Capitolo 10 [Seconda Parte]

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―Hanno attivato il servizio notturno―, disse Cauchemar, guardando verso il vagone quasi interamente vuoto.

―Le luci... sono diverse―, commentò Sunny, mentre il bagliore violaceo avvolgeva tutto attorno a loro. Non era una luce fastidiosa, solo parecchio fioca, ma molto pittoresca. Cauchemar gli toccò un braccio, e gli indicò da lontano un grosso omaccione vicino la portiera centrale. Non c'era bisogno di notare le grandi corna da toro, per capire che si trattava di una guardia in servizio.

―Accendono i neon scuri la notte per non disturbare il vicinato con le luci bianche. Lo vedi lui? Ha un telecomando per riaccenderle nel caso in cui succeda qualcosa di brutto. Le uniche linee con questo servizio sono la tre e le sei, e... è sempre un po' uno spavento vedere passare di notte un tram illuminato a giorno.―

Presero posto al lato vuoto del vagone, e Sunny vide la guardia avvicinarsi ad una signora sulla cinquantina. Le scosse leggermente la spalla, e lei sembrò riprendersi dal dormiveglia. Si dissero qualcosa, poi la signora si rimise la borsa in spalla, avvicinandosi alla portiera per scendere alla propria fermata.

Doveva essere strano avere un lavoro che consisteva principalmente nello svegliare le persone, pensò Sunny. Ma era altrettanto sicuro che le emozioni non mancassero, nella vita di quell'uomo.

―Sunny... sai che non ho mai voluto farti troppe domande, specialmente riguardo la tua vita prima di incontrarci―, prese a dire Cauchemar, tormentandosi la tracolla della borsa. Il suo guardo sembrava distante, turbato, e raramente Sunny aveva visto le sue sopracciglia farsi così vicine fra di loro. ―Però devo proprio chiedertelo. Tu eri lì, la sera in cui Maple è stata rapita?―

―Sì―, rispose Sunny, senza esitazione. ―Immagino che tu voglia sapere come sono andate le cose. Come sono andate per davvero.―

―Per davvero?―, ripeté lei, trovando per un attimo il coraggio di alzare lo sguardo. Le luci viola si rifletterono sulle lenti dei suoi occhiali. ―Vuoi dire che non lo hai raccontato a nessun altro?―

―No. Le cose non sono andate esattamente come ho dichiarato alla polizia, Cauchemar. Ci sono delle cose che... che non ho voluto ammettere nemmeno a me stesso. Cose di cui mi vergogno.―

―Sunny―, disse lei, portando una mano sulla sua. ―Che cosa è successo per davvero quella sera?―

Sunny sospirò, e giurò di aver sentito la temperatura abbassarsi d'un tratto. Guardò dinanzi a sé, come se avesse potuto vedere la condensa del proprio fiato danzare nell'aria in piena estate. Il tram si fermò, e appena le porte si furono aperte, la signora scese alla propria fermata.

―Lui non era lì per lei. Io... io ero in cucina, quando ho sentito la finestra nello studio di Harry aprirsi. Sono andato a controllare, ma prima di potermene rendere conto lui era già lì. Non mi sono nascosto nel bagno, non ne ho avuto neanche il tempo.―

Cauchemar sobbalzò, sorpresa. ―E allora che hai fatto?―

―Gli sono saltato addosso―, ammise Sunny, incapace di guardare nei grandi, misteriosi occhi gialli di Cauchemar. ―Non ho pensato a niente. Anzi, ho creduto che se lo avessi cacciato via, tutto sarebbe tornato normale, che i Todd non lo sarebbero mai venuti a sapere e che non avrei ricevuto l'ennesima chiamata dalla mia assistente sociale. Quindi ho lottato, con tutte le mie forze. Ho perso, ma gli ho strappato la foto dalla tasca interna del giubbotto.―

―Sunny, quello che è successo è terribile...―

―Quindi sono rimasto lì per terra, incapace di rialzarmi. L'ho sentito salire le scale, aprire la porta della stanza, e le urla di Maple. So che avrei dovuto fare qualcosa, so che avrei dovuto proteggerla, ma non riuscivo a muovermi. E allora ho pianto, e basta. E lui l'ha portata via, lasciandomi lì per terra a soffocare nel mio stesso muco.―

Le forme della città si muovevano rapide davanti a loro, ed il profilo dei lampioni sembrò scandire un ritmo, sostituendosi presto alle luci di un'altra maxi affissione. Luce, buio. Luce, buio.

Sunny reclinò la testa contro lo schienale, lasciando che il bagliore dei neon gli riempisse gli occhi.

―A volte... mi chiedo come sarebbero andate le cose, se solo lui avesse preso me, invece che lei. Probabilmente, sarebbe stato meglio. Sarebbe stato un regalo al mondo intero.―

Ma allora, proprio quando Sunny sentiva le lacrime lottare per uscire fuori, qualcosa lo distrasse dal cadenzare ritmico dei lampioni fuori dalla vetrata. Un braccio si era fatto posto fra le sue spalle curve e lo schienale su cui si stava poggiando, e la lieve stretta al torace gli tagliò il respiro. Per un attimo, fece male, e fu quasi tentato di sottrarsi al contatto. Fece male come se qualcuno stesse cercando di rimettere insieme tutti i piccoli frammenti di cui era composta la sua anima.

Cauchemar lo stava abbracciando.

Alzò la testa, e la sua guancia sfregò lievemente contro i capelli di Cauchemar. Adesso sì che poteva vedere quando fossero grandi le sue orecchie, ora che erano così vicine. Esitò, ma con un movimento lento, le portò un braccio attorno le spalle. Solo allora si concesse di poggiare la testa sulla sua, arrivando a sentire l'odore di shampoo che i capelli di lei emanavano.

Possiamo stare così per sempre?

Si chiese, mentre il mondo attorno a loro veniva inglobato dentro l'atmosfera viola, e dentro un battito del cuore diventato forse un po' troppo forte.

Cosa posso fare per stare così per sempre, Cauchemar? Dimmi qualcosa, qualsiasi cosa. Io la farei. Dimmi che hai pronto un piano anche per questo.

―Non mettere mai più in discussione il tuo valore, Sunny―, disse Cauchemar, in un sussurro così flebile e dolce che Sunny lo sentì farsi strada nel suo petto. ―Mai più. C'è gente che ti vuole bene, a questo mondo.―

Fra le palpebre socchiuse, Sunny osò guardare verso il basso, riuscendo a vedere solo uno scorcio del viso di Cauchemar. Sapeva che lei davanti a lui non aveva alcuna difesa, sapeva che c'erano anche delle altre persone in quel tram, ma che importava? Chi avrebbe mai badato a due ragazzini strampalati a zonzo di notte? Sapeva che se si fosse abbassato verso di lei ancora qualche centimetro, magari mentre gli occhi di lei erano ancora chiusi, abbastanza da portare la guancia contro la sua, allora...

Fu in quel momento che Sunny avvertì la piccola vibrazione al petto. All'inizio, pensò di essersela immaginata, ma quando sentì il suono basso e lento a pochi centimetri dal suo orecchio, comprese quello che stava succedendo. Ed il commento di Cauchemar non fece altro che sottolinearlo.

Oh, no...―, disse, allungando l'ultima vocale mentre si distaccava dall'abbraccio. Sunny la vide mettersi le mani in faccia, forse per nascondere il rossore, e allora la sua prima reazione fu ridere.

Ma non voleva prenderla in giro, affatto. In quel momento, a vederla rannicchiata su sé stessa per cercare di contenere le sue imbarazzantissime fusa, provò nei suoi confronti un'assoluta tenerezza.

―Non ti succede spesso, vero?―, disse lui, poggiandole una mano sulla spalla per cercare di rincuorarla.

―Non succede quasi mai... e infatti non so come si fa a farlo smettere.―

Sunny prese a ridere ancora di più, ed anche se non riusciva a fermarsi, cercò comunque di contenersi, sbirciando da oltre le dita di Cauchemar alla ricerca del suo sguardo afflitto. La guardia in servizio si era girata verso di loro, ma lei non sembrava essersene accorta.

―Non ti preoccupare, l'ho sentito solo io―, la rassicurò, forse un po' mentendo. ―Sarà il nostro piccolo segreto, va bene?―

Lei annuì, ed il suono delle sue fusa andò progressivamente scemando. Quando ebbe trovato il coraggio di togliersi le mani dalla faccia, anche lei sorrise, seppur con imbarazzo.

Il resto del viaggio proseguì in silenzio. E arrivati alla fermata... il viso di Sunny si fece improvvisamente serio.

Era ora di affrontare Elliott.

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