11. La forza di un battito d'ali

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James Potter, nei suoi scarsi diciassette anni di vita, è saldo nelle sue certezze. E una di queste é che lui, James, nei pochi anni in cui può dire di aver realmente vissuto, non ha mai provato una sensazione come quella.

Le mani gli tremano, il battito sembra essere così accelerato da poter sfondare la gabbia toracica e il respiro sembra ormai correre una maratona di cui solo lui sembra essere a conoscenza.

Non sente nulla, James. Le orecchie sono colme, straboccano di un insolito formicolio e ronzio che é sicuro di non aver mai sentito.

James abbassa lo sguardo e si sorprende nel trovare le proprie mani - tremanti, instabili! - incredibilmente appannate.

Non vede, James. Non sente, James.

Non respira, James.

Chiude gli occhi, si poggia contro il banco che Lily ha travolto in pieno poco prima - ma che vuol dire, poi, quel poco? Poco é qualche minuto o qualche ora?

Poco, conviene James, il fiato sempre più corto, é il tempo che gli rimane. Ed é anche quello che ha vissuto.

È l'aggettivo che senza dubbio, dopo quella giornata, userebbe per descrivere la sua intera esistenza. Qualcosa di non sufficiente, di non abbastanza.

Perché James è sempre stato un ragazzo concreto, volenteroso, fantasioso. É sempre stato distratto nei suoi mille pensieri, proiettato in un futuro remoto o lontano della sua immaginazione.

Ogni cosa che faceva non otteneva che il trenta per cento della sua attenzione, perché il restante era già fossilizzato sul dopo: cos'avrebbe fatto nei successivi minuti, ore o anche anni.

A James piace costruire e immaginare, e soprattutto gli piace vivere pensando al futuro.

Ma quel pomeriggio James scopre che nel suo "dopo" non c'è che un poco, perché lui in realtà un futuro non lo ha.

"James," Remus si avvicina lentamente a lui, cerca di toccarlo ma James si allontana bruscamente. "Parliamo," lo invita, ma ha la voce rotta e lui proprio non ce la fa.

Ha bisogno di tempo. Giusto un po': poco! Ma lo ha davvero? Si può realmente permettere il lusso di prendersi delle pause, dei minuti di nulla prima di tornare a vivere?

Ha troppo poco tempo per poterlo sprecare.

Ma la testa continua a pulsare e il respiro si fa sempre più schiacciante, e poi si blocca in mezzo al suo petto. Proprio al centro: non scende e non sale, rimane semplicemente lì.

E James vorrebbe boccheggiare, lasciarsi cadere contro un muro e respirare. Urlare, piangere. Respirare. Ma non lo fa: stringe i pugni, cerca di distrarsi dalla momentanea impossibilità di prendere aria - che, lo sa per certo questo, é decisamente un'azione indispensabile per la sua sopravvivenza - e si volta verso i due amici.

Entrambi pallidi, entrambi sconvolti. Entrambi tesi verso di lui, pronti a una qualsiasi reazione.

Poi guarda la porta e si costringe a parlare: "Lily," mormora, "Devo trovarla."

Sirius annuisce, Remus sospira. Entrambi lo guardano comprensivi.

E James non se lo fa ripetere due volte: mentre il sangue sembra smettere di circolare nel suo corpo e il colletto stringere sempre di più intorno al suo collo - poco, sempre di più e poi troppo -, fa uno scatto in avanti e si lancia nel corridoio.

Si guarda freneticamente intorno, cercando di individuare la possibile direzione in cui sembra essersi fiondata Lily dopo la lettura dei primi capitoli.

Non sono riusciti a superare la notte di Halloween, a stento sono arrivati a scoprire dell'ingiusta incarcerazione di Sirius (e, per Merlino, a James sembra di fare un sonoro e profondo sospiro che trattiene da tempo) e del ruolo di Peter in tutta quella faccenda.

La trappola del tempo - i malandrini a spasso nel futuro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora