>
Lui mi accarezzò i fianchi, poggiando la fronte sul mio ventre. <<Perdonami se ho dubitato di te. Non mi fido di nessuno, per me è complicato credere che una persona possa realmente amare un mostro come me.>>
Gli lasciai un bacio sulla testa, sedendomi a cavalcioni su di lui. <<Per la centesima volta, tu non sei un mostro. Hai sofferto molto ma adesso sono qui per te e non ti lascerò andare.>> sorrisi debolente, contagiandolo.
Loki decise di chiudere il discorso, sentendosi dalla parte del torto. Odiavo sapere che aveva questi attimi di autocommiserazione, pensando che nessuno lo amasse. Era ben voluto da tutta la famiglia, specialmente da Frigga, che gli aveva insegnato la magia, e Thor che ancora si fidava di lui nonostante tutto. Il suo era un cuore tormentato che non avrebbe rivisto la luce tanto presto, ma avevo intenzione di cambiare le cose e renderlo diverso in tutto e per tutto.

𝐿𝑎 𝐷𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝐴𝑠𝑡𝑟𝑖𝑑 - 𝐿𝑜𝑘𝑖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora