-Capitolo 1-

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Levi's pov nel passato

Tutto è iniziato in un ospedale, molti anni fa, dove un bambino nacque il giorno di Natale.

I medici correvano in tutta la stanza, il parto rischiava di fallire ed il bambino poteva morire da un momento all'altro.

Qualcosa era andato storto, e mentre la madre piangeva cercando di salvare il suo bambino, un medico la tranquillizzava.

Arrivó una dottoressa, che le sorrise dolcemente, e l'aiutó con il parto.

La donna si sentì sollevata quando il bambino riuscì a nascere, appena nato, e così innocente e così bisognoso di amore, grazie ad un miracolo.

Era il regalo più bello che qualsiasi persona potesse fargli per quel giorno speciale.

I medici si preoccuparono subito però, perché il bambino non pianse minimamente, non esprimeva niente.

Nessuno però ne fece un dramma, il bambino era sano, nato al nono mese di gravidanza, non aveva alcun problema, perciò i genitori lo portarono a casa il giorno stesso.

Quello strano bambino di cui vi sto parlando, sono io, Levi.

Gli anni passarono, eravamo una famiglia normale, vivevo con mio padre e mia madre, mi trattavano bene e si amavano molto, ma c'era un unico problema.

Quel problema ero io, ero diverso dagli altri bambini.

Notavo che gli altri della mia età provavano molte emozioni, come gioia, tristezza, paura e rabbia.

Ma io provavo solo il nulla.

Sentivo un vuoto nel petto, nonostante volessi davvero sapere come si sentissero.

Mio padre mi viziava molto, voleva vedere un sorriso vero sul mio volto anche solo per una volta, ma niente mi tendeva felice.

Mia madre invece non era preoccupata affatto.

Diceva che anche lei era così da giovane, ma quando ha incontrato mio padre tutto è cambiato.

Ha detto che anche io un giorno troverò la persona giusta per me, che mi farà stare bene.

I miei coetanei a scuola mi prendevano in giro.

Mi buttavano i libri dentro le fontane, mi tiravano addosso le lattine vuote, ma io non ero triste, non mi importava.

Fu solo dopo che capì tutto.

Dovevo essere una persona normale, come gli altri.

Adesso facevo finta di state bene con gli altri, sorridevo, facevo finta di provare dispiacere quando succedeva un lutto, facevo finta di arrabbiarmi quando perdevo ad un gioco o quando qualcuno mi insultava.

Non passó molto, ma ero già riuscito a farmi molti amici, e nessuno osò più insultarmi.

Fingevo ogni minuto, di ogni ora, di ogni giorno, ma io non riuscivo a provare alcun sentimento.

Mio padre era contento, eravamo finalmente la famiglia felice che aveva sempre desiderato, ma secondo me in fondo in fondo, nel profondo del suo cuore lui sapeva che fingevo.

Facevo di tutto per sentire qualsiasi emozione o sentimento.

Un giorno ero a casa da solo, avevo undici anni, e dalla finestra vidi un cane abbandonato, molto magro che cercava aiuto.

Io uscì di casa con un pó di carne, ed avevo ancora in mano il coltello perché stavo tagliando delle verdure.

Mi abbassai, e lui mangió la carne dal palmo della mia mano.

Lo accarezzai, mentre scondinzolava, sembrava quasi stesse sorridendo.

Lo guardai mentre mi osservava grato, mentre avevo uno sguardo serio in volto.

Io presi il coltello, lo strinsi con tutta la mia forza, e pugnalai il cucciolo, uccidendolo in un colpo solo per non farlo soffrire.

Volevo sentire qualcosa, volevo sentire rimorso, odio per me stesso dopo aver ucciso questo essere vivente innocente.

Avevo le mani sporche di sangue, e il cadavere dell'animale giaceva inerme sotto la pioggia.

Guardai i miei palmi per qualche secondo, ma non provavo nulla, non mi aveva causato niente, non poteva interessarmi di meno.

Buttai semplicemente il cane tra i cespugli, senza nemmeno provare pena per quell'essere che chiedeva aiuto, e che io gli avevo dato per poi strappargli l'anima dal suo corpo, con una sola lama appuntita.

Me ne andai senza girarmi indietro, e mi lavai dal sangue, probabilmente avrei dimenticato dell'accaduto dopo pochi giorni.

Ci avevo provato, ad essere una persona normale, e nonostante mia madre avesse detto che avrei trovato la persona giusta, ero sicuro che non esisteva.

Ho conosciuto decine e decine di persone da quando avevo sei anni, e nessuna di queste mi ha mai fatto stare bene, oppure male.

Era impossibile, io ero nato per essere così, e nessuna persona mi farà provare niente.

Peró mia madre era come me, finché non ha incontrato papà, lì la sua vita è cambiata.

Sono passati sei anni da quel giorno, e sono sempre meno convinto di questa storiella che mi è stata detta da bambino.

Neanche quando ho lasciato i miei genitori per trasferirmi con una coinquilina ho provato nulla, neanche nostalgia.

Oggi è il primo giorno, è il quarto anno di scuola superiore, in una nuova scuola, e non sono sicuro di come andrà.

Angolo atroce

Avete capito a che gioco è ispirato il backstory di Levi?

Cosa ne pensate della nuova storia?

COMUNQUE LEVI È UN PÓ PAZZO EH.



Sii mia, o muori ❤︎Levi x reader❤︎Where stories live. Discover now